Relazione con uomo separato con figli e crisi personale

Gentile Team,
Da nove mesi ho una relazione con un uomo di 47 anni (io 49) separato da 4 anni e con due figli (9 e 13).
Per lui la nostra è la prima relazione stabile e importante dopo la separazione.
Per me la prima relazione dopo un paio d’anni, gli uomini che incontravo infatti presupponevano compromessi che non ero disposta ad accettare.
Dopo un paio di mesi con lui, in cui abbiamo capito di voler aprire un nuovo capitolo di vita insieme, ho conosciuto i bambini che vivono dal papà ogni seconda settimana.
Lui mi ha detto apertamente di non aver mai provato un sentimento come quello nei miei confronti, e gli ho chiaramente detto che la stessa cosa è per me. Bello sentirlo e dirlo, ma comunque il nostro modo di stare insieme me lo aveva già fatto capire.
Il rapporto con i bambini è molto bello, sono la prima compagna del papà che incontrano. Insieme giochiamo, parliamo e ridiamo. Lo scorso Natale lo abbiamo passato noi quattro ed è stato bellissimo, un mese fa abbiamo fatto la prima vacanza insieme.

Lui è un uomo nordico, pragmatico, non abituato ad esprimersi in modo emozionale.
Forse, ma non sono una psicologa, legato al fatto che è rimasto orfano molto presto di genitori separati. Padre alcolista, madre depressiva.
In ogni caso, insieme abbiamo creato un forte spazio di scambio emozionale, tenero e sorridente ed estremamente passionale.
La vita però non è sempre rosa e fiori. Ultimamente lui ha problemi sul lavoro, tensioni con la ex (nulla di trascendentale, ma capita e innervosisce); io sono alle prese con lo sfratto, cerco casa e dove viviamo è ardua.
Tre settimane fa abbiamo avuto una discussione intensa sulla gestione del tempo e degli incontri. Motivo: i costanti cambiamenti di programma inevitabili in questo tipo di relazioni e il nostro bilaterale aver dimenticato di comunicarli all’altro.
Per due giorni non ci siamo sentiti, il terzo ci siamo visti e mi ha detto che si sente ambivalente. Che in passato gli è successo di attraversare repentini momenti di anafettivita’ e che è terrorizzato dal fatto che gli possa accadere anche con me.

Sono passati giorni senza incontri ma con messaggi giornalieri. Due giorni fa ci siamo visti, ne abbiamo parlato. Lui ribadisce che non vuole perdermi, che non c’è nulla che non adori di me, ma che si sente bloccato e che pensa che potrebbe anche stare da solo con il lavoro e i bambini e questo lo manda in confusione.
Mi ha chiesto cosa provo io, come ho trascorso i giorni. Sono stata onesta, amore è anche attraversare questi momenti e che al momento mi dedico a ordinare le mie emozioni e che da me ha amore, rispetto, comprensione e fiducia.
Tra poche ore partirò per andare a trovare la mia famiglia che non vedo da 1anno. È rimasto colpito, mi ha chiesto se sto gettando la spugna.
No, non è questo, io ci sono per lui ma anche per me e che questa crisi può aiutare entrambi a capirsi meglio.
Vorrei un vostro parere su come posso gestire la situazione.
Grazie!! !
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Dr. Vincenzo Cosentino Psicologo 205 12
Buongiorno,
Da quello che racconta credo che stia gestendo la situazione in maniera adeguata. La necessità di incontrare la propria famiglia non va contro la relazione, anzi, essendo delle persone adulte non dovrebbero essere necessarie delle continue rassicurazioni sul rapporto, Credo che questa "crisi", possa servire come punto di svolta della relazione, se il suo partner sarà in grado di affrontare questa difficoltà, darebbe una forte dimostrazione di maturità e di resilienza nei momenti complessi. Elementi molto utili in una relazione che arriva dopo una separazione.
Quindi non si tratta di gettare la spugna, ma di avere delle certezze che credo siano importanti per costruire una relazione duratura, sempre dando il supporto necessario al partner ma richiedendo anche impegno da parte sua per superare la crisi.

