Università e famiglia
Gentili Dottori,
vi scrivo sperando davvero che qualcuno possa aiutarmi.
È ormai da due anni che non sono più una persona felice, non vivo più, ma semplicemente mi limito a trascinarmi.
Premetto che ho 26 anni, vivo ancora con i miei e mi mancano pochissime materie alla laurea magistrale.
Tutto ha avuto inizio durante la prima quarantena, in cui ho iniziato a soffrire di una forte ansia.
A destabilizzarmi non è stata la paura del virus, quanto piuttosto il sentirmi chiusa in gabbia.
Non ne potevo più di trovarmi 24 ore su 24 con la mia famiglia e, soprattutto, sopportare le paranoie di mia madre.
Io voglio bene alla mia famiglia, ma ho sempre amato avere i miei spazi e, anche quella libertà minima (considerando che vivo ancora con la mia famiglia) è stata annullata a causa della quarantena.
In quel periodo, mia sorella aveva dei problemi mia madre ha iniziato a riversare tutta la sua ansia e le sue assurde congetture su di me.
A ciò, si è aggiunto lo stress per le ultime materie e il non poter vedere il mio ragazzo di allora.
In quel periodo, sono letteralmente esplosa.
Ho iniziato ad avere una tachicardia costante, problemi ad addormentarmi e, soprattutto, a non riuscire a studiare.
Sono sempre stata una studentessa brillante, piena di interessi ma, da quel dannato aprile del 2019, studiare è diventato una tortura.
Ho iniziato a litigare furiosamente con la mia famiglia per via della mia frustrazione.
Loro non riuscivano a comprendere la mia impossibilità di studiare.
Non riuscivo nemmeno a leggere una pagina, tanto sentivo il cuore battermi forte.
Hanno iniziato a credere che avessi subito un grave che gli tacevo (o peggio ancora che dipendesse dal mio ragazzo dell’epoca che mi aveva plagiata, cosa assolutamente non vera) e questo non ha fatto altro che farmi sentire più incompresa e accrescere il mio desiderio di allontanarmi da loro.
Tutto questo stress e ansia li ho somatizzati a tal punto da avere una fortissima colite.
A fine quarantena, ho iniziato un percorso con uno psicologo, poi interrotto questo percorso, perché non soddisfatta a pieno.
Da quel momento, con uno sforzo immane sono riuscita a sostenere alcuni degli esami mancanti.
La tachicardia era scomparsa, la concentrazione migliorata, ma la voglia di studiare che prima mi animava praticamente nulla.
La verità è che il problema non si era mai davvero risolto e di questo ero consapevole, speravo solo che col tempo potesse migliorare e risolversi.
A fine anno, tornano ansia, problemi di concentrazione, tachicardia, difficoltà ad addormentarmi, crisi di pianto.
Vado da uno psichiatra, che mi prescrive lo Zoloft per la mia lieve depressione.
Il mio umore migliora nettamente, ma i miei problemi con lo studio sono sempre lì.
Dopo un anno, sospendo la terapia col farmaco (sempre sotto prescrizione dello psichiatra), ma la situazione rimane invariata.
Ho provato di tutto,
Cos’altro posso fare?
Grazie in anticipo
vi scrivo sperando davvero che qualcuno possa aiutarmi.
È ormai da due anni che non sono più una persona felice, non vivo più, ma semplicemente mi limito a trascinarmi.
Premetto che ho 26 anni, vivo ancora con i miei e mi mancano pochissime materie alla laurea magistrale.
Tutto ha avuto inizio durante la prima quarantena, in cui ho iniziato a soffrire di una forte ansia.
A destabilizzarmi non è stata la paura del virus, quanto piuttosto il sentirmi chiusa in gabbia.
Non ne potevo più di trovarmi 24 ore su 24 con la mia famiglia e, soprattutto, sopportare le paranoie di mia madre.
Io voglio bene alla mia famiglia, ma ho sempre amato avere i miei spazi e, anche quella libertà minima (considerando che vivo ancora con la mia famiglia) è stata annullata a causa della quarantena.
In quel periodo, mia sorella aveva dei problemi mia madre ha iniziato a riversare tutta la sua ansia e le sue assurde congetture su di me.
