Mi odio e voglio farla finita
Sono un ragazzo di 23 anni e da più di un anno soffro di disturbo ossessivo-compulsivo.
Sono già stato in cura da una psicologa breve strategica, ma ritengo che questo approccio, seppur funzionale, curi nell’immediato la specifica ossessione e non in generale il disturbo.
Inoltre credo di avere delle contraddizioni interne alla base del mio disturbo che mi fanno odiare me stesso in cui a terapia strategica non sembra voler scavare.
Le mie ossessioni vertono soprattutto su azioni eticamente sbagliate commesse da me in passato, anche molti anni fa, e riguardano soprattutto la sfera sessuale e relazionale con l’altro sesso.
Ripenso continuamente a questi errori, questi mi provocano un odio profondo nei miei confronti, pensieri suicidi, difficoltà nelle relazioni: la mia ultima relazione, finita da poco e la più importante della mia vita fino ad ora, ha risentito molto di questo mio disturbo.
In particolare vedevo una profonda differenza tra la mia ex e me: lei perfetta dal punto di vista etico e morale, una persona meravigliosa sotto tutti i punti di vista (nonostante comprenda che avesse anche dei difetti per quanto riguarda la relazione), io un mostro: per questo non la biasimo per avermi lasciato anzi sono felice perché ritengo che potrà sicuramente trovare un ragazzo buono e molto migliore di un verme come me.
I pensieri suicidi sopraggiungono perché mi ritengo una persona viscida, schifosa e spesso penso di non meritare di stare al mondo.
Spesso sono strutturati, immagino di tagliarmi i polsi quando i miei non ci sono o di impiccarmi in garage.
Mi colpevolizzo continuamente e penso che le persone intorno a me non mi odino solo perché non sanno quello che ho commesso, altrimenti mi odierebbero.
Sono sempre stato una persona solare e socievole, ho molti amici, ma ogni volta che sono in un contesto sociale mi metto a riflettere su quanto sia una brutta persona e che potrei essere odiato da chiunque se sapessero le mie azioni passate.
Perciò vorrei farla finita.
L’ultima ossessione riguarda un ricordo che mi è rivenuto in mente in modo sporadico.
Mi ricordo che, un’estate, a 16/17 anni, ho palpato il sedere più volte a una ragazza ubriaca.
Questo mi provoca un’ansia e un dolore tremendo e mi fa odiare me stesso.
Sono sicuro che l’evento sia vero e di aver commesso un’azione gravissima.
Oggi non mi comporterei mai in quel modo e mi dovete credere e non lo dico per neutralizzare questa dissonanza cognitiva.
Questo però non mi giustifica, non ci sono ma che tengano.
Mi ricordo che fui criticato molto per essermi comportato così dal gruppo delle amiche della ragazza.
Adesso che fare?
Dovrei denunciarmi?
Oppure potrei scrivere a quella ragazza e chiederle scusa per quello che è successo anni prima (ne conosco nome e cognome).
Tutti questi pensieri mi fanno ritenere che io non possa più avere una relazione amorosa perché sono una persona orribile.
Sono già stato in cura da una psicologa breve strategica, ma ritengo che questo approccio, seppur funzionale, curi nell’immediato la specifica ossessione e non in generale il disturbo.
Inoltre credo di avere delle contraddizioni interne alla base del mio disturbo che mi fanno odiare me stesso in cui a terapia strategica non sembra voler scavare.
Le mie ossessioni vertono soprattutto su azioni eticamente sbagliate commesse da me in passato, anche molti anni fa, e riguardano soprattutto la sfera sessuale e relazionale con l’altro sesso.
Ripenso continuamente a questi errori, questi mi provocano un odio profondo nei miei confronti, pensieri suicidi, difficoltà nelle relazioni: la mia ultima relazione, finita da poco e la più importante della mia vita fino ad ora, ha risentito molto di questo mio disturbo.
In particolare vedevo una profonda differenza tra la mia ex e me: lei perfetta dal punto di vista etico e morale, una persona meravigliosa sotto tutti i punti di vista (nonostante comprenda che avesse anche dei difetti per quanto riguarda la relazione), io un mostro: per questo non la biasimo per avermi lasciato anzi sono felice perché ritengo che potrà sicuramente trovare un ragazzo buono e molto migliore di un verme come me.
I pensieri suicidi sopraggiungono perché mi ritengo una persona viscida, schifosa e spesso penso di non meritare di stare al mondo.
Spesso sono strutturati, immagino di tagliarmi i polsi quando i miei non ci sono o di impiccarmi in garage.
Mi colpevolizzo continuamente e penso che le persone intorno a me non mi odino solo perché non sanno quello che ho commesso, altrimenti mi odierebbero.
