Diversità di vedute in una coppia in tema di figli
Buonasera,
sono un ragazzo di 37 anni e ho deciso di scrivere perché mi trovo ad affrontare una situazione non molto piacevole che andrò a spiegare di qui a poco.
Sono impegnato da circa 4 mesi con una ragazza di quattro anni più vecchia da me proveniente da un'altra cultura (sudamericana) ma residente e ben integrata in Italia da tanti anni.
Le cose tra di noi fino ad oggi sono sempre andate abbastanza bene, insieme siamo sempre stati a nostro agio e vi è stata complicità se non fosse che spesso, parlandoci, sono emerse delle differenze di vedute tra di noi che sembrano essere molto importanti per il futuro della nostra relazione.
In primo luogo la mia compagna non mi ha mai nascosto il desiderio di fondare una famiglia e di avere almeno un bambino.
Io, manco a dirlo, sono di un altro avviso e proprio non me la sento né ora, né mai di avere un figlio e questo per svariati motivi.
Per quanto riguarda il matrimonio sono molto rigido sulle mie posizioni ossia che il legarsi definitivamente ad una persona con le nozze oppure, peggio ancora, con un figlio porta INEVITABILMENTE a dover rinunciare a molte libertà personali e questo è per me un punto fondamentale senza contare le responsabilità che questo comporterebbe.
Va detto che io non mi sento portato per quel tipo di vita (paternità), vorrei specificare che sono stato single dall'età di 17 anni e la solitudine, in fondo, non mi ha mai pesato perché il poter avere una vita "libera", il poter andare in vacanza quando voglio e in totale autonomia e il non dover rendere conto a nessuno delle mie azioni (se non a me stesso) è una cosa che ho sempre apprezzato solo che, arrivato a un certo punto ho voluto "provare" sulla mia pelle cosa volesse dire "vivere" una relazione amorosa e cosa questo comporta e sono giunto alla conclusione che forse non è il tipo di vita che fa per me.
Io adoro viaggiare in libertà, mi piace l'avventura, mi piace studiare, apprendere cose nuove, ho molto entusiasmo e non mi sento mentalmente "maturo" per fare certi passi, ho ancora un lato un po' "bambino" che mi porta sempre a scoprire e a interessarmi a svariate cose e l'essere legato ad una persona vorrebbe dire fare "dolorose rinunce" in questo senso.
Detto questo, io a un certo punto mi sono sentito in DOVERE di comunicare alla mia ragazza quello che pensavo su questo tema e ho capito che lei ne ha risentito tantissimo al punto da dirmi di voler troncare il nostro rapporto e di non volermi più vedere, ma io cosa dovevo fare?
Continuare a far finta di niente e "passarci sopra" quando so bene che il suo desiderio era fondare un nucleo famigliare presto o tardi?
E ancora: come si possono affrontare questi temi in un tempo e in una società come la nostra in cui le persone perdono il lavoro "dalla sera alla mattina" e i diritti fondamentali, vengono meno, con un carovita che aumenta sempre più e con la popolazione sempre più povera?
Solo a pensarci non riesco a dormire la notte...
Qual è la Sua opinione in merito?
Grazie
G.
sono un ragazzo di 37 anni e ho deciso di scrivere perché mi trovo ad affrontare una situazione non molto piacevole che andrò a spiegare di qui a poco.
Sono impegnato da circa 4 mesi con una ragazza di quattro anni più vecchia da me proveniente da un'altra cultura (sudamericana) ma residente e ben integrata in Italia da tanti anni.
Le cose tra di noi fino ad oggi sono sempre andate abbastanza bene, insieme siamo sempre stati a nostro agio e vi è stata complicità se non fosse che spesso, parlandoci, sono emerse delle differenze di vedute tra di noi che sembrano essere molto importanti per il futuro della nostra relazione.
In primo luogo la mia compagna non mi ha mai nascosto il desiderio di fondare una famiglia e di avere almeno un bambino.
Io, manco a dirlo, sono di un altro avviso e proprio non me la sento né ora, né mai di avere un figlio e questo per svariati motivi.
Per quanto riguarda il matrimonio sono molto rigido sulle mie posizioni ossia che il legarsi definitivamente ad una persona con le nozze oppure, peggio ancora, con un figlio porta INEVITABILMENTE a dover rinunciare a molte libertà personali e questo è per me un punto fondamentale senza contare le responsabilità che questo comporterebbe.
