Perché il mio cervello mi dice di farmi del male come se fosse l'unica cosa che mi fa stare bene?
Qualche anno fa ero autolesionista.
Ogni notte speravo di beccarmi una vena e morire, una volta ci sono quasi riuscita.
Mi sentivo bene a farlo, quell'adrenalina di non sapere se sarei morta o meno ogni giorno.
Adesso ho smesso perché sto con una ragazza e non voglio farla soffrire, ma la mia testa mi dice ancora le stesse cose e non posso non sentirle, "fallo di nuovo, non ci saranno conseguenze, ucciditi" e io sento che in fondo voglio farlo.
Non sto male, sono contenta della mia vita, ma penso al suicidio ogni giorno come se mi trascinasse.
Spesso mi viene voglia di ferire le persone che amo solo per sentirmi in colpa dopo e cadere nell'autocommiserazione per provare qualcosa, per avere un motivo per farlo.
Non ho paura di farlo, non ho paura di tagliarmi e non l'ho mai fatto perché stavo male.
Cerco di farmi del male in ogni modo come se fosse quasi un hobby, ma piano piano questo istinto sta vincendo e non posso fare a meno di ascoltare le frasi che mi dice la mia testa, anche se a volte diventano quasi incontrollabili.
Una volta una ragazza mi ha mancato di rispetto, ed ero pronta a prenderla per la gola e buttarla in mezzo alla strada mentre passava un auto.
Ho avuto mezzo secondo per bloccarmi, stavo davvero per farlo.
Ho paura che un giorno non mi controllerò più.
Nessuno si è mai accorto di queste mie problematiche e non riesco a parlarne per paura che mi prendano per pazza.
Ogni notte speravo di beccarmi una vena e morire, una volta ci sono quasi riuscita.
Mi sentivo bene a farlo, quell'adrenalina di non sapere se sarei morta o meno ogni giorno.
Adesso ho smesso perché sto con una ragazza e non voglio farla soffrire, ma la mia testa mi dice ancora le stesse cose e non posso non sentirle, "fallo di nuovo, non ci saranno conseguenze, ucciditi" e io sento che in fondo voglio farlo.
Non sto male, sono contenta della mia vita, ma penso al suicidio ogni giorno come se mi trascinasse.
Spesso mi viene voglia di ferire le persone che amo solo per sentirmi in colpa dopo e cadere nell'autocommiserazione per provare qualcosa, per avere un motivo per farlo.
Non ho paura di farlo, non ho paura di tagliarmi e non l'ho mai fatto perché stavo male.
Cerco di farmi del male in ogni modo come se fosse quasi un hobby, ma piano piano questo istinto sta vincendo e non posso fare a meno di ascoltare le frasi che mi dice la mia testa, anche se a volte diventano quasi incontrollabili.
Una volta una ragazza mi ha mancato di rispetto, ed ero pronta a prenderla per la gola e buttarla in mezzo alla strada mentre passava un auto.
Ho avuto mezzo secondo per bloccarmi, stavo davvero per farlo.
Ho paura che un giorno non mi controllerò più.
Nessuno si è mai accorto di queste mie problematiche e non riesco a parlarne per paura che mi prendano per pazza.
[#1]
Buongiorno , da quello che racconta e dal fatto che ha scritto qui immagino che per lei sia esperienza che desidera quanto meno comprendere e possibilmente cambiare. Forse, mi chiedo, se ha scritto qui perché è pronta a cambiare proprio questa parte di sé autolesionista. Questi gesti hanno sempre una loro logica e andrebbero compresi in modo opportuno caso per caso, sia per capire da cosa originano ,e cosa li scatena, sia per adottare una modalità diversa e più funzionale per gestire questi impulsi. Il sostegno di una psicoterapia e/o di tecniche di consapevolezza come la Mindfulness possono aiutare a trovare nuove strade per stare meglio con sé e con gli altri. Spero di averle , almeno in parte, risposto. Per qualsiasi chiarimento sono a disposizione. Un saluto
Dr. Roberto Pugliese
[#2]
Buongiorno, mi spiace per la sua situazione e immagino quanto la possa destabilizzare. Ha descritto con parecchi dettagli ciò che le sta succedendo e quali sono i suoi pensieri e credo che sia assolutamente necessario rivolgersi ad uno psicoterapeuta e parlare di tutto ciò che la spaventa e le pulsioni che ha. Ma ha già fatto un percorso psicoterapeutico? Che ne pensa di iniziarne uno?