A ciò, si è aggiunto lo stress per le ultime materie e il non poter vedere il mio ragazzo di allora.
In quel periodo, sono letteralmente esplosa.
Ho iniziato ad avere una tachicardia costante, problemi ad addormentarmi e, soprattutto, a non riuscire a studiare.
Sono sempre stata una studentessa brillante, piena di interessi ma, da quel dannato aprile del 2019, studiare è diventato una tortura.
Ho iniziato a litigare furiosamente con la mia famiglia per via della mia frustrazione.
Loro non riuscivano a comprendere la mia impossibilità di studiare.
Non riuscivo nemmeno a leggere una pagina, tanto sentivo il cuore battermi forte.
Hanno iniziato a credere che avessi subito un grave che gli tacevo (o peggio ancora che dipendesse dal mio ragazzo dell’epoca che mi aveva plagiata, cosa assolutamente non vera) e questo non ha fatto altro che farmi sentire più incompresa e accrescere il mio desiderio di allontanarmi da loro.
Tutto questo stress e ansia li ho somatizzati a tal punto da avere una fortissima colite.
A fine quarantena, ho iniziato un percorso con uno psicologo, poi interrotto questo percorso, perché non soddisfatta a pieno.
Da quel momento, con uno sforzo immane sono riuscita a sostenere alcuni degli esami mancanti.
La tachicardia era scomparsa, la concentrazione migliorata, ma la voglia di studiare che prima mi animava praticamente nulla.
La verità è che il problema non si era mai davvero risolto e di questo ero consapevole, speravo solo che col tempo potesse migliorare e risolversi.
A fine anno, tornano ansia, problemi di concentrazione, tachicardia, difficoltà ad addormentarmi, crisi di pianto.
Vado da uno psichiatra, che mi prescrive lo Zoloft per la mia lieve depressione.
Il mio umore migliora nettamente, ma i miei problemi con lo studio sono sempre lì.
Dopo un anno, sospendo la terapia col farmaco (sempre sotto prescrizione dello psichiatra), ma la situazione rimane invariata.
Ho provato di tutto,
Cos’altro posso fare?
Grazie in anticipo
[#1]
Gentile Utente,
sembra che il periodo di lockdown abbia slatentizzato (fatto emergere) qualcosa che, probabilmente "covava" già.
Accade spesso che sotto stati ansiosi (tachicardia ecc) ci sia un nucleo depressivo, per cui il suo psichiatra di fatto le ha prescritto la sertralina (Zoloft).
Perchè lo psichiatra le ha sospeso la terapia?
Probabilmente ci sono delle credenze di fondo che la mandano in uno stato di "allert"; comprendo la difficoltà di sentirsi incompresi dalle persone a noi più vicine e forse anche questo contribuisce al suo stato di ansia. Potrebbe dare un significato a tutto ciò, comprendere perchè avvengono e in questo modo potrà superarle. Le suggerisco di riprendere la terapia con lo psicologo/psicoterapeuta; se non vorrà tornare dal suo, può cercarne un altro, anche in questo campo (come in tutti del resto), un pò ci si "sceglie" e vedrà che troverà quello giusto che saprà aiutarla.
Saluti
SP
sembra che il periodo di lockdown abbia slatentizzato (fatto emergere) qualcosa che, probabilmente "covava" già.
Accade spesso che sotto stati ansiosi (tachicardia ecc) ci sia un nucleo depressivo, per cui il suo psichiatra di fatto le ha prescritto la sertralina (Zoloft).
Perchè lo psichiatra le ha sospeso la terapia?
Probabilmente ci sono delle credenze di fondo che la mandano in uno stato di "allert"; comprendo la difficoltà di sentirsi incompresi dalle persone a noi più vicine e forse anche questo contribuisce al suo stato di ansia. Potrebbe dare un significato a tutto ciò, comprendere perchè avvengono e in questo modo potrà superarle. Le suggerisco di riprendere la terapia con lo psicologo/psicoterapeuta; se non vorrà tornare dal suo, può cercarne un altro, anche in questo campo (come in tutti del resto), un pò ci si "sceglie" e vedrà che troverà quello giusto che saprà aiutarla.
