Panico guerra

Buongiorno, so che sarò banale, che migliaia se non milioni di persone ora come ora staranno nella mia stessa situazione, ma sono nel panico più assoluto e non so come fronteggiare questa situazione.

La guerra in Ucraina mi ha mandato nel panico, il pensiero di morire, ma più che di morire, quello di non poter proteggere la mia famiglia, mi ha bloccato completamente.
Non riesco a dormire passo la giornata a sfogliare le notizie sullo smartphone, ho improvvisi attacchi come isterici nei quali vedo davanti a me solo la catastrofe.
Non riesco a parlare, mangiare, a volte anche bere.
Ho eliminato tutte le attività normali, pensando solo a quelle basilari, come sopravvivere, ho riempito la cantina di viveri, ben sapendo che in caso di attacco nucleare non serviranno a nulla.
Mi sento prossimo alla morte.

Ora ho preso 20 gocce di valium ma non servono a nulla.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Mi sento prossimo alla morte

Il fatto è che siamo tutti prossimi alla morte. Basta solo intendersi su cosa vuol dire "prossimo".

È un mese? Un anno? Dieci anni? Cento anni? Perché sul lungo periodo tutti siamo morti.

È normale avere paura quando una situazione pericolosa arriva. È normale preoccuparsi quando ancora non è arrivata, ma potrebbe. Non è normale andare in panico quando non ancora non è arrivata. Questo tipo di terrore una volta non esisteva, perché la gente era più consapevole che il nostro tempo su questa terra è limitato. Oggi, invece, c'è come una credenza diffusa che sia possibile non morire, che vivremo in eterno. Magari un giorno ci arriveremo, ma ancora non siamo a questo punto. Perciò occorre ridimensionare e rivedere le proprie convinzioni.

L'ansiolitico le può servire semmai per placare l'ansia acuta del momento, ma è chiaro che non può vivere continuamente sotto valium: le occorre venire a patti con il problema e questo potrebbe farlo rivolgerndosi a uno psicoterapeuta.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Buongiorno e grazie mille della risposta, che potrebbe sembrare poca cosa ma per me invece è stata molto utile.
Specialmente un passaggio mi ha colpito
"Questo tipo di terrore una volta non esisteva, perché la gente era più consapevole che il nostro tempo su questa terra è limitato. Oggi, invece, c'è come una credenza diffusa che sia possibile non morire, che vivremo in eterno"

ha proprio ragione, è evidente che sto in un paradosso nel quale mi rifiuto di vivere per paura di morire.
Appurata la causa, è invece più difficile trovare la cura, e come dice lei, venire a patti con il problema è quanto giusto, quanto complicato.
Le auguro una buona serata e la ringrazio ancora per il tempo che ha perso con me, tra l'altro in forma gratuita. Sono atti di altruismo che fanno bene allo spirito, specialmente in questi tempi di egoismo.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Appurata la causa, è invece più difficile trovare la cura, e come dice lei, venire a patti con il problema è quanto giusto, quanto complicato
>>>

Non è complicato, ma all'inizio può essere difficile da eseguire. Occorre in sostanza familiarizzarsi con l'idea della morte, pensandoci e considerandola un'eventualità inevitabile. Ha presente quel frate che diceva a tutti: "Ricordati che devi morire?"

Ecco, si tratta di fare questo. La differenza rispetto ai pensieri che ha già consiste nel fatto che attualmente i pensieri le vengono in modo involontario, mentre dovrebbe andarseli a cercare in modo volontario.

Un saluto

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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