Gelosia e psicoterapia
Buonasera dottori,
mi rivolgo a voi perché vorrei un consiglio tecnico su come procedere con la psicoterapia.
Sono una ragazza molto insicura e con bassa autostima, e ciò si mostra soprattutto nella dimensione di coppia.
Non vieto niente, non controllo il telefono o gli spostamenti, ma spesso per gelosia vado in crisi per un nonnulla: basta un’uscita con gli amici al posto che con me per farmi subito sentire meno importante. Il problema è la gestione delle emozioni: per la rabbia e il dolore di essere abbandonata piango disperatamente e mi chiudo in me stessa per diverse ore, poi riacquisto razionalità e mi scuso, ma la sofferenza rimane e le volte successive scoppio ancora più facilmente.
Questo ovviamente fa sentire impotente il mio ragazzo, che mi ha chiesto di iniziare un percorso di psicoterapia.
All’inizio non ero d’accordo, ma razionalmente mi rendo conto che c’è qualcosa che non va.
Negli anni ho imparato a disinnescare molte situazioni che all’inizio mi facevano star male: abbracci e carezze con amiche, sguardi ad altre, non sapere dove fosse l’altra persona ecc.
Sono cose che ho imparato a controllare e che ora non causano più problemi, ma purtroppo la sensazione di essere meno importante c’è sempre.
Ho quindi deciso di ascoltare il suo suggerimento e iniziare queste sedute, ma la paura è tanta.
Con la psicoterapia è davvero possibile riuscire a guarire con successo dalla gelosia?
La terapia è molto lunga (almeno 1-2 anni)?
So che esistono diversi orientamenti e lo psicologo a cui vorrei rivolgermi segue un approccio psicodinamico, che a quanto ho letto può andar bene per insicurezza e bassa autostima ma non è forse l’ideale per un approccio più pratico di gestione della gelosia; però il professionista mi ispira molta fiducia.
Dovrei affiancare una terapia cognitivo-comportamentale, magari a breve termine?
Grazie mille in anticipo per le vostre risposte.
mi rivolgo a voi perché vorrei un consiglio tecnico su come procedere con la psicoterapia.
Sono una ragazza molto insicura e con bassa autostima, e ciò si mostra soprattutto nella dimensione di coppia.
Non vieto niente, non controllo il telefono o gli spostamenti, ma spesso per gelosia vado in crisi per un nonnulla: basta un’uscita con gli amici al posto che con me per farmi subito sentire meno importante. Il problema è la gestione delle emozioni: per la rabbia e il dolore di essere abbandonata piango disperatamente e mi chiudo in me stessa per diverse ore, poi riacquisto razionalità e mi scuso, ma la sofferenza rimane e le volte successive scoppio ancora più facilmente.
Questo ovviamente fa sentire impotente il mio ragazzo, che mi ha chiesto di iniziare un percorso di psicoterapia.
All’inizio non ero d’accordo, ma razionalmente mi rendo conto che c’è qualcosa che non va.
Negli anni ho imparato a disinnescare molte situazioni che all’inizio mi facevano star male: abbracci e carezze con amiche, sguardi ad altre, non sapere dove fosse l’altra persona ecc.
Sono cose che ho imparato a controllare e che ora non causano più problemi, ma purtroppo la sensazione di essere meno importante c’è sempre.
Ho quindi deciso di ascoltare il suo suggerimento e iniziare queste sedute, ma la paura è tanta.
Con la psicoterapia è davvero possibile riuscire a guarire con successo dalla gelosia?
La terapia è molto lunga (almeno 1-2 anni)?
So che esistono diversi orientamenti e lo psicologo a cui vorrei rivolgermi segue un approccio psicodinamico, che a quanto ho letto può andar bene per insicurezza e bassa autostima ma non è forse l’ideale per un approccio più pratico di gestione della gelosia; però il professionista mi ispira molta fiducia.
Dovrei affiancare una terapia cognitivo-comportamentale, magari a breve termine?
Grazie mille in anticipo per le vostre risposte.
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Gentile utente,
scrivendo qui Lei ha messo a fuoco tutta una serie di domande che potrà con profitto rivolgere allo Psicologo da voi prescelto (tenga conto che deve essere anche psicoterapeuta per poter fare psicoterapia).
Inizi la terapia,
non si faccia troppi castelli mentali prima,
viva le sedute con intensità e con spontaneità,
non pensi troppo all'orientamento teorico: "Il professionista mi ispira molta fiducia", Lei dice, e questo è il migliore inizio.
Dopo alcune sedute si accorgerà Lei stessa se sente in sè l'intenzione e la determinazione concreta al cambiamento e se percepisce che in ciò il Terapeuta Le è di aiuto. In ogni caso i dubbi, le difficoltà, lo scoraggiamento, sono contenuti che vanno portati in seduta: tutto diventa materiale di lavoro.
Buon percorso.
Dott. Brunialti
scrivendo qui Lei ha messo a fuoco tutta una serie di domande che potrà con profitto rivolgere allo Psicologo da voi prescelto (tenga conto che deve essere anche psicoterapeuta per poter fare psicoterapia).
Inizi la terapia,
non si faccia troppi castelli mentali prima,
viva le sedute con intensità e con spontaneità,
non pensi troppo all'orientamento teorico: "Il professionista mi ispira molta fiducia", Lei dice, e questo è il migliore inizio.
Dopo alcune sedute si accorgerà Lei stessa se sente in sè l'intenzione e la determinazione concreta al cambiamento e se percepisce che in ciò il Terapeuta Le è di aiuto. In ogni caso i dubbi, le difficoltà, lo scoraggiamento, sono contenuti che vanno portati in seduta: tutto diventa materiale di lavoro.
Buon percorso.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.6k visite dal 08/02/2022.
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