Ansia e tristezza dopo lutto

Buonasera, ho 48 anni e due mesi fa' è morto mio padre (figlia unica e legatissima a lui).
Fino ad ora ho reagito bene, mi sono occupata di tutta la parte burocratica, non ho mai smesso di lavorare e vedo regolarmente gli amici.
Da una decina di giorni ho crisi improvvise di pianto e ansia, sensi di colpa e profonda tristezza.
Mi rendo conto che tutto questo è un normale passaggio per elaborare un lutto.
Il mio medico vorrebbe prescrivermi una benzodiazepina in gocce da assumere per un tempo limitato, la mia paura però è che mi renda "intontita" e sonnolenta e che non riesca più ad avere la lucidità necessaria a gestire la mia vita.
Chiedo anche un vostro parere.
N.
B. Prendo già un antidepressivo da 25 anni e avevo trovato un buon equilibrio.
Questo lutto però mi ha spiazzata.
Grazie
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

fin quando le incombenze post-mortem tengono occupati, può capitare di non percepire il vuoto che la persona ha lasciato.

Arriva il momento però nel quale ci si deve concedere la tristezza e la rabbia quali fasi previste e prevedibili nella eleborazione del lutto, come Lei correttamente osserva (v. K bler-Ross).

Perchè annebbiare il dolore con i farmaci?
Perchè rinunciare a quella tristezza bruciante che coglie in certi momenti? A quei flashes di ricordi che irrompono percependo un profumo, sfiorando un libro, accennando un gesto, osservando un oggetto? a quegli scoppi di pianto magari inusuali? forse che il defunto non meriterebbe tutto ciò?

Assumere farmaci? si può fare; nella consapevolezza però il dolore del lutto non è una patologia; è un tunnel che si attraversa scorticandosi un po', e dall'altra parte si apre il prato.
Ognuno è destinato a soffrire per la morte dei genitori; che coincide con il dolore di diventare orfani di fronte alla vita, di essere in prima linea, senza alcuno che - se pur vecchio - protegga dai colpi dell'esistenza.

Se però il lutto (o il dolore in genere) induce pensieri suicidari, innesca una patologia ansiosa non fronteggiabile con gli esercizi, allora è opportuno che sia valutata la possibiltà di assunzione di un farmaco specifico.

Sembrerebbe di poter dire che nel Suo caso "farmaco sì/no" possa rappresentare una Sua scelta. Ma sicuramente il Suo medico curante possiede altri elementi di valutazione, anche rispetto alla patologia che Lei sta curando da 25 anni con gli antidepressivi.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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