La paura scatena il sintomo?

Buonasera dottori, come evidente dai miei precedenti consulti sono per natura molto preoccupato.

Subito dopo l’infarto di mio padre avvenuto a novembre 2020, ho iniziato a soffrire di ipocondria.
Ero convinto di avere un problema al cuore a mia volta, poi il cancro ecc.

ogni settimana una malattia nuova.

In seguito ad alcuni attacchi di panico occorsi quando ero in altre città, ho iniziato ad avvertire un senso di ansia e angoscia esistenziali, cioè senza una reale causa (paura di x malattia) ma riferiti al senso della vita.
Ho vissuto per mesi con una ansia senza motivo che mi lacerava, che definivo alla mia psicologa come un peso.
La avvertivo soprattutto di mattina.
Poi un giorno, di punto in bianco, in macchina penso: e se mi buttassi giù?
Un pensiero come tanti altri, suppongo, ma non per me.
Da quel momento ho vissuto nella paura di potermi uccidere.
Mi sono chiesto, e mi chiedo ancora, perché l’ho pensato?
Forse voglio uccidermi?
La psicologa mi dice che ho un disturbo d’ansia e che le mie sono solo ossessioni.
Poi ha usato un termine cioè sindrome ansioso-depressiva, e da quel momento non smetto di pensare che posso essere depresso, nonostante lei mi abbia detto che non si tratta di depressione ma di un disturbo d’ansia.
Controllo continuamente i miei pensieri e le mie azioni per capire se sono depresso, e consulto internet praticamente h24 tanto che ormai so tutti i nomi delle patologie mentali così come qualche mese fa conoscevo tutti i nomi dei disagi cardiaci.
Leggo così tante storie di depressi che per certi momenti mi sembra di avere tutti i sintomi.
Poi ultimamente ho avuto un sonno un po’ disturbato e questo so che è un campanello di allarme per la depressione.
Controllo continuamente la differenza tra pensiero suicida e ossessione suicida su internet, ogni volta un po’ mi tranquillizzo perché mi accorgo di non avere il desiderio ma solo la paura.
Poi mi chiedo, è davvero così?
E se fosse volontà e non paura?
E se arrivassi al punto in cui perdo il controllo e mi butto?
E così sto peggio.

Se la guardo razionalmente, mi accorgo che molti pensieri e sensazioni le avevo anche prima del mio periodo buio, solo che non mi ci ossessionavo e conducevo la mia vita normalmente.
Ad esempio, quando tornavo dalle vacanze ero sempre triste, ma non ci pensavo più di tanto.
Da quando sono ansioso invece mi ci applico sulle cose, infatti ora sono tornato da una piacevole vacanza (nonostante la paura che mi accompagnava durante la giornata) e interpreto la mia tristezza come una depressione incurabile.

Voi cosa ne pensate?
È possibile che così come la paura dell’infarto mi portasse fitte al cuore, la paura della depressione mi porta a sentirmi disperato?

Domani ho appuntamento con un nuovo psicologo, stavolta esperto di TBS, spero di superare questo momento.
Nel frattempo però sono preoccupato che il mio problema sia irrisolvibile, e così mi sento angosciato/intrappolato.
[#1]
Dr. Stefano Cozzolino Psicologo 72 7
Gentile Utente,

l'infarto avuto da suo padre sembra aver confermato che possa concretizzarsi ciò che lei teme più di tutto: la perdita del controllo, la possibilità che qualcosa di brutto possa accadere senza preavviso.

Dalle sue parole, ci dice che da quel momento ha cominciato ad avvertire un'ansia che ha caratterizzato le sue giornate, definita inizialmente come sensazione di "peso" ma che successivamente si è manifestata nella forma di pensieri ossessivi sul fatto di potersi fare del male, o di avere un disturbo depressivo.

Le do uno spunto di lettura che penso possa esserle utile: non si sta male perché si ha l'ansia, ma si ha l'ansia perché si sta male. Partire dalla volontà di soffocare un attacco di panico per cominciare a stare bene, è come voler evitare di far saltare il coperchio di una pentola a pressione senza preoccuparsi di spegnere il fuoco.

In questo caso il suo fuoco (e l'ansia che ne consegue) sembra essere un'emozione di PAURA estrema riguardo la POSSIBILITÀ che qualcosa in lei non possa andare, fisicamente o mentalmente.

Quello su cui credo debba lavorare è una progressiva accettazione verso il fatto che nessuno di noi possa avere un controllo totale degli eventi che accadono nella propria vita. Di contro, il tentativo di esercitare in maniera ossessiva questo controllo è ciò che concretizza poi il malessere che teme di poter avere. La sua ansia sembra avere in questo meccanismo una funzione protettiva, c'è qui da capire quanto questa protezione non le stia in realtà arrecando danno.

Provo ora a darle una risposta sul "perché" possa aver avuto determinati pensieri: la risposta è perché ha una mente pensante, e questo fa sì che i pensieri si generino continuamente. Ciò che qui conta è la sua reazione emotiva associata a un determinato pensiero.
Anche qui, la direzione è la stessa: esercitarsi a considerare il pensiero come qualcosa che è nato dentro di lei ma che non per questo la definisce, e così come è comparso d'improvviso nella sua mente, permettergli di andare via senza darsi un giudizio o una diagnosi per il fatto di averlo pensato.

Buona fortuna per il suo nuovo percorso.

Dr. Stefano Cozzolino - Psicologo
cozzolinostefanopsy@gmail.com

[#2]
Attivo dal 2021 al 2022
Ex utente
Gentile dottore, grazie per la risposta esaustiva. Effettivamente, quando ho momenti di lucidità, sono conscio del fatto che sono i miei tentativi di sopprimere il dolore ad alimentarlo. Come dicevo nella prima parte del consulto, mi capita di ossessionarmi su cose che mi capitavano anche prima che fossi ansioso, ma a cui non prestavo per niente attenzione. La mia paura è di essere così ansioso da non riuscire a seguire le indicazioni dello psicoterapeuta e cadere in un vortice di terapie che non mi porteranno da nessuna parte.
[#3]
Dr. Stefano Cozzolino Psicologo 72 7
Capisco il suo punto di vista; la invito a riflettere sul fatto che come lei stesso dice, quella di
"essere così ansioso da non riuscire a seguire le indicazioni dello psicoterapeuta e cadere in un vortice di terapie che non mi porteranno da nessuna parte" è LA SUA PAURA,
da non confondere quindi con se stesso.

L'ansia è una risposta emotiva, non razionale, perciò il tentativo di dialogare con essa attraverso pensieri e ragionamenti razionali potrebbe non essere efficace.
Penso che ciò che possa aiutarla in questo momento sia imparare ad accogliere le sue debolezze e le sue fragilità, e accettare il rischio.
Il suo terapeuta potrà accompagnarla in questo percorso.

Saluti.

Dr. Stefano Cozzolino - Psicologo
cozzolinostefanopsy@gmail.com

Infarto

L'infarto del miocardio: quali sono i sintomi per riconoscerlo il tempo? Quali sono le cause dell'attacco di cuore? Fattori di rischio, cure e il post-infarto.

Leggi tutto