Psicologo , tempi e durata terapia
Buonasera, ho iniziato a vedere uno psicologo per un mio particolare disagio.
Mi ha detto che dovremmo fare, affinché la terapia funzioni, unincontro a settimana per un totale di 4 al mese, non so per quanto tempo.
Il discorso di non sapere però per quanto tempo un po' mi turba, dovrei comunicarglielo?
Oppure dovrei dirglielo dopo qualche mese di terapia?
In più ho fatto solo la prima visita, ho notato che non scriveva nulla ma mi ha solo ascoltato, e normale?
Inoltre il fatto di vedere uno psicologo mi mette un po' a disagio, sia per quanto riguarda il fattore economico e sia perché mi fa stare male il fatto di doverci andare...glielo dovrei dire?
Grazie per l'aiuto.
Mi ha detto che dovremmo fare, affinché la terapia funzioni, unincontro a settimana per un totale di 4 al mese, non so per quanto tempo.
Il discorso di non sapere però per quanto tempo un po' mi turba, dovrei comunicarglielo?
Oppure dovrei dirglielo dopo qualche mese di terapia?
In più ho fatto solo la prima visita, ho notato che non scriveva nulla ma mi ha solo ascoltato, e normale?
Inoltre il fatto di vedere uno psicologo mi mette un po' a disagio, sia per quanto riguarda il fattore economico e sia perché mi fa stare male il fatto di doverci andare...glielo dovrei dire?
Grazie per l'aiuto.
[#1]
Gentile utente,
innanzi tutto una precisazione essenziale.
Lo Psicologo, per poter condurre una psicoterapia, occorre sia anche Psicoterapeuta. Questo dato lo troverà nell'Albo Psicologi della Sua Regione; Le raccomando di verificare.
Così come è imprescindibile la sottoscrizione del modulo privacy da parte di entrambi Voi fin dalla prima seduta.
Tutto il resto che Lei descrive è nella "normalità", cioè nelle modalità che uno Psicoterapeuta ritiene opportuno utilizzare per raggiungere al meglio gli obiettivi che concorderete.
Gli elementi di disagio vanno portati in seduta, diventeranno "materiale di lavoro".
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
innanzi tutto una precisazione essenziale.
Lo Psicologo, per poter condurre una psicoterapia, occorre sia anche Psicoterapeuta. Questo dato lo troverà nell'Albo Psicologi della Sua Regione; Le raccomando di verificare.
Così come è imprescindibile la sottoscrizione del modulo privacy da parte di entrambi Voi fin dalla prima seduta.
Tutto il resto che Lei descrive è nella "normalità", cioè nelle modalità che uno Psicoterapeuta ritiene opportuno utilizzare per raggiungere al meglio gli obiettivi che concorderete.
Gli elementi di disagio vanno portati in seduta, diventeranno "materiale di lavoro".
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Gentile utente,
la professione dello psicologo -cito dall'art. 1 della legge 56/89, istitutiva dall'Ordine degli Psicologi- si compendia in queste attività: "la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico [...]".
Il successivo art. 3 regolamenta la psicoterapia, ossia specificamente la cura del disagio, ove richiesto dalla condizione del paziente.
Teorie e metodi di approccio al paziente sono molti e differenti, dalla psicoanalisi al metodo cognitivo-comportamentale, dal sistemico-relazionale al transazionale e altri ancora, talvolta usati dal curante alternativamente o in maniera mista.
Alla base di qualunque prassi terapeutica però c'è la specifica relazione che si instaura tra curante e paziente: il primo accoglie empaticamente il secondo senza dare alcun giudizio morale o di valore, e quest'ultimo si apre con fiducia, sperimentando in misura crescente un rapporto in cui viene ascoltato con attenzione, senza essere tacitato o punito o manipolato o rimproverato o deriso, un rapporto in cui non dover usare la reticenza di chi teme di offendere o di essere indiscreto o inopportuno.
Questo permette al paziente di portare alla luce memorie, modi di pensare e di agire, emozioni e sentimenti che in altri momenti della vita ha nascosto, censurato, represso, e con ciò rappresenta il primo passo verso la guarigione, la premessa indispensabile.
Lo psicologo con la propria competenza aiuta il paziente a riconoscere le idee e i comportamenti irrazionali che limitano le sue scelte e le sue relazioni, i meccanismi inconsci che lo danneggiano, i traumi a cui è stato esposto.
La premessa, ripeto, è un dialogo sincero, aperto, quale il paziente non ha mai conosciuto prima nemmeno con la persona più amata; dirò di più: nemmeno con sé stesso.
Ora, le varie domande che lei ci rivolge, comuni a quasi tutti quelli che iniziano un percorso psicologico, hanno tutte la stessa risposta: sì, deve esternare momento per momento le sue curiosità, i suoi dubbi, la sue perplessità, le sue richieste allo psicologo, perché sono appunto lo strumento che il professionista adotta per addentrarsi nel contatto terapeutico con lei.
Venendo nel dettaglio delle sue domande, la prima fase dei colloqui è di valutazione, ma dopo questa fase la legge stessa prevede che il professionista indichi una durata approssimativa, il tempo medio che si dovrà dedicare al problema per risolverlo.
Questo non vuol dire che il tempo sarà breve: si può parlare anche di due anni, per esempio. Tuttavia, una previsione di durata è indispensabile per le ovvie valutazioni di tempo e denaro, ma molto di più per determinare se la cura può avere un esito positivo e non scoraggiare l'impegno del paziente.
