Ansia, stress e paure a livelli insopportabili

Ho 26 anni.
Non ho mai lavorato, ho studiato pochissimo, non sono mai riuscito a prendere la patente...insomma, sono maggiorenne solo sulla carta, ma di certo non posso considerarmi una persona indipendente e intraprendente.
Nonostante tutto, sto provando faticosamente a farmi strada all'università.

7 mesi fa mi sono fidanzato con una ragazza tre anni più vecchia di me.
Dato il fatto che abitiamo a svariati km di distanza, di fatto mi sono trasferito da lei e stiamo spesso a casa dei suoi genitori durante i pasti, mentre il resto della giornata lo passiamo al piano di sotto, dove siamo solo noi due.
Lì mi sono dovuto adattare giocoforza ad alzarmi a un orario specifico, a pranzare e cenare, ad avere degli orari ben precisi...tutte cose che, benché rappresentino la normalità, per me sono molto difficili da digerire, anche se sono ben conscio del fatto che prima o poi dovrò essere in grado di adeguarmi a una routine normale, perché ovviamente è essenziale per il benessere e il successo della persona su tutti i livelli.
Oltre agli orari, naturalmente la mia ragazza mi incita affinché possa studiare, prendermi la patente e in generale diventare autonomo.
L'insieme di tutte le piccole regole domestiche (fare/disfare il letto, spazzolare il pavimento e mille altre cose), il fatto di essere perennemente a casa sua e di aver rinunciato a quello che era il mio piccolo mondo personale (che, benché disfunzionale e caotico, mi dava una certa dose di sicurezza) ha fatto sì che mi sentissi, durante questi mesi, perennemente sotto pressione, perché l'imperativo categorico è: devo darmi da fare, altrimenti perdo lei e la possibilità di riscattarmi.
3 giorni fa tutta questa situazione di stress si è palesata in un grandissimo attacco d'ansia.
Sentivo e sento tutt'ora una grande rabbia dentro, sono perennemente nervoso e infastidito da lei, e in questo momento il pensiero di tornare a casa sua mi disturba molto.
Temo di non riuscire più a vederla senza prendermi un attacco di panico o senza innervosirmi per qualsiasi cosa mi dica o faccia.
Credo che questa nausea, questo nervosismo e questa ansia nei suoi confronti non sia data dal fatto che non mi piace più, ma probabilmente da tutta la pressione accumulata di cui ho parlato.
Ora ci siamo presi un momento di riflessione.
Lei mi dice che vorrebbe stare con me, che crede in me e nelle mie potenzialità...ma io non so che fare.
Il pensiero di allontanarmi da lei mi devasta tanto quanto il pensiero di tornare come prima.
finalmente domani telefonerò allo psichiatra e prenderò un appuntamento, ma volevo scrivere in questa sede per sapere il vostro punto di vista.
La mia paura in questo momento è che non riuscirò mai più a vederla senza avere questa sensazione e che ci dovremo mollare.
Ma io non voglio, perché la amo.
E in questo momento mi manca.
E il fatto che mi manchi e allo stesso tempo sia innervosito da lei è una situazione paradossale, il ché alimenta ulteriormente il mio panico.
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Il conflitto che stai vivendo è probabilmente dovuto alla confusione che stai facendo fra amare una persona ed esserne dipendente.

Sembra infatti come se, invece che andare a convivere dalla tua ragazza, tu ti fossi fatto adottare da lei. Ti sei cioè fatto violenza, rispetto alle aspettative di vita che ti eri costruito - e che comunque sarebbero da valutare per capire quanto realistiche fossero - e adattato a dei ritmi e condizioni di vita che non erano quelle che desideravi.

Ora vi siete presi una pausa di riflessione e questo potrebbe anche andar bene. Resta però da vedere come riuscirai a impiegare questo tempo. A mio avviso dovresti impiegarlo per fare chiarezza, meglio se con un aiuto psicologico diretto.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

ci dice:
"..Credo che questa nausea, questo nervosismo e questa ansia nei suoi confronti non sia data dal fatto che non mi piace più, ma probabilmente da tutta la pressione accumulata di cui ho parlato."

La convivenza L'ha costretto a modificare radicalmente le Sue abitudini, ad entrare di botto in una routine da adulto quando Lei stesso di sè dice: "..di certo non posso considerarmi una persona indipendente e intraprendente."
Forse la decisione di convivere è stata un po' troppo precipitosa? Ha preso tale decisione in completa autonomia personale, oppure su richiesta o insistenza della Sua ragazza?
Forse anche la "pausa di riflessione" è stata decisa decisa senza sapere bene 'come e perchè' utilizzare la stessa?