Saluti
SP
Dr.ssa Simona Pierini
Psicologa, psicoterapeuta, terapeuta EMDR
Reggio Emilia- Roma
centropsicoterapiastrategica@gmail.com
[#2]
Utente
Gentile Dott.ssa Pierini,
in primo luogo La ringrazio tanto per aver risposto.
Lo psichiatra ha sospeso la terapia con lo Zoloft, perché effettivamente mi sentivo e mi sento meglio rispetto a quando ho iniziato ad assumerlo. Non sentivo più la necessità di assumere il farmaco, perché, nonostante il miglioramento del mio umore, il resto era rimasto invariato. Se dovessi usare una similitudine, mi sembrava di mettere un tappo su un cratere.
Concordo sul fatto che il lockdown ha portato a galla qualcosa di già esistente (insieme allo psicologo ho capito anche questo).
Cosa intende con "Probabilmente ci sono delle credenze di fondo che la mandano in uno stato di "allert""?
Per quanto riguarda il percorso con lo psicologo, forse sì, ha ragione, dovrei cercarne un altro. Mi trovavo bene con lo specialista che avevo scelto, però credo che abbia soltanto scalfito la punta dell'iceberg e non pienamente centrato il problema. Verso la fine del percorso, insisteva sul fatto che forse non ero realmente convinta della mia scelta universitaria. Ma la verità, non è questa; credo solo di avere molta paura di ciò che mi riserva il futuro in ambito lavorativo e ho paura di fallire e non riuscire a realizzare i mie obiettivi (che sono piuttosto ambiziosi, lunghi e oggettivamente difficili da raggiungere).
Saluti
in primo luogo La ringrazio tanto per aver risposto.
Lo psichiatra ha sospeso la terapia con lo Zoloft, perché effettivamente mi sentivo e mi sento meglio rispetto a quando ho iniziato ad assumerlo. Non sentivo più la necessità di assumere il farmaco, perché, nonostante il miglioramento del mio umore, il resto era rimasto invariato. Se dovessi usare una similitudine, mi sembrava di mettere un tappo su un cratere.
Concordo sul fatto che il lockdown ha portato a galla qualcosa di già esistente (insieme allo psicologo ho capito anche questo).
Cosa intende con "Probabilmente ci sono delle credenze di fondo che la mandano in uno stato di "allert""?
Per quanto riguarda il percorso con lo psicologo, forse sì, ha ragione, dovrei cercarne un altro. Mi trovavo bene con lo specialista che avevo scelto, però credo che abbia soltanto scalfito la punta dell'iceberg e non pienamente centrato il problema. Verso la fine del percorso, insisteva sul fatto che forse non ero realmente convinta della mia scelta universitaria. Ma la verità, non è questa; credo solo di avere molta paura di ciò che mi riserva il futuro in ambito lavorativo e ho paura di fallire e non riuscire a realizzare i mie obiettivi (che sono piuttosto ambiziosi, lunghi e oggettivamente difficili da raggiungere).
Saluti
[#3]
Gentile Utente,
per credenze di fondo intendo ciò di cui lei parla: paura di fallire quindi di non essere capace o sufficientemente in gamba ecc che scatenano lo stato di allert.
Queste credenze (come ha già visto con il suo psicologo) erano preesistenti al periodo pandemico ma probabilmente ha saputo farvi fronte; l equilibrio si è perso con un evento oggettivamente destabilizzante per tutti, il lockdown.
Recuperare la fiducia in se stessa è la strada per ribaltare la situazione e sentirsi adeguata e capace per procedere con serenità nel suo percorso
Saluti
SP
per credenze di fondo intendo ciò di cui lei parla: paura di fallire quindi di non essere capace o sufficientemente in gamba ecc che scatenano lo stato di allert.
Queste credenze (come ha già visto con il suo psicologo) erano preesistenti al periodo pandemico ma probabilmente ha saputo farvi fronte; l equilibrio si è perso con un evento oggettivamente destabilizzante per tutti, il lockdown.
Recuperare la fiducia in se stessa è la strada per ribaltare la situazione e sentirsi adeguata e capace per procedere con serenità nel suo percorso
Saluti
SP
Dr.ssa Simona Pierini
Psicologa, psicoterapeuta, terapeuta EMDR
Reggio Emilia- Roma
centropsicoterapiastrategica@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.5k visite dal 17/12/2021.
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