Voglio la mia psicoterapeuta
Da un bel pò sto seguendo una psicoterapia per problemi legati ad ansia e dipendenza affettiva, diciamo che i miei problemi via via si stanno risolvendo, grazie al lavoro che stiamo effettuando con la vostra collega.
Lei è eccezionale, mi trovo davvero bene a tal punto che provo una fortissima attrazione sessuale nei suoi confronti, io sono lesbica e lei questo lo sa benissimo come sa benissimo quello che provo nei suoi confronti.
Le ho parlato di questo fatto senza troppi giri di parole, lei non mi ha respinto ma bensì mi ha dato ascolto.
Inizialmente mi ha invitato a riflettere, se continuare il percorso psicoterapeutico con lei oppure decidere di chiudere.
Io ho scelto di continuare ma con tanti dubbi e domande enormi come un palazzo.
Preciso che non abbiamo più parlato della mia infatuazione o attrazione, quello che è...abbiamo continuato a trattare la mia ansia e i progressi a proposito, insomma, lei non mi ha più chiesto nulla e io ho deciso di far finta di niente ma ogni volta sto male.
Conto i giorni per vederla.
Penso sempre a lei.
Non credo si tratti del famoso transfert poichè è passato tanto tempo ormai dall'esordio di questo calvario, credo proprio si tratti di attrazione fisica, mi immagino anche di baciarla, di farci del sesso, ogni suo movimento lo traduco come un linguaggio del corpo volto a mandarmi segnali di reciproca attrazione.
Da un lato sono convinta che mi ricambi ma da un altro lato sento/so che non è così.
Mi rispondo da sola che se fosse così avrebbe chiuso la relazione terapeutica per poterci vedere fuori.
Sono incasinata e mi sento un disastro.
A volte la mollo giustificandomi che quello che provo per lei mi spinge ad evitarla, lei qui non mi è d'aiuto mi dice di farmi sentire e tenerla informata mentre io preferirei che mi scrivesse "grazie e mai più arrivederci" ma non sono sicura se davvero è questo quello che vorrei.
Un altra cosa che avverto di lei è che sembra quasi che non voglia lasciarmi andare.
Io non so più che cosa fare.
Sono in una specie di limbo tra voler continuare perchè mi ha aiutato tanto o farla finita perchè mi piace e la speranza è sempre quella che tra di noi esploda la passione.
Come posso fare?
vi prego aiutatemi.
Grazie
Per capirlo può farsi questa domanda: se avessi incontrato questa donna senza nemmeno sapere che è una terapeuta, ad esempio al bar, mi sarebbe nata la stessa attrazione?
Ma in fondo la risposta che si darà non ha importanza: l'unica cosa importante è che la terapia stia procedendo nella direzione voluta.
Stia in questa tensione, senza volerla per forza risolvere. Anche questo significa fare progressi.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Se per lei è più impotante la terapia che possedere la sua terapeuta, la raccomandazione è di stare al "gioco" senza voler per forza risolvere la tensione.
Se però le dovesse risultare intollerabile, può farlo di nuovo presente alla terapeuta.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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Senza voler analizzare troppo, questa frase, oltretutto messa fra parentesi, rende conto abbastanza bene di come lei ha probabilmente idealizzato la figura della sua terapeuta e questo è esattamente uno dei motivi per cui il transfert si produce. Possedere la terapeuta è vista come una "fortuna", un evento raro, una specie di traguardo riservato a pochi. E questo automaticamente implica che la terapeuta sia il premio, un obiettivo di alto valore. Per lei come paziente, intendo.
>>> sono più indirizzata a riferirle alla prossima seduta che voglio chiudere. Senza dare troppe spiegazioni.
Anche questa è una possibilità, certo. Comunicando alla terapeuta che intende chiudere, però, le faccia presente almeno il perché. Non tanto per la terapeuta, ma per lei stessa. Se si terrà per sé la cosa, le rimarrà dentro la sensazione di essere stata rifiutata, di orgoglio ferito, anche se lei stessa riconosce che non era questo un contesto appropriato per far nascere un amore.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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Ha reso perfettamente l'idea.
La questione è che dal punto di vista del terapeuta questo tipo di situazioni è visto in modo diverso. Ci capita con una certa frequenza che i pazienti prendano una "cotta" per noi, quindi ce lo aspettiamo e, avendo ricevuto formazione specifica, sappiamo come farvi fronte. Fa parte del nostro lavoro.
Dal punto di vista del paziente invece la cosa è per certi versi molto meno usuale (non capita tutti i giorni di andare in terapia e ancora meno frequente è innamorarsi del terapeuta), ma per altri versi assolutamente usuale: mi sono innamorata; che c' è di strano? Come può succedere di innamorarsi per la barista, per la persona conosciuta al pub o la collega di lavoro.
Insomma, il paziente ha più difficoltà a inquadrare l'innamoramento per la terapeuta come una cosa ben specifica e che si produce per ragioni specifiche. Quasi sempre rifiuta l'idea di transfert, come sta facendo lei, e vede solo l'importanza di ciò che sente. Senza chiedersi troppo perché. È comprensibile, ma è compito della terapeuta in questi casi fare chiarezza. Ma non può farlo se lei non gliene parla.
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