Lo psichiatra che Le conosce di persona saprà darLe qualche indicazione ulteriore.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#3]
Utente
Utente
@Dr Giuseppe Santocinto

Guardi che amare/voler bene/desiderare un'altra persona non entra in contraddizione con l'essere dipendente da essa. Tutti siamo dipendenti da più persone, situazioni, abitudini, ambienti. Dopodiché in me questa dipendenza è eccessiva e ad ampio spettro, ma questo non pregiudica la possibilità di essere sinceramente attratti da una persona.
Quindi mi sembra un po' eccessivo e azzardato il suo commento, dato che non conosce bene tutta la situazione dovrebbe cercare di essere più cauto. Il tono e il contenuto della sua risposta mi sembrano più quelli di un amico o di un parente.

Detto ciò, io non avevo "aspettative" di vita, ma abitudini scorrette che non riuscivo e non riesco bene a modificare. Non mi ero costruito il progetto di non far nulla tutta la vita! Tutto il contrario. Io voglio avere una routine, dei ritmi, un lavoro, ecc... ma ho difficoltà ad assumermi le mie responsabilità e "diventare" autonomo, e questo lo riconosco come parte integrante del mio problema.
Quindi il mio dubbio è: forse mi sono avvicinato troppo repentinamente a questo stile di vita, quando invece il percorso avrebbe dovuto essere più graduale?
E questo avvicinamento così repentino a questo stile di vita, quanto ha influito sul mio risentimento nei confronti della mia ragazza?
[#4]
Utente
Utente
@Carla Maria Brunialti

Salve,
Probabilmente la decisione di convivere è stata presa troppo precipitosamente, senza valutare effettivamente se ero pronto o no a farlo e senza valutare tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate. In questi mesi sono stato un po' cieco a certi segnali di stress, nel senso che alle volte faccio un po' di fatica a riconoscere e accettare alcune mie emozioni, che erano dei campanellini di allarme rispetto a questa crisi che sto affrontando ora.
La decisione non è mai stata presa ufficialmente..stavo da lei:
1 perché non avevo la patente, quindi non potevo sempre usufruire dei passaggi di mio padre
2 perché lei lavora nella città in cui abita, quindi non può stare da me per molto, solo alcune volte nel weekend.
3 perché lei mi ha dimostrato di essere insofferente se per qualche giorno non ci vediamo e io ho voluto assecondarla per paura di perderla.
Con questa crisi, sono conscio del fatto che le cose non potranno più essere come prima e dovrò proporle di trovare dei compromessi. Io credo che li accetterà perché siamo molto legati.. ma in questo momento rimane questo nervosismo e questo risentimento nei suoi confronti e non solo. Sono molto teso e nervoso, tutto mi dà fastidio, non sopporto più nulla. Temo che ci siano sintomi riconducibili a un disturbo psicotico, perché non riesco a calmarmi. Per questo vorrei valutare con lo psichiatra se è possibile intervenire anche farmacologicamente.
[#5]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Tutti siamo dipendenti da più persone, situazioni, abitudini, ambienti. Dopodiché in me questa dipendenza è eccessiva e ad ampio spettro, ma questo non pregiudica la possibilità di essere sinceramente attratti da una persona

Intendevo esattamente questo. È l'eccesso, che può provocare sofferenza. Come l'eccesso di permalosità che stai mostrando.

Io non sono né tuo amico né tuo parente, anche se a volte persino parenti e amici hanno ragione. La mia risposta può non esserti piaciuta, eppure tu stesso ammetti di essere "eccessivamente dipendente e ad ampio spettro" e che "non posso considerarmi una persona indipendente e intraprendente".

Etichettando la mia risposta come quella di un parente o un amico, forse intendevi dire che da uno psicologo ti saresti aspettato una grande indulgenza. Beh, io penso che se c'è un problema da risolvere, il primo passo sia riconoscerlo per quello che è. Anche se fa male. E che il secondo sia imparare ad avere meno pietà di se stessi e non aspettarsi che le cose cadano dal cielo.

>>> Temo che ci siano sintomi riconducibili a un disturbo psicotico, perché non riesco a calmarmi

Di solito è l'ansioso che si preoccupa di essere psicotico, le psicosi implicano un distacco dalla realtà che non sembra essere presente nel tuo caso. E l'eccesso di emotività di per sé non può essere considerato psicosi. Ma fai bene a richiedere una diagnosi anche psichiatrica, l'uso di farmaci potrebbe essere indicato. Se non ad andare avanti con la tua vita, almeno a calmare l'eccesso di emotività.