Va detto che io non mi sento portato per quel tipo di vita (paternità), vorrei specificare che sono stato single dall'età di 17 anni e la solitudine, in fondo, non mi ha mai pesato perché il poter avere una vita "libera", il poter andare in vacanza quando voglio e in totale autonomia e il non dover rendere conto a nessuno delle mie azioni (se non a me stesso) è una cosa che ho sempre apprezzato solo che, arrivato a un certo punto ho voluto "provare" sulla mia pelle cosa volesse dire "vivere" una relazione amorosa e cosa questo comporta e sono giunto alla conclusione che forse non è il tipo di vita che fa per me.
Io adoro viaggiare in libertà, mi piace l'avventura, mi piace studiare, apprendere cose nuove, ho molto entusiasmo e non mi sento mentalmente "maturo" per fare certi passi, ho ancora un lato un po' "bambino" che mi porta sempre a scoprire e a interessarmi a svariate cose e l'essere legato ad una persona vorrebbe dire fare "dolorose rinunce" in questo senso.
Detto questo, io a un certo punto mi sono sentito in DOVERE di comunicare alla mia ragazza quello che pensavo su questo tema e ho capito che lei ne ha risentito tantissimo al punto da dirmi di voler troncare il nostro rapporto e di non volermi più vedere, ma io cosa dovevo fare?
Continuare a far finta di niente e "passarci sopra" quando so bene che il suo desiderio era fondare un nucleo famigliare presto o tardi?
E ancora: come si possono affrontare questi temi in un tempo e in una società come la nostra in cui le persone perdono il lavoro "dalla sera alla mattina" e i diritti fondamentali, vengono meno, con un carovita che aumenta sempre più e con la popolazione sempre più povera?
Solo a pensarci non riesco a dormire la notte...
Qual è la Sua opinione in merito?
Grazie
G.
[#1]
Gentile utente,
come le è stato già segnalato da un mio collega, lei non è un ragazzo ma un uomo maturo.
Questo le viene ricordato al fine di darle la corretta visione di sé stesso e aiutarla ad inquadrare nella giusta prospettiva il problema che ora ci presenta.
Dando una scorsa ai suoi quesiti, che sono moltissimi negli anni, vediamo che diverse infermità la hanno afflitta; tra l'altro un disturbo psicologico che ha richiesto anche l'uso di farmaci e che presumibilmente ha avuto la sua parte in certi disturbi fisici derivati forse da contratture e difetti posturali.
Per gli aspetti medici ho visto che si è fatto seguire. Spero che sia stato seguito anche per quelli psicologici.
Spero anche che la sua situazione di lavoro le abbia permesso quell'autonomia economica e abitativa che in genere è ampiamente raggiunta alla sua età.
Venendo alla sua relazione, già il mio collega dottor Santonocito le ha spiegato che tra partner dovrebbe esserci una certa armonia nella pratica sessuale (intensità, frequenza, abbandono, etc.). Altrettanta armonia sarebbe auspicabile nella costruzione dei progetti di vita, specie quelli fondamentali: convivere, sposarsi, avere figli. In caso di disparità di vedute, l'uno o l'altro partner viene sacrificato, rendendo infine instabile e infelice il rapporto per entrambi.
Ora, la sua partner afferma di volere "almeno un bambino". Certo è curioso, ma non impossibile, che sia giunta ad un'età così matura senza ancora aver realizzato questo desiderio.
Lei al contrario non vuole figli, e analizzandosi a fondo non vuole nemmeno un matrimonio e se ho capito bene nemmeno una convivenza.
L'analisi che fa è puntuale e fondata non su un capriccio da adolescente, ma su un'esperienza verificata nell'arco di tutta la sua giovinezza.
Nelle ultime righe lei cita elementi che sembrano scaturire da una sindrome ansiosa: "come si possono affrontare questi temi in un tempo e in una società come la nostra in cui le persone perdono il lavoro "dalla sera alla mattina" e i diritti fondamentali, vengono meno, con un carovita che aumenta sempre più e con la popolazione sempre più povera? Solo a pensarci non riesco a dormire la notte..."
Queste riflessioni, anche se non valgono per la maggior parte della gente, hanno un grande valore soggettivo e come tali sono rispettabilissime.
