Problema ad esprimermi e parlare
Buonasera,
mi rendo conto da vario tempo che ho un problema nell’ esprimermi verso gli altri, è come se avessi un blocco, mi si annebbiasse la testa e smettessi di pensare e non so più cosa dire.
soprattutto per parlare, dire la mia opinione o i miei sentimenti.
Premetto che nello scrivere non ho alcun timore è non provo difficoltà anche se ci metto del tempo per trovare le parole.
Arrivo da un passato molto burrascoso, di grandi sofferenze sia dalle cose basilari che più importanti esempio distaccamenti forzati da genitori / fratelli che per un affidamento siamo stati trasportati un po’ qui è li; ma di quel periodo ricordo che andavo da uno psicologo e l ho affrontato comunque serenamente.
con il passare degli anni le cose son tornate più o meno aposto e l’affidamento annullato ma per vari problemi economici e comunque famigliari il ritorno alla normalità in famiglia è divenuto come una seconda tortura per me e da lì in avanti man mano che crescevo mi son chiusa in me
ho dovuto lottare molto per arrivare dove sono ora con un lavoro stabile, una famiglia tutta mia ma purtroppo sento che sono bloccata, non sorrido non sento le emozioni come vorrei e non riesco a parlare; non so esprimere le mie opinioni senza farmi pensieri di giorni interi su come avrei fatto meglio.
l’unica cosa che so è che questa cosa si annulla con mia figlia, con lei esce tutta la mia dolcezza, la coccolo la bacio do il meglio di me anche su cose che normalmente non faccio mai.
mio marito si arrabbia perché con lui non parlo, non mi esprimo ma non capisce che è come se il cervello andasse in tilt e si annebbia tutto, ogni pensiero e non è un torto fatto a lui... sto pensando che forse uno psicologo mi serva.
ma non so come sceglierlo, non so che dirgli... mi sento imprigionata nella mia testa e vorrei vivere finalmente una normalità come tutti gli altri.
Cerco un consiglio
Cerco risposte se sono fatta io male oppure è la mia testa che ne ha passate troppe senza mai aver avuto una depressione perché ho sempre dovuto reagire e lottare.
Inoltre quando ho molto stress addosso lo sfogo non mangiando è appena do uno sguardo al cibo ho un senso di malessere, di solito dura 3/4 giorni poi iniziò di nuovo in normalità.
Grazie buona serata
mi rendo conto da vario tempo che ho un problema nell’ esprimermi verso gli altri, è come se avessi un blocco, mi si annebbiasse la testa e smettessi di pensare e non so più cosa dire.
soprattutto per parlare, dire la mia opinione o i miei sentimenti.
Premetto che nello scrivere non ho alcun timore è non provo difficoltà anche se ci metto del tempo per trovare le parole.
Arrivo da un passato molto burrascoso, di grandi sofferenze sia dalle cose basilari che più importanti esempio distaccamenti forzati da genitori / fratelli che per un affidamento siamo stati trasportati un po’ qui è li; ma di quel periodo ricordo che andavo da uno psicologo e l ho affrontato comunque serenamente.
con il passare degli anni le cose son tornate più o meno aposto e l’affidamento annullato ma per vari problemi economici e comunque famigliari il ritorno alla normalità in famiglia è divenuto come una seconda tortura per me e da lì in avanti man mano che crescevo mi son chiusa in me
ho dovuto lottare molto per arrivare dove sono ora con un lavoro stabile, una famiglia tutta mia ma purtroppo sento che sono bloccata, non sorrido non sento le emozioni come vorrei e non riesco a parlare; non so esprimere le mie opinioni senza farmi pensieri di giorni interi su come avrei fatto meglio.
l’unica cosa che so è che questa cosa si annulla con mia figlia, con lei esce tutta la mia dolcezza, la coccolo la bacio do il meglio di me anche su cose che normalmente non faccio mai.
mio marito si arrabbia perché con lui non parlo, non mi esprimo ma non capisce che è come se il cervello andasse in tilt e si annebbia tutto, ogni pensiero e non è un torto fatto a lui... sto pensando che forse uno psicologo mi serva.
ma non so come sceglierlo, non so che dirgli... mi sento imprigionata nella mia testa e vorrei vivere finalmente una normalità come tutti gli altri.