Dr. Vincenzo Cosentino - Psicologo
In sede e online
www.psicologocosentino.it

[#2]
Utente
Utente
Buongiorno Dr. Cosentino,
La ringrazio molto per la Sua risposta.

Ovviamente la situazione non è facile, ma concordo che non si possa far altro che darsi supporto e comprensione a vicenda.

Paradossalmente credo questa crisi serva per capire se il rapporto può essere duraturo.

Leggendo altri post su relazioni con uomini separati con figli colgo un elemento comune in questi uomini. Mi sembra, e molto probabilmente questo vale per il mio compagno, la voglia di ricominciare dopo la separazione sia forte, ma a un certo punto arriva la realtà e i normali compromessi con la quotidianità. Insomma, non solo essere papà e lavorare.
Lo ascolto sui suoi dubbi personali (anaffettività), ma non mi calo nella psicologa della relazione. Penso non sarebbe nè sano, nè rispettoso.
Certo esprimo e continuo a comunicare le mie sensazioni, emozioni con lui. Non la vedo come una pausa , ma un momento del nostro percorso. Non ho idea di dove si arriverà, ma credo che talvolta si debba intraprendere un viaggio senza sapere con esattezza dove porterà, fermo restando che so cosa voglio da una relazione sentimentale e cosa voglio e posso dare.

Insomma, non vedo il mio compagno come un giocattolo da aggiustare per il mio piacere personale.

Grazie
Non è facile, ma sto scoprendo risorse che non credevo di avere.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
avendo letto con cura tutto lo scambio che lei ha avuto con noi specialisti di Medicitalia a partire da nove anni fa, mi chiedo se abbia deciso di conoscere sé stessa e le sue reali aspettative nell'unico modo opportuno, quello che ad un certo punto è sembrato anche ai miei colleghi necessario suggerirle: iniziando un dialogo con uno psicologo esperto nelle relazioni.
Dalla sua ultima email non sembra; infatti si ripetono molte delle solite tematiche, e lei ancora più di prima elude il sentimento a vantaggio di un'analisi che schematizza e semplifica le relazioni.
Non entro nell'analisi di questo aspetto - provi a rileggere il suo scritto e a valutare da sola i numerosi "non detti".
Preferisco riportarle una sua espressione di nove anni fa altamente significativa:
"Non é la prima volta che incontro un uomo indeciso, ho sempre troncato queste relazioni e sono andata avanti per la mia strada. A distanza di tempo i miei partner sono "tornati" ma é sempre stato troppo tardi. Mi auguro prima o poi che il tipo indeciso si decida in fretta o che il destino mi faccia incontrare il tipo deciso, anche se temo mi annoierebbe un po' ".
E già: lei ha avuto timore che il tipo deciso potesse annoiarla un po'.
Su questo timore si può costruire una vita di indecisioni, tentennamenti, solitudine.
Era questo che desiderava?

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentile Dr. Potenza,
Grazie della Sua risposta e degli spunti di riflessione.
Anch’io ho riletto i consulti di allora, ma ammetto di non essere arrivata alla sua conclusione.
In effetti negli anni ho avuto un bel percorso personale, anche supportato da un buon professionista.
Non capisco cosa intenda con i non detti . Forse i sentimenti? Mi farebbe piacere capire meglio cosa intende; può essere che in 3000 battute io abbia dato più spazio all’ ambientazione piuttosto che all’emozionalità e sentimento.
No, non ho avuto paura del tipo deciso .
Gli uomini e relazioni non sono abiti che ordini su Zalando, il modello corto o quello sfiancato, il tipo deciso o il Peter Pan. No, non ci sono modelli di uomini da scegliere.
Credo sia più importante definire le proprie boundaries, conoscere se stessi e portare questo bagaglio nella relazione.

Non sono sicura di aver compreso completamente la Sua mail, specialmente nella parte finale, molto diretta e intrigantemente cruda e provocatrice.
Ammetto mi abbia fatto porre interrogativi, di cui Le sono grata.

