Sono normali crisi di pianto incontrollato e frequenti reazioni rabbiose in un bambino di 18 mesi?
Buongiorno, mio figlio di 18 mesi ha ormai da molto tempo reazioni rabbiose anche aggressive (picchia, lancia oggetti, urla paonazzo) ogni volta che lo si contraria, anche per piccole cose.
Questo succede molte volte durante tutto il giorno, andando a peggiorare verso il pomeriggio/sera.
Verso sera ha anche crisi di pianto incontrollate e prolungate (durano più di un quarto d'ora), tanto che all'inizio non riesce a smettere nemmeno per mangiare.
Tipicamente accade quando io preparo la cena, unico momento in cui pretenderebbe di stare in braccio, quando proprio non mi è possibile.
Sia che lo lasci a terra accanto a me, sia che lo metta sul seggiolone o nel box inizia a piangere sempre più forte, sempre più disperato.
Se gli parlo, lo accarezzo, cerco di distrarlo piange di più.
Se lo ignoro dopo parecchio smette, ma ricomincia molto peggio appena lo guardo.
Quando poi mi avvicino per prenderlo mi respinge rabbiosamente non guardandomi, piange e urla disperatamente se a quel punto mi allontano anche solo di un metro, per poi respingermi nuovamente picchiandomi se mi riavvicino.
Non so che fare, non so come reagire per non arrivare ogni sera a questa escalation, che francamente è estenuante sia per me che per lui.
Questo succede molte volte durante tutto il giorno, andando a peggiorare verso il pomeriggio/sera.
Verso sera ha anche crisi di pianto incontrollate e prolungate (durano più di un quarto d'ora), tanto che all'inizio non riesce a smettere nemmeno per mangiare.
Tipicamente accade quando io preparo la cena, unico momento in cui pretenderebbe di stare in braccio, quando proprio non mi è possibile.
Sia che lo lasci a terra accanto a me, sia che lo metta sul seggiolone o nel box inizia a piangere sempre più forte, sempre più disperato.
Se gli parlo, lo accarezzo, cerco di distrarlo piange di più.
Se lo ignoro dopo parecchio smette, ma ricomincia molto peggio appena lo guardo.
Quando poi mi avvicino per prenderlo mi respinge rabbiosamente non guardandomi, piange e urla disperatamente se a quel punto mi allontano anche solo di un metro, per poi respingermi nuovamente picchiandomi se mi riavvicino.
Non so che fare, non so come reagire per non arrivare ogni sera a questa escalation, che francamente è estenuante sia per me che per lui.
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente,
Lasci perdere la normalità, non è di questo mondo.
Qui il dato è la sua sofferenza e sensazione (forse) di impotenza, in cui i bambini sanno essere maestri a volte nello stimolare questi sentimenti.
Leggendo le sue parole, oltre al sincero dispiacere per la sua difficoltà, ho pensato che è come se suo figlio gliela volesse far pagare per qualcosa.
Per carità, non lo intenda come qualcosa di diabolico, ha solo 18 mesi.
Però ho avuto questa sensazione. Forse le sue sfuriate potrebbero essere dovute alla sensazione di suo figlio di non essere sufficientemente contenuto (porre limiti senza sensi di colpa o rabbia o angoscia) o compreso (comprendere e rispondere ai suoi bisogni).
Difficile comunque a dirsi per questa via virtuale.
Inoltre, non fa alcuna menzione del padre/partner che, sovente, in questi casi, potrebbe sia fornire una prospettiva più distaccata, magari offrendo spunti per lei di riflessione, sia, in chiave più "operativa", intervenire per spezzare il circolo descritto.
Ad ogni modo, non abbia timori, se la situazione dovesse esulare il suo senso di autoefficacia, a richiedere un aiuto professionale.
Cordialmente
Lasci perdere la normalità, non è di questo mondo.
Qui il dato è la sua sofferenza e sensazione (forse) di impotenza, in cui i bambini sanno essere maestri a volte nello stimolare questi sentimenti.
Leggendo le sue parole, oltre al sincero dispiacere per la sua difficoltà, ho pensato che è come se suo figlio gliela volesse far pagare per qualcosa.
Per carità, non lo intenda come qualcosa di diabolico, ha solo 18 mesi.
Però ho avuto questa sensazione. Forse le sue sfuriate potrebbero essere dovute alla sensazione di suo figlio di non essere sufficientemente contenuto (porre limiti senza sensi di colpa o rabbia o angoscia) o compreso (comprendere e rispondere ai suoi bisogni).
Difficile comunque a dirsi per questa via virtuale.
Inoltre, non fa alcuna menzione del padre/partner che, sovente, in questi casi, potrebbe sia fornire una prospettiva più distaccata, magari offrendo spunti per lei di riflessione, sia, in chiave più "operativa", intervenire per spezzare il circolo descritto.
Ad ogni modo, non abbia timori, se la situazione dovesse esulare il suo senso di autoefficacia, a richiedere un aiuto professionale.
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 8.2k visite dal 31/03/2022.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Disfunzione erettile
La disfunzione erettile è la difficoltà a mantenere l'erezione. Definita anche impotenza, è dovuta a varie cause. Come fare la diagnosi? Quali sono le cure possibili?