Consiglio su come risolvere un momento di difficoltà
Buongiorno,
più di un anno fa ho trovato finalmente il coraggio di richiedere il consulto ad un terapeuta per un problema complesso, che toccava diverse sfere della mi vita.
Il percorso è andato bene ed io mi sono affezionata al mio terapeuta, il sentimento provato è di infinita gratidudine e riconoscenza.
Non avendo avuto figure di riferimento che si prendessero cura di me per quanto riguardava la sfera emotiva, anzi avendo avuto figure di riferimento che hanno più o meno consapevolmente perpetrato abusi fisici, psicologici e verbali, mi sono ritrovata con il terapeuta ad avere questa importante figura di riferimento.
Alla fine della terapia, il dottore mi propone di continuare a scrivergli in amicizia.
Mi sento speciale, ho bisogno sicuramente di sentirmi amata e accetto, precisando che dovrà rimanere un'amicizia: sono felicemente sposata e ho una figlia.
Ci vediamo per un paio di caffè e ci scriviamo per qualche tempo come due amici, ma durante le vacanze di Natale mi arriva un sms da parte sua nel quale mi dice di non scrivergli più, perché la sua compagna pensa che ci sia qualcosa di più di un'amicizia.
Mi sono sentita tradita, usata, rifiutata e senza tanti riguardi.
La sua freddezza, il fatto che non si sia degnato di dare due spiegazioni in più, magari a voce, l'assenza di scuse, mi hanno ferito più di quanto non pensassi.
Non riesco ad accettare che possa essere stato così insensibile e sto mettendo in discussione quello che ha fatto per me quando ero una sua paziente.
Ho voglia di gettarmi questa storia alle spalle, perché sta pesando parecchio sulla mia serenità, ma non so come.
Cosa mi consigliate di fare?
Grazie
più di un anno fa ho trovato finalmente il coraggio di richiedere il consulto ad un terapeuta per un problema complesso, che toccava diverse sfere della mi vita.
Il percorso è andato bene ed io mi sono affezionata al mio terapeuta, il sentimento provato è di infinita gratidudine e riconoscenza.
Non avendo avuto figure di riferimento che si prendessero cura di me per quanto riguardava la sfera emotiva, anzi avendo avuto figure di riferimento che hanno più o meno consapevolmente perpetrato abusi fisici, psicologici e verbali, mi sono ritrovata con il terapeuta ad avere questa importante figura di riferimento.
Alla fine della terapia, il dottore mi propone di continuare a scrivergli in amicizia.
Mi sento speciale, ho bisogno sicuramente di sentirmi amata e accetto, precisando che dovrà rimanere un'amicizia: sono felicemente sposata e ho una figlia.
Ci vediamo per un paio di caffè e ci scriviamo per qualche tempo come due amici, ma durante le vacanze di Natale mi arriva un sms da parte sua nel quale mi dice di non scrivergli più, perché la sua compagna pensa che ci sia qualcosa di più di un'amicizia.
Mi sono sentita tradita, usata, rifiutata e senza tanti riguardi.
La sua freddezza, il fatto che non si sia degnato di dare due spiegazioni in più, magari a voce, l'assenza di scuse, mi hanno ferito più di quanto non pensassi.
Non riesco ad accettare che possa essere stato così insensibile e sto mettendo in discussione quello che ha fatto per me quando ero una sua paziente.
Ho voglia di gettarmi questa storia alle spalle, perché sta pesando parecchio sulla mia serenità, ma non so come.
Cosa mi consigliate di fare?
Grazie
[#1]
Cara signora. La sua esperienza e ciò che ha provato sono l'essenza dello scambio affettivo nel setting psicologico. Se si fosse trattato di una professionista donna non sareste incappati in questo incidente di percorso sebbene la differenza di sesso tra paziente e terapeuta giochi un ruolo importante e specifico. Ciononostante, è ampiamente giustificato che lei abbia provato delusione per come quel rapporto si è chiuso e per le indubbie responsabilità del professionista.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Dr. Paolo Mancino
[#2]
Ex utente
Buonasera,
intanto la ringrazio per aver trovato il tempo di rispondermi. In questo momento ciò che mi manda in crisi non è il fatto che possa essersi creato (uso le sue parole perché non lo so esprimere meglio) uno scambio affettivo nel setting psicologico, sono consapevole che siete esseri umani. Il dubbio che non riesco a cacciar via e che mi tormenta è che non si sia trattato di affetto genuino e sincero che posso comprendere e accettare senza nessun problema, ma che invece il suo collega abbia cercato di trarne, chiamiamolo così, un vantaggio personale. I miei pensieri vanno in conflitto, non riesco a credere ed accettare che la persona che si è data così tanto da fare per me e che ha evidentemente mostrato sincera felicità quando è riuscito a farmi stare meglio, possa aver pensato di ottenere qualcosa di più, visto soprattutto ciò che ho raccontato di me. C'è qualcosa che continua a portarmi a pensare che sia stato, non un sentimento tenero, ma qualcosa di molto scorretto (non le so spiegare il perché, sono solo sensazioni) e qualcos'altro che mi dice non è possibile!!! Vorrei sapere la verità (lo so che non può saperla e che mi devo rassegnare a rimanere con il dubbio, ma è proprio qui il problema: il dubbio). Mi sembra di essere ricaduta in vecchi errori dei quali mi prendo la mia parte di reponsabilità. Non riesco ad uscire dal circolo vizioso dei miei pensieri, magari il tempo curerà le ferite. Qualunque consiglio è ben accetto, grazie.
