Una bruttissima azione commessa durante l'adolescenza rimasta "latente"

come si può superare un forte senso di colpa per una bruttissima azione commessa durante l'adolescenza rimasta "latente" per una decina d'anni? non l'avevo dimenticata, ma è come se fosse rimasta dormiente dentro di me. nel frattempo, grazie soprattutto all'amore del mio ragazzo, io sono molto cambiata e sono finalmente diventata una persona "normale", mentre durante l'adolscenza avevo senza dubbio qualche problema di comportamento. d'improvviso l'azione è ritornata alla mente e da circa un mese mi angoscia. domanda ricorrente: "oddio, ma come posso esserne stata capace?". non ho quindi sensi di colpa astratti, ma molto concreti, riguardanti proprio tale azione totalmente riprovevole. leggendo su qualche sito insomma credo che la mia sia più un' "assunzione di responsabilità". tutti i modi in cui sto cercando di affrontare il problema (riavvicinamento alla religione e confessione, ragionamento razionale) non riescono a cancellare il rimorso. è come insomma se la me stessa attuale, dotata di una coscienza, fosse totalmente un'altra persona rispetto all'adolescente che ero, e che non riesca ad accettare di essere stata un'adolescente tale.
cosa posso fare?
(nel mio caso purtroppo chiedere scusa direttamente non è possibile altrimenti ci avrei provato)
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
gentile ragazza, non conosco la natura della sua azione, tuttavia è possibile che i sensi di colpa nascano da una possibile attuale dimesione depressiva grazie alla quale tende a sopravvalutare esperienze anche passate. Comprendo questa "assunzione di responsabilità" ma questa dovrebbe essere accompagnata anche da una elaborazione matura della cosa. Tuttavia lei ha parlato di riavvicinamento alla religione, di confessione e questo mi spinge a domadarmi se la sua azione abbia riguardato qualche trasgressione morale piuttosto che di altra natura. Senza sapere nulla, questo è il massimo sul quale si possa argomentare.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
che strana mail la sua: solitamente su questo sito le persone scrivono l'inconfessabile, poichè protetti dall'anonimato. La sua sembra piuttosto una richiesta a metà: vi dico (e lo dico a tutti) che ho fatto qualcosa di brutto, ma non oso scrivere che cosa ho fatto.

Evidentemente lei non si sente abbastanza "protetta" nemmeno qui, per questo forse avrebbe bisogno di una cornice più sicura e tranquilla, come quella che si ottiene durante una seduta psicologica.

Penso infatti che una vera assunzione di responsabilità debba passare almeno da una confessione: parlarne con qualcuno potrebbe farla sentire molto meglio.

Il senso di colpa, a questo punto, mi sembra la cosa più sana che lei stia provando: significa che non è più un adolescente, e soprattutto QUELLA adolescente.

Oggi può dire di essere davvero crescitua e maturata

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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Utente
Utente
il riavvicinamento alla religione credo sia dettato dalla necessità di sentirsi perdonata... sperando che dopo che mi sarò confessata sarà più facile perdonarmi...
quello che vorrei è che, ora che mi sono resa conto dei miei errori passati (uno in particolare, ma la mia adolescenza è costellata di azioni non particolarmente virtuose), e che quindi io sia finalmente maturata e in grado di distinguere bene e male, questa consapevolezza di aver commesso del male non si trasformi in un blocco. vorrei cioè superare la dimensione invalidante del senso di colpa, trasformarlo in qualcosa di costruttivo. solo che è molto difficile!
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
Gentile ragazza, non intendiamo entrare nella sua intimità, ma non potremmo mai capire di cosa stiamo parlando senza conoscere il "peccato" (..)commesso del male (..) di cui parla. Possiamo intanto dirle che ciò che è definito peccato da alcuni non viene definito tale da altri. L'attribuzione di peccato nasce da una valenza morale che noi diamo all'azione e questa dipende dal nostro modo (culturale) di intendere le cose. Sempre che questo peccato non abbia implicazioni legali ed allora il discorso va oltre la morale o la psicologia ma coinvolge la legge.

saluti
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
> la mia adolescenza è costellata di azioni non
> particolarmente virtuose

Gentile ragazza, mi perdoni la battuta, ma pensa davvero di essere stata la sola ad aver fatto delle stupidaggini in adolescenza, oppure il suo sfogo è solo un modo come un altro per sentirsi un po' importante?

