Difficoltà nel cambiamento
Salve
Ahimè, già da un vecchio consulto da me postato anni fa si può facilmente evincere quanto la mia sofferenza psicologica fosse fin da allora presente.
Evitando di ripetermi troppo, ho iniziato a soffrire all'età di 12 anni, da allora le cose hanno preso una piega inaspettata, ovviamente con accezione negativa, fin da subito ho potuto accusare sintomi riconducibili al disturbo ossessivo compulsivo, quali i classici e articolati rituali come controllare ogni sera di aver chiuso il gas, i rubinetti, accendere e spegnere l'interruttore della luce contando ogni singola volta quante volte lo avevo fatto e nel medesimo atto associare un'immagine mentale, il tutto in un ben particolare ordine, pena ricominciare tutto da capo.
Inoltre sperimentavo una grande mole d'ansia che mi spingeva a chiedere continue rassicurazioni a mia madre, sperimentando anche un forte bisogno di sentirmi protetto in un ambiente a me familiare, quasi infantile, ciò si protrasse per qualche anno fino a che non si presentarono nuovi sintomi, quali: depressione e un iniziale rifiuto nei confronti della scuola.
Per poter rendere maggiormente chiara la situazione della scuola devo fare un passo indietro, infatti ho sempre avuto un rapporto tumultuoso e conflittuale sia con le figure di insegnamento che con lo studio in sé.
Fin dalla prima elementare avevo difficoltà a stare quieto, ascoltare e concentrarmi, successivamente a leggere, leggere ad alta voce e fare i calcoli scritti, ricordo le lunghe giornate passate a studiare insieme ai miei genitori le cui emozioni predominati erano quelle legate alla costrizione e anche all'umiliazione, in quest'ultimo caso mio padre ha sempre contribuito a farmi sentire inadeguato, diverso e stupido, alludendo spesso al fatto che io fossi in qualche misura malato.
Tutto ebbe un contorno più chiaro quando appunto a 12 anni venni diagnosticato dislessico, da lì in poi le mie difficoltà a scuola paradossalmente aumentarono, la diagnosi di dislessia mi faceva sentire diverso, anche gli stessi insegnanti iniziarono a trattarmi come tale, ricordo che alcuni dei miei compagni si sostituivano a me nel prendere i compiti o cercavano di aiutarmi parlando con gli insegnanti, sfortunatamente io ho sempre avuto un indole timida e introversa tale da impedirmi di essere un minimo assertivo, purtroppo questi atteggiamenti hanno contribuito a farmi letteralmente odiare la scuola e lo studio scolastico.
Senza addentrarmi troppo nei dettagli, verso il quarto superiore abbandonai definitivamente la scuola dopo alcune bocciature e incostanti periodi di assenza.
Gran parte della mia adolescenza è stata segnata dall'ansia, dalla depressione e da un successivo ritiro sociale dovuto anche all'abbandono della scuola, rifugiandomi nella rete, ho potuto emulare le interazioni sociali che non avevo, è da precisare che io desideravo fortemente avere una vita sociale come i miei coetanei, solo che avevo troppe paure che mi impedivano di uscire dalla zona di comfort. Sono andato avanti fino ai 20 anni, poi insieme al mio psicologo del CSM mi venne proposto di intraprendere un percorso terapeutico presso una comunità situata fuori regione, mi ci volle un anno poi accettai, nella speranza di migliorare le cose perché da solo non ero in grado di riuscirci. Il primo periodo è stato come uno dei periodi più felici di cui ho ricordo, non nego, ci sono stati alti e bassi, anche se a volte ripenso al mio percorso, non sono sicuro che ciò mi sia stato veramente utile e propedeutico al fine di avere una vita migliore, ma indubbiamente mi ha dato una consapevolezza maggiore circa i miei problemi. Così ora scrivo dopo aver da poco concluso il percorso ahimè durato quasi 5 anni, e ora ho paura del futuro e di cosa mi prospetta, e dire paura è un eufemismo