intanto la ringrazio per aver trovato il tempo di rispondermi. In questo momento ciò che mi manda in crisi non è il fatto che possa essersi creato (uso le sue parole perché non lo so esprimere meglio) uno scambio affettivo nel setting psicologico, sono consapevole che siete esseri umani. Il dubbio che non riesco a cacciar via e che mi tormenta è che non si sia trattato di affetto genuino e sincero che posso comprendere e accettare senza nessun problema, ma che invece il suo collega abbia cercato di trarne, chiamiamolo così, un vantaggio personale. I miei pensieri vanno in conflitto, non riesco a credere ed accettare che la persona che si è data così tanto da fare per me e che ha evidentemente mostrato sincera felicità quando è riuscito a farmi stare meglio, possa aver pensato di ottenere qualcosa di più, visto soprattutto ciò che ho raccontato di me. C'è qualcosa che continua a portarmi a pensare che sia stato, non un sentimento tenero, ma qualcosa di molto scorretto (non le so spiegare il perché, sono solo sensazioni) e qualcos'altro che mi dice non è possibile!!! Vorrei sapere la verità (lo so che non può saperla e che mi devo rassegnare a rimanere con il dubbio, ma è proprio qui il problema: il dubbio). Mi sembra di essere ricaduta in vecchi errori dei quali mi prendo la mia parte di reponsabilità. Non riesco ad uscire dal circolo vizioso dei miei pensieri, magari il tempo curerà le ferite. Qualunque consiglio è ben accetto, grazie.
[#3]
Gentile utente,
perché appesantire con dietrologie una situazione di per sé abbastanza chiara? Succede, al termine di una terapia andata bene, che il/la psicoterapeuta aggiunga:
>>Mi dia Sue notizie se ritiene, mi farà piacere<<. E che per del tempo l’ex paziente lo faccia (Ricordo una mia paziente che mi ragguaglio’ periodicamente per 10 anni..).
L’eventuale problema nasce quando ciò - con motivo o senza motivo - viene a collidere con la vita di coppia del terapeuta in quanto suscita commenti/valutazioni negative del/la partner. In questo caso il terapeuta prende delle decisioni, senza ovviamente sentirsi in dovere di fornire delle spiegazioni in dettaglio all’ex paziente.
Capisco però che quando piove sul bagnato, come nel Suo caso, ogni comportamento di altre persone provoca delle risonanze che vanno molto aldilà del singolo fatto. Mi riferisco ad esperienze dolorose che Lei ha avuto nella sua vita, in particolare >> una madre che mi ha sempre offeso, umiliato, bistrattato, fatto sentire una nullità<<, come ci dice in altro consulto. Le ferite sanguinano facilmente, le cicatrici rimangono sensibili.
Molti saluti cordiali.
Dott. Brunialti
perché appesantire con dietrologie una situazione di per sé abbastanza chiara? Succede, al termine di una terapia andata bene, che il/la psicoterapeuta aggiunga:
>>Mi dia Sue notizie se ritiene, mi farà piacere<<. E che per del tempo l’ex paziente lo faccia (Ricordo una mia paziente che mi ragguaglio’ periodicamente per 10 anni..).
L’eventuale problema nasce quando ciò - con motivo o senza motivo - viene a collidere con la vita di coppia del terapeuta in quanto suscita commenti/valutazioni negative del/la partner. In questo caso il terapeuta prende delle decisioni, senza ovviamente sentirsi in dovere di fornire delle spiegazioni in dettaglio all’ex paziente.
Capisco però che quando piove sul bagnato, come nel Suo caso, ogni comportamento di altre persone provoca delle risonanze che vanno molto aldilà del singolo fatto. Mi riferisco ad esperienze dolorose che Lei ha avuto nella sua vita, in particolare >> una madre che mi ha sempre offeso, umiliato, bistrattato, fatto sentire una nullità<<, come ci dice in altro consulto. Le ferite sanguinano facilmente, le cicatrici rimangono sensibili.
Molti saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 934 visite dal 20/04/2022.
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