>>> ho difficoltà ad assumermi le mie responsabilità e "diventare" autonomo, e questo lo riconosco come parte integrante del mio problema

Questo era del tutto evidente. E la ragione per cui le persone poco assertive faticano ad assumersi responsabilità spesso si può ricondurre a una sola causa: perché se lo possono permettere. Perché hanno dietro di loro una qualche rete di salvataggio che permette loro di fallire.

Per rispondere alla tua domanda:

>>> Quindi il mio dubbio è: forse mi sono avvicinato troppo repentinamente a questo stile di vita, quando invece il percorso avrebbe dovuto essere più graduale?

Non credo. Come ho detto, anche se questa ragazza ti piace, è probabile che tu sia andato a convivere con lei - se è questo che intendi per "stile di vita" - perché ciò ti ha permesso di colludere con la tua passività. Ma siccome lei poi ha iniziato a spronarti un po' troppo, questo è andato probabilmente a disturbare la tua tendenza a non volere responsabilità e vi ha mandato in crisi. È solo un'ipotesi, non sto dicendo che è andata sicuramente così. Ma a me sembra la più realistica. Anche se tu stesso dici di volerti emancipare, una parte di te forse non vuole ancora accettare l'idea.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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www.giuseppesantonocito.com

[#6]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
"..Sono molto teso e nervoso, tutto mi dà fastidio, non sopporto più nulla...":
può accadere in un periodo di scelte importanti e di ricerca di nuovi *adattamenti*.

Probabilmente in questa fase di cambiamento veloce un percorso psicologico La potrebbe aiutare, oltre all'ipotesi di un aiuto farmacologico ("..se è possibile intervenire anche farmacologicamente..") che lasciamo allo psichiatra.

A proposito di "percorsi psy", è di questo mese il varo del *Bonus psicoterapia gratuita*.
Ne può leggere qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/8894-psicoterapia-gratuita-con-il-bonus.html .

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
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[#7]
Utente
Utente
@Dr Giuseppe Santocinto

>>>>>Intendevo esattamente questo. È l'eccesso, che può provocare sofferenza. Come l'eccesso di permalosità che stai mostrando.

Già. In questo momento è tutto in eccesso. Come dice Paracelso: "Non è la sostanza che determina la tossicità, ma la dose"...giusto.
Ammetto che non riesco ad avere uno sguardo totalmente obiettivo e, soprattutto in questo momento, la logica non è il mio forte sulle questioni "emotive".
Sull'avere meno pietà (o indulgenza) verso se stessi e non aspettarsi che le cose vadano dal cielo è quello che mi dicono la mia ragazza, mio padre, i miei amici, i miei parenti.
Il fatto è che ci ho provato a darmi una mossa, ma poi sono caduto in questo stato. Cos'è sto meccanismo? Una difesa psicologica per cui, quando inizia a prospettarsi un cambiamento arriva immediatamente la mazzata dell'attacco d'ansia, così posso giustificarmi nel non prendere mai posizione? Sto prendendo in giro me stesso a mie spese e a mia insaputa?

>>>> Non credo. Come ho detto, anche se questa ragazza ti piace, è probabile che tu sia andato a convivere con lei - se è questo che intendi per "stile di vita" - perché ciò ti ha permesso di colludere con la tua passività. Ma siccome lei poi ha iniziato a spronarti un po' troppo, questo è andato probabilmente a disturbare la tua tendenza a non volere responsabilità e vi ha mandato in crisi. È solo un'ipotesi, non sto dicendo che è andata sicuramente così. Ma a me sembra la più realistica. Anche se tu stesso dici di volerti emancipare, una parte di te forse non vuole ancora accettare l'idea.

Sì, anch'io sono arrivato alla tua medesima conclusione. Condivido tutta questa parte. Il meccanismo probabilmente è questo, ma io cercavo di trovare una soluzione. È possibile cercare una gradualità in questo percorso, visto che c'è questo scontro fra ciò che riconosco essere bene per me e la "parte" che invece non è pronta?

>>>>Di solito è l'ansioso che si preoccupa di essere psicotico, le psicosi implicano un distacco dalla realtà che non sembra essere presente nel tuo caso.

Lo so, questa è tutta un'altra parte della storia che ho lasciato perdere in questa sede per motivi di priorità. Ho l'ossessione di diventare schizofrenico e spesso eseguo un "automonitoraggio" di ciò che penso, cosa che, oltre a essere controproducente, mi porta puntualmente ad aumentare i livelli d'ansia anziché abbatterli.

