Ansia da studente fuori sede
Buongiorno, sono un ragazzo di 20 anni di origini campane che studia medicina in una nota facoltà di Roma.
Vi racconto un po’ la mia storia.
Sono il primogenito di una famiglia molto unita, anche se abbiamo affrontato anche noi non raramente periodi in cui i miei genitori, gestendo insieme l’attività di famiglia, litigavano per motivi lavorativi.
Ho in Campania un immenso amore per i miei nonni, davvero immenso, e ottimi rapporti di amicizia da anni.
Pur avendo sempre desiderato di frequentare questa nota facoltà, quando seppi di essere entrato quasi volevo rinunciarvi per poter intraprendere gli studi di medicina più vicino a casa.
Convinto dalle parole di tutti, scelsi comunque di frequentarla qui.
Appena l’anno scorso arrivai a Roma, fui pervaso da angoscia, malinconia, devastazione interiore.
Ma duró solo 2 settimane, poiché a causa del Covid tutto si svolse in Dad fino alla fine dell’anno.
Ragionai molto su se fosse necessario richiedere il trasferimento ad una università vicina, ma poi giunsi a conclusione che fosse opportuno continuare a Roma per l’opportunità che avevo.
Da settembre sono qui, mi sono trovato bene e ho legato con amici universitari, anche se ovviamente lo studio ci impedisce di svolgere numerose attività extra.
Sono sceso poco a casa, un weekend ogni 3 e nelle vacanze di Natale, ma sono stato ugualmente bene a Roma.
Sento i miei cari volentieri più volte al giorno, chiedo delle loro vite e cerco di essere loro vicino, sia alla mia famiglia che ai miei amici.
Tuttavia, negli ultimi giorni, a pochi giorni da un esame, dopo aver parlato con il mio migliore amico campano dell’estate e di come poter passare dei giorni di vacanza insieme e dopo aver sfogliato sul cellulare foto del liceo, mi sembra di essere tornato a quello di un anno fa.
Ho iniziato a pensare alla mancanza di casa, a quello che mi sto perdendo dei miei cari giù, al fatto che sarebbe meglio non organizzarmi con il mio amico in estate per passare più tempo con la mia famiglia.
Sto già pensando a che scuse dare lui per non passare dei giorni di vacanza con lui, con la mancanza immensa di casa nel cuore.
Cerco di non pensarci, cerco di dirmi che sono mie paranoie, che devo bilanciare le emozioni, ma queste da qualche giorno sono presenti costantemente e mi rendono anche difficile concentrarmi e sento il bisogno di parlarne con amici e con mia cugina, che sento spesso e che per me è una sorella.
Non so cosa mi prende, mi sembra di essere tornato indietro, di essere incapace di continuare e che mi manchi troppo casa.
Ho pensato che forse nei mesi scorsi ho troppo tirato la corda, nel senso che da una situazione in cui stavo costantemente con la mia famiglia ho cercato di evitarla.
Oppure ho pensato di essere un po’troppo debole rispetto agli altri e che per fortificarmi devo ancora più tagliare i ponti con la vita di giù.
Vi chiedo un consiglio, grazie mille.
Vi racconto un po’ la mia storia.
Sono il primogenito di una famiglia molto unita, anche se abbiamo affrontato anche noi non raramente periodi in cui i miei genitori, gestendo insieme l’attività di famiglia, litigavano per motivi lavorativi.
Ho in Campania un immenso amore per i miei nonni, davvero immenso, e ottimi rapporti di amicizia da anni.
Pur avendo sempre desiderato di frequentare questa nota facoltà, quando seppi di essere entrato quasi volevo rinunciarvi per poter intraprendere gli studi di medicina più vicino a casa.
Convinto dalle parole di tutti, scelsi comunque di frequentarla qui.
Appena l’anno scorso arrivai a Roma, fui pervaso da angoscia, malinconia, devastazione interiore.
Ma duró solo 2 settimane, poiché a causa del Covid tutto si svolse in Dad fino alla fine dell’anno.