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
magari lo fosse! significherebbe che sto bene... invece purtroppo non riesco a venire a capo di questa "invasione" della mia testolina... riesco bene o male a fare tutto ma comunque il pensiero è sempre in agguato e ogni tanto salta fuori... ma com'è possibile che da un giorno all'altro azioni (non illegali ma cmq brutte!) commesse anni prima vengano a galla?? ad alcune credo addirittura di non avere mai più pensato dopo averle fatte!!!!
una psicoterapia potrebbe aiutare? funzionerebbe? quale indirizzo sarebbe più appropriato al mio caso e quanti mesi dovrei starci?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Una psicoterapia potrebbe certamente aiutarla, se fosse adatta a lei. E questo potrà saperlo solo effettuando un primo colloquio di valutazione con uno specialista.

Le suggerisco comunque un orientamento (indirizzo) breve e focalizzato, come quello strategico o quello comportamentale. Se abita a Milano avrà una vasta offerta di specialisti in grado di fornirle aiuto.

Cordiali saluti
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
Gentile ragazza, se non sono problemi legali allora potrebbero riguardare la morale e la percezione personale che si ha di questa (sempre che non ci sia la presenza di qualche ossessione). Forse, ciò che ha fatto, per qualcun'altro sarebbe meno brutto che per lei.
dia una occhiata a questo articolo giusto per intenderci
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/40-quando-le-nostre-convinzioni-ci-fanno-ammalare.html
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Utente
Utente
ma dovrei pagare anche il primo colloquio di valutazione?
cmq non ho ancora capito com'è possibile un fenomeno del genere... ricordi assurdi che credevo dimenticati che sbucano dal dimenticatoio da un giorno all'altro e invadono la mia testa!!! :(
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
se presso un servizio pubblico no.
Non perda altro tempo.
saluti
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Utente
Utente
scusate se disturbo ancora... non ho ancora contattato lo psicologo: il fatto è che non so come parlare della cosa con i miei genitori.
premetto che non ho un rapporto molto buono con loro e che mio papà è molto severo.
il punto è che non voglio ASSOLUTAMENTE parlare loro dei sensi di colpa perchè ciò implicherebbe anche spiegare perchè li ho, e non mi va perchè si tratterebbe di rivelare una serie di cose sul mio passato che preferisco tenere per me! quindi non so come dirgli che sento il bisogno dello psicologo... dovrei inventare qualche disturbo? o andarci di nascosto? e se poi però risulta che devo prendere i farmaci mica posso prenderli di nascosto!!
io perdipiù studio ancora, qualche soldino da parte ce l'ho ma forse non abbastanza... leggendo altri consulti ho visto che si può andare anche pubblicamente...ma sono validi i servizi pubblici? possono fornirmi quella "cornice di tranquillità" di cui ha parlato il dottor bulla?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile ragazza, se si rivolge al servizio pubblico non è tenuta a informarne nessuno, visto che oltretutto è anche maggiorenne. Neanche il medico di base, perché non è necessaria l'impegnativa. Telefoni al CUP e chieda di prenotare un primo colloquio psicologico.

Privatamente, se economicamente non è autosufficiente, sarebbe tenuta a chiedere i soldi ai suoi genitori, presumo.

Anche nel pubblico lavorano professionisti bravi e capaci, ma lo svantaggio è che non ha la possibilità di scegliere quello a cui sarà affidata.

Cordiali saluti
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
Gentile ragazza, non deve necessariamente parlarne con i suoi genitori. Non pensi al dopo e a come affrontare evenutuali sviluppi di eventuali terapie. Non si ponga il problema se i servizi pubblici sono validi che non serve a nulla poichè troverà di fronte il professionista.
Si rivolga a questi senza problemi.
saluti
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Utente
Utente
ho notato che anche la mia università ha un servizio di supporto psicologico, ovviamente è per i casi di "stallo" con gli esami, ma scrivono che in caso il problema non sia trattabile da loro possono indirizzare ai servizi adatti... che ne pensate può essere una valida idea? dopotutto tutta questa storia è iniziata proprio in coincidenza con uno "stallo" nello scrivere la tesi che tuttora continua...
un'ultima cosa, in questi giorni per cercare di "riprendere il filo" della mia vita ho scritto molto, ne sono uscite 6 pagine word che racchiudono molte informazioni in ordine cronologico che potrebbero essere preziose... sarebbe utile portarle al colloquio?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
La prima parte della sua idea non mi sembra buona, mi sembra ottima.