Anche il fatto che in lei nascono da una malattia (l'ansia) non solo non le inficia, ma le rende più categoriche: chi mai potrebbe suggerire di diventare padre ad un uomo che non si sente di assumersi questa responsabilità, non solo perché vuole disporre liberamente della propria vita, ma perché nutre una reale sofferenza al pensiero di legarsi all'obbligo di occuparsi di un figlio?
Tuttavia, questo solo aspetto potrebbe non impedirle il legame con una differente partner: ci sono molte donne che a nessun costo vorrebbero figli, per esempio guardi su Facebook la pagina che si chiama Lunadigas.
Ma il problema è che lei non vuole nemmeno il matrimonio, e forse nemmeno la convivenza.
Anche qui, nessuno può imporle queste scelte. Lei è stato onesto e responsabile nel dirlo alla sua compagna. Adesso si tratta di vedere se è possibile tra voi una mediazione, o se i vostri progetti di vita sono inconciliabili.
L'importante è non ingannare sé stesso e nemmeno l'altra.
Auguri.
come le è stato già segnalato da un mio collega, lei non è un ragazzo ma un uomo maturo.
Questo le viene ricordato al fine di darle la corretta visione di sé stesso e aiutarla ad inquadrare nella giusta prospettiva il problema che ora ci presenta.
Dando una scorsa ai suoi quesiti, che sono moltissimi negli anni, vediamo che diverse infermità la hanno afflitta; tra l'altro un disturbo psicologico che ha richiesto anche l'uso di farmaci e che presumibilmente ha avuto la sua parte in certi disturbi fisici derivati forse da contratture e difetti posturali.
Per gli aspetti medici ho visto che si è fatto seguire. Spero che sia stato seguito anche per quelli psicologici.
Spero anche che la sua situazione di lavoro le abbia permesso quell'autonomia economica e abitativa che in genere è ampiamente raggiunta alla sua età.
Venendo alla sua relazione, già il mio collega dottor Santonocito le ha spiegato che tra partner dovrebbe esserci una certa armonia nella pratica sessuale (intensità, frequenza, abbandono, etc.). Altrettanta armonia sarebbe auspicabile nella costruzione dei progetti di vita, specie quelli fondamentali: convivere, sposarsi, avere figli. In caso di disparità di vedute, l'uno o l'altro partner viene sacrificato, rendendo infine instabile e infelice il rapporto per entrambi.
Ora, la sua partner afferma di volere "almeno un bambino". Certo è curioso, ma non impossibile, che sia giunta ad un'età così matura senza ancora aver realizzato questo desiderio.
Lei al contrario non vuole figli, e analizzandosi a fondo non vuole nemmeno un matrimonio e se ho capito bene nemmeno una convivenza.
L'analisi che fa è puntuale e fondata non su un capriccio da adolescente, ma su un'esperienza verificata nell'arco di tutta la sua giovinezza.
Nelle ultime righe lei cita elementi che sembrano scaturire da una sindrome ansiosa: "come si possono affrontare questi temi in un tempo e in una società come la nostra in cui le persone perdono il lavoro "dalla sera alla mattina" e i diritti fondamentali, vengono meno, con un carovita che aumenta sempre più e con la popolazione sempre più povera? Solo a pensarci non riesco a dormire la notte..."
Queste riflessioni, anche se non valgono per la maggior parte della gente, hanno un grande valore soggettivo e come tali sono rispettabilissime.
Anche il fatto che in lei nascono da una malattia (l'ansia) non solo non le inficia, ma le rende più categoriche: chi mai potrebbe suggerire di diventare padre ad un uomo che non si sente di assumersi questa responsabilità, non solo perché vuole disporre liberamente della propria vita, ma perché nutre una reale sofferenza al pensiero di legarsi all'obbligo di occuparsi di un figlio?
Tuttavia, questo solo aspetto potrebbe non impedirle il legame con una differente partner: ci sono molte donne che a nessun costo vorrebbero figli, per esempio guardi su Facebook la pagina che si chiama Lunadigas.
Ma il problema è che lei non vuole nemmeno il matrimonio, e forse nemmeno la convivenza.
Anche qui, nessuno può imporle queste scelte. Lei è stato onesto e responsabile nel dirlo alla sua compagna. Adesso si tratta di vedere se è possibile tra voi una mediazione, o se i vostri progetti di vita sono inconciliabili.