Per concludere, la soluzione è rimboccarmi le maniche e cercare di fare le cose per conto mio. Dunque ci dobbiamo mollare? Dalle premesse del nostro rapporto si evince già che la cosa non può funzionare? O magari può funzionare, ma in modo malato e controproducente? C'è una speranza di salvare baracca e burattini, insomma?
[#8]
Utente
Utente
@Dr Carla Maria Brunialti

Sì, assolutamente. Un percorso psicoterapeutico affiancato ai farmaci credo che sia importante. Anche perché non credo di riuscire a gestire in maniera appropriata i livelli di ansia che sto provando in questa fase acuta senza un supporto medico. Poi, sul lungo termine, è essenziale anche la psicoterapia.
Sulle sorti della mia relazione rimane un grosso punto interrogativo... è questo l'elemento che mi turba maggiormente, al momento.
[#9]
Utente
Utente
@Dr Carla Maria Brunialti

Aggiungo ancora che non solo mi sento teso e nervoso, ma mi preoccupa molto il fatto di esserlo. Gran parte della crisi è dovuta al fatto che più mi sento teso e nervoso, più la mia ansia aumenta, e in modo esponenziale.
Forse non accetto queste emozioni, dunque la reazione è molto più violenta rispetto al sentirle semplicemente... perché le percepisco come qualcosa che non dovrebbe capitare, anche se so che le emozioni non possono essere cancellate o inibite, anzi dovrebbero essere accettate e bisognerebbe aver trovato il modo per saperle gestire ed esibire in maniera opportuna.
Spero di essermi spiegato.
[#10]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Cos'è sto meccanismo? Una difesa psicologica per cui, quando inizia a prospettarsi un cambiamento arriva immediatamente la mazzata dell'attacco d'ansia, così posso giustificarmi nel non prendere mai posizione?

Può essere spiegato anche così. Ma occorrerebbe capire esattamente perché arriva l'ansia. Perché ti senti inisicuro e quindi non ti dai da fare per paura di fallire. Oppure per paura di sentirti rifiutato (lavoro, esami ecc.). Oppure perché sei bloccato dai dubbi (ossessioni). Oppure per altri motivi ancora.

>>> Per concludere, la soluzione è rimboccarmi le maniche e cercare di fare le cose per conto mio

No, assolutamente. Il mio suggerimento è che trovi il modo di farti seguire dal punto di vista psicoterapeutico, per gradualizzare l'esposizione mentre lavori per superare l'ansia, per aiutarti a motivarti nel farlo e per imparare a non dare peso ai pensieri ossessivi. L'aiuto farmacologico potrebbe essere importante per facilitare questo lavoro.

Ma anche se è comprensibile che in questo momento il problema della relazione interrotta ti sembra il più urgente, non è però il più importante. L'interruzione della relazione è quasi certamente una conseguenza dovuta al non aver ancora superato i problemi di cui sopra. Perciò risolvere quelli è prioritario in un'ottica di non ricascarci di nuovo, una prossima volta.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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[#11]
Utente
Utente
Per "gradualizzare l'esposizione", intende precisamente uscire da questa "zona di confort", quindi inserirmi nel mondo accompagnato da un intervento psicoterapeutico che impedisca di fare prevalere il rischio che percepisco gettandomi a capofitto in questa esperienza da solo, ma al contempo che mi sproni ad aumentare la mia autostima e la fiducia nelle mie possibilità, in modo che pian piano io riesca a farcela? Questo intende per "gradualità"?

Quando dice che l'interruzione della relazione è dovuta quasi sicuramente ai motivi elencati, intende che mi sono gettato senza gradualità e senza un supporto in una situazione che non riesco ancora a sostenere da solo?

Riguardo al perché mi viene l'ansia non saprei. Tutti i motivi che mi ha elencato sembrano validi... dopodiché non so quale, fra di essi, potrebbe essere quello che ha avuto maggior peso.

Ricordo che in terza media ho avuto un rifiuto categorico nei confronti di tutti (istituzione scolastica compresa)...per cui mi chiusi in me stesso, sentendomi poco capito e accettato. Insomma, una crisi adolescenziale molto forte. Sono anche stato ricoverato in ospedale per qualche mese perché la situazione in casa era diventata insostenibile. Poi, pian piano, mi sono ripreso, ma da allora ho sempre avuto paura di lavorare e di assumermi le mie responsabilità. Poi, nel passaggio dall'adolescenza alla giovane età adulta, ho incominciato a riconoscere l'importanza di affrontare questo percorso, altrimenti non si può vivere una vita felice. È lecito fare gli adolescenti quando si è adolescenti, ma ora la situazione non è più molto sostenibile, r più passa il tempo, più rischio di trovare difficoltà
[#12]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Questo intende per "gradualità"?

