Crisi di coppia: seguire il cuore o la ragione?

Buongiorno, ho 47 anni, sono sposato da 16 e ho un figlio di 13.

Da 5 anni lavoro con una collega 15 anni più giovane di me. Pian piano facendo trasferte insieme ci siamo trovati in sintonia e senza forzare nulla ci siamo trovati a volerci bene. Il bene e la complicità sono aumentati giorno dopo giorno fino a concederci, dopo 3 anni, l'un l'altra.

Lei non ha mai messo pressione dicendo che è consapevole che la nostra storia non potrà mai rivelarsi alla luce del sole, in quanto consapevole che io ho famiglia e non posso deluderla... in ditta sarebbe uno "scandalo" in quanto ora ci vedono come colleghi.

Per la sua famiglia idem, in quanto lei è giovane e andrebbe a mettersi con uno con una situazione totalmente diversa dalla sua.

Io e lei ci troviamo in tutto, siamo da 4 mesi fuori per lavoro e torniamo solo il fine settimana e capita spesso di dormire insieme in trasferta, praticamente convivere come una coppia in tutto e per tutto. L'intesa è massima sotto tutti i punti di vista.

A casa mia invece la situazione è dura: mi sento ospite quando torno e non riesco a stare tranquillo in quanto la mia testa è altrove. Mi capita di fingere spesso di essere stanco per non avere rapporti... ma quando non posso farne a meno mi capita anche di far fatica ad avere erezioni, mentre con la collega arrivo anche a farlo più volte al giorno senza nessuna fatica.

Mia moglie è una santa donna, un'ottima madre e una buona moglie. Solo l'idea di deluderla mi distrugge.
Come non riesco a pensare a cosa accadrebbe nel contesto dove vivo: abitiamo in un paesino e sarebbe uno scandalo una separazione.

Mi trovo tra due fuochi e non so cosa fare. Mi sento di volere bene a mia moglie, ma di amare la mia collega.

Devo prendere una decisione, ma al momento non so cosa fare. L'aggravante è che con la collega ci lavoro e passo spesso anche 24 ore al giorno insieme.

Grazie a chi mi risponderà.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
per la verità non si capisce quale domanda lei ci stia ponendo.
Lei intitola la sua email "crisi di coppia: seguire il cuore o la ragione?". Poi chiude la narrazione dell'adulterio di cui è protagonista con le parole: "devo prendere una decisione".
Perché? Non sembra che qualcuno glielo stia imponendo.
Non la sua amante, "consapevole che la nostra storia non potrà mai rivelarsi alla luce del sole, in quanto consapevole che io ho famiglia e non posso deluderla".
Nemmeno i parenti di lei, a quanto scrive, che la vogliono vedere sposata, un domani, con un giovane senza figli e matrimoni falliti alle spalle.
Non la ditta per cui entrambi lavorate, che si fida di voi e vi crede persone integre.
Non sua moglie, da lei definita "una santa donna, un'ottima madre e una buona moglie". Non si capisce come lei abbia potuto ingannarla, se è vero che pensa questo, né perché abbia difficoltà ad avere rapporti anche con lei, e perché mai nel titolo parli di "crisi di coppia" quando non è la coppia ad essere in crisi, ma lei solo.
Non il paesino in cui vive, per il quale sarebbe uno scandalo una separazione senza giusta causa.
Lei non nomina suo figlio, che la vede assente fisicamente e lontano col pensiero anche quando materialmente è con lui. Un adolescente ben triste, se questo padre cessasse del tutto di tornare a casa e di voler bene a lui e alla mamma solo perché non ha saputo gestire un rapporto tra colleghi nel rispetto del proprio matrimonio e del ruolo di padre e marito.
Tutte queste cose lei le sa e ce le scrive. Tuttavia afferma che si sente tra due fuochi, e aggiunge: "Mi sento di volere bene a mia moglie, ma di amare la mia collega".
Io rifletterei proprio su questo "amore", a partire dal suo futuro possibile: lei pensa che la giovane collega sarebbe disposta a trasformare un gioco che stempera il dovere delle trasferte di lavoro col piacere dell'erotismo in una stabile relazione coniugale? Quali vantaggi ne avrebbe? Quali segnali ha dato di essere a sua volta innamorata di lei?
Fa sorridere la sua affermazione: "capita spesso di dormire insieme in trasferta, praticamente convivere come una coppia in tutto e per tutto".
La "coppia in tutto e per tutto" non va in giro in trasferta, non si diletta del gioco adolescenziale dell'amore rubato, senza responsabilità, doveri e noiosa routine.
Non pensa che se un domani la ditta vi inviasse ancora in trasferta, abbinando ciascuno di voi con altri colleghi, potreste ricominciare il giochetto dell'avventura erotica con questi altri due?Spero di averle fornito qualche spunto di riflessione. Ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
dottoressa grazie per la risposta celere.
Lei ha ragione... vista così potrebbe essere solo una relazione basata sulla complicità fisica e intesa sessuale.
Posso dirle invece che tutto è iniziato proprio in maniera del tutto opposta. Ci siamo presi mentalmente.. i rapporti intimi sono iniziati molto tempo dopo senza che nessuno dei due li cercasse.
Lei dice di essere consapevole di tutto.. ma contestualmente mi dice che non riesce a stare senza me... un pò come io senza lei. Ci cerchiamo costantemente e non possiamo fare a meno di sentirci quando siamo lontani. Un semplice "ciao" basta per farci capire che ci pensiamo e stiamo bene entrambi e quanto bene ci vogliamo.
Mio figlio in tutta questa situazione io non l'ho nominato ma è il motivo cardine per il quale io non ho preso decisioni in merito. Non riesco ad immaginare per lui una vita con due genitori separati.
Sono consapevole che dovrà finire... ma è più facile scriverlo che farlo in quanto il coinvolgimento è intenso da entrambe le parti e non sono ( e nemmeno lei da come dice) pronto per troncarla qui.
Ci vogliamo bene e questo bene trapela in ogni situazione.
Il futuro mi darà risposta.
grazie saluti