L'importante è non ingannare sé stesso e nemmeno l'altra.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Buongiorno,
La ringrazio per il celere riscontro.
Devo fare alcune precisazioni:
1) il fatto che io mi autodefinisca ancora "ragazzo" non è un caso: per qualche motivo nella mia testa vi è la convinzione di avere in me una parte che è rimasta ancora "fanciullesca" e spensierata ed è proprio quella parte di me che cozza contro l'idea di essere un uomo maturo in grado di affrontare certe responsabilità
2) è vero che ho una storia di ansia alle spalle ed è vero che sono sempre stato un tipo ansioso e apprensivo.
3) Per 15 anni ho sofferto di un disturbo neurologico cronico molto importante e limitante che mi ha portato a "smettere di vivere" e a fare tante, dolorose rinunce. Ora, fortunatamente, quel disturbo non è completamente guarito ma molto migliorato ed io ho solo voglia di recuperare il tempo perso (viaggiare in solitaria e vedere il mondo)
4) a livello lavorativo sono fisso ma è vero anche che in un tempo di grande incertezza come quello che stiamo attraversando nulla è certo
5) a livello famigliare vivo con mio padre anziano, mia madre l'ho persa più di 10 anni fa per via di un male incurabile e con mia sorella maggiore i rapporti non sono buoni e non ci parliamo da svariati mesi
Detto questo, ieri sera ho avuto una telefonata con quella che è ormai la mia ex compagna e di comune accordo abbiamo deciso di NON proseguire la nostra relazione che durava dallo scorso novembre.
Una cosa posso dire: so di averla amata veramente nonostante alcuni litigi e incomprensioni ma credo che questa sia stata la scelta migliore da fare.
Lei voleva un figlio a tutti i costi, me lo aveva sempre detto. Nel passato ne aveva anche perso uno a causa di alcune complicazioni ma io su questo punto sono stato categorico, per quanto riguarda invece la convivenza in futuro magari sì, ma ho sempre preferito mantenere un certo "distacco" tanto è vero che le nostre famiglie sono sempre state all'oscuro della nostra relazione.
Anche per quanto riguarda il sesso posso dire che io lo vivevo con un certo distacco se non timore mentre lei lo viveva in un modo molto diverso dal mio...
Mi dispiace che sia finita così ma "mi sono tolto un peso", non volevo prenderla in giro, né essere troppo "evasivo" sull'argomento perché, presto o tardi, "tutti i nodi vengono al pettine".
E' d'accordo?
G.
La ringrazio per il celere riscontro.
Devo fare alcune precisazioni:
1) il fatto che io mi autodefinisca ancora "ragazzo" non è un caso: per qualche motivo nella mia testa vi è la convinzione di avere in me una parte che è rimasta ancora "fanciullesca" e spensierata ed è proprio quella parte di me che cozza contro l'idea di essere un uomo maturo in grado di affrontare certe responsabilità
2) è vero che ho una storia di ansia alle spalle ed è vero che sono sempre stato un tipo ansioso e apprensivo.
3) Per 15 anni ho sofferto di un disturbo neurologico cronico molto importante e limitante che mi ha portato a "smettere di vivere" e a fare tante, dolorose rinunce. Ora, fortunatamente, quel disturbo non è completamente guarito ma molto migliorato ed io ho solo voglia di recuperare il tempo perso (viaggiare in solitaria e vedere il mondo)
4) a livello lavorativo sono fisso ma è vero anche che in un tempo di grande incertezza come quello che stiamo attraversando nulla è certo
5) a livello famigliare vivo con mio padre anziano, mia madre l'ho persa più di 10 anni fa per via di un male incurabile e con mia sorella maggiore i rapporti non sono buoni e non ci parliamo da svariati mesi
Detto questo, ieri sera ho avuto una telefonata con quella che è ormai la mia ex compagna e di comune accordo abbiamo deciso di NON proseguire la nostra relazione che durava dallo scorso novembre.
Una cosa posso dire: so di averla amata veramente nonostante alcuni litigi e incomprensioni ma credo che questa sia stata la scelta migliore da fare.
Lei voleva un figlio a tutti i costi, me lo aveva sempre detto. Nel passato ne aveva anche perso uno a causa di alcune complicazioni ma io su questo punto sono stato categorico, per quanto riguarda invece la convivenza in futuro magari sì, ma ho sempre preferito mantenere un certo "distacco" tanto è vero che le nostre famiglie sono sempre state all'oscuro della nostra relazione.