Dr.ssa Debora Manoni
Psicologa Psicoterapeuta
Specialista in Disturbi Specifici dell'Apprendimento
[#3]
Buongiorno,
intanto la ringrazio per la condivisione dei suoi vissuti e delle sue esperienze.
Nel testo del suo messaggio ha sostenuto che non riesce a parlarne, ma la sua capacità di aver espresso le sue emozioni dimostra invece che è in grado di farlo e che forse possiede più risorse di quel che crede.
Spesso tendiamo a identificarci con i nostri pensieri, al di là di quanto essi ci rappresentino realmente. E questo è un primo suggerimento che mi sento di darle, come pronto soccorso emotivo nei momenti di grande difficoltà: noi non siamo i nostri pensieri. Per quanto essi ci sembrino potenti e destabilizzanti, possiamo scegliere di non identificarci con essi, col fine di non lasciarci travolgere ma semplicemente osservarli, scaricandoli dalla forza di influenzare i nostri comportamenti o il nostro stato d'animo, per attendere il momento in cui, come sono arrivati, potranno lasciarci.
Il fatto che abbia riferito che qualche anno fa fosse autolesionista mi fa inoltre pensare che per diverso tempo, o a fasi alterne, abbia cessato di esserlo. E questo ha un significato da cui attingere forza e fiducia, ossia che in certi momenti e periodi, per una qualche motivazione che ha valore per lei, ha avuto la capacità di allontanarsi momentaneamente da questi comportamenti e stati d'animo.
Questo è potuto avvenire perchè non si è autolesionisti, ma si ha (un disturbo di) autolesionismo, così come qualunque altro disturbo possa affliggere una persona.
I disturbi non ci rappresentano, non dobbiamo cadere nell'errore di credere di "essere" o essere rappresentati da quel disturbo. Questo concetto è molto potente, perchè ci mette in condizione di capire che "se non siamo qualcosa, ma abbiamo qualcosa", possiamo smettere di averlo. Riponga grande fiducia in questo.
Mi accodo ai colleghi nel consigliarle di intraprendere un percorso psicoterapico, che potrà certamente supportarla nell'approfondire le dinamiche che le causano sofferenza.
Resto a disposizione, un caro saluto
intanto la ringrazio per la condivisione dei suoi vissuti e delle sue esperienze.
Nel testo del suo messaggio ha sostenuto che non riesce a parlarne, ma la sua capacità di aver espresso le sue emozioni dimostra invece che è in grado di farlo e che forse possiede più risorse di quel che crede.
Spesso tendiamo a identificarci con i nostri pensieri, al di là di quanto essi ci rappresentino realmente. E questo è un primo suggerimento che mi sento di darle, come pronto soccorso emotivo nei momenti di grande difficoltà: noi non siamo i nostri pensieri. Per quanto essi ci sembrino potenti e destabilizzanti, possiamo scegliere di non identificarci con essi, col fine di non lasciarci travolgere ma semplicemente osservarli, scaricandoli dalla forza di influenzare i nostri comportamenti o il nostro stato d'animo, per attendere il momento in cui, come sono arrivati, potranno lasciarci.
Il fatto che abbia riferito che qualche anno fa fosse autolesionista mi fa inoltre pensare che per diverso tempo, o a fasi alterne, abbia cessato di esserlo. E questo ha un significato da cui attingere forza e fiducia, ossia che in certi momenti e periodi, per una qualche motivazione che ha valore per lei, ha avuto la capacità di allontanarsi momentaneamente da questi comportamenti e stati d'animo.
Questo è potuto avvenire perchè non si è autolesionisti, ma si ha (un disturbo di) autolesionismo, così come qualunque altro disturbo possa affliggere una persona.
I disturbi non ci rappresentano, non dobbiamo cadere nell'errore di credere di "essere" o essere rappresentati da quel disturbo. Questo concetto è molto potente, perchè ci mette in condizione di capire che "se non siamo qualcosa, ma abbiamo qualcosa", possiamo smettere di averlo. Riponga grande fiducia in questo.
Mi accodo ai colleghi nel consigliarle di intraprendere un percorso psicoterapico, che potrà certamente supportarla nell'approfondire le dinamiche che le causano sofferenza.
Resto a disposizione, un caro saluto
Dr. Gian Andrea Gatto
https://www.drgianandreagatto.com/
https://www.instagram.com/gian_andrea_gatto_psicologo/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 5.1k visite dal 28/02/2022.
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