Sintomi da ansia o problema più serio?

Buonasera, sono una donna di quasi 49 anni e sin da ragazza soffro di ansia e paura delle malattie.

Non avevo avuto crisi di ansia/panico da più di 20 anni, ma da Natale scorso, complici lo stress da notizie covid, cambiamenti lavorativi ecc, ho iniziato ad avere attacchi, molto più pesanti di allora, con sintomi che razionalmente riconduco ad essa, ma irrazionalmente a qualcosa di grave a livello neurologico.

Inizia con smania interiore, nervosismo al braccio sinistro, con la spalla cerco di scrollarmi questa sensazione e comincia un tic incontrollabile tra spalla e collo, per cui scrocchio la scapola sinistra a volte per ore, irrigidendomi (i muscoli poi saranno indolenzitissimi).

Contemporaneamente vado in iperventilazione e se provo a rilassarmi è peggio perchè mi sembra che il respiro si blocchi.
La testa inizia a vacillare e appesantirsi, anche le gambe ma soprattutto la sinistra, da coscia a ginocchio, pesante come per acido lattico.
Certe volte mi accade prima di dormire e allora nonostante abbia tantissimo sonno, nel momento del massimo rilassamento avverto proprio lì respiro che effettivamente si blocca e sobbalzo, avvertendo quella apnea di un paio di secondi.

Il ciclo riparte e passo l'intera notte insonne.

In tutto questo l'iperventilazione e il rimanere tesa e nervoso permangono ore, alcune volte per giornate intere.

Parlarne, o tentare di parlare di qualsiasi cosa se per caso sto calmandomi: si riacutizza.

Il braccio sx tendo a tenerlo premuto forte e tesissimo, a pugno chiuso, contro il corpo, e se disgraziatamente capita durante i pasti, non riesco a mangiare e finisco dopo ore in quanto la deglutizione diventa difficoltosa.
E non solo quella: mentre vi scrivo sto vivendo una crisi, ho dovuto smettere di cenare e rimandare sperando di calmarmi.
Stava calmandosi, lasciando spazio a un tremito interno in tutto il corpo, ho provato a prendere un boccone e... è risalita di colpo! come un qualcosa dentro la testa, come se il palato si abbassasse, come un qualcosa di invisibile che mi dice che non ce la farò a deglutire, peso al torace, mi assalta la paura fortissima! se continua così è grave perchè da giovane arrivai a 38 kg a causa di queste crisi ma non erano arrivate a toccare i pasti.

Aggiungo di aver fatto ultimamente una visita da neurologo che mi ha solo prescritto non ulteriori visite (sulla base degli esami di riflessi ecc dice che non servono) ma pregabalin/pregenaq, partena e circadin che non ho mai voluto ancora prendere; che ho anche diverse ernie alla schiena (a cui cerco razionalmente di ricondurre spesso vari fastidi neuro-) e che attribuisco anche alla menopausa arrivata 2 anni fa, molti sbalzi neurovegetativi.

La domanda è: devo davvero riconoscere tutto questo alla dannata ANSIA?
se sì, perchè il neurologo mi ha prescritto il pregenaq che è per epilessia ho letto?
Posso prendere qualcosa di più leggero tipo Calmastress?
Devo rivolgermi a uno psicologo o "non è ansia" e quindi devo fare esami specifici?
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Dr. Francesco Beligni Psicologo, Psicoterapeuta 258 18
Buonasera,

il farmaco che lei riporta, il Pregenaq in realtà viene prescritto per il dolore neuropatico (quindi
possibilmente anche per ciò che descrive riguardo alla schiena) ma anche per il GAD (disturbo d'ansia generalizzato).
Mi sembra di capire che il neurologo che l'ha presa in carico non le abbia richiesto ulteriori accertamenti, quindi la parte fisiologica sembrerebbe non richiedere ulteriori interventi (ovviamente io mi rimetto a quelle che sono le sue parole e quella che riporta riguardo all'esperienza terapeutica con questo neurologo, non mi è possibile per ovvie ragioni verificare niente di tutto ciò). Ciò che mi sembra strano è il fatto che il neurologo in questione non le abbia consigliato di rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta per approfondire ed eventualmente intervenire terapeuticamente sull'ansia.

La sintomatologia che lei riporta è fortemente riconducibile a quelli che sono i segnali di un disturbo d'ansia (da indagare meglio se possa aver esperito anche attacchi di panico) con possibile anginofobia. Se lei mi parla anche di ipocondria/paura delle malattie il quadro sembrerebbe essere abbastanza chiaro.

Ovviamente in questa sede mi è possibile soltanto fare supposizioni in quanto non ho la possibilità di farle le domande specifiche per poter confermare una diagnosi.
Pertanto, mi sento di consigliarle fortemente un consulto psicologico e mi sento di consigliarle l'approccio strategico breve, non soltanto perché è l'approccio a cui faccio riferimento, ma perché è particolarmente indicato come best practice per le problematiche di natura fobica e ossessiva con una efficacia statistica estremamente alta, senza l'utilizzo di farmaci e in tempi brevi.

Dice: "Parlarne, o tentare di parlare di qualsiasi cosa se per caso sto calmandomi: si riacutizza"
Mi permetto in questa sede solo un piccolo consiglio. Quando ho in carico dei pazienti per il trattamento dell'ansia, una delle manovre primarie che richiedo di fare è quella di bloccare la "socializzazione" riguardo al problema. Ovvero spiego ai pazienti che ogni volta che parlano del proprio problema, sebbene in un momento iniziale sembra aiutarli a calmare l'ansia, in un momento successivo la aiutano a riacutizzarsi, come appunto descrive lei.

