Cosa fare se il nuovo terapeuta dimentica dettagli fondamentali e cambia versione

Ho 33 anni, dall’esterno posso sembrare una persona normofunzionante, ma vengo da una storia pluriennale di ansia e problemi ossessivi che hanno invalidato in modo drammatico la mia vita lavorativa e soprattutto di relazione, in particolare con l’altro sesso.

Mi lascio alle spalle una storia di 12 anni franata 8 mesi fa sotto i colpi del tempo, perché lei voleva giustamente sposarsi e fare un figlio, mentre io ero logorato da dubbi adolescenziali: ragionando nei miei brevi momenti di spensieratezza, mi sembrava di amarla soprattutto quando stavo male.

Di fatto, erano state soprattutto le mie insicurezze sessuali, diventate un’ossessione a sè stante, ad impedirmi di lanciarmi e fare esperienza con altre donne, e quel che era peggio, da un giorno all’altro quelle ossessioni avevano cominciato a minare anche la mia vita sessuale con la mia lei, caricandomi di ansia e nervosismo ad ogni incontro, nonostante l’assenza di problemi reali e nonostante la forte attrazione fisica che provavo.


Ho cambiato terapeuta dopo 5 anni, ormai affrontavo la terapia con rassegnazione ed il mio bilancio era piuttosto negativo: piccoli miglioramenti ma i blocchi erano rimasti al loro posto.
Ero finito e sono tuttora in una fase di depressione reattiva dalla quale fatico a riprendermi.

Il primo incontro col nuovo terapeuta è stato idilliaco: mi invita a mettere in discussione la mia scelta di troncare con l’amore della mia vita, che lui attribuisce all’insoddisfazione causata dalle mie ossessioni, e di riconsiderare la mia scelta di vivere da eterno adolescente riflettendo sulle mie priorità.
Mi consiglia di riprendere i contatti con la mia ex, che in quei mesi, nonostante tutto, aveva continuato a mostrare interesse e mi da una serie di compiti.

La volta seguente arrivo in ritardo all’appuntamento: nel poco tempo a disposizione lui mi chiede aggiornamenti, ed io non so come inizio a parlare di una futile discussione avuta con mia madre per il suo continuo giudicare i miei fallimenti, e purtroppo quel dettaglio secondario diventa il tema centrale della seduta esaurendo il nostro tempo.
Cerco di parlare della mia ex, al che lui taglia corto dicendomi che... avevo fatto bene a chiudere se anche lei mi metteva pressioni.
Incalzato su quello che ci eravamo detti la volta precedente sul ricontattarla, aggiunge che dovevo recuperare prima me stesso e per il momento lasciarla da parte.
D’accordo, ma io grazie a te avevo riflettuto sulla mia ex per due settimane, preparandomi psicologicamente all’idea di ricontattarla, e quel cambio di opinione mi ha sconvolto.

Infine mi ha assegnato lo stesso esercizio che la volta precedente aveva definito inadeguato per casi come il mio.
Mi sento deluso e contrariato.
Ho ringraziato e salutato ma non so come comportarmi per il futuro.
Mi sento sbagliato, un caso talmente assurdo da spingere a sbagliare anche i terapeuti più quotati e la cosa mi fa stare ancora più male.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

mi scuso per la franchezza, ma arrivare in ritardo alla seconda seduta - qualsiasi ne sia la causa - può portare il Terapeuta a fare delle interpretazioni.
A quanto risulta dalla Sua narrazione, nessuno di Voi due ha esplicitato tale inghippo, che purtroppo ha reso il tempo della seduta ".. quel poco tempo a disposizione.."

Unicamente gli interessati - Lei e il Terapeuta - possono spiegarsi, chiarirsi tra loro,
cercare di capire se i comportamenti del curante sono un messaggio intenzionale.
Rivolgersi "all'esterno" della relazione terapeutica (a noi, ad es.) allo scopo di ricevere pareri non Le serve, dato che nessuno Specialista serio - sentendo una unica campana - sarebbe in grado di esprimere una qualsiasi valuazione o opinione.

Se ritiene,
torni