Sono attratta sessualmente dal mio psichiatra
Buonasera, ringrazio anticipatamente chi mi risponderà.
Sono una ragazza di 32 anni, affetta da disturbo bipolare di tipo 2 e in cura da molti anni.
Circa un anno e mezzo fa ho cambiato psichiatra, poco prima dell'insorgere di un episodio di depressione maggiore durato fino a giugno dell'anno scorso.
Sono stata seguita molto bene, sia in ricovero sia a livello ambulatoriale, dall'equipe dell'ospedale presso cui sono in cura.
Il mio medico psichiatra ufficiale è anche professore universitario ma mi segue un suo specializzando, un ragazzo di 29 anni.
Nel periodo di depressione sono stata supportata e ho percepito un buon supporto e molta professionalità; esattamente come quando ho iniziato a stare bene, con la differenza che ho iniziato a provare attrazione fisica per il mio psichiatra (cosa che, specifico anche se banale, mentre quando in depressione non si verifica perché non ho nessun tipo di stimolo.
È un'attrazione di tipo sessuale (mi piace proprio il tipo di ragazzo) e non ho fantasticherie sullo stare con lui, sia perché non lo conosco, sia perché ho una relazione stabile e duratura con un uomo molto più grande, che mi garantisce un grande equilibrio, e nel quale ho ritrovato positivamente la figura paterna, avendo avuto un rapporto terribilmente disfunzionale con mio padre (della questione ho già ampiamente discusso con la psicoterapeuta).
Il problema si pone nel momento in cui ho fantasie erotiche abbastanza invasive, sia prima di andare a dormire (quando il cervello è più "libero", perché durante il giorno mentre lavoro non mi viene in mente) sia durante il colloquio con lui; da una parte lo considero uno psichiatra molto professionale e con cui ho un buon rapporto terapeutico, dall'altra le mie fantasie sono sul ragazzo che ho di fronte (non lo psichiatra) la mia paura è che comunque queste pulsioni sessuali possano avere delle ripercussioni sul mio rapporto medico-paziente, e non vorrei perché mi trovo bene.
Contemporaneamente frequento una psicoterapeuta che fa parte del suo stesso ambulatorio, quindi c'é un dialogo tra di loro, una combinazione di terapia sulla mia persona.
È per questo motivo che mi rivolgo a voi, perché per quanto io mi trovi benissimo con la mia psicoterapeuta e mi apra molto con lei, di questo proprio non riuscirei a parlarne, perché giustamente penso che ne debba poi parlare con lui, per lavorare sulla questione anche con me; e questo proprio non mi va, mi sentirei troppo a disagio e non avrei più il coraggio di tornare posso chiedervi che ne pensate e cosa mi consigliate di fare?
Vi ringrazio moltissimo.
Sono una ragazza di 32 anni, affetta da disturbo bipolare di tipo 2 e in cura da molti anni.
Circa un anno e mezzo fa ho cambiato psichiatra, poco prima dell'insorgere di un episodio di depressione maggiore durato fino a giugno dell'anno scorso.
Sono stata seguita molto bene, sia in ricovero sia a livello ambulatoriale, dall'equipe dell'ospedale presso cui sono in cura.
Il mio medico psichiatra ufficiale è anche professore universitario ma mi segue un suo specializzando, un ragazzo di 29 anni.
Nel periodo di depressione sono stata supportata e ho percepito un buon supporto e molta professionalità; esattamente come quando ho iniziato a stare bene, con la differenza che ho iniziato a provare attrazione fisica per il mio psichiatra (cosa che, specifico anche se banale, mentre quando in depressione non si verifica perché non ho nessun tipo di stimolo.
È un'attrazione di tipo sessuale (mi piace proprio il tipo di ragazzo) e non ho fantasticherie sullo stare con lui, sia perché non lo conosco, sia perché ho una relazione stabile e duratura con un uomo molto più grande, che mi garantisce un grande equilibrio, e nel quale ho ritrovato positivamente la figura paterna, avendo avuto un rapporto terribilmente disfunzionale con mio padre (della questione ho già ampiamente discusso con la psicoterapeuta).
Il problema si pone nel momento in cui ho fantasie erotiche abbastanza invasive, sia prima di andare a dormire (quando il cervello è più "libero", perché durante il giorno mentre lavoro non mi viene in mente) sia durante il colloquio con lui; da una parte lo considero uno psichiatra molto professionale e con cui ho un buon rapporto terapeutico, dall'altra le mie fantasie sono sul ragazzo che ho di fronte (non lo psichiatra) la mia paura è che comunque queste pulsioni sessuali possano avere delle ripercussioni sul mio rapporto medico-paziente, e non vorrei perché mi trovo bene.
Contemporaneamente frequento una psicoterapeuta che fa parte del suo stesso ambulatorio, quindi c'é un dialogo tra di loro, una combinazione di terapia sulla mia persona.
È per questo motivo che mi rivolgo a voi, perché per quanto io mi trovi benissimo con la mia psicoterapeuta e mi apra molto con lei, di questo proprio non riuscirei a parlarne, perché giustamente penso che ne debba poi parlare con lui, per lavorare sulla questione anche con me; e questo proprio non mi va, mi sentirei troppo a disagio e non avrei più il coraggio di tornare posso chiedervi che ne pensate e cosa mi consigliate di fare?
Vi ringrazio moltissimo.
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>>> la mia paura è che comunque queste pulsioni sessuali possano avere delle ripercussioni sul mio rapporto medico-paziente, e non vorrei perché mi trovo bene
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Gli operatori sanitari che si occupano di salute mentale, quindi psicologi, psicoterapeuti e psichiatri, sono "attrezzati" per far fronte a questo tipo di eventualità, che si verificano con una certa frequenza.
Perciò se la cosa sembra inconfessabile a lei, tenga presente che a chi fa questo lavoro capita abbastanza spesso e potrebbe quindi decidere di parlargliene. Oppure no. Ma non è detto che se non lo fa il rapporto medico-paziente ne debba per forza risentire.
Il mio suggerimento è tuttavia di parlargliene perché, se ben gestito, potrebbe addirittura accelerare i suoi miglioramenti.
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Gli operatori sanitari che si occupano di salute mentale, quindi psicologi, psicoterapeuti e psichiatri, sono "attrezzati" per far fronte a questo tipo di eventualità, che si verificano con una certa frequenza.
Perciò se la cosa sembra inconfessabile a lei, tenga presente che a chi fa questo lavoro capita abbastanza spesso e potrebbe quindi decidere di parlargliene. Oppure no. Ma non è detto che se non lo fa il rapporto medico-paziente ne debba per forza risentire.
Il mio suggerimento è tuttavia di parlargliene perché, se ben gestito, potrebbe addirittura accelerare i suoi miglioramenti.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.3k visite dal 04/02/2022.
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