Non riesco a memorizzare dopo ore di studio, perché?

Buongiorno, sono una ragazza di 28 anni, tornata all'università dopo molto tempo dalla fine del liceo.
Questo è il mio primo anno nella facoltà in cui ho sempre desiderato studiare, purtroppo negli anni passati parecchie vicissitudini mi hanno impedito di continuare gli studi, quindi questo nuovo inizio è per me molto importante e fonte di gioia, poiché ha sempre rappresentato il mio sogno poter intraprendere il mestiere a cui mi porterà questa facoltà, se riuscirò.
Meno di un mese fa ho dato la prima parte di una materia in cui ho preso 28, tra meno di 15 giorni dovrei dare la seconda parte, ebbene, nonostante pomeriggi e giornate intere sui libri.
Non ho concluso nulla e non so se mi presenterò... mi sento molto triste e delusa per questo.
Al liceo non ero una studentessa modello, c'erano materie in cui andavo molto bene con voti alti, e altre in cui non arrivavo alla sufficienza.
Non so neanche come ho fatto a superare la prima parte, forse la motivazione può influire?
Quello che mi fa arrabbiare è che io leggo e capisco tutto quello che c'è scritto, semplicemente non lo ricordo.
Non riesco a fare un discorso collegandolo con altri argomenti, rimango paralizzata, l'oblio dei ricordi.
Eppure se talvolta sono in relax, mi viene un pensiero su qualcosa che ho letto, e ricordo benissimo tutto, quando sono con il libro davanti, vengo presa sicuramente da un'ansia che mi fa demoralizzare, infatti ricordo sempre le prime pagine dei capitoli, in quelle dopo mi disperdo perché sono quelle in cui la mia concentrazione viene meno, schiacciata dalla realtà dei fatti, ovvero che non mi sento capace.
Ho avuto una primissima esperienza a 18 anni all'università in cui non ho superato l'esame, dopodiché i miei mi ritirarono e pensarono che io non fossi portata per lo studio e che fosse meglio non investire su quello considerato che avevamo già problemi economici.
Sono sempre stata sempre timida e chiusa e so bene che nessuno ha mai creduto nelle mie potenzialità, nemmeno io.
Mentre studio inizio ad avvertire stanchezza e sonno, nonostante abbia dormito otto ore la notte precedente, e dunque smetto di studiare e cado in un sonno profondo.
Passo ore talvolta a modificare metodo di studio, passo dalla lettura veloce, agli schemi, alla tecnica dei loci, ma rimango sempre al primo capitolo.
Mi faccio mille pensieri, se forse ho un decifit, se è qualcosa di genetico, dato che nella mia famiglia nessuno è mai stato afferrato nello studio, eppure al di là dello studio ho una memoria nella norma.
Vorrei semplicemente massimizzare questi 15 giorni per potermi presentare all'esame con qualcosa da dire, non Miro al 30, voglio semplicemente dire quello che.
mi ricordo ma non ricordo niente in questo momento, non prenderei neanche 18. In genere leggo e ripeto, ma non funziona sempre.
Non ho benefici da mappe, e riassunti.
Ho paura di deludermi e deludere.
Ho bisogno di questa facoltà perché solo così posso cambiare la mia vita e realizzare il mio sogno, ma sembro essere negata.
Aiuto. In passato ho sofferto di depressione, attacchi di panico, disturbo ossessivo compulsivo. Ho fatto terapia, la mia vita è cambiata, e sto molto bene. Ma sicuramente riconosco che l'ansia può comunque essere una componente molto presente in me.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Gentile Ragazza,
se un pizzico di ansia è necessaria e funzionale a stimolare uno studio efficace, nel momento in cui il suo livello supera una certa soglia, diventa invece paralizzante.
Nel suo racconto appare evidente come l'ansia anticipatoria, abbinata ad un'autostima non proprio "splendente", le renda arduo studiare con soddisfazione e gratificazione.
Anche andare alla ricerca del metodo di studio "perfetto" risulta più che altro una perdita di tempo, perché le fornisce l'illusione di star facendo qualcosa di utile, ma di fatto le ruba tempo prezioso per la sua preparazione.
A mio avviso, dovrebbe cercare di tenere fermi i pensieri sul qui ed ora, sul materiale che deve mandare a memoria (che non è la stessa cosa di leggere e comprendere), invece che lasciarli scivolare verso un passato che non c'è più (lei non è più la ragazzina diciottenne che deve sottostare alle decisioni dei genitori), o verso un futuro che così facendo non riesce a costruire.
Lasci perdere le idee su di sé, su come andranno le cose, su cosa pensaranno gli altri, ecc. e si concentri sul compito, cercando di ottimizzare il tempo che le resta. Si ricordi che ha una rete di salvataggio costituita dal 28 che ha già in cassaforte, senza darsi giudizi su come l'ha preso, né fare previsioni negative e catastrofiche su quale media potrà mantenere.
Ora il suo obiettivo è non perdere inutilmente tempo e mettere la testa tra i libri e ripetere, ripetere, ripetere: per ora, ciò che conta è andare a dare l'esame, non ancora superarlo.
Cerchi di arrivare all'esame sapendo di aver fatto tutto ciò che era in suo potere fare e poi, vada come vada. Ci penserà a tempo debito, se sarà il caso.
Un passo alla volta.

Cordialità.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
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Utente
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La ringrazio molto per la sua risposta che mi ha caricato tantissimo. Purtroppo mi capita di ripetere troppo lentamente...non vado né a pagine né a paragrafi, ma a righe... Dopo un'ora sono ancora alla stessa pagina.
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Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102
Per arrivare in cima alla scala, bisogna necessariamente iniziare a salire i primo gradino.
Nel suo primo post faceva cenno alla motivazione che, condivido!, è una componente importante, che va però alimentata, altrimenti rischia di esaurirsi: davanti a quella pagina da studiare, si ricordi che non è fine a se stessa e neppure al prossimo esame che l'attende, ma è il primo scalino utile a realizzare il suo sogno e cambiare vita.
Non basta desiderare o sperare nei cambiamenti, ma bisogna intenzionalmente darsi da fare perché essi avvengano.

Se le può far piacere, di tanto in tanto ci tenga aggiornati su quale sia il "pianerottolo" in cui si ritrova...
Buono studio.
Saluti

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
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