Mi farebbe piacere comprendere meglio questi ottimi spunti, che un po’ mi hanno infastidita ma mi hanno poi fatto riflettere sul dove sono e sorridere sul mio percorso degli ultimi dieci anni.

Buona giornata e ancora grazie!
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
per email è impossibile condurre colloqui che in presenza richiederebbero diverse sedute e si avvarrebbero, oltre che del linguaggio non verbale, di domande, scambi, riflessioni, sondaggi anche indiretti della sua sfera sia cognitiva che emotiva. Per questo mi vorrà scusare se nel tentativo di aiutarla con mezzi imprecisi risulterò lontana dal suo vissuto, che posso solo ipotizzare rapportando le cose che scrive alla mia conoscenza di tanti altri casi.
In pratica lei ci presenta oggi una difficoltà relazionale che sarebbe ingenuo ritenere del tutto inedita, perché a quel che ci ha scritto negli ultimi nove anni lei è giunta alle soglie dei cinquanta senza aver concretizzato una relazione stabile, pur ripetendo di averla invece desiderata e cercata.
Ora, se è vero che i partner non si scelgono su un catalogo, e concordo sul fatto che prima di tutto dobbiamo realisticamente appurare le nostre stesse richieste e offerte, è anche vero che non ci mettiamo in gioco sempre con tutti, che facciamo delle selezioni più o meno opportune e consapevoli, e che poi facciamo dei passi per farci conoscere e per creare dei legami, e anche queste procedure possono essere più o meno opportune e consapevoli.
In questo senso non è più vero che non siamo in grado di scegliere "il tipo deciso o il Peter Pan". Possiamo al più venire ingannati, ma... quante volte? Sempre?
Ancora più facilmente possiamo dare segnali poco chiari sulle nostre aspettative. Come lei sa, esiste in tutte le relazioni un contratto tacito che non si definisce nei primi incontri, però in quei primi incontri a volte viene falsato; se invece la comunicazione è buona e onesta viene sempre meglio precisato, anche mediando tra le esigenze dei partner.
Nel caso che ciò non avvenga si rischia proprio la rottura a sorpresa che lei ha conosciuto dopo la sua convivenza di cinque anni, che le è sembrata inaspettata e si è rivelata irrimediabile.
Ci scrive che ha avuto un percorso personale e questo è un buon approccio alla conoscenza di sé, se è durato abbastanza da valutare un'area ampia della sua dinamica relazionale, quindi se ha discusso in terapia "il timore che il tipo deciso potesse annoiarla" e ha valutato tutti i segnali che lei dà ai partner, per esempio una sua eccessiva indipendenza, un'indulgenza iniziale o al contrario un troppo rigido sistema di valori (lei ci parla di "compromessi che non ero disposta ad accettare"), delle richieste precoci e perentorie o la mancanza di capacità/volontà di mediare.
Questi esempi possono essere estranei al suo caso; non posso che ripeterle che siamo nella limitata sede del consulto via email.
Con questo spero di aver risposto alle frasi conclusive della sua ultima.
Un'analisi dei "non detti" della sua email iniziale può fermarsi a questo: ci parla ripetutamente di una "crisi", ma allude solo genericamente alle ragioni che l'avrebbero causata.
Le consiglio di portare l'email con sé, nel caso dovesse riprendere il percorso con lo psicologo.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentile Dr. Potenza,
Grazie per la sua mail e chiarificazioni e il tempo dedicato.

Comprendo il suo punto di vista e lo rispetto cordialmente, pur rimanendo molto perplessa sull’opportunità delle sue risposte.

Condivido la sua opinione in merito all’impossibilità di cogliere gli aspetti più sottili tramite Email e che gli scambi non possano essere null’altro che supposizioni.

Le porgo i miei cordiali saluti e le auguro un buon proseguimento.
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Utente
Utente
Per completezza - non potendo modificare il post precedente- la crisi menzionata nel titolo è del mio compagno. Probabilmente, se il sistema me ne desse l’opportunità, rimuoverei la parola dal titolo del consulto a fine di evitare superficiali supposizioni.
Cordialmente a tutto lo staff medico e agli altri utenti.