Sindrome dell'abbandono?
Salve, sono una ragazza di 25 anni.
Scrivo perché vorrei avere dei diversi pareri.
Vado in terapia da ormai 6 anni e da quasi 3 sono anche seguita da una psichiatra e prendo sertralina (che sto scalando, attualmente sono a 0, 25).
In questi anni ho fatto passi da gigante, ma negli ultimi mesi mi sento 'bloccata'.
A settembre ho conosciuto un ragazzo e al momento abbiamo una storia, ma...
Prima di conoscerlo ero single da circa 3 anni, 3 anni con alti e bassi, ma che nel complesso son stati molto proficui dal punto di vista sia dei risultati 'esterni' (lavoro, studio), che 'interni' (riguardo la mia autostima).
Nonostante non fossi in una coppia ero serena, mi piacevo dentro e fuori, ero sicura di me.
Ora non lo so, da quando mi sono resa conto di essermi innamorata di lui.
È dolcissimo, davvero fantastico, divertente, intelligente e sono pochissime e spesso futili le cose che posso rimproverargli.
Io dal canto mio sono terrorizzata: mi guardo allo specchio e non mi vedo abbastanza bella, studio e faccio fatica a concentrarmi, mi sento una persona noiosa e monotona, ho paura che possa conoscere qualcuno migliore di me.
Perché c'è sempre qualcuno che è meglio e io non sono mai abbastanza.
Nonostante lui non mi manchi mai di rispetto, mi faccia complimenti, sia sempre comprensivo, dolce, rassicurante e mi ascolti.
Cerco di trattenermi il più possibile di modo da non inondarlo con queste mie paranoie infondate, perché ho paura che possa allontanarsi, ma ho scarso successo perché sono il tipo di persona che ha scritto in faccia quello che pensa.
So che questo è tutto frutto del mio passato, dei tradimenti che ho avuto e altri trascorsi con la mia famiglia.
Ora, il punto è che io vorrei smettere di essere così ossessiva nel pensare a un futuro catastrofico perché 1 non mi vivo bene la relazione, provo una costante ansia che si placa solo quando lui mi rassicura e 2 non voglio che si allontani perché non sono in grado di gestire questa situazione.
La vedo complicata, perché lui dice di parlargliene così da risolvere insieme e non allontanarmi io... Ma dall'altro lato non voglio soffocarlo né allontanarlo facendolo sentire responsabile della mia felicità e della mia tranquillità.
Perché è ovvio che quest'ansia non sia colpa sua, ma paura che il passato possa ripetersi.
Non so che fare, se aumentare il numero di sedute (1 al mese al momento), provare qualche nuova 'tipologia di terapia (?) ' (al momento è cognitivo comportamentale), se c'è qualche libro che possa aiutarmi sull'argomento.
La terapia l'ho cominciata 6 anni fa dopo una brusca rottura dovuta a un tradimento con il mio ragazzo di allora, con cui avevo praticamente un rapporto di simbiosi.
Ho smussato molti angoli e riconosciuto molti degli errori fatti.
Forse la mia paura è proprio quella di ripeterli (anche se ora non ho più, ad es.
la necessità di controllarlo o fare per forza tutto insieme).
Scrivo perché vorrei avere dei diversi pareri.
Vado in terapia da ormai 6 anni e da quasi 3 sono anche seguita da una psichiatra e prendo sertralina (che sto scalando, attualmente sono a 0, 25).
In questi anni ho fatto passi da gigante, ma negli ultimi mesi mi sento 'bloccata'.
A settembre ho conosciuto un ragazzo e al momento abbiamo una storia, ma...
Prima di conoscerlo ero single da circa 3 anni, 3 anni con alti e bassi, ma che nel complesso son stati molto proficui dal punto di vista sia dei risultati 'esterni' (lavoro, studio), che 'interni' (riguardo la mia autostima).
Nonostante non fossi in una coppia ero serena, mi piacevo dentro e fuori, ero sicura di me.
Ora non lo so, da quando mi sono resa conto di essermi innamorata di lui.
È dolcissimo, davvero fantastico, divertente, intelligente e sono pochissime e spesso futili le cose che posso rimproverargli.
Io dal canto mio sono terrorizzata: mi guardo allo specchio e non mi vedo abbastanza bella, studio e faccio fatica a concentrarmi, mi sento una persona noiosa e monotona, ho paura che possa conoscere qualcuno migliore di me.
Perché c'è sempre qualcuno che è meglio e io non sono mai abbastanza.
Nonostante lui non mi manchi mai di rispetto, mi faccia complimenti, sia sempre comprensivo, dolce, rassicurante e mi ascolti.
