Triste e confusa, non so prendere una decisione

Gentili Dottori,
scrivo perchè mi sento in una situazione di profonda tristezza e mi sento bloccata, non riuscendo a prendere una decisione.

Ho 31 anni e prima del lock down, al lavoro, ho conosciuto un uomo di 54 anni.
Entrambi eravamo e siamo tuttora impegnati in relazioni di lungo corso con partner che vivono lontani.

A inizio 2021, ho cambiato lavoro, ma i rapporti con lui non si sono interrotti, così a maggio del 2021, ho dovuto ammettere, con grande tristezza per il rapporto con il mio fidanzato, che è sempre stato bellissimo e pienamente soddisfacente, di essermi innamorata di quest'uomo.

Gli incontri sporadici e le telefonate brevi e su argomenti di lavoro non mi bastavano più e avevo voglia di avere più intimità.

Ho deciso di essere sincera e dirgli che avevo iniziato a provare un sentimento importante nei suoi confronti e che i suoi comportamenti mi avevano fatto sperare di essere ricambiata, ma lui mi ha respinta tenendosi sul vago.

Dopo qualche settimana di silenzio, lui è ricomparso nella mia vita e io gli ho chiesto una spiegazione sulle sue intenzioni con me.

La sua risposta sostanzialmente è stata che mi stima, che mi considera una donna molto sensuale e attraente per il mio modo di essere, ma che non è innamorato di me, che ha una relazione con un'altra donna, e che con me sarebbe impossibile stabilire una progettualità.
Mi ha anche detto che però desidera continuare a sentirmi e che d'ora in poi gli farebbe piacere se fossi più spontanea con lui.

Io, non so bene se sulla spinta del dispiacere o perchè non mi aspettavo che mi dicesse queste cose, ho risposto che mi andava bene e così per paradosso adesso ci sentiamo più di prima.

Io però non sto bene.
Mi sento di essere in una posizione diversa da quella che vorrei, mi scopro a desiderarlo sempre di più e soffro della non esclusività del rapporto.
Vorrei dirgli che sarebbe meglio non sentirci più ma oltre a sentire di essermi innamorata di lui, gli voglio molto bene e non vorrei rovinare il rapporto che abbiamo perchè comunque è stato sincero e corretto con me.
Inoltre, non so come gestire la relazione con il mio fidanzato.

Non so da dove cominciare e spero che possiate aiutarmi.
Ho da pochissimo intrapreso una terapia cognitivo-comportamentale con uno psicologo con cui ho fatto solo due incontri, ma non c'è stato il tempo di affrontare più approfonditamente questa questione...
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
lei non ci scrive per quale problema ha iniziato la psicoterapia, per cui non possiamo sapere come mai in due sedute "non c'è stato il tempo di affrontare più approfonditamente questa questione".
C'è qualcosa d'altro che vuole modificare o conoscere di sé stessa? Oppure non ha saputo formulare a voce il racconto che fa a noi, e che esprime tristezza e confusione, come dal suo titolo, ma non è del tutto chiaro e soprattutto non contiene una precisa richiesta?
Mi sembra di capire, a grandi linee, che lei stia provando un intenso trasporto emotivo (se esclusivamente sessuale o corredato da innamoramento non si può comprendere da poche righe) verso un uomo di un'altra generazione che ha già un legame stabile, sia pure a distanza.
Quale sia stata la natura dei vostri incontri lei non lo precisa; un indizio potrebbe essere nelle parole di lui che la definisce "una donna molto sensuale e attraente"...
Non proprio un giudizio riguardoso se rivolto ad un'amica, e certamente una valutazione che non ha niente a che vedere con un innamoramento.
Se, come sembra, avete avuto degli incontri sessuali e in lei questo ha prodotto un innamoramento, o comunque il desiderio di un possesso esclusivo, mentre in lui ciò non è accaduto, sarebbe ingenuo alla sua età non sapere che questo, in una relazione adulterina, avviene la maggior parte delle volte.
Lui le ha detto chiaramente "che non è innamorato di me, che ha una relazione con un'altra donna, e che con me sarebbe impossibile stabilire una progettualità". Inoltre "d'ora in poi gli farebbe piacere se fossi più spontanea con lui".
In altre parole, più sincera?
