Problemi relazionali, di socialità, di autostima

Dopo oltre sei anni sono qui a parlare praticamente degli stessi problemi che riempiono gli scorsi consulti, salvo che con qualche elemento in più.

Ora ho quasi trentaquattro anni, sono economicamente indipendente, pieno di passioni e progetti - eppure la mia vita relazionale e sentimentale continua a fare pietà, aggravata dalla mia ultima relazione tossica durata tre anni (con una donna manipolatrice, narcisa e vittima lei stessa del suo passato e della sua personalità contorta).
Prima di questa relazione, iniziata a metà 2018 e chiusa a Dicembre 2021, i miei sei anni di vuoto affettivo e sessuale totale (dal 2012 al 2018... Un periodo che solo il lavoro e i miei interessi hanno in parte salvato).


Non sono capace di approcciare una donna e di avviare serenamente una conoscenza, se non sui social e con scarsi risultati (nel senso che le persone che davvero mi attirano non mi considerano di striscio); mi sembra che nessuno mi noti, nessuno mi veda, nessuno mi "senta".
Fatta eccezione per i pochi amici storici che ho, non mi sono mai creato un giro, non mi integro, non mi inserisco - nell'ambiente di lavoro così come fuori; non sperimento flirt, relazioni magari più leggere e frizzanti ma che mi facciano bene, avventure, incontri sessuali.
Vivo come un randagio e repello gli altri.
Nello specchio vedo solo una nullità, grazie anche agli abusi verbali e psicologici di quel mostro che si spacciava per la mia partner.


Musica e scrittura sono il mio rifugio, ma nemmeno in queste cose trovo reale appagamento - visto che non ho ottenuto in nessuno dei due campi il successo che mi aspettavo e speravo di meritare.
Odio il mio Paese, non sopporto l'ipocrisia e la superficialità di colleghi e conoscenti e spesso mi dico che vorrei teletrasportarmi altrove, lontano, dove qualcuno possa perlomeno parlare la mia stessa lingua e guarire l'eterna solitudine; non ho più fiducia, anche perché sono ormai convinto che la natura del genere umano sia intrinsecamente malvagia.
Sono ricolmo di una rabbia che fatico a tenere a bada, ribolle in me come un calderone e schizza fuori alla minima ingiustizia che riesco a intercettare (l'altra sera, per esempio, di fronte ai gratuiti insulti omofobi di uno sconosciuto verso un amico, ho dovuto trattenermi con tutte le forze perché temevo di reagire fisicamente e colpirlo con tutta la violenza possibile).
Sono stanco di questa società da buttare via.


Sono seguito da una terapeuta della quale mi fido, ma mi accorgo che le sedute - pur alleviando momentaneamente il dolore - non mi offrono una soluzione definitiva per uscire dall'inferno.
Indagare l'infanzia, l'adolescenza e i vent'anni (dal rapporto morboso col mio ipercontrollante padre, alla mancata accettazione del mio corpo e del mio viso, al bullismo, alle cotte non corrisposte) sta solo riaprendo ferite che sembra non ci sia modo di curare.
Mi farebbe piacere avere un secondo, terzo o quarto parere.


Grazie.
[#1]
Dr. Francesco Beligni Psicologo, Psicoterapeuta 258 18
Mi sembra che il suo problema sia abbastanza ampio da esplorare e definire, quindi reputo molto giusta la decisione che ha preso di rivolgersi ad uno psicoterapeuta.

Mi soffermerò sull'ultima parte, nella quale sembra sollevare delle perplessità riguardo alla terapia che sta svolgendo.
Le consiglierei in primis di affrontare la questione con la sua terapeuta, esprimergli chiaramente le sue perplessità ed eventualmente ridefinire insieme gli obiettivi terapeutici e concordare (ove possibile) una modalità differente dato che sembra dichiarare di non aver avuto duraturi benefici da questo percorso.
Non è possibile in alcun modo valutare l'operato di un collega dato che non conosciamo i particolari e la storia clinica della terapia. Tantomeno in questa sede.

In particolare esprime perplessità riguardo alla modalità orientata al passato della terapia che sta svolgendo.
Come lei saprà, se si è documentato in fase di scelta del terapeuta, esistono vari approcci e orientamenti psicoterapeutici, che tendono a definire il metodo di lavoro del professionista.
Non tutti gli approcci sono orientati all'elaborazione del passato o alla ricerca della causa del problema.
E' possibile che per lei possa essere indicato uno di questi approcci. Oppure è possibile che lei stia cercando dei risultati troppo immediati che al momento non sono ancora arrivati.
Per questo la rimando al primo consiglio che le ho dato. Affrontare la cosa con la sua terapeuta è sicuramente la miglior cosa da fare.

Spero di essere stato d'aiuto

Resto a disposizione

Saluti

Dr. Francesco Beligni - PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA
Riceve su Siena-Arezzo oppure ONLINE
www.francescobeligni.it

[#2]
Utente
Utente
La ringrazio, al momento sto attendendo perché in fin dei conti è "solamente" da Gennaio che ho iniziato questo percorso, ma non mancherò di seguire il suo consiglio se non avvertirò benefici a lungo termine. Mi farebbe anche piacere, però, un suo parere - anche di massima - sul quadro che vi ho fatto.
[#3]
Dr. Francesco Beligni Psicologo, Psicoterapeuta 258 18
Non mi sono esposto perchè senza la possibilità di indagare adeguatamente non ho i dettagli necessari per darle un parere.

Nello specifico:
- approccio relazionale - potrebbe celare sia una forma di fobia sociale che una dimensione paranoica (paura del rifiuto oppure paura del giudizio)
- " le persone che davvero mi attirano non mi considerano di striscio" da capire se effettivamente fa qualcosa per essere considerato ed eventualmente se lo fa correttamente
- "mi sembra che nessuno mi noti, nessuno mi veda, nessuno mi "senta""" sarà vero o sarà paranoia?
- "non mi sono mai creato un giro" perchè? Cosa glielo ha impedito?
- "repello gli altri." quindi è lei che rifiuta gli altri o li repelle perchè (crede) che la rifiutano?
- "non ho ottenuto in nessuno dei due campi il successo che mi aspettavo e speravo di meritare." Frustrazione, forse una dimensione troppo rigida non le ha permesso di fare gli step che andavano fatti per "arrivare"...

Ecc Ecc Ecc... potrei continuare a prendere in rassegna ogni sua singola frase e farmi delle domande. Provare a supporre senza un adeguato dialogo non può portare da nessuna parte.
Quindi come vede, la terapia è l'unica via per approfondire...

Spero che capisca

Dr. Francesco Beligni - PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA
Riceve su Siena-Arezzo oppure ONLINE
www.francescobeligni.it

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