Cerco un consiglio
Cerco risposte se sono fatta io male oppure è la mia testa che ne ha passate troppe senza mai aver avuto una depressione perché ho sempre dovuto reagire e lottare.
Inoltre quando ho molto stress addosso lo sfogo non mangiando è appena do uno sguardo al cibo ho un senso di malessere, di solito dura 3/4 giorni poi iniziò di nuovo in normalità.
Grazie buona serata
[#1]
Gentile signora,
non conosco la sua condizione economica, quindi premetto che si può essere seguiti gratuitamente da uno psicologo tramite Servizio Sanitario Nazionale (ASL, Centro di Salute Mentale, Consultorio familiare) e che offrono prezzi più che abbordabili anche molti studi privati, per esempio le Scuole di Specializzazione in Psicoterapia.
Detto questo vengo alla sua richiesta.
Lei ha fatto un lungo, doloroso cammino, ignoto alla maggior parte delle persone e quindi difficilissimo da condividere; non certo un argomento usuale di conversazione, ma nemmeno qualcosa che si possa nascondere con facilità, mantenendo la propria naturalezza. Questo probabilmente è il motivo della sua difficoltà a dialogare con la gente.
Inoltre lei scrive, a proposito del periodo dell'affidamento: "di quel periodo ricordo che andavo da uno psicologo e l ho affrontato comunque serenamente".
Naturale che sia così: lei viveva un disagio riconosciuto ed era supportata da uno specialista.
Detto in altre parole: la sua sofferenza aveva un nome e un curante. Lei aveva dunque gli strumenti per parlarne, per interpretarla e superarla.
Ma ecco che la situazione muta drasticamente: "le cose son tornate più o meno a posto e l’affidamento annullato ma per vari problemi economici e comunque famigliari il ritorno alla normalità in famiglia è divenuto come una seconda tortura per me".
Precisamente: il capovolgimento della situazione questa volta è stato senza supporti, né materiali né psicologici. Non mi meraviglierebbe scoprire che il vero trauma è stato questo. Quale "ritorno alla normalità" ci può essere, senza cambiare le condizioni di fondo che hanno causato l'allontanamento, senza nessuna spiegazione e nessun graduale reinserimento in una realtà familiare che era stata ritenuta non idonea?
A questo punto una spiegazione, un recupero della comunicazione tra i familiari, supportato da uno psicologo, sarebbero stati ancora più necessari. Invece una visione alquanto stupida delle cose può aver suggerito alle persone che lei aveva attorno frasi tipo: "Finalmente è tutto a posto", "Ora dovete essere felici perché siete tornati tutti insieme", e così via.
Questo ha tolto a tutti voi il diritto di avvertire cosa andava male nella "normalità", il diritto di lamentarvi, di pretendere delle spiegazioni e dei cambiamenti. Vi ha tolto il diritto di essere più che mai accolti da uno psicologo attento e sensibile nella fase del riadattamento, fase che può essersi protratta, a livello psicologico, per anni, e che forse non si è mai interamente compiuta.
Tutto quello che lei scrive ne è la normale conseguenza. Probabilmente si è sposata molto giovane con un uomo a sua volta troppo giovane per accogliere la sua sofferenza interiore e accompagnarla nel processo di guarigione. Eppure è questa la strada da percorrere per diventare non una coppia da "mulino bianco", un'apparenza che stride con la sostanza, ma due adulti consapevoli e capaci di affetto profondo.
Alla sua domanda "Cerco risposte se sono fatta io male oppure è la mia testa che ne ha passate troppe senza mai aver avuto una depressione perché ho sempre dovuto reagire e lottare" verrebbe da rispondere, se non fosse imprudente fare diagnosi online, che lei non è fatta male, tutt'altro. Il fatto che con la sua bambina riesca ad essere piena di tenerezza e sorrisi ne è un segnale.
Lei dice che non saprebbe come parlare ad uno psicologo. Le raccomando di stampare e conservare questa sua lettera, con la mia risposta e le altre, se ci saranno, perché è la prima cosa che dovrebbe far leggere alla persona che si prenderà cura di lei.