In effetti oltre che a lui si può pensare che lei abbia mentito a sé stessa: come può dire, infatti: "il rapporto con il mio fidanzato [...] è sempre stato bellissimo e pienamente soddisfacente"?
Avete deciso insieme che essendo distanti potevate incontrare altri partner? Oppure lei ha nascosto al suo fidanzato che si vedeva con un altro?
Un po' più di chiarezza verrà fuori dal chiedersi il perché, soprattutto con l'aiuto del suo terapeuta.
Se poi c'è qualcosa che non ho compreso nella sua storia, siamo qui.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Buonasera dottoressa,
Grazie per la sua risposta.
In effetti non ho chiarito che non ci sono mai stati rapporti fisici con questa persona. Non siamo mai stati a letto insieme, non ci siamo mai baciati, nulla.
Dopo che abbiamo smesso di lavorare insieme, lui mi ha cercata per motivi di lavoro, nel senso che mi telefonava e proponeva di vederci per aiutarlo in un settore che io conosco molto bene e lui no perché è ad alto aggiornamento e lui pensava che avrei potuto dargli delle dritte utili. La cosa a me interessava anche perché era un'opportunità di stabilire contatti, cosa che nel nostro campo è importante. Inoltre, avevo anche voglia di vederlo, perché ad essere sincera, mi mancava. Ad un certo punto, però, ho iniziato a considerare le ragioni lavorative dei pretesti perché vedevo che poi lui non applicava le cose che dicevo e addirittura mi ripresentava più volte le stesse questioni. Però non si è fatto mai avanti, sembrava interessato a relazionarsi con me con lo scudo del lavoro.
Io mi sono affezionata sempre di più e da che pensavo di avere una semplice attrazione fisica, che consideravo gestibile, mi sono accorta di provare molto di più.
Quanto al mio fidanzato, l'ho conosciuto al liceo, siamo cresciuti insieme e abbiamo sempre avuto, fin dal primo momento, una relazione felice e piena di comprensione, fondata su valori molto condivisi. Lo considero ancora oggi la persona più degna di ammirazione che conosca, ma purtroppo verso di lui non se nto più lo stesso trasporto e la stessa voglia di condividere del tempo insieme. Dal punto di vista sessuale sono sempre stata molto bene con lui, ma non ho mai avuto molta voglia di intraprendere io rapporti. Mi spiego meglio: quando facciamo l'amore è bellissimo, perché è come se ci conoscessimo a perfezione e non avessimo inibizioni, però non sento e non ho mai sentito per lui un trasporto così forte come quello che sento adesso per l'altro, con cui, però, non ho mai avuto rapporti.
Sono stata dallo psicologo perché ho riscontrato nella mia vita un senso di insoddisfazione e tristezza che ho imputato alla mia situazione lavorativa, poco soddisfacente, a problemi di salute gravi di mio padre, insorti di recente, all'incertezza della relazione con il mio ragazzo.
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Utente
Utente
Quanto al fattore sensualità, il punto è questo. Mi ha detto che non si tratta di un fatto semplicemente fisico, ma che la mia intelligenza, viva e fine, il mio modo di pensare, mi rende molto sensuale.
La verità è che io vorrei essere solo una buona amica-collega ma non ci riesco, non lo riesco a vedere così, non solo per attrazione fisica, ma anche perché ho voglia di tenerezza da parte sua.
Inoltre, la cosa che mi spaventa è la paura di non credere del tutto alle sue parole: mi stima, lo stimolo dal punto di vista intellettuale e fisico, vuole sentirmi (spesso)....ma solo per amicizia? Una parte di me non gli crede e pensa che lui si stia in qualche modo trattenendo da un sentimento. Un'altra parte pensa che lui si stia trattenendo solo da una relazione che vede basata sul sesso. Un' altra parte ancora crede che davvero voglia solo amicizia se no si sarebbe buttato.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
sono lieta che abbia voluto fornire questo chiarimento e spero che averlo messo per scritto possa essere utile anche a lei.
Ha fatto benissimo a iniziare una terapia. Vedrà che la possibilità di parlarne l'aiuterà a sondare sempre meglio i suoi sentimenti. Probabilmente scoprirà che l'attrazione sentimentale, l'affascinazione, diciamo, che subisce dalla personalità di quest'uomo elusivo che sembra offrirsi e poi si nega, è un modo per sfuggire alla confusa tristezza che lei attribuisce correttamente "alla mia situazione lavorativa, poco soddisfacente, a problemi di salute gravi di mio padre, insorti di recente, all'incertezza della relazione con il mio ragazzo".