Che il curante non scriva nulla in sua presenza dipende dalle scelte personali e dal metodo.
"Inoltre il fatto di vedere uno psicologo mi mette un po' a disagio, sia per quanto riguarda il fattore economico e sia perché mi fa stare male il fatto di doverci andare..."
Sono due problemi diversi e tutti e due vanno esternati al curante per le ragioni che ho già esposto.
Buone cose.
la professione dello psicologo -cito dall'art. 1 della legge 56/89, istitutiva dall'Ordine degli Psicologi- si compendia in queste attività: "la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico [...]".
Il successivo art. 3 regolamenta la psicoterapia, ossia specificamente la cura del disagio, ove richiesto dalla condizione del paziente.
Teorie e metodi di approccio al paziente sono molti e differenti, dalla psicoanalisi al metodo cognitivo-comportamentale, dal sistemico-relazionale al transazionale e altri ancora, talvolta usati dal curante alternativamente o in maniera mista.
Alla base di qualunque prassi terapeutica però c'è la specifica relazione che si instaura tra curante e paziente: il primo accoglie empaticamente il secondo senza dare alcun giudizio morale o di valore, e quest'ultimo si apre con fiducia, sperimentando in misura crescente un rapporto in cui viene ascoltato con attenzione, senza essere tacitato o punito o manipolato o rimproverato o deriso, un rapporto in cui non dover usare la reticenza di chi teme di offendere o di essere indiscreto o inopportuno.
Questo permette al paziente di portare alla luce memorie, modi di pensare e di agire, emozioni e sentimenti che in altri momenti della vita ha nascosto, censurato, represso, e con ciò rappresenta il primo passo verso la guarigione, la premessa indispensabile.
Lo psicologo con la propria competenza aiuta il paziente a riconoscere le idee e i comportamenti irrazionali che limitano le sue scelte e le sue relazioni, i meccanismi inconsci che lo danneggiano, i traumi a cui è stato esposto.
La premessa, ripeto, è un dialogo sincero, aperto, quale il paziente non ha mai conosciuto prima nemmeno con la persona più amata; dirò di più: nemmeno con sé stesso.
Ora, le varie domande che lei ci rivolge, comuni a quasi tutti quelli che iniziano un percorso psicologico, hanno tutte la stessa risposta: sì, deve esternare momento per momento le sue curiosità, i suoi dubbi, la sue perplessità, le sue richieste allo psicologo, perché sono appunto lo strumento che il professionista adotta per addentrarsi nel contatto terapeutico con lei.
Venendo nel dettaglio delle sue domande, la prima fase dei colloqui è di valutazione, ma dopo questa fase la legge stessa prevede che il professionista indichi una durata approssimativa, il tempo medio che si dovrà dedicare al problema per risolverlo.
Questo non vuol dire che il tempo sarà breve: si può parlare anche di due anni, per esempio. Tuttavia, una previsione di durata è indispensabile per le ovvie valutazioni di tempo e denaro, ma molto di più per determinare se la cura può avere un esito positivo e non scoraggiare l'impegno del paziente.
Che il curante non scriva nulla in sua presenza dipende dalle scelte personali e dal metodo.
"Inoltre il fatto di vedere uno psicologo mi mette un po' a disagio, sia per quanto riguarda il fattore economico e sia perché mi fa stare male il fatto di doverci andare..."
Sono due problemi diversi e tutti e due vanno esternati al curante per le ragioni che ho già esposto.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#4]
Una precisazione:
non mettevo in dubbio che sia Psicologo, bensì che per poter *curare* (ossia fare terapia) occorre essere anche Psicoterapeuta, e non tutti gli Psicologi lo sono.
Ciò in considerazione del Suo titolo: ".. tempi e durata terapia".
Dott. Brunialti
non mettevo in dubbio che sia Psicologo, bensì che per poter *curare* (ossia fare terapia) occorre essere anche Psicoterapeuta, e non tutti gli Psicologi lo sono.
Ciò in considerazione del Suo titolo: ".. tempi e durata terapia".
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#5]
Utente
La ringrazio per la sua risposta ,, come già detto ho controllato essere psicologo psicoterapeuta. Il mio dubbio permane , ne parlerò con lui durante la prossima seduta poiché il fatto di fare queste sedute mi rende profondamente triste ...e nessuno mi ha spinto a farlo l'ho fatto da solo , forse dare un punto di inizio e di fine mi aiuterebbe .
[#6]
Gentile utente,
sulla necessità di fissare un obiettivo e quindi delle tappe che servano a controllare i risultati raggiunti le abbiamo già detto.
Adesso lei parla di una profonda tristezza nello svolgimento della terapia, per cui credo che la aiuterà leggere questo articolo di un collega:
https://www.giuseppesantonocito.com/art_psicoterapia.htm
Ci faccia sapere se le è stato utile, per lei stesso e nel chiarimento col suo curante.
Auguri.
sulla necessità di fissare un obiettivo e quindi delle tappe che servano a controllare i risultati raggiunti le abbiamo già detto.
Adesso lei parla di una profonda tristezza nello svolgimento della terapia, per cui credo che la aiuterà leggere questo articolo di un collega:
https://www.giuseppesantonocito.com/art_psicoterapia.htm
Ci faccia sapere se le è stato utile, per lei stesso e nel chiarimento col suo curante.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2.4k visite dal 22/01/2022.
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