Sì esatto.

>>> Quando dice che l'interruzione della relazione è dovuta quasi sicuramente ai motivi elencati, intende che mi sono gettato senza gradualità e senza un supporto in una situazione che non riesco ancora a sostenere da solo?

No, intendo dire che l'interruzione è dipesa probabilmente dal non aver prima risolto gli altri problemi. In altre parole, quando non si è sereni è difficile far funzionare bene qualunque relazione.

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[#13]
Utente
Utente
@Dr Giuseppe Santonocito

Grazie per il supporto, mi è stato d'aiuto.
[#14]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Prego, lieto d'essere stato d'aiuto
Buona serata

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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[#15]
Utente
Utente
@Dr. Giuseppe Santonocito

Scusi, la disturbo nuovamente, se le va di rispondere le sarei grato.

Fra 2 giorni, finalmente, sarò in visita dallo psichiatra. In questi giorni, oltre che riflettere, ho anche dormito molto (decisione discutibile, ma è l'unico modo che, allo stato attuale, pare placare un pochino l'ansia che sto provando).
Ho molto bisogno di parlare con uno specialista, infatti dovrò muovermi anche per affrontare un percorso psicoterapeutico.
La decisione maturata in seguito a questo mio "esaurimento nervoso", è quella di limitare gli incontri con la mia ragazza e stare più tempo nella mia città a coltivare di più i miei spazi personali in un ottica di progressivo cammino verso l'autodeterminazione, l'indipendenza, ecc... (Ciò di cui parlavamo negli scorsi messaggi), ma senza forzare troppo questo processo. Ne ho parlato con la mia ragazza e al momento pare essere anche lei dell'idea che questa sia la soluzione migliore, al momento.
Lei, fin da subito, ha dimostrato di essere un po' insofferente all'idea di non vederci tutti i giorni, ma sembra disposta a optare per questa soluzione per vedere se la cosa può funzionare.
Ho pensato all'ipotesi della "dipendenza affettiva" e certamente pare esserci questa componente. Di essermi sforzato troppo ad accettare determinate cose per paura di perderla non posso negarlo. Però è vero che lei non mi ha mai negato i miei spazi, anzi mi ha sempre spronato a seguire i miei obiettivi e i miei interessi (come ad esempio la passione di suonare). Mi ha fatto pressing per quanto riguarda la questione dell'autonomia, in quanto sia io che lei riconosciamo che è una caratteristica indispensabile per condurre una vita sana. Io ho accettato questo pressing anche perché riconoscevo che la causa fosse giusta. Se lei mi avesse detto: devi rinunciare alla musica e ai tuoi amici, o se lei fosse stata una tossicodipendente (faccio degli esempi) non l'avrei assolutamente assecondata e avrei troncato la relazione. Il mio essere "love addicted" ha dei limiti, fortunatamente.
Ora voglio provare a essere meno assertivo e a dire dei "no".. ciò implica che mi assumo il rischio che la relazione possa finire. So di poter vivere senza di lei, ma preferisco comunque cercare di risolvere la situazione, ovvero vedere se, cercando di prendere in mano la mia vita coi miei tempi (e non con quelli imposti da lei), la situazione migliora oppure no. E se non migliora o lei non è disposta ad accettare i miei tempi e i miei "no", allora significa che ci lasceremo.
Al momento preferisco non vedere tutto in maniera così deterministica (ovvero fare il ragionamento: dato che sono totalmente love addicted, quello che sento per lei è solo un illusione e la nostra relazione è destinata a finire nel 100% dei casi). Preferisco vedere uno spiraglio e pensare che modificando il nostro rapporto, possa riuscire a crescere sul livello personale senza che ciò debba necessariamente implicare la fine della relazione. Poi se accadrà, allora lo accetterò (stando male, ovviamente).
[#16]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Coltivare di più i tuoi spazi e diradare gli incontri con la ragazza potrebbe certo avere un senso, ma se hai in programma di vedere specialisti è meglio se ti confronti con loro per fartelo confermare o sconsigliare. Non sarebbe opportuno intervenire direttamente da qui senza conoscerti.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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