La somma di queste cause di incertezza e sofferenza può aver determinato uno stato di stress difficile da fronteggiare; è in questi casi che a volte si reagisce con l'innamoramento, ossia con una carica di ossitocina, "droga" naturale prodotta dal nostro cervello che ci fa veleggiare al di sopra delle tristi contingenze reali.
Meglio non alterare nulla dei suoi equilibri, in un momento come questo, ma cullare i suoi sentimenti come un'adolescente, senza farli diventare impegni, fratture, errori.
Tantissimi auguri per la salute di suo padre.
Se se la sente, ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentile dottoressa,
La ringrazio per la sua risposta così lenitiva.
Posso chiederle cosa intende più precisamente per "cullare i suoi sentimenti come un'adolescente, senza farli diventare impegni, fratture, errori"?
In parte, credo di cogliere il senso di quello che mi dice perché di recente ho capito che negli scorsi mesi mi sono fatta molto male giudicandomi, colpevolizzandomi e alimentando rabbia verso di "lui-l'altro" per il suo comportamento suggestivo, ma un po' fumoso, quasi come se questo mio senso di colpa potesse dipendere da lui.
Di recente, invece, mi sono resa conto che questo atteggiamento punitivo per i propri sentimenti è proprio il contrario di capirli e prendersene la responsabilità e sto cercando di essere più comprensiva verso me stessa.
Però sono molto incerta su come tradurre anche "in pratica" questa acquisizione: sento molto la mancanza di lui, ho sempre voglia di raccontargli le cose che vedo qua e là, ma... chiamarlo se ne ho voglia? Chiedergli di vederci quando mi manca molto? Accettare se me lo propone?
A quali parametri posso riferirmi per decidere ogni giorno senza fare troppo male a nessuno? Come posso stabilire dei parametri nuovi per questa "situazione emergenziale" fino a che non avrò maggior chiarezza?
Quelli del "patto" con il mio fidanzato si sono in qualche modo già confusi e quelli del "rapporto" con lui ("tu ti sei innamorata di me, io non mi sono innamorato di te" e poi "parliamoci soltanto perché se no sarebbe solo una scappatella, ma mi attrai molto") potrebbero rappresentare una certa rete di protezione per me, ma sono anche un filo spinato molto pungente, su cui mi sono già procurata un bel taglio (e non so ancora con certezza quanto profondo): da parte mia, avrei voglia di essere spontanea come non mai con lui, ma mi sento limitata e intimidita da questo "filo spinato" del pretesto lavorativo a tutti i costi e ferita dal suo rifiuto.
Inoltre, l'idea che i miei sentimenti per lui possano essere solo un "diversivo" alla mia situazione attuale se da una parte mi consola e rassicura moltissimo, dall'altro mi fa sentire dispiaciuta, come se in realtà facessi loro il torto di sminuirli.
Ho avuto la stessa specifica sensazione quando lui, cercando di "consolarmi", mi ha suggerito di non vivere l'amore con tanto pathos ma con più leggerezza.
Inoltre quel non ti amo ma continuo a sentirci mi sembra in un certo senso il massimo del rifiuto che lui potesse farmi, come riconoscendo che non si è innamorato di me ma tutto sommato gli sono "utile", cioè il contrario di amore.
Mi scuso se sono stata così prolissa...ma mi è stato comunque utile...
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Utente
Utente
Inoltre Dottoressa, mi scusi se le faccio questa domanda, a cui forse non è nel suo ruolo rispondere, ma cosa ne pensa di lui e nel suo atteggiamento?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
io penso che il suo riferimento ideale sia lo psicologo al quale si è affidata. E' con lui che deve sviluppare fiducia e confidenza, altrimenti alimenterà su queste pagine lo stesso doppio binario che adesso vive nell'innamoramento per un uomo che la affascina, la usa per aiuto nel lavoro e forse per gratificare il proprio io, nel momento stesso in cui la rifiuta, e il suo altro legame, incerto, stanco, lontano, con un fidanzato che insensibilmente è scivolato fuori dai suoi progetti vitali.