perché io ho il terrore, sentimenti quali la solita inadeguatezza, paura di sbagliare, l'atavica ansia che mi accompagna, le ossessioni, ho paura di crescere, ho la costante sensazione di sentirmi nudo e vulnerabile, ah e l'ipocondria che in quest'ultimo periodo mi sta particolarmente annientando, diciamo che ogni 3-4 volte all'anno ho quasi la convinzione di avere una x malattia nefasta e debilitante, e quindi controlli vari che risultano negativi o comunque di entità molto lieve. Il problema non sono tanto i sintomi ma è la modalità con la quale mi rapporto ad essi, come reagisco e cerco di reagire, questo è il vero problema, mi pongo sempre con un atteggiamento passivo, mi abbatto facilmente fino ad arrivare di sovente a pensare al suicidio come unica via d'uscita nell'utopica speranza che magari un giorno potrò riviere da uomo libero, sono veramente stanco di tutto ciò e il mio pessimismo leopardiano non mi è d'aiuto. Io ho tanti progetti, vorrei VIVERE per ciò mi spaventano le malattie fra cui anche quella mentale, ho timore che non uscirò mai da questa situazione e anzi che peggiorerò progressivamente o che comunque dovrò fare una vita che non ho scelto. Un ultima cosa, come detto ho sempre avuto una certa avversione per la scuola ma non per ciò che riguarda la cultura, ho sempre cercato di distinguermi dagli altri, non volevo né voglio essere uno dei tanti, però ho il desiderio di finire gli studi in quanto oltre a conferirmi maggiori vantaggi lavorativi sarebbe motivo di personale orgoglio, però ho alcune difficoltà che mi impediscono di proseguire, fra cui anche la mia scarsissima costanza. Nel tempo ho potuto costruirmi l'idea secondo cui io non sia in grado di apprendere nulla, di avere difficoltà mnemoniche non che di avere scarsa capacità nell'eloquio, ciò è molto frustrante, non sono come vorrei essere e da qui traspare la mia nota ossessiva secondo cui tutto deve essere perfetto ma non riuscendoci ho sentimenti di frustrazione e inferiorità che probabilmente mi portano a sottovalutare le mie reali capacità, è pur vero che accuso delle reali difficoltà di apprendimento e di esposizione non riuscendo a comprendere appieno il significato di ciò che leggo, impiegando molto tempo prima di memorizzare il contenuto studiato, non riuscendo ad esprimermi ed esporre in maniera fluente ciò che studio o semplicemente che ho da dire, dimenticandomi con estrema facilità i concetti chiave di ciò che ho studiato. È possibile riuscire a risolvere tali difficoltà?
Ahimè, già da un vecchio consulto da me postato anni fa si può facilmente evincere quanto la mia sofferenza psicologica fosse fin da allora presente.
Evitando di ripetermi troppo, ho iniziato a soffrire all'età di 12 anni, da allora le cose hanno preso una piega inaspettata, ovviamente con accezione negativa, fin da subito ho potuto accusare sintomi riconducibili al disturbo ossessivo compulsivo, quali i classici e articolati rituali come controllare ogni sera di aver chiuso il gas, i rubinetti, accendere e spegnere l'interruttore della luce contando ogni singola volta quante volte lo avevo fatto e nel medesimo atto associare un'immagine mentale, il tutto in un ben particolare ordine, pena ricominciare tutto da capo.
Inoltre sperimentavo una grande mole d'ansia che mi spingeva a chiedere continue rassicurazioni a mia madre, sperimentando anche un forte bisogno di sentirmi protetto in un ambiente a me familiare, quasi infantile, ciò si protrasse per qualche anno fino a che non si presentarono nuovi sintomi, quali: depressione e un iniziale rifiuto nei confronti della scuola.
Per poter rendere maggiormente chiara la situazione della scuola devo fare un passo indietro, infatti ho sempre avuto un rapporto tumultuoso e conflittuale sia con le figure di insegnamento che con lo studio in sé.
