Disturbi ossessivi e ansia
Buongiorno, scrivo per mio figlio di 20 la cui salute mentale mi sta seriamente preoccupando, Mio figlio è sempre stato un ragazzo allegro, solare, l'anima della compagnia e da sempre uno sportivo, fa calcio da quando aveva 8 anni ed ha smesso con l'inizio della pandemia ed il lockdown.
A quel punto qualcosa in lui si è spezzato, ha cominciato a rimuginare su come sarebbe stato il suo futuro e la sua carriera calcistica se non si fosse fermato; non uscendo come prima ed evitando feste e riunioni tra amici questi lo hanno isolato e cercato sempre meno...si è sentito isolato ed abbandonato da chi riteneva fosse suo amico e a quanto pare non lo era.
E' passato dallo stare fuori senza soluzione di continuità dalla mattina, a scuola, alla sera per allenamenti e gare, all'isolamento più totale.
Ha cominciato l'università ma, sempre a causa del Covid, a distanza ed ha quindi continuato in un regime di semi isolamento.
2021 comincia finalmente l'università in presenza, con tutto quello che comporta quindi trasferimento in un'altra città, coabitare con altri colleghi ecc, e speravo che questo lo distraesse e sembrava che le cose andassero meglio ma adesso con la sessione d'esame la situazione è precipitata, si è fatto prendere dall'ansia e dal panico per gli esami che poi ha superato egregiamente.
I giorni precedenti all'esame sono stati caratterizzati da veri e propri attacchi di panico, da pensieri ossessivi che non poteva farcela e che l'avrebbero bocciato.
Adesso, finiti gli esami, è rimasta fuori una materia e il pensiero di questa lo sta ossessionando.
Ha crisi di pianto e si dispera perchè questo pensiero lo tormenta e non riesce a liberarsene, anche se è consapevole che non è una situazione irrimediabile questo pensiero ossessivo lo sta distruggendo.
Cerco di rassicurarlo ed ho già preso appuntamento con una psicologa che mi auguro lo possa seriamente aiutare.
So che non è possibile fare diagnosi in questo modo ma vorrei sapere se esiste la possibilità che mio figlio stia andando verso una malattia mentale e se c'è la possibilità che possa riprendersi e tornare il ragazzo di prima.
Sono una mamma disperata vi prego datemi un consiglio, un suggerimento perchè io possa aiutare mio figlio a superare questo malessere così profondo.
Grazie
A quel punto qualcosa in lui si è spezzato, ha cominciato a rimuginare su come sarebbe stato il suo futuro e la sua carriera calcistica se non si fosse fermato; non uscendo come prima ed evitando feste e riunioni tra amici questi lo hanno isolato e cercato sempre meno...si è sentito isolato ed abbandonato da chi riteneva fosse suo amico e a quanto pare non lo era.
E' passato dallo stare fuori senza soluzione di continuità dalla mattina, a scuola, alla sera per allenamenti e gare, all'isolamento più totale.
Ha cominciato l'università ma, sempre a causa del Covid, a distanza ed ha quindi continuato in un regime di semi isolamento.
2021 comincia finalmente l'università in presenza, con tutto quello che comporta quindi trasferimento in un'altra città, coabitare con altri colleghi ecc, e speravo che questo lo distraesse e sembrava che le cose andassero meglio ma adesso con la sessione d'esame la situazione è precipitata, si è fatto prendere dall'ansia e dal panico per gli esami che poi ha superato egregiamente.
I giorni precedenti all'esame sono stati caratterizzati da veri e propri attacchi di panico, da pensieri ossessivi che non poteva farcela e che l'avrebbero bocciato.
Adesso, finiti gli esami, è rimasta fuori una materia e il pensiero di questa lo sta ossessionando.
Ha crisi di pianto e si dispera perchè questo pensiero lo tormenta e non riesce a liberarsene, anche se è consapevole che non è una situazione irrimediabile questo pensiero ossessivo lo sta distruggendo.
Cerco di rassicurarlo ed ho già preso appuntamento con una psicologa che mi auguro lo possa seriamente aiutare.
So che non è possibile fare diagnosi in questo modo ma vorrei sapere se esiste la possibilità che mio figlio stia andando verso una malattia mentale e se c'è la possibilità che possa riprendersi e tornare il ragazzo di prima.