Se l'uomo che la lusinga e la ferisce lo fa per crogiolarsi nella sua ammirazione o nel proprio compiaciuto moralismo e nella dominanza, da qui non possiamo sapere. E' arduo tentare interpretazioni su chi non si conosce; figuriamoci su qualcuno che non si è nemmeno rivolto a noi scrivendoci.
I fatti, al momento, sono la sua preoccupazione per la malattia di suo padre (che forse non è estranea all'innamoramento per un partner di età e modi paterni), e lo scivolamento della sua vita in una routine non gratificante dove il lavoro la scontenta, il fidanzato altrettanto, e il barometro delle emozioni non è mai sul versante positivo, ma continua a segnalare ansia, rifiuto, perdita, grigiore.
Ha fatto bene a rivolgersi ad un terapeuta; non deve esitare ad iniziare il lavoro con lui.
Ha compreso perfettamente che le emozioni che sta provando, al momento dolorose, vanno rivolte con dolcezza su lei stessa. Questo può avvenire se non si aliena in un amore infelice, se non perde sé stessa e la stima di sé.
La sua rete di protezione, i nuovi parametri, vanno cercati in questo: amore e rispetto di sé e dei suoi valori. Non è riuscita a parlare con il suo fidanzato di questo nuovo innamoramento, ma proprio quest'atto di lealtà sarebbe stato un baluardo e una cartina di tornasole: se non vuole parlarne, non potrebbe darsi che lei stessa non veda grandi sviluppi nella nuova relazione, e non solo perché l'altro non è disponibile?
Inoltre, cosa la rende cieca e insensibile verso la donna a cui quest'uomo è legato? Immagino che se lei trovasse un portafoglio per terra cercherebbe di restituirlo a chi lo ha perduto. Crede che gli affetti, i legami, siano invece cose da portar via senza scrupoli? Che si soffra di meno che a perdere del denaro?
Qualche riflessione meriterebbe anche il fatto che quest'uomo ha una relazione a distanza. Non faccia indebiti paragoni con la sua: lei può ritenersi agli inizi di un progetto di famiglia, ma a cinquant'anni, o si è già optato per la costruzione di una vita insieme, oppure non la si desidera, probabilmente con nessuno.
Lei scrive molto bene, riflette con profondità, ma nessuno può vedere correttamente sé stesso e le proprie vicende da solo; penso quindi che la terapia possa portarla a superare il dolore strisciante che rischia di avvolgerla e restituirle la luminosità del positivo.
Ancora auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentile Dottoressa,
La ringrazio molto della sua risposta e degli spunti preziosi sul trovare un parametro nella cura di me stessa e nella coerenza con i miei valori.
Non so se, alla luce delle sue parole, sia opportuna questa mia ulteriore risposta, ma fino alla seduta di mercoledì dal mio psicologo (che sono molto "contenta" di aver contattato) credo che quantomeno scrivere mi possa aiutare ad avere l'impressione di fare attivamente qualcosa per il mio benessere (e messo l'ultimo punto al testo, per oggi cerchiamo di non pensarci più).
Con il mio fidanzato, in realtà, ho "accennato" alla fine dello scorso anno a questo problema, contestualizzandolo con tutti gli altri, perché stavo veramente troppo male a fare finta di niente con lui, ma non ho avuto il coraggio di spiegargliene pienamente l'entità o fargli capire quanto mi confondesse. Lui, dimostrandomi ancora una volta la sua capacità così profonda di dare amore incondizionato, non mi ha colpevolizzata per un secondo e mi ha fatto solo promettere che avrei fatto il possibile per chiarirmi le idee, ragione per cui, proprio su suo consiglio e incoraggiamento, poi ho contattato lo psicologo.
Quanto a quest'uomo, lei ha ragione, lui stesso mi ha detto che "sceglie" (parole sue) donne che vivono lontano e nonostante asserisca di aver avuto una vita sentimentale grosso modo positiva, ha alle spalle un divorzio con figli pressappoco della mia età, parla dell'amore ora con cinismo, ora con disincanto e insiste che a questo mondo nessuno sia totalmente disinteressato. Per non parlare delle donne, a suo dire, avvenenti e tutte disponibili a dargli la loro compagnia, a cui si riferisce praticamente in ogni discorso, quasi a prendere atto o dimostrarsi l'impossibilità che un uomo possa davvero sentirsi pienamente coinvolto da un'unica donna.