Ragionai molto su se fosse necessario richiedere il trasferimento ad una università vicina, ma poi giunsi a conclusione che fosse opportuno continuare a Roma per l’opportunità che avevo.
Da settembre sono qui, mi sono trovato bene e ho legato con amici universitari, anche se ovviamente lo studio ci impedisce di svolgere numerose attività extra.
Sono sceso poco a casa, un weekend ogni 3 e nelle vacanze di Natale, ma sono stato ugualmente bene a Roma.
Sento i miei cari volentieri più volte al giorno, chiedo delle loro vite e cerco di essere loro vicino, sia alla mia famiglia che ai miei amici.
Tuttavia, negli ultimi giorni, a pochi giorni da un esame, dopo aver parlato con il mio migliore amico campano dell’estate e di come poter passare dei giorni di vacanza insieme e dopo aver sfogliato sul cellulare foto del liceo, mi sembra di essere tornato a quello di un anno fa.
Ho iniziato a pensare alla mancanza di casa, a quello che mi sto perdendo dei miei cari giù, al fatto che sarebbe meglio non organizzarmi con il mio amico in estate per passare più tempo con la mia famiglia.
Sto già pensando a che scuse dare lui per non passare dei giorni di vacanza con lui, con la mancanza immensa di casa nel cuore.
Cerco di non pensarci, cerco di dirmi che sono mie paranoie, che devo bilanciare le emozioni, ma queste da qualche giorno sono presenti costantemente e mi rendono anche difficile concentrarmi e sento il bisogno di parlarne con amici e con mia cugina, che sento spesso e che per me è una sorella.
Non so cosa mi prende, mi sembra di essere tornato indietro, di essere incapace di continuare e che mi manchi troppo casa.
Ho pensato che forse nei mesi scorsi ho troppo tirato la corda, nel senso che da una situazione in cui stavo costantemente con la mia famiglia ho cercato di evitarla.
Oppure ho pensato di essere un po’troppo debole rispetto agli altri e che per fortificarmi devo ancora più tagliare i ponti con la vita di giù.
Vi chiedo un consiglio, grazie mille.
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Sei ancora molto giovane e quindi non hai ancora probabilmente completato il tuo percorso di individuazione, cioè non sei ancora individuo in senso compiuto. Anche perché la "tua famiglia è molto unita", quindi devi aver assorbito e fatto tuo da sempre questo senso di appartenenza.
Forse ti manca anche di ottenere delle vere soddisfazioni nella tua nuova città, soprattutto in termini sociali. Hai una ragazza?
Per questo senti la mancanza dell'unico punto di riferimento forte che hai sempre avuto.
Forse ti manca anche di ottenere delle vere soddisfazioni nella tua nuova città, soprattutto in termini sociali. Hai una ragazza?
Per questo senti la mancanza dell'unico punto di riferimento forte che hai sempre avuto.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Ex utente
Grazie mille per la risposta. Ha ragione, probabilmente devo cercare di avere una vita sociale più attiva qui a Roma anche se, come le dicevo, ho un ottimo rapporto con i miei coinquilini e con alcuni colleghi con i quali oltre a studiare, spesso pranzo, ceno o a volte esco compatibilmente con i nostri impegni. La mia ultima relazione risale all'estate del 2020, una relazione che si può meglio definire come una conoscenza finita male , ma d'allora non c'è stato più nessun altra nella mia vita. Tuttavia, se penso a una relazione, non riesco a distaccarmi dall'idea che questa debba essere con qualcuno che abiti nella mia zona d'origine e che abbia le mie stesse radici. Questo perché il mio sogno é che un giorno, quando avró terminato gli studi, io possa di ritornare a casa mia per il lavoro. Mi rendo conto di come questo sia limitante, cerco di distaccarmi dall'idea di casa, ma come dicevo non ci riesco mai pienamente. Vivo la mia esperienza in questa città come esperienza di studio, ma se devo pensare alla mia vita non la posso svincolare dalla mia famiglia e dal mio luogo d'origine. Ed é questo che mi tormenta, come gestire al meglio la situazione. Mi chiedo se quando sento la nostalgia di casa è meglio che io mi prenda un weekend in famiglia o meno, se é meglio che io scenda a casa mia dopo gli esami o se debba obbligarmi a restare qui nonostante la mancanza. Tra l'altro sono fortunato perché casa mia dista unicamente 2 ore di pullman. Mi domando se sia normale sentire la necessità di avere più volte contatti telefonici con i miei genitori e i miei nonni, mi chiedo se sia normale essere comunque preoccupato per le loro vite, per i loro problemi, per le loro vicissitudini, così come loro lo sono per le mie.