Valuti se è il caso di farla leggere anche a suo marito: potrebbe essere il modo migliore per fargli capire il suo blocco ed aiutarla a venirne fuori.
La abbraccio. Sentiti auguri, per le feste e per tutto.
non conosco la sua condizione economica, quindi premetto che si può essere seguiti gratuitamente da uno psicologo tramite Servizio Sanitario Nazionale (ASL, Centro di Salute Mentale, Consultorio familiare) e che offrono prezzi più che abbordabili anche molti studi privati, per esempio le Scuole di Specializzazione in Psicoterapia.
Detto questo vengo alla sua richiesta.
Lei ha fatto un lungo, doloroso cammino, ignoto alla maggior parte delle persone e quindi difficilissimo da condividere; non certo un argomento usuale di conversazione, ma nemmeno qualcosa che si possa nascondere con facilità, mantenendo la propria naturalezza. Questo probabilmente è il motivo della sua difficoltà a dialogare con la gente.
Inoltre lei scrive, a proposito del periodo dell'affidamento: "di quel periodo ricordo che andavo da uno psicologo e l ho affrontato comunque serenamente".
Naturale che sia così: lei viveva un disagio riconosciuto ed era supportata da uno specialista.
Detto in altre parole: la sua sofferenza aveva un nome e un curante. Lei aveva dunque gli strumenti per parlarne, per interpretarla e superarla.
Ma ecco che la situazione muta drasticamente: "le cose son tornate più o meno a posto e l’affidamento annullato ma per vari problemi economici e comunque famigliari il ritorno alla normalità in famiglia è divenuto come una seconda tortura per me".
Precisamente: il capovolgimento della situazione questa volta è stato senza supporti, né materiali né psicologici. Non mi meraviglierebbe scoprire che il vero trauma è stato questo. Quale "ritorno alla normalità" ci può essere, senza cambiare le condizioni di fondo che hanno causato l'allontanamento, senza nessuna spiegazione e nessun graduale reinserimento in una realtà familiare che era stata ritenuta non idonea?
A questo punto una spiegazione, un recupero della comunicazione tra i familiari, supportato da uno psicologo, sarebbero stati ancora più necessari. Invece una visione alquanto stupida delle cose può aver suggerito alle persone che lei aveva attorno frasi tipo: "Finalmente è tutto a posto", "Ora dovete essere felici perché siete tornati tutti insieme", e così via.
Questo ha tolto a tutti voi il diritto di avvertire cosa andava male nella "normalità", il diritto di lamentarvi, di pretendere delle spiegazioni e dei cambiamenti. Vi ha tolto il diritto di essere più che mai accolti da uno psicologo attento e sensibile nella fase del riadattamento, fase che può essersi protratta, a livello psicologico, per anni, e che forse non si è mai interamente compiuta.
Tutto quello che lei scrive ne è la normale conseguenza. Probabilmente si è sposata molto giovane con un uomo a sua volta troppo giovane per accogliere la sua sofferenza interiore e accompagnarla nel processo di guarigione. Eppure è questa la strada da percorrere per diventare non una coppia da "mulino bianco", un'apparenza che stride con la sostanza, ma due adulti consapevoli e capaci di affetto profondo.
Alla sua domanda "Cerco risposte se sono fatta io male oppure è la mia testa che ne ha passate troppe senza mai aver avuto una depressione perché ho sempre dovuto reagire e lottare" verrebbe da rispondere, se non fosse imprudente fare diagnosi online, che lei non è fatta male, tutt'altro. Il fatto che con la sua bambina riesca ad essere piena di tenerezza e sorrisi ne è un segnale.
Lei dice che non saprebbe come parlare ad uno psicologo. Le raccomando di stampare e conservare questa sua lettera, con la mia risposta e le altre, se ci saranno, perché è la prima cosa che dovrebbe far leggere alla persona che si prenderà cura di lei.
Valuti se è il caso di farla leggere anche a suo marito: potrebbe essere il modo migliore per fargli capire il suo blocco ed aiutarla a venirne fuori.
La abbraccio. Sentiti auguri, per le feste e per tutto.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 4.3k visite dal 23/12/2021.
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