Ansia e paura di cambiare vita

Buongiorno.

Sono settimane che non dormo e in preda all’ansia.

Sono un ragazzo di 29 anni laureato in ingegneria meccanica.

Lavoro per un’ottima multinazionale da 6 mesi a Bari, nella mia città, in cui mi trovo benissimo sia per i colleghi che per il lavoro.

Due anni fa, dopo la laurea iniziai un concorso da ingegnere presso l’agenzia delle dogane e i monopoli, concorso che oggi, dopo anni di prove, ho vinto.

Purtroppo nella scelte delle sedi mi ritrovo a dover escludere Bari in quanto i posti sono pochi e gia occupati da chi prima di me.

Probabilmente riusciró ad ottenere Roma e da qui le mie ansie.

Da un lato ho la possibilità di un lavoro a vita statale, pagato molto bene ma in una città diversa dalla mia e che mi porterebbe a cambiare vita e dall’altro lato un lavoro nella mia citta, pagato bene, al momento peró con un contratto precario e pur sempre nel privato.

Sono tra l’incudine il martello.

La mia comfort zone in cui mi trovo bene e la possibilità di stabilizzarmi a vita con tutti i dubbi e le difficoltà che comporterebbe per i primi anni, dato che i trasferimenti nell’agenzia delle dogane e i monopoli sono possibili solo dopo i 5 anni (e sono anche difficili a quanto so).


Sono molto turbato.
Qualsiasi scelta io faccia ho paura di fare quella sbagliata.


Continuare nell’azienda in cui sto col rimpianto di non aver colto un treno cosi importante o andare nel pubblico con la paura che potrei trovare un ambiente nel quale non mi trovo bene e rimpiangere la mia attuale situazione.


So che non esiste una scelta giusta e una sbagliata, ma non riesco a spostare l’ago della bilancia da un lato o dall’altro e se lo faccio mi prendono sensazioni come ansia, paura, e un dolore allo stomaco fortissimo.
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Dr. Marco Di Cugno Psicologo, Psicoterapeuta 50 3
Buonasera utente,
Capisco la situazione di impasse in cui si trova, non dev'essere per niente facile, dico impasse perchè una scelta a favore di qualcosa è una scelta contro qualcosa, come già sa, ognuna delle due situazioni ha i suoi pro e i suoi contro, tuttavia non ho ben chiaro qual è la domanda che ci vuole porre, se si tratta di decidere ''qual è la scelta che dovrebbe prendere'' questo non possiamo farlo noi, in tal caso saremmo nel campo del ''colloquio motivazionale'', ossia una modalità di condurre il colloquio comprensiva di tecniche che permettono di stimolare le capacità riflessive del paziente, aiutandolo cosi a prendere una decisione.
Le domande che vorrei porle sono le seguenti:
le capita spesso di far fatica a prendere una decisione?
qual è lo scenario che si presenterebbe di fronte a lei se ''sbagliasse''?, e quali sono i criteri attraverso i quali arriverebbe alla conclusione che ha sbagliato scelta?

Dr. Marco Di Cugno Psicologo Clinico a indirizzo cognitivo-comportamentale esperto nel trattamento di disturbi ansiosi e depressivi
www.marcodicugno

[#2]
Utente
Utente
La ringrazio anzitutto del tempo speso per rispondermi, è stato molto gentile.

Sí faccio spesso fatica a prendere una scelta, sono un eterno combattutto che vorrebbe tutto come l’ha immaginato, in questo caso sarebbe stato vincita del concorso con sede nella mia città.
Ovviamente poi la vita prospetta universi diversi da quelli che ci inmaginiamo.

Quanto alla seconda domanda, lo scenario in caso sbagliassi sarebbe semplicemente quello di flagellarmi emotivamente e rimpiangere la scelta fatta o non fatta in questo caso
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Dr. Marco Di Cugno Psicologo, Psicoterapeuta 50 3
Buongiorno utente,
Le rispondo solo ora dato che in settimana mi è difficile rispondere ai consulti per questioni di tempo. La invito inoltre ad aggiustare i dati inseriti nel suo profilo medicitalia (1.90 di altezza per 30kg di peso).
La ringrazio per aver risposto alle mie domande, cito testualmente le sue risposte: ''Sí faccio spesso fatica a prendere una scelta, sono un eterno combattuto che vorrebbe tutto come l’ha immaginato'' questa risposta ci fa capire che non è situazione specifica la sua ''difficoltà a prendere una decisione'' ma generalizzata, degna quindi di maggior attenzione clinica.

Per quel che riguarda la seconda risposta: ''lo scenario in caso sbagliassi sarebbe semplicemente quello di flagellarmi emotivamente e rimpiangere la scelta fatta o non fatta in questo caso'' questa risposta è esemplificativa del fatto che la sofferenza psicologica in un certo senso è una scelta, ''flagellarmi emotivamente'' chi la flagella? una persona esterna? o è lei che ''sceglie'' di flagellarsi?
la questione non è convincersi del fatto che abbiamo fatto la scelta migliore o meno, ma tollerare l'emozioni/la frustrazione che nasce dal dubbio o non certezza (che tutti abbiamo quando prendiamo una decisione) di non aver fatto la scelta giusta.

Le posso garantire che ne trarrebbe molto beneficio da dei colloqui con un professionista, si ricordi che non siamo condannati alla sofferenza psicologica, possiamo stare meglio.
Un saluto
Dr. Marco Di Cugno

Dr. Marco Di Cugno Psicologo Clinico a indirizzo cognitivo-comportamentale esperto nel trattamento di disturbi ansiosi e depressivi
www.marcodicugno

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