D'altra parte è sicuramente abbastanza moralista, dice che le relazioni con le donne più giovani rendono gli uomini ridicoli, sono fonte di gelosie intollerabili e sono relazioni dove l'uomo più grande non ha nulla da offrire. Pensi che una volta, dopo che io avevo deciso di evitare di parlarci, mi ha "velatamente" dedicato una specie di poesia nella quale mi ha detto di non volermi come una "ricompensa" (sessuale) ma di desiderare la mia presenza "sofferta" nella sua vita.
Ulteriore svalutazione, che mi ha fatto sentire solo una specie di pungolo che poteva dare alla sua vita così disincantata la dimensione struggente che tanto sembra rifiutare, proprio io che invece, non concepisco di non sporcarmi con "la polvere della strada" e cerco di evitare soprattutto la retorica.
Per quanto riguarda la fidanzata di lui, ho nutrito verso di lei un forte senso di colpa, immedesimandomi mille volte nella me cinquantenne che vede il proprio compagno insidiato da una donna più giovane e ho vissuto la cosa con disagio ma poi con accettazione che quella "donna più giovane" potrebbe agire con sincerità e senza cattiveria e che un compagno che sia tale, di certo non abbandona.
Insomma, sembra che dentro di me ci sia una guerra tra l'idea di essere soltanto un passatempo emozionale e quella che infondo, sotto una paura a lasciarsi andare radicata dagli anni, dalle esperienze, dall'educazione e non meno importante, dal nostro contesto lavorativo che ci tiene sempre a contatto con persone "capaci del peggio", ci possa essere un sentimento, osteggiato e nascosto, per me. L'unica cosa che me lo fa pensare è il tempo per cui la situazione si è protratta, i continui andirivieni ai miei allontanamenti, le ostinate ripetizioni, persino non richieste, a che "ti sei sbagliata, non è un amore, a parte che non ci credo. Tu ti sei innamorata di me.", e poi quello sguardo meravigliato e un po' malinconico che ho visto una volta posato su di me, mentre io ero distratta a fare altro.
Sarà che non voglio accettare di sbagliarmi?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
la sua bella prosa mi tenta a risponderle, anche se so che non sarebbe più necessario.
Sarà questo -lo scrivo sorridendo- l'effetto seduttivo che lei esercita anche sul cinquantenne?
Rispondo alla sua email punto per punto. Il suo fidanzato mostra di tenerci a lei, anche attraverso l'ingenua fretta degli innamorati che vogliono chiarire tutto e subito, spaventati di perdere l'amato. A volte non scambiarsi parole e dichiarazioni d'amore, non fare insieme progetti piacevoli e un po' pazzi, fuori dalla routine, appanna relazioni in realtà più che valide.
Chissà che proprio la sua solenne ubriacatura per l'altro non le faccia riscoprire l'amore per il fidanzato? Il quale, attenzione, in questo momento in cui sente tremare le fondamenta del suo amore e delle sue certezze, potrebbe anche incontrare una donna che "con sincerità e senza cattiveria" se lo porta via.
Quanto al cinquantenne, mi chiedo se il suo innamoramento per lui non contenga una pericolosa volontà di redimerlo dal cinismo, dal disincanto, ma anche da una visione tradizionalista in ultima analisi sprezzante verso le donne, solo "avvenenti e tutte disponibili", evidentemente senza spessore, dal momento che un uomo non potrebbe a suo giudizio sentirsi pienamente coinvolto da una sola.
Spero che lei voglia guarirlo di questa concezione. A volte mi domando, assieme a tanti altri che studiano le trasformazioni sociali, se una controrivoluzione strisciante, dopo il Sessantotto, non ci abbia riportato ancora più indietro, direttamente alla cosiddetta "generazione dei casini", e se le donne di oggi non siano più ingenue di quelle di una volta, che erano consapevoli di essere prede ambite.
Tenga anche conto che un divorzio, se non sempre è indice di incapacità di attaccamento, un successo non è di sicuro.
Inoltre lei definisce quest'uomo "abbastanza moralista". A parte che "moralista" è la caricatura ipocrita di "morale", a me sembra che le parole che lei riporta (il timore di essere ridicolo cedendo all'amore di una giovane) siano un'autotutela da delusioni e forse da défaillances sessuali, non una scelta morale.
