Sono un hikikomori, come faccio a dare una svolta alla mia vita nonostante mio padre?
Sono un 23enne hikikomori, Abito da mio padre (i miei genitori sono divorziati), dove abitano anche la mia matrigna e il mio fratellastro.
Vivo da mio padre perché mia madre ha grossissimi problemi nella gestione delle sue emozioni, siccome spesso tende ad alterarsi e a diventare pericolosamente incontrollabile.
Ma da mio padre non vivo bene comunque.
Anche se non c'è il rischio di subire il tornado di emozioni di mia madre, qui subisco disapprovazione, disprezzo, svalutazione, derisioni e imposizioni.
Da sempre mio padre mi vuole imporre le cose, per lui vivere significa accettare ordini.
Ho sempre dovuto fare come voleva lui, salvo subire urla e maltrattamenti verbali, e ho comunque dovuto sentirmi dire che ho sempre fatto di testa mia.
La mia matrigna d'altro canto mi ha sempre disprezzato, svalutato e screditato, anche mettendo zizzanie, andando a parlare con mio padre.
Non sono mai stato incoraggiato a inseguire i miei sogni, ho sempre ricevuto l'opposto, svalutazioni e sfiducia nei miei confronti.
Da quando ho finito scuola mio padre mi ha imposto, un po' subdolamente e un po' in modo esplicito, a scegliere quello che voleva lui come percorso lavorativo.
Tutt'ora non ho trovato lavoro, soprattutto perché sono abbastanza demotivato, in quanto le scelte di mio padre non le sento mie.
Vorrei iniziare un percorso per fare qualcosa di creativo, ma so che mio padre s'imporrebbe con tutte le sue energie per non farmelo fare.
Siccome ho questa consapevolezza, spesso mi deprimo e mi abbandono a piaceri temporanei.
In un mese, il 90/95 % del mio tempo lo passo sui videogiochi o facendo altre cose futili, pur di distrarmi dalla realtà opprimente che vivo.
Tutto questo accade in una piccola stanza, la mia camera, dove passo tutto il mio tempo (tranne quando devo nutrirmi).
Preciso un'altra cosa, nella mia """famiglia""" non c'è nessun tipo di sano dialogo, le conversazioni tra i residenti spesso non sono fatte per comprendersi ma per combattersi, specialmente con la mia matrigna, la quale pare essere un'esperta del combattimento parola a parola (anziché corpo a corpo).
Per questo è molto difficile per me poter parlare di queste cose con loro, se non impossibile.
Come posso fare quindi, a trovare me stesso nonostante tutto questo?
Vivo da mio padre perché mia madre ha grossissimi problemi nella gestione delle sue emozioni, siccome spesso tende ad alterarsi e a diventare pericolosamente incontrollabile.
Ma da mio padre non vivo bene comunque.
Anche se non c'è il rischio di subire il tornado di emozioni di mia madre, qui subisco disapprovazione, disprezzo, svalutazione, derisioni e imposizioni.
Da sempre mio padre mi vuole imporre le cose, per lui vivere significa accettare ordini.
Ho sempre dovuto fare come voleva lui, salvo subire urla e maltrattamenti verbali, e ho comunque dovuto sentirmi dire che ho sempre fatto di testa mia.
La mia matrigna d'altro canto mi ha sempre disprezzato, svalutato e screditato, anche mettendo zizzanie, andando a parlare con mio padre.
Non sono mai stato incoraggiato a inseguire i miei sogni, ho sempre ricevuto l'opposto, svalutazioni e sfiducia nei miei confronti.
Da quando ho finito scuola mio padre mi ha imposto, un po' subdolamente e un po' in modo esplicito, a scegliere quello che voleva lui come percorso lavorativo.
Tutt'ora non ho trovato lavoro, soprattutto perché sono abbastanza demotivato, in quanto le scelte di mio padre non le sento mie.
Vorrei iniziare un percorso per fare qualcosa di creativo, ma so che mio padre s'imporrebbe con tutte le sue energie per non farmelo fare.
Siccome ho questa consapevolezza, spesso mi deprimo e mi abbandono a piaceri temporanei.
In un mese, il 90/95 % del mio tempo lo passo sui videogiochi o facendo altre cose futili, pur di distrarmi dalla realtà opprimente che vivo.
Tutto questo accade in una piccola stanza, la mia camera, dove passo tutto il mio tempo (tranne quando devo nutrirmi).
Preciso un'altra cosa, nella mia """famiglia""" non c'è nessun tipo di sano dialogo, le conversazioni tra i residenti spesso non sono fatte per comprendersi ma per combattersi, specialmente con la mia matrigna, la quale pare essere un'esperta del combattimento parola a parola (anziché corpo a corpo).
Per questo è molto difficile per me poter parlare di queste cose con loro, se non impossibile.
Come posso fare quindi, a trovare me stesso nonostante tutto questo?
[#1]
Gentile utente,
Lei ha ormai 23 anni.
E dunque il riferimento alla famiglia dovrebbe iniziare a indebolirsi, dal punto di vista evolutivo.
Eppure Lei sembra tuttora prigioniero della situazione famigliare.
Come mai sembra soffrire di non "..poter parlare di queste cose con loro.."? a 23 anni non sono più i genitori o familiari il Suo riferimento.
"Trovare se stessi" significa anche svincolarsi dai genitori.
Ed allora però, chi può aiutare un* ragazz* di 23 anni?
Certamente per raggiungere tale obiettivo occorre impegnarsi alla ricerca di una autonomia, mentale affettiva e economica:
chi prenderebbe sul serio un ragazzo/a che sta tutto il giorno nella propria stanza,
ma esce per mangiare quel che altri a proprie spese hanno acquistato, e che con la propria fatica hanno cucinato (magari per uno che non è nemmeno il proprio figlio)?
Se non ce la fa da solo, chieda aiuto.
Sta per essere varato il "BONUS PSICOTERAPIA" gratuito, come può leggere qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/8894-psicoterapia-gratuita-con-il-bonus.html
Ma avverto fin d'ora che è necessario attivarsi, impegnarsi.
Un aiuto psicoterapeutico serva anche a questo.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Lei ha ormai 23 anni.
E dunque il riferimento alla famiglia dovrebbe iniziare a indebolirsi, dal punto di vista evolutivo.
Eppure Lei sembra tuttora prigioniero della situazione famigliare.
Come mai sembra soffrire di non "..poter parlare di queste cose con loro.."? a 23 anni non sono più i genitori o familiari il Suo riferimento.
"Trovare se stessi" significa anche svincolarsi dai genitori.
Ed allora però, chi può aiutare un* ragazz* di 23 anni?
Certamente per raggiungere tale obiettivo occorre impegnarsi alla ricerca di una autonomia, mentale affettiva e economica:
chi prenderebbe sul serio un ragazzo/a che sta tutto il giorno nella propria stanza,
ma esce per mangiare quel che altri a proprie spese hanno acquistato, e che con la propria fatica hanno cucinato (magari per uno che non è nemmeno il proprio figlio)?
Se non ce la fa da solo, chieda aiuto.
Sta per essere varato il "BONUS PSICOTERAPIA" gratuito, come può leggere qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/8894-psicoterapia-gratuita-con-il-bonus.html
Ma avverto fin d'ora che è necessario attivarsi, impegnarsi.
Un aiuto psicoterapeutico serva anche a questo.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.1k visite dal 31/03/2022.
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