Come posso comportarmi in questo difficile rapporto di amicizia?
Salve,
Vorrei un consiglio su una questione relazionale.
Sono da 17 anni amica di una ragazza (ne ho 33).
Ci siamo conosciute su un forum e siamo diventate unite perché avevamo tante cose in comune e condividevamo il bisogno di cercare legami significativi oltre le rispettive amicizie.
Lei del Nord, io del Centro, ci siamo incontrate e frequentate.
Lei mi ha dato davvero tanto perché a quell'età attraversavo una serie di lutti e ho avuto in lei una presenza affettiva grandiosa.
La sua storia personale è fatta di devastazione e grave violenza familiare. Sapevo di non poterla capire, ma ho sempre ascoltato ciò che la rendeva triste e sola.
Ho deciso di dirle che, invece di tornare a casa sua poteva venire da me (i compleanni, le feste comandate), che poteva stare insieme alla mia famiglia senza sentirsi ospite, che mia sorella e le mie amiche l'avrebbero accolta perché siamo tutti parte di una grande comunità.
Purtroppo negli ultimi 2 anni, complice temo la pandemia, lei ha:
- perso la testa per un collega sposato molto più vecchio che la tratta da schifo e la usa a suo piacimento facendole fare un su e giù continuo: più le diciamo di lasciar stare più si offende;
- perso ogni forma di serenità a causa del lavoro: a volte si autocelebra, a volte dice di essere misera, a volte è furiosa;
- perso ogni capacità di manifestare emozioni/sentimenti per gli altri.
- Se le cose capitano agli altri non hanno valore o non sono gravi, se capita a lei è la fine del mondo; ha inoltre sempre il vizio di esprimere "consulti psicologici" non richiesti, in quanto studentessa di psicologia fuori corso;
- preso a vantarsi di mangiare schifezze o di digiunare, di bere birra a colazione (devo trovare ancora qualcuno che lo consideri un gesto equilibrato);
- non si muove e non ha alcun tipo di interesse, non parla più di nulla all'infuori di sé.
- Ho l'impressione che dica delle cose non vere su ciò che fa;
- ha iniziato, quando che le capita qualcosa di spiacevole, ad offenderci e ad avere una sorta di aggressività verbale come se noi dovessimo, tramite WhatsApp, risolvere tutto subito.
- iniziato a scrivere in maniera sconnessa conducendo una sorta di monologo interiore in cui non si capisce se stia riferendo parole dette da altri o sue impressioni.
Ho da tempo deciso che non posso farmi trascinare o rischio di affogare.
I suoi alti-bassi mi lasciano esausta, lei invece il giorno dopo si comporta come se non fosse successo nulla. Ho una grande preoccupazione che il suo stato di salute mentale sia compromesso, ma non so come aiutarla perché nella città in cui vive è sola.
E se facesse qualcosa di insensato o violento? Come posso comunicare con lei ora senza rischiare di allontanarla?
Non è rimasto niente delle sue doti intellettive e della sua profonda qualità emotiva. Ho inoltre paura di incontrarla di persona. Mi sento in colpa perché ciò che ho dentro ora è molto lontano dall'amicizia.
Grazie e buona giornata.
Come prima riflessione da condividere, può sembrare scontata, è che nessuno di noi può eventualmente aiutare chi non riconosce di avere un problema. La sua amica piuttosto vede i problemi sempre esterni a sé, stando alla sua descrizione, e non mostra sufficiente consapevolezza di sé e delle sue criticità.
Il rischio alto, in questi casi, è di andare solo a scontrarsi e mentalmente a sfinirsi.
In questi casi c'è anche da chiedersi quale nostro bisogno interno ci porta o magari ci "costringe"di aiutare a tutti i costi l'altra persona, per notare a quali aspetti personali eventualmente si collega.
Insomma ancor prima di aiutare l'altro è bene vedere cosa muove noi stessi per non finire succubi di certe nostre dinamiche interne non sempre funzionali o ben gestite.
Saluti
Www.psicologosanbenedettodeltronto.it
Dr. Marco Forti
Psicologo - Psicoterapeuta - Sessuologo - Esperto in EMDR
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