Saluti, resto a disposizione

Dr. Francesco Beligni - PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA
Riceve su Siena-Arezzo oppure ONLINE
www.francescobeligni.it

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Utente
Utente
Grazie dr. Beligni della tempestiva risposta. In effetti il neurologo ha detto di "provare" inizialmente con quella terapia e in seguito se senza effetti, contattare uno psicologo. E io... testarda, farmacofobica, vorrei farcela con la forza di volontà non ho fatto nè l'uno nè l'altro e sto peggio. Sono stata dallo psicoterapeuta proprio nel periodo simile a questo che ebbi da ragazza, e devo dire che in qualche mese riuscii, un pò per suo aiuto, un pò per sopraggiunte situazioni che mi aiutarono ad allontanare la concentrazione da me stessa, a eliminare gli attacchi fino a farli scomparire del tutto. Mai avrei pensato di doverli fronteggiare daccapo all'improvviso da adulta e in maniera più acuta. Sto valutando di rivolgermi allo stesso medico di allora, che è ancora in attività. La cosa che mi preme adesso, è riprendermi fisicamente perchè non posso affrontare le mie nuove problematiche lavorative e di trasferimento non mangiando e non dormendo.... Le dirò la verità: tutto è scaturito 2 mesi fa, quando nelle notizie covid si è paventato un obbligo generale. Ho immediatamente subito la prima crisi. Come ho detto, non solo sono ipocondriaca e faccio mille analisi di routine "per tranquillizzarmi", ma evito da sempre qualsiasi farmaco, la semplice aspirina per il mal di testa, quindi potrà immaginare come mi sono sentita morire con determinati discorsi. No, non sono novax....
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Utente
Utente
Comunque dottore, non so se è anginofobia come ha detto; mi sta capitando solo da 3/4 giorni, si aggiunge alla crisi ansiosa e anzi la induce. anche se sto bene in quel momento, quando mi accingo a sedermi a tavola per mangiare, il primo sboccone la fa scattare. come se avessi un blocco derivante dai nervi, tra palato, naso, fronte; come se mi cadesse tutto il cranio su se stesso, fino alla gola, e quando dopo minuti interminabili che ho "ruminato", mi decido a inghiottire, non ho alcun problema nel farlo... ovviamente questa situazione mi impedisce di mangiare bene, oltretutto sono anche in un periodo in cui ho pochi denti su cui contare (sto mettendo degli impianti e quindi la masticazione è quasi assente e mangio roba molle il più possibile).
La mia immensa paura è, nonostante la visita neurologica, di avere qualcosa di grave, come la sclerosi multipla, di cui ho letto può dare disfagia, o difficile da diagnosticare, come qualche sindrome... ma cosa posso fare, da me stessa, per sapere come distinguerle e rasserenarmi? Mi scusi dottore, dopo non le chiederò più nulla
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Dr. Francesco Beligni Psicologo, Psicoterapeuta 258 18
Buongiorno,
come le ripeto non posso fare una diagnosi appropriata in un contesto del genere, dovrei ovviamente aver modo di parlare con lei e farle le dovute domande indagatorie, nonchè valutare le sue reazioni ecc. tuttavia, più mi descrive il problema e più la dimensione ansiosa diventa evidente. A questo aggiunge anche una farmacofobia.

Un ipocondriaco solitamente si muove su 4 dimensioni:
FOBICA evitano di fare sforzi o evitano di trovarsi in situazioni temibili,
possono evitare aspetti legati alla medicina (iatrofobia) o a controlli medici.
OSSESSIVA Il pensiero è fisso su questa paura e tentano di controllarla. Cercano di controllare le reazioni corporee, cercano di controllare la loro attività fisica, fissazione su alcuni aspetti fisici
PARANOICA: ogni cosa conferma la propria paura. ideazione catastrofista, certezza di essere malato, rassegnarsi alla condizione di malato
COMPULSIVA : irrefrenabile tentazione di ricerca informazioni su internet, ricerca di continui
accertamenti medici, spasmodica richiesta di aiuto e di dialogo con persone vicine.
Spero che questa possa aiutarla ad orientarsi, e non a preoccuparsi ulteriormente, anche perchè il suo problema è risolvibile, ma necessita di un consulto appropriato.
Se si è trovata bene con il precedente terapeuta provi a rivolgersi nuovamente a lui. Altrimenti le ho consigliato la terapia strategica breve. Personalmente ho raggiunto degli ottimi risultati utilizzando quelle tecniche con dei pazienti ipocondriaci o patofobici.

Si ricordi che non è detto che ci siano delle ragioni fisiologiche al problema che lei riporta (dato che il neurologo nonne ha trovate) ma è invece sicuro e dimostrato che l'ansia produce delle somatizzazioni che si ripercuotono sulla salute.

Non si preoccupi per il disturbo, cerco sempre di rispondere appena ho tempo.
Resto a disposizione

Saluti

Dr. Francesco Beligni - PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA
Riceve su Siena-Arezzo oppure ONLINE
www.francescobeligni.it

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Utente
Utente
La ringrazio infinitamente. Come ho accennato, sono in trasferimento, verso Roma. In caso avessi bisogno, la contatterò. Buona domenica!
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