Sono una mamma disperata vi prego datemi un consiglio, un suggerimento perchè io possa aiutare mio figlio a superare questo malessere così profondo.
Grazie
[#1]
Buongiorno,
grazie per la sua condivisione.
Inizierei tentando di rassicurarla: se ne ha parlato con suo figlio e lui si trova d'accordo nell'intraprendere un percorso di supporto psicologico, ha agito nella giusta direzione e certamente gioverà dall'essere seguito da un professionista.
Quello che lei racconta di suo figlio si può ritrovare in molti casi di ragazzi/e giovani a seguito della pandemia.
Il covid è stato (ed è, fortunatamente ora in misura molto minore) caratterizzato da incertezza, isolamento, immobilità. Un cambiamento che, come racconta, è stato drastico per un figlio abituato a vivere una vita ricca di impegni, sfide e passioni.
Questi cambiamenti, questa sensazione di impotenza e immobilità hanno imposto a tutti noi di rallentare nei ritmi e ci hanno obbligati (o permesso, per alcuni) di fermarci un attimo.
L'improvviso eccesso di tempo, l'ansia per il futuro e l'isolamento hanno svolto un ruolo importante nello slatentizzare paure e pensieri che diversamente non trovavano il tempo di emergere nei ritmi più frenetici della quotidianità cui si era abituati.
In questo senso una mia personale riflessione fa riferimento al fatto che forse, in una certa declinazione, questi eventi che ci hanno vincolati a "stare un po' più con noi stessi", per quanto possano aver fatto emergere alcune fragilità, hanno svolto un ruolo di "acceleratore" nella presa di consapevolezza di sè, talvolta dolorosa.
Spesso insicurezze o problematiche latenti potrebbero restare tali per molto tempo, per poi emergere successivamente. Ma questa emersione permette di prenderne atto e di poterci lavorare attivamente.
Per rispondere al suo quesito, le consiglio primariamente di "aiutarsi" nei momenti in cui riflette circa la condizione di suo figlio: parlare di "malattia mentale" spaventa, poichè le parole che scegliamo possono essere potenti. Se soffre di attacchi di panico o di disturbo di panico, se al momento è lievemente incline al sentirsi ossessionato o a un rimuginio ne parli in questo senso, non come "malattia mentale".
Questo la aiuterà a scaricarsi da un eccesso di apprensione, e ad evitare che questa possa essere trasmessa anche a lui. Suo figlio non è "malato", ha raccontato di un ragazzo che prima della pandemia era perfettamente inserito nel gruppo dei pari, fortemente attivo e pieno di interessi.
Quando dice che "spera che possa riprendersi e tornare il ragazzo di prima" è estremamente naturale che una madre sia preoccupata per la salute di suo figlio.
A tal riguardo l'ultimo suggerimento che mi sento di darle è questo: non abbia fretta, provi ad accettare questa condizione di temporanea instabilità (quella che in gergo chiamiamo come capacità negativa, ossia di saper stare nell'incertezza) e a dare a suo figlio il tempo necessario.
Non lo carichi di aspettative circa "il ragazzo che era".
A volte può capitare che un genitore proietti e investa sul proprio figlio alcune speranze che, se disattese, possono destabilizzare più il genitore del ragazzo.
Svolgere un percorso di supporto psicologico o psicoterapeutico dona una maggior consapevolezza di se' stessi. Possono cambiare le proprie priorità, la propria chiave interpretativa del mondo, gli interessi, tutto questo in funzione di una nuova e aumentata conoscenza di sè.
Abbracci insieme a lui questo cambiamento, che deve essere finalizzato non tanto al tornare esattamente come era prima, ma piuttosto a stare meglio e a ritrovare serenità.
grazie per la sua condivisione.
Inizierei tentando di rassicurarla: se ne ha parlato con suo figlio e lui si trova d'accordo nell'intraprendere un percorso di supporto psicologico, ha agito nella giusta direzione e certamente gioverà dall'essere seguito da un professionista.
Quello che lei racconta di suo figlio si può ritrovare in molti casi di ragazzi/e giovani a seguito della pandemia.