Con chiunque parlo mi dice che é un momento, che casa mi mancherà sempre, ma che il momento di tristezza di questi giorni è passeggero, io lo voglio proprio sperare
Con chiunque parlo mi dice che é un momento, che casa mi mancherà sempre, ma che il momento di tristezza di questi giorni è passeggero, io lo voglio proprio sperare
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>>> Mi domando se sia normale sentire la necessità di avere più volte contatti telefonici con i miei genitori e i miei nonni, mi chiedo se sia normale essere comunque preoccupato per le loro vite, per i loro problemi, per le loro vicissitudini, così come loro lo sono per le mie
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"Normale" non è una parola normale, ognuno gli può caricare addosso il senso che crede.
È vero che la maggior parte dei ragazzi della tua età non si preoccupa affatto di queste cose, semmai si preoccupa del contrario, di non essere tenuto troppo sotto controllo o infastidito dai suoi mentre è impegnato a diventare grande.
Tuttavia non mi sento di dirti che non sia normale che tu sia così attaccato alla tua famiglia. Dopotutto la famiglia è il luogo dove si possono trovare le peggiori delusioni, ma anche il senso di sicurezza e appartenenza più compiuto. A ciascuno il suo.
Vedi la cosa in questo modo: per essere considerata normale, una cosa, in senso psicologico, bisogna che non ti provochi sofferenza. Più precisamente, se per te la vicinanza alla tua famiglia è un bisogno irrinunciabile, più che un desiderio, allora può avere un senso forzarsi a starne un po' lontano, per imparare a essere più adulto. Questo non toglie che non possa tornarci quando ne hai voglia (desiderio).
Ma credo che al di là di tutto tu debba imparare a guardare un po' più in là dei tuoi confini natali, non solo in senso geografico. Organizzati una vita sociale più soddisfacente e cercati una ragazza per adesso, senza pensare già a matrimonio casa e figli, e che non abiti per forza a qualche centinaia di metri da casa tua. E soprattutto dai tempo al tempo, che ancora sei giovane e hai tempo per fare cose.
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"Normale" non è una parola normale, ognuno gli può caricare addosso il senso che crede.
È vero che la maggior parte dei ragazzi della tua età non si preoccupa affatto di queste cose, semmai si preoccupa del contrario, di non essere tenuto troppo sotto controllo o infastidito dai suoi mentre è impegnato a diventare grande.
Tuttavia non mi sento di dirti che non sia normale che tu sia così attaccato alla tua famiglia. Dopotutto la famiglia è il luogo dove si possono trovare le peggiori delusioni, ma anche il senso di sicurezza e appartenenza più compiuto. A ciascuno il suo.
Vedi la cosa in questo modo: per essere considerata normale, una cosa, in senso psicologico, bisogna che non ti provochi sofferenza. Più precisamente, se per te la vicinanza alla tua famiglia è un bisogno irrinunciabile, più che un desiderio, allora può avere un senso forzarsi a starne un po' lontano, per imparare a essere più adulto. Questo non toglie che non possa tornarci quando ne hai voglia (desiderio).
Ma credo che al di là di tutto tu debba imparare a guardare un po' più in là dei tuoi confini natali, non solo in senso geografico. Organizzati una vita sociale più soddisfacente e cercati una ragazza per adesso, senza pensare già a matrimonio casa e figli, e che non abiti per forza a qualche centinaia di metri da casa tua. E soprattutto dai tempo al tempo, che ancora sei giovane e hai tempo per fare cose.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 5.7k visite dal 26/02/2022.
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