Vorrei anche farle notare che ogni tanto lei cede a concezioni comuni e di comodo. Dice per esempio che una donna che vede il suo uomo corteggiato da un'altra dovrebbe riconoscere in questa alienatrice di affetti la buona fede. E quindi? Un'innamorata non è mica una madre, felice che il suo uomo abbia incontrato una brava ragazza!
Ancora più cede al luogo comune quando scrive: "un compagno che sia tale, di certo non abbandona". No, lei è troppo intelligente per credere questo, via. C'è un repertorio di frasi -e relativi pensieri- di comodo, e questa è una delle principali, assieme al suo analogo: "Se è fallito, doveva essere un matrimonio molto fragile". Detto da chi lo ha preso a picconate.
In realtà nella vita attraversiamo vari momenti: in alcuni nemmeno la bomba atomica ci separerebbe dall'amato, in altri basta la tristezza, lo stress, il bisogno di emozioni nuove per farci vacillare, e se veniamo tentati proprio in quei momenti, cadere.
Lei stessa, all'inizio della sua relazione col fidanzato e nei momenti più felici, avrebbe mai pensato di poter volere un altro?
Altre frasi dello stesso cliché le dice di solito il maschietto: "Con mia moglie non vado d'accordo"; "Nessuna donna mi ha mai veramente amato" e così via. Poi c'è il repertorio di falsità che si dice lasciandosi ("sei troppo superiore a me, non ti merito", per esempio) ma oggi c'è il taglio secco del ghosting... o peggio, quello della coltellata.
Ma queste frasi, un po' di esperienza permette, nel tempo, di riconoscerle. Le risorgenti illusioni, a loro volta appartenenti ad un repertorio, sono molto più difficili da sconfiggere.
Infatti nella parte finale della sua lettera lei tenta di trovare i motivi per i quali lui non riuscirebbe ad abbandonarsi ad un sentimento che pure, a suo dire, potrebbe esserci.
Anche il tempo da cui questa situazione si protrae le fa credere a questo "sentimento osteggiato e nascosto".
Premesso che il tempo sembra lungo ai giovani, impazienti e realizzatori, ma veloce agli anziani, cos'avrebbe da perdere, quest'uomo, continuando a fruire senza compromettersi del suo amore gratificante che oltretutto gli fornisce anche un valido aiuto professionale?
Anche lo sguardo meravigliato e malinconico che le sembra rivelatorio, le persone mature sanno simularlo, e può avere svariate interpretazioni.
Certamente se lei si sottraesse a questo stillicidio emozionale in maniera decisa, lui la cercherebbe; ma a questo punto lei si convincerebbe che quello di lui è proprio amore.
Per questo lascio il seguito alla sua intelligenza, al suo amor proprio, e al suo psicologo, con molta simpatia e infiniti auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#10]
Utente
Utente
Gentile dottoressa,
Le confesso che il suo ultimo post ha avuto l'effetto di farmi piangere qualche sana lacrima, che sto constatando essere un solvente contro le illusioni, efficace ma parecchio bruciante.
Perciò, avendo ormai un bel po' di materiale per le prossime sedute con il mio psicologo, scrivo questo, credo ultimo, post più per il piacere e la gratitudine di risponderle che per le ansie e tristezze legate al cinquantenne.
Effettivamente, io non vorrei guarirlo dal cinismo e dal disincanto sull'amore e sul mondo, che tutto sommato mi sembrano visioni legittime (magari, vivendo i prossimi anni, le troverò persino condivisibili) e in fin dei conti fanno parte di lui e quindi, in un certo senso, mi piacciono. Piuttosto, avrei voluto "ammalarlo" d'amore per una sola donna, quasi come a dire che uno può ben continuare a pensare che l'amore è una sofferenza o che non è mai disinteressato, ma comunque innamorarsi, perché quando semplicemente incontri una persona che ti piace davvero, le concezioni filosofiche, giuste o sbagliate, supportate dai fatti oppure no, restano dove stanno, come un filtro per leggere la realtà, ma non si oppongono a lasciarti vivere quello che ti succede.