Se portare o meno le pagine, lo chieda al collega che la riceverà.

Cordiali saluti
[#16]
Utente
Utente
inizialmente l'avevo scartata più che altro perchè mi sono lasciata influenzare dal fatto che lo psicoterapeuta dell'uni seguisse l'orientamento gesaltico e dalle informazioni che avevo cercato in internet mi aveva lasciato un pò perplessa come approccio...poi invece mi sono detta che comunque poteva essere un buon punto di partenza, anche perchè è un servizio semplicemente di couselling che permette al massimo una decina di sedute, e non è un servizio di psicoterapia...
grazie di tutto allora...
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Orientarsi verso un orientamento piuttosto che un altro può essere giustificato, ma tenga presente che il particolare terapeuta è più importante dell'approccio che utilizza.

La distinzione fra counselling e terapia non è tanto sul numero delle sedute, quanto sulla natura dei problemi che vengono presi in carico. Alcuni approcci terapeutici, come quello strategico, effettuano trattamenti terapeutici dalla durata complessiva media di 10-12 sedute.

Cordiali saluti
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Utente
Utente
rieccomi...
oggi finalmente sono andata, però ho ancora più dubbi di prima!! cioè, sono confusissima e non so che fare! nel senso che mi aspettavo indicazioni sulle strade terapeutiche percorribili, invece sono entrata, ho iniziato a esporre il problema e alla fine ho parlato quasi solo io del problema e del mio passato. il counselor ha detto che potremmo fare le dieci sedute massime previste dall'uni ed eventualmente poi continuare privatamente da lui nel suo studio di psicoterapeuta, solo che non ha parlato di tempistiche, nè voluto definire precisamente quello che faremo (lui è sia counselor che psicoterapeuta)... cioè mi sembra una cosa un pò vaga, del genere "iniziamo e vediamo cammin facendo", e quindi non mi trasmette sicurezza. secondo voi è una buona soluzione?
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
Gentile ragazza, una volta cominciato un percorso psicoterapico chiedere opinioni su questo potrebbe essere più dannoso che il resto. Non è possibile nè corretto entrare nel merito del lavoro di un collega se non ci sono evidenti segni di abusi e/o scorrettezze. Inoltre lei potrebbe sempre riportare opinioni ed impressioni distorte a causa di eventuali timori, ansie e/o resistenze ed ottenere da qui altre opinioni ancora più distorte che la confonderebbero di più.
Si affidi al terapeuta al quale si è rivolta e solo dopo qualche seduta in più potrà valutare se fa per lei oppure no.
saluti
[#20]
Utente
Utente
guardi che io non ho iniziato nessun percorso, e soprattutto non sto accusando di scorrettezze nessuno!
come ho scritto qualche giorno fa, mi sono rivolta al servizio dell'università per una valutazione iniziale del problema, per capire quali possibilità avevo, e non per fare psicoterapia! cioè, non escludo di farla in un futuro anche prossimo, ma prima di mettermi nelle mani di uno psicoterapeuta vorrei pensarci e soprattutto DECIDERE di farlo (informandomi bene su quale professionista e quale orientamento scegliere e non scegliendone uno solo perchè è quello che lavora all'università).
mi aspettavo di conseguenza tutt'altra cosa dal colloquio, una seduta "preliminare" appunto, poi invece una volta lì ho iniziato a parlare e l'ora è passata così, e la conclusione è che si comincia con queste dieci sedute permesse dall'università e si finisce forse dopo privatamente non si sa quando!
ora ripensandoci a freddo ho realizzato che le risposte che cercavo non le ho avute, anche per causa mia che non ho fatto le domande e mi sono lasciata trascinare dal momento, e quindi sono ancora più indecisa di prima sul da farsi.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
Signorina ci siamo fraintesi, quando parlavo di scorrettezze mi riferivo al fatto che da questo sito, sarebbe poco etico entrare nel merito del lavoro altrui a meno che non si intravedano delle evidenti scorrettezze o abusi. Allora se non ha le risposte che ha ottenuto cerchi di ottenerle quanto prima chiedendo almeno il tipo di approccio che seguirà il suo eventuale terapeuta e concordi gli obiettivi da raggiungere.
saluti