Cerco di trattenermi il più possibile di modo da non inondarlo con queste mie paranoie infondate, perché ho paura che possa allontanarsi, ma ho scarso successo perché sono il tipo di persona che ha scritto in faccia quello che pensa.
So che questo è tutto frutto del mio passato, dei tradimenti che ho avuto e altri trascorsi con la mia famiglia.
Ora, il punto è che io vorrei smettere di essere così ossessiva nel pensare a un futuro catastrofico perché 1 non mi vivo bene la relazione, provo una costante ansia che si placa solo quando lui mi rassicura e 2 non voglio che si allontani perché non sono in grado di gestire questa situazione.
La vedo complicata, perché lui dice di parlargliene così da risolvere insieme e non allontanarmi io... Ma dall'altro lato non voglio soffocarlo né allontanarlo facendolo sentire responsabile della mia felicità e della mia tranquillità.
Perché è ovvio che quest'ansia non sia colpa sua, ma paura che il passato possa ripetersi.
Non so che fare, se aumentare il numero di sedute (1 al mese al momento), provare qualche nuova 'tipologia di terapia (?) ' (al momento è cognitivo comportamentale), se c'è qualche libro che possa aiutarmi sull'argomento.
La terapia l'ho cominciata 6 anni fa dopo una brusca rottura dovuta a un tradimento con il mio ragazzo di allora, con cui avevo praticamente un rapporto di simbiosi.
Ho smussato molti angoli e riconosciuto molti degli errori fatti.
Forse la mia paura è proprio quella di ripeterli (anche se ora non ho più, ad es.
la necessità di controllarlo o fare per forza tutto insieme).
[#1]
Gentile utente,
ci chiediamo come a fronte di una psicoterapia che dura da 6 (sei!) anni Lei scriva a noi online ".. perché vorrei avere dei diversi pareri."
Forse non si fida più del* Su* Psicoterapeuta?
Oppure intuisce anche Lei (come noi, del resto) che per una terapia definita 'cognitivo-comportamentale' tale durata sia incredibilmente troppa?
E, allo stesso tempo, Lei come può pensare che "diversi pareri" emessi da emeriti sconosciuti - cioè noi, per quanto molto esperti e competenti - possano essere più azzeccati di quelli di un* Collega che La conosce da anni; noi che di Lei conosciamo solo alcune righe scritte?
Riguardo alla tematica che ci propone,
è prevedibile che una nuova esperienza affettiva metta in crisi un equilibrio faticosamente raggiunto,
ma che al contempo Lei non possa trasformare il ragazzo nel suo analista, accettando la proposta di ".. parlargliene così da risolvere insieme e non allontanarmi io..."
"Risolvere insieme"? non è un problema nato nella coppia, a quanto Lei ci fa capire. E' forse una problematica collegata alla "Sindrome dell'abbandono", come il titolo ci fa intuire, e dunque personale?
Come vede non è possibile alcuna risposta semplice, perchè sarebbe semplicistica.
La nostra risposta è di avere fiducia nel* Su* Psicoterapeuta, eventualmente facendo leggere questa mail indirizzata a noi, compresa la nostra risposta.
Cosa ne pensa?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
ci chiediamo come a fronte di una psicoterapia che dura da 6 (sei!) anni Lei scriva a noi online ".. perché vorrei avere dei diversi pareri."
Forse non si fida più del* Su* Psicoterapeuta?
Oppure intuisce anche Lei (come noi, del resto) che per una terapia definita 'cognitivo-comportamentale' tale durata sia incredibilmente troppa?
E, allo stesso tempo, Lei come può pensare che "diversi pareri" emessi da emeriti sconosciuti - cioè noi, per quanto molto esperti e competenti - possano essere più azzeccati di quelli di un* Collega che La conosce da anni; noi che di Lei conosciamo solo alcune righe scritte?
Riguardo alla tematica che ci propone,
è prevedibile che una nuova esperienza affettiva metta in crisi un equilibrio faticosamente raggiunto,
ma che al contempo Lei non possa trasformare il ragazzo nel suo analista, accettando la proposta di ".. parlargliene così da risolvere insieme e non allontanarmi io..."
"Risolvere insieme"? non è un problema nato nella coppia, a quanto Lei ci fa capire. E' forse una problematica collegata alla "Sindrome dell'abbandono", come il titolo ci fa intuire, e dunque personale?
Come vede non è possibile alcuna risposta semplice, perchè sarebbe semplicistica.
La nostra risposta è di avere fiducia nel* Su* Psicoterapeuta, eventualmente facendo leggere questa mail indirizzata a noi, compresa la nostra risposta.
Cosa ne pensa?
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.7k visite dal 02/02/2022.
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