Quanto a guarirlo dall'idea delle donne tutte disponibili, intendevo dire che probabilmente un po' per "pubblicizzarsi", un po' forse per farmi ingelosire, o per dirmi "guarda che non ti sto mica morendo dietro", tira sempre in ballo un sacco di donne avvenenti ma, a dire il vero aggiunge intelligenti, che " vorrebbero proprio lui" (in questo senso disponibili). Purtroppo ormai gli ho ampiamente dimostrato che io faccio parte di questa schiera (vera o immaginaria che sia), il danno è fatto e forse mi posso solo consolare di aver fatto un'opera di bene (?!) aumentandogli un po' l'autostima. D'altra parte, il più delle volte, a dire la verità non si fa troppo peccato: lui mi piace tanto e avrei potuto stare zitta e non dargliene la soddisfazione, ma infondo poi che ci avrei guadagnato? Non trovo poco dignitosi i miei sentimenti, né il mio trasporto. A dirla tutta, in alcuni momenti e prima di arrivare a questo punto, ho sinceramente pensato di piacergli in maniera particolare, ma che si stesse trattenendo per paura di farsi coinvolgere in qualche cosa per lui difficile da gestire, essendo comunque una persona estremamente cauta e, abbiamo capito, sentimentalmente un po' blindata. Può anche essere che non mi sbagliassi, soltanto che ho ingenuamente pensato che si trattasse di un trasporto emozionale "speciale" e non soltanto sessuale o tipo ego booster, forse perché come dice lei noi giovani donne non abbiamo consapevolezza di essere prede ambite o forse perché ho peccato di presunzione, pensando di poter suscitare il trasporto emozionale di una persona che, invece, avendo molta più vita di me, può probabilmente entrare realmente in contatto solo con una donna che ne abbia altrettanta. (Circostanza questa, che accetto e non accetto: è la quantità di esperienze che ci permette di sintonizzarci sugli altri o la voglia sincera di ascoltarli?)
Sulla consapevolezza di essere prede ambite, in realtà, non so se ho capito bene cosa intende, il che forse dimostra che lei ha ragione.
Da ultimo, dicendo che considerava ridicoli gli uomini che si prendono una sbandata per donne più giovani etc, volevo dire che è moralista nel senso che lui si percepisce come una specie di eroe o superuomo perché non cede al -dal punto di vista di lui- vile desiderio di sesso che una donna più giovane può suscitare, ma resiste alle pulsioni, da vero uomo serio, maturo e che non deve chiedere mai. Mi sembra un'ottica moralista e non morale perché generalizza profondamente sia sulla presenza di veri sentimenti, che pure potrebbero astrattamente esserci nelle coppie con differenza di età, sia sul desiderio sessuale in sé, perché ci vedo infondo infondo una certa vergogna ad averne, come se fossero un lato oscuro o qualcosa che va punito. Ci potrebbe essere come dice lei, anche una paura di defaillance, tanto è vero che lui chiedendomi in tono semi sarcastico (qualche conferma sul fatto che mi attraesse anch fisicamente e poi) che tipo di prospettive potessi mai aspettarmi di avere da lui, oltre a dissolute vacanze su spiagge tropicali e fughe romantiche, si è fatto scappare la frase "che facciamo io e te a letto insieme?". Sinceramente, io avrei avuto qualche idea, davanti alla quale qualche eventuale defaillance non avrebbe rappresentato poi un ostacolo concreto. Comunque, date tutte le circostanze, e la voglia di non fare troppo male a nessuno, non mi sento di dare seguito a nessuna di queste.
Insomma, anche se so bene che non c'è assolutamente nessunissima ragione per cui dovrebbe dire "non ti amo" se mi ama, non sono così ipocrita da dire che non ho ancora una bella dose di speranza che qualcosa DEVE pur esserci, ma in compenso ho salda la certezza che ci sia o meno, che non succederà mai assolutamente niente e non solo per volontà mia.
La ringrazio davvero delle sue risposte e le prometto di non cedere troppo ai ragionamenti comodi.
Spero solo di non essere stata troppo ingenua, troppo illusa, troppo bambina. Oppure, che almeno, ogni tanto capiti anche ai cinquantenni e alle cinquantenni, di sentirsi tali.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
io temo che lei si sottovaluti, e da questo nasce forse la serie di equivoci su una presunta "superiorità" di lui.
Finora non ho voluto dirlo, ma forse qualche informazione sui narcisisti e sulla particolare psicologia delle loro vittime potrebbe darle una mano.
Per tutto questo la rimando alla sua terapia, e chiudo il consulto, per non farne un'ulteriore occasione per lei di indulgere in pensieri e sentimenti disfunzionali alla sua crescita.
Ancora auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com