Anche per quanto riguarda il sesso posso dire che io lo vivevo con un certo distacco se non timore mentre lei lo viveva in un modo molto diverso dal mio...
Mi dispiace che sia finita così ma "mi sono tolto un peso", non volevo prenderla in giro, né essere troppo "evasivo" sull'argomento perché, presto o tardi, "tutti i nodi vengono al pettine".
E' d'accordo?
G.
[#3]
Gentile utente,
non si tratta di "essere d'accordo": lei ha fatto una scelta che nell'immediato sente come un sollievo dall'ansia. Il trascorrere dei giorni e poi delle settimane dirà se questa scelta è stata una conquista di ritrovata libertà oppure una rinuncia, come avviene a chi è portatore di un disturbo (l'ansia, forse anche con un rischio di depressione?) e tuttavia non vuole curarsi.
Nella pur dettagliata analisi della sua vita, guarda caso lei omette di dire se si sta facendo curare. Da altre cose (il suo sentirsi "fanciullesco e spensierato"; la convivenza col padre; la mancata accettazione della scomparsa della madre; la lite con la sorella; il sesso vissuto "con un certo distacco") si potrebbe ipotizzare un blocco emotivo che andrebbe curato, per migliorare la qualità della sua vita.
Un terapeuta esperto in traumi complessi farebbe al caso suo.
Auguri.
non si tratta di "essere d'accordo": lei ha fatto una scelta che nell'immediato sente come un sollievo dall'ansia. Il trascorrere dei giorni e poi delle settimane dirà se questa scelta è stata una conquista di ritrovata libertà oppure una rinuncia, come avviene a chi è portatore di un disturbo (l'ansia, forse anche con un rischio di depressione?) e tuttavia non vuole curarsi.
Nella pur dettagliata analisi della sua vita, guarda caso lei omette di dire se si sta facendo curare. Da altre cose (il suo sentirsi "fanciullesco e spensierato"; la convivenza col padre; la mancata accettazione della scomparsa della madre; la lite con la sorella; il sesso vissuto "con un certo distacco") si potrebbe ipotizzare un blocco emotivo che andrebbe curato, per migliorare la qualità della sua vita.
Un terapeuta esperto in traumi complessi farebbe al caso suo.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#4]
Utente
Buon pomeriggio,
ho letto con attenzione la Sua cortese risposta e questo mi ha fornito utili spunti di riflessione.
A sostegno di quello che ho scritto Le posso confermare che ogni qual volta vedo dei miei conoscenti, che sono anche coetanei, essere alle prese con i problemi quotidiani, che una scelta importante come la paternità inevitabilmente presuppone, provo una certa angoscia al solo pensiero di essere io al loro posto e allora "benedico" il fatto di essere "scapolo" e di avere il "potere" e la "libertà" di non rendere conto a nessuno delle mie azioni.
In questo senso Le confermo che ho prenotato un volo per la Serbia agli inizi di aprile e sarò appunto là per un breve soggiorno allo scopo di.... girovagare il più possibile e vedere e familiarizzare con nuove lingue e culture, magari conoscendo nuove persone lungo il tragitto. Non c'è nulla di più bello! Se fossi padre oppure sposato dovrei dire addio a tutte queste cose e in questa fase della mia vita proprio non me la sento.
Non sono nuovo a fare viaggi in solitaria, ne ho già fatti molti ed ho acquisito una certa esperienza pratica...
Sogno di fare il giro del mondo, un giorno, con uno zaino sulla spalla e di vedere quante più bellezze il nostro pianeta ha da offrire...
La società ci ha imposto "dei modelli" e questo fa sì che, talvolta, avvertiamo dei bisogni come "compulsivi" ma che in realtà non sono "reali", non so se mi spiego... Forse questo è il mio caso, non lo so...
Dieci anni fa ho sofferto per una forma di depressione proprio perché VOLEVO una persona al mio fianco e mi sentivo solo, la cercavo disperatamente salvo poi essermi "abituato" alla vita da scapolo e aver scoperto che poi, in fondo, vivere da solo non è poi così male e ha pure dei vantaggi.
Io non escludo di avere altre relazioni in futuro ma, e questa è la condizione fondamentale, sempre SENZA impegnarsi con figli oppure matrimoni, una convivenza al massimo quella sì ma niente di più...