Il covid è stato (ed è, fortunatamente ora in misura molto minore) caratterizzato da incertezza, isolamento, immobilità. Un cambiamento che, come racconta, è stato drastico per un figlio abituato a vivere una vita ricca di impegni, sfide e passioni.
Questi cambiamenti, questa sensazione di impotenza e immobilità hanno imposto a tutti noi di rallentare nei ritmi e ci hanno obbligati (o permesso, per alcuni) di fermarci un attimo.
L'improvviso eccesso di tempo, l'ansia per il futuro e l'isolamento hanno svolto un ruolo importante nello slatentizzare paure e pensieri che diversamente non trovavano il tempo di emergere nei ritmi più frenetici della quotidianità cui si era abituati.
In questo senso una mia personale riflessione fa riferimento al fatto che forse, in una certa declinazione, questi eventi che ci hanno vincolati a "stare un po' più con noi stessi", per quanto possano aver fatto emergere alcune fragilità, hanno svolto un ruolo di "acceleratore" nella presa di consapevolezza di sè, talvolta dolorosa.
Spesso insicurezze o problematiche latenti potrebbero restare tali per molto tempo, per poi emergere successivamente. Ma questa emersione permette di prenderne atto e di poterci lavorare attivamente.
Per rispondere al suo quesito, le consiglio primariamente di "aiutarsi" nei momenti in cui riflette circa la condizione di suo figlio: parlare di "malattia mentale" spaventa, poichè le parole che scegliamo possono essere potenti. Se soffre di attacchi di panico o di disturbo di panico, se al momento è lievemente incline al sentirsi ossessionato o a un rimuginio ne parli in questo senso, non come "malattia mentale".
Questo la aiuterà a scaricarsi da un eccesso di apprensione, e ad evitare che questa possa essere trasmessa anche a lui. Suo figlio non è "malato", ha raccontato di un ragazzo che prima della pandemia era perfettamente inserito nel gruppo dei pari, fortemente attivo e pieno di interessi.
Quando dice che "spera che possa riprendersi e tornare il ragazzo di prima" è estremamente naturale che una madre sia preoccupata per la salute di suo figlio.
A tal riguardo l'ultimo suggerimento che mi sento di darle è questo: non abbia fretta, provi ad accettare questa condizione di temporanea instabilità (quella che in gergo chiamiamo come capacità negativa, ossia di saper stare nell'incertezza) e a dare a suo figlio il tempo necessario.
Non lo carichi di aspettative circa "il ragazzo che era".
A volte può capitare che un genitore proietti e investa sul proprio figlio alcune speranze che, se disattese, possono destabilizzare più il genitore del ragazzo.
Svolgere un percorso di supporto psicologico o psicoterapeutico dona una maggior consapevolezza di se' stessi. Possono cambiare le proprie priorità, la propria chiave interpretativa del mondo, gli interessi, tutto questo in funzione di una nuova e aumentata conoscenza di sè.
Abbracci insieme a lui questo cambiamento, che deve essere finalizzato non tanto al tornare esattamente come era prima, ma piuttosto a stare meglio e a ritrovare serenità.
Dr. Gian Andrea Gatto
https://www.drgianandreagatto.com/
https://www.instagram.com/gian_andrea_gatto_psicologo/
[#2]
Utente
Buonasera Dottore,
grazie infinite per la celere risposta e soprattutto per le sue parole che mi hanno confortata non poco.
Seguirò il suo consiglio e farò del mio meglio per supportare mio figlio ed accompagnarlo in questo percorso che mi auguro gli restituisca la serenità di cui ha tanto bisogno.
Infinitamente grazie
grazie infinite per la celere risposta e soprattutto per le sue parole che mi hanno confortata non poco.
Seguirò il suo consiglio e farò del mio meglio per supportare mio figlio ed accompagnarlo in questo percorso che mi auguro gli restituisca la serenità di cui ha tanto bisogno.
Infinitamente grazie
[#3]
Grazie a lei.
Un caro saluto
Un caro saluto
Dr. Gian Andrea Gatto
https://www.drgianandreagatto.com/
https://www.instagram.com/gian_andrea_gatto_psicologo/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.2k visite dal 04/03/2022.
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