Fin dalla prima elementare avevo difficoltà a stare quieto, ascoltare e concentrarmi, successivamente a leggere, leggere ad alta voce e fare i calcoli scritti, ricordo le lunghe giornate passate a studiare insieme ai miei genitori le cui emozioni predominati erano quelle legate alla costrizione e anche all'umiliazione, in quest'ultimo caso mio padre ha sempre contribuito a farmi sentire inadeguato, diverso e stupido, alludendo spesso al fatto che io fossi in qualche misura malato.
Tutto ebbe un contorno più chiaro quando appunto a 12 anni venni diagnosticato dislessico, da lì in poi le mie difficoltà a scuola paradossalmente aumentarono, la diagnosi di dislessia mi faceva sentire diverso, anche gli stessi insegnanti iniziarono a trattarmi come tale, ricordo che alcuni dei miei compagni si sostituivano a me nel prendere i compiti o cercavano di aiutarmi parlando con gli insegnanti, sfortunatamente io ho sempre avuto un indole timida e introversa tale da impedirmi di essere un minimo assertivo, purtroppo questi atteggiamenti hanno contribuito a farmi letteralmente odiare la scuola e lo studio scolastico.
Senza addentrarmi troppo nei dettagli, verso il quarto superiore abbandonai definitivamente la scuola dopo alcune bocciature e incostanti periodi di assenza.
Gran parte della mia adolescenza è stata segnata dall'ansia, dalla depressione e da un successivo ritiro sociale dovuto anche all'abbandono della scuola, rifugiandomi nella rete, ho potuto emulare le interazioni sociali che non avevo, è da precisare che io desideravo fortemente avere una vita sociale come i miei coetanei, solo che avevo troppe paure che mi impedivano di uscire dalla zona di comfort. Sono andato avanti fino ai 20 anni, poi insieme al mio psicologo del CSM mi venne proposto di intraprendere un percorso terapeutico presso una comunità situata fuori regione, mi ci volle un anno poi accettai, nella speranza di migliorare le cose perché da solo non ero in grado di riuscirci. Il primo periodo è stato come uno dei periodi più felici di cui ho ricordo, non nego, ci sono stati alti e bassi, anche se a volte ripenso al mio percorso, non sono sicuro che ciò mi sia stato veramente utile e propedeutico al fine di avere una vita migliore, ma indubbiamente mi ha dato una consapevolezza maggiore circa i miei problemi. Così ora scrivo dopo aver da poco concluso il percorso ahimè durato quasi 5 anni, e ora ho paura del futuro e di cosa mi prospetta, e dire paura è un eufemismo perché io ho il terrore, sentimenti quali la solita inadeguatezza, paura di sbagliare, l'atavica ansia che mi accompagna, le ossessioni, ho paura di crescere, ho la costante sensazione di sentirmi nudo e vulnerabile, ah e l'ipocondria che in quest'ultimo periodo mi sta particolarmente annientando, diciamo che ogni 3-4 volte all'anno ho quasi la convinzione di avere una x malattia nefasta e debilitante, e quindi controlli vari che risultano negativi o comunque di entità molto lieve. Il problema non sono tanto i sintomi ma è la modalità con la quale mi rapporto ad essi, come reagisco e cerco di reagire, questo è il vero problema, mi pongo sempre con un atteggiamento passivo, mi abbatto facilmente fino ad arrivare di sovente a pensare al suicidio come unica via d'uscita nell'utopica speranza che magari un giorno potrò riviere da uomo libero, sono veramente stanco di tutto ciò e il mio pessimismo leopardiano non mi è d'aiuto. Io ho tanti progetti, vorrei VIVERE per ciò mi spaventano le malattie fra cui anche quella mentale, ho timore che non uscirò mai da questa situazione e anzi che peggiorerò progressivamente o che comunque dovrò fare una vita che non ho scelto. Un ultima cosa, come detto ho sempre avuto una certa avversione per la scuola ma non per ciò che riguarda la cultura, ho sempre cercato di distinguermi dagli altri, non volevo né voglio essere uno dei tanti, però ho il desiderio di finire gli studi in quanto oltre a conferirmi maggiori vantaggi lavorativi sarebbe motivo di personale orgoglio, però ho alcune difficoltà che mi impediscono di proseguire, fra cui anche la mia scarsissima costanza. Nel tempo ho potuto costruirmi l'idea secondo cui io non sia in grado di apprendere nulla, di avere difficoltà mnemoniche non che di avere scarsa capacità nell'eloquio, ciò è molto frustrante, non sono come vorrei essere e da qui traspare la mia nota ossessiva secondo cui tutto deve essere perfetto ma non riuscendoci ho sentimenti di frustrazione e inferiorità che probabilmente mi portano a sottovalutare le mie reali capacità, è pur vero che accuso delle reali difficoltà di apprendimento e di esposizione non riuscendo a comprendere appieno il significato di ciò che leggo, impiegando molto tempo prima di memorizzare il contenuto studiato, non riuscendo ad esprimermi ed esporre in maniera fluente ciò che studio o semplicemente che ho da dire, dimenticandomi con estrema facilità i concetti chiave di ciò che ho studiato. È possibile riuscire a risolvere tali difficoltà?