Sono troppi gli uomini che ho visto venire "dilapidati" da ex mogli che chiedono soldi per il sostentamento dei figli e io a loro direi: "Adesso piangete ma dovevate pensarci prima...!".
Questa è la visione che ho maturato nel corso degli anni. Per quanto riguarda la cefalea cronica di cui soffro da circa 15 anni sono attualmente in cura con Fluvoxamina 100 mg 1 cp al giorno da molti anni ormai e i risultati, ad oggi, sono molti buoni.
Cosa ne pensa?
Cordiali saluti.
G.
ho letto con attenzione la Sua cortese risposta e questo mi ha fornito utili spunti di riflessione.
A sostegno di quello che ho scritto Le posso confermare che ogni qual volta vedo dei miei conoscenti, che sono anche coetanei, essere alle prese con i problemi quotidiani, che una scelta importante come la paternità inevitabilmente presuppone, provo una certa angoscia al solo pensiero di essere io al loro posto e allora "benedico" il fatto di essere "scapolo" e di avere il "potere" e la "libertà" di non rendere conto a nessuno delle mie azioni.
In questo senso Le confermo che ho prenotato un volo per la Serbia agli inizi di aprile e sarò appunto là per un breve soggiorno allo scopo di.... girovagare il più possibile e vedere e familiarizzare con nuove lingue e culture, magari conoscendo nuove persone lungo il tragitto. Non c'è nulla di più bello! Se fossi padre oppure sposato dovrei dire addio a tutte queste cose e in questa fase della mia vita proprio non me la sento.
Non sono nuovo a fare viaggi in solitaria, ne ho già fatti molti ed ho acquisito una certa esperienza pratica...
Sogno di fare il giro del mondo, un giorno, con uno zaino sulla spalla e di vedere quante più bellezze il nostro pianeta ha da offrire...
La società ci ha imposto "dei modelli" e questo fa sì che, talvolta, avvertiamo dei bisogni come "compulsivi" ma che in realtà non sono "reali", non so se mi spiego... Forse questo è il mio caso, non lo so...
Dieci anni fa ho sofferto per una forma di depressione proprio perché VOLEVO una persona al mio fianco e mi sentivo solo, la cercavo disperatamente salvo poi essermi "abituato" alla vita da scapolo e aver scoperto che poi, in fondo, vivere da solo non è poi così male e ha pure dei vantaggi.
Io non escludo di avere altre relazioni in futuro ma, e questa è la condizione fondamentale, sempre SENZA impegnarsi con figli oppure matrimoni, una convivenza al massimo quella sì ma niente di più...
Sono troppi gli uomini che ho visto venire "dilapidati" da ex mogli che chiedono soldi per il sostentamento dei figli e io a loro direi: "Adesso piangete ma dovevate pensarci prima...!".
Questa è la visione che ho maturato nel corso degli anni. Per quanto riguarda la cefalea cronica di cui soffro da circa 15 anni sono attualmente in cura con Fluvoxamina 100 mg 1 cp al giorno da molti anni ormai e i risultati, ad oggi, sono molti buoni.
Cosa ne pensa?
Cordiali saluti.
G.
[#5]
Gentile utente,
il problema non è nella scelta tra essere scapolo o sposato, padre o non padre, bensì nel fatto di sentire il bisogno di chiedere ad altri cosa pensano di questa scelta.
Come le ho già detto, le scelte in questo campo sono tutte assolutamente legittime.
Le avevo suggerito di guardare su facebook la pagina delle Lunadigas: l'ha fatto?
Lì troverà delle donne che hanno scelto di non avere figli per i più svariati motivi: alcune per gli assennati ragionamenti che fa pure lei, altre per patologie anche psichiatriche (ansia, fobia del parto, traumi infantili non curati, etc.).
Ciascuna di queste scelte dall'origine così differente ha la funzione di tutelare il benessere della persona e anche degli ipotetici figli, quindi si rivela una decisione di buon senso.
Lei scrive: "La società ci ha imposto "dei modelli" e questo fa sì che, talvolta, avvertiamo dei bisogni come "compulsivi" ma che in realtà non sono "reali", non so se mi spiego... Forse questo è il mio caso, non lo so..."