Sono sempre stato una persona solare e socievole, ho molti amici, ma ogni volta che sono in un contesto sociale mi metto a riflettere su quanto sia una brutta persona e che potrei essere odiato da chiunque se sapessero le mie azioni passate.
Perciò vorrei farla finita.
L’ultima ossessione riguarda un ricordo che mi è rivenuto in mente in modo sporadico.
Mi ricordo che, un’estate, a 16/17 anni, ho palpato il sedere più volte a una ragazza ubriaca.
Questo mi provoca un’ansia e un dolore tremendo e mi fa odiare me stesso.
Sono sicuro che l’evento sia vero e di aver commesso un’azione gravissima.
Oggi non mi comporterei mai in quel modo e mi dovete credere e non lo dico per neutralizzare questa dissonanza cognitiva.
Questo però non mi giustifica, non ci sono ma che tengano.
Mi ricordo che fui criticato molto per essermi comportato così dal gruppo delle amiche della ragazza.
Adesso che fare?
Dovrei denunciarmi?
Oppure potrei scrivere a quella ragazza e chiederle scusa per quello che è successo anni prima (ne conosco nome e cognome).
Tutti questi pensieri mi fanno ritenere che io non possa più avere una relazione amorosa perché sono una persona orribile.
[#1]
Gentile utente,
Lei chiederebbe alla psicoterapia di volere "scavare".
Ma non Le sembra di farlo già a sufficienza di Suo? E' proprio lì il Suo disturbo.
Lasci che la Psicoterapeuta che La segue faccia il proprio lavoro,
ma Lei faccia il Suo aderendo alle prescrizioni puntualmente.
Il presente consulto manifesta tutte le resistenze di fronte alla possibilità di riuscire a stare meglio, *ma* affidandosi.
Se sarà opportuna una visita psichiatrica per valutare l'assunzione di farmaci specifici, la Sua Psy glielo dirà.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Lei chiederebbe alla psicoterapia di volere "scavare".
Ma non Le sembra di farlo già a sufficienza di Suo? E' proprio lì il Suo disturbo.
Lasci che la Psicoterapeuta che La segue faccia il proprio lavoro,
ma Lei faccia il Suo aderendo alle prescrizioni puntualmente.
Il presente consulto manifesta tutte le resistenze di fronte alla possibilità di riuscire a stare meglio, *ma* affidandosi.
Se sarà opportuna una visita psichiatrica per valutare l'assunzione di farmaci specifici, la Sua Psy glielo dirà.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
Ma come posso redimermi ed essere in pace con me stesso? Non riuscirò mai ad amarmi e volermi bene e in questo modo. Vorrei dire a tutti le cose che ho fatto in passato, così che tutti mi odiassero veramente come mi odio io. Così sarebbe giusto. Non riuscirò mai ad amare e a sentirmi bene con una persona perché non sarò mai in grado di stare bene con me stesso. Perché devo stare bene? Non penso di meritarlo. Non ho avuto punizioni per quello che ho fatto ed era giusto che le avessi. Come posso stare bene? Non me lo merito
[#3]
Concludendo:
Le abbiamo consigliato
.di proseguire la psicoterapia in corso,
.di rivolgersi ad un ministro della Sua religione nel caso sia quello l'ambito "etico-morale" nel quale nascono i sensi di colpa,
.di chiedere al Suo medico di base una visita psichiatrica,
ma non abbiamo ricevuto riscontro.
Purtroppo anche queste Sue ultime riflessioni fanno tutte parte dello stesso quadro clinico,
impermeabile ai ragionamenti.
Siamo dispiaciuti per la Sua sofferenza, ma siamo altrettanto consapevoli che un consulto online non è in grado di aiutarLa
se non indicandole la corretta via (e non è poco).
Se vuole, se ci riesce, prenda in considerazionei le nostre indicazioni.
Dott. Brunialti
Le abbiamo consigliato
.di proseguire la psicoterapia in corso,
.di rivolgersi ad un ministro della Sua religione nel caso sia quello l'ambito "etico-morale" nel quale nascono i sensi di colpa,
.di chiedere al Suo medico di base una visita psichiatrica,
ma non abbiamo ricevuto riscontro.
Purtroppo anche queste Sue ultime riflessioni fanno tutte parte dello stesso quadro clinico,
impermeabile ai ragionamenti.
Siamo dispiaciuti per la Sua sofferenza, ma siamo altrettanto consapevoli che un consulto online non è in grado di aiutarLa
se non indicandole la corretta via (e non è poco).
Se vuole, se ci riesce, prenda in considerazionei le nostre indicazioni.
Dott. Brunialti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.5k visite dal 01/12/2021.
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