[#1]
È possibile, ma 1) bisogna essere motivati e 2) occorre trovare un professionista con il quale trovarsi a proprio agio per fare un buon lavoro (e che ti dia le istruzioni adatte).
Partendo dall'ansia e dall'ipocondria, non so se ti sia mai stato detto, ma ci sono alcune cose che è meglio fare o non fare per non alimentarla. Se vuoi, puoi vedere questo video che tratta dell'argomento:
https://www.youtube.com/watch?v=vx0MyOxPM30
(cliccare sul link e poi su "Ok")
Ossessività e ipocondria sono molto legate fra loro.
Partendo dall'ansia e dall'ipocondria, non so se ti sia mai stato detto, ma ci sono alcune cose che è meglio fare o non fare per non alimentarla. Se vuoi, puoi vedere questo video che tratta dell'argomento:
https://www.youtube.com/watch?v=vx0MyOxPM30
(cliccare sul link e poi su "Ok")
Ossessività e ipocondria sono molto legate fra loro.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Utente
La ringrazio Dr. Santonocito per la sua celere risposta, per quanto riguarda l'ipocondria, sono stato informato circa le modalità utilizzate per evitare di acuire i sintomi collegati alla stessa, solo che spesso ci ricasco, di sovente non riesco a tenere a bada l'ansia. Comunque la psicoterapia era maggiormente incentrata sulle cause più profonde che mi spingevano ad accusare tali sintomi piuttosto che semplicemente indicazioni atte a gestire i sintomi. Purtroppo questi sintomi sono alquanto disturbanti, tutto gira intorno alla disabilità, al dolore cronico, a sentimenti di impotenza che potrebbero minare la mia crescita personale, tutto ciò è alquanto soverchiante, mi sento scoraggiato, i miei pensieri si fissano sulla paura impedendomi di pensare ad altro e il mio umore diventa disforico sentendomi privo di energie,insomma una brutta gatta da pelare.
[#3]
Da un punto di vista strategico, per curare ipocondria e ossessioni non c'è alcun bisogno di ricercare cause profonde. È invece fondamentale concentrarsi e insistere sul modificare prima i comportamenti. Modificando i comportamenti puoi scoprire cose nuove e dopo un certo tempo iniziare anche a sentire le cose in modo nuovo. Ma come dicevo occorre motivazione, per non perdere la rotta.
I sintomi sono soverchianti perché tu ancora stai dando troppa importanza a ciò che senti, pensi o credi. La trappola dell'ansia consiste proprio in questo. Potresti provare a rivolgerti a una terapia di tipo diverso, più focalizzata.
I sintomi sono soverchianti perché tu ancora stai dando troppa importanza a ciò che senti, pensi o credi. La trappola dell'ansia consiste proprio in questo. Potresti provare a rivolgerti a una terapia di tipo diverso, più focalizzata.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 870 visite dal 28/02/2022.
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