La società, a ben guardare, ci fornisce molti modelli anche profondamente contraddittori, il cui leitmotiv è il consumismo. Oltre a dirci che ad una certa età ci dobbiamo sposare ci dice anche che dobbiamo avere svariati partner; pubblicizza insieme il "piacere" della genitorialità e quello della libertà, e vorrebbe che adottassimo plurimi e inconciliabili stili di vita, così come si cambia l'automobile ogni tot anni, anche se funziona benissimo.
Però mentre il cambiare compulsivamente l'auto, i vestiti, la casa, non comporta perdite per il nostro io, cambiare partner o essere genitori "pentiti" è differente. Praticamente è un impoverimento, un fallimento, un lutto che si ripete e inquina la vita; ma cosa vuole che importi, questo, a chi deve vendere, vendere, vendere, e quindi incessantemente indurci a buttare, rottamare, riciclare?
La invito a rispettare profondamente le sue scelte e a curare poco o nulla il parere di chi le contrasta. Ci sono persone meravigliose che sono state coniugi e genitori (Hegel, Gandhi, Einstein, Lorenz) e persone meravigliose che non lo sono state (Platone, Hume, Kant, Schopenhauer).
Allora perché continuare a farsi male selezionando quello che contraddice i suoi più profondi desideri? L'importante è conoscersi e rispettarsi. E di questo fa parte anche sapere che la Fluvoxamina è solo indirettamente una cura per la cefalea, ma ha il compito di curare altro.
Credo che con questo abbiamo esaurito gli argomenti del presente consulto, e le auguro di prendersi cura sempre meglio di sé stesso.
il problema non è nella scelta tra essere scapolo o sposato, padre o non padre, bensì nel fatto di sentire il bisogno di chiedere ad altri cosa pensano di questa scelta.
Come le ho già detto, le scelte in questo campo sono tutte assolutamente legittime.
Le avevo suggerito di guardare su facebook la pagina delle Lunadigas: l'ha fatto?
Lì troverà delle donne che hanno scelto di non avere figli per i più svariati motivi: alcune per gli assennati ragionamenti che fa pure lei, altre per patologie anche psichiatriche (ansia, fobia del parto, traumi infantili non curati, etc.).
Ciascuna di queste scelte dall'origine così differente ha la funzione di tutelare il benessere della persona e anche degli ipotetici figli, quindi si rivela una decisione di buon senso.
Lei scrive: "La società ci ha imposto "dei modelli" e questo fa sì che, talvolta, avvertiamo dei bisogni come "compulsivi" ma che in realtà non sono "reali", non so se mi spiego... Forse questo è il mio caso, non lo so..."
La società, a ben guardare, ci fornisce molti modelli anche profondamente contraddittori, il cui leitmotiv è il consumismo. Oltre a dirci che ad una certa età ci dobbiamo sposare ci dice anche che dobbiamo avere svariati partner; pubblicizza insieme il "piacere" della genitorialità e quello della libertà, e vorrebbe che adottassimo plurimi e inconciliabili stili di vita, così come si cambia l'automobile ogni tot anni, anche se funziona benissimo.
Però mentre il cambiare compulsivamente l'auto, i vestiti, la casa, non comporta perdite per il nostro io, cambiare partner o essere genitori "pentiti" è differente. Praticamente è un impoverimento, un fallimento, un lutto che si ripete e inquina la vita; ma cosa vuole che importi, questo, a chi deve vendere, vendere, vendere, e quindi incessantemente indurci a buttare, rottamare, riciclare?
La invito a rispettare profondamente le sue scelte e a curare poco o nulla il parere di chi le contrasta. Ci sono persone meravigliose che sono state coniugi e genitori (Hegel, Gandhi, Einstein, Lorenz) e persone meravigliose che non lo sono state (Platone, Hume, Kant, Schopenhauer).
Allora perché continuare a farsi male selezionando quello che contraddice i suoi più profondi desideri? L'importante è conoscersi e rispettarsi. E di questo fa parte anche sapere che la Fluvoxamina è solo indirettamente una cura per la cefalea, ma ha il compito di curare altro.
Credo che con questo abbiamo esaurito gli argomenti del presente consulto, e le auguro di prendersi cura sempre meglio di sé stesso.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 4.4k visite dal 17/03/2022.
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Approfondimento su Cefalea
Cefalea è il termine che descrive tutte le diverse forme di mal di testa: sintomi, cause, diagnosi e terapie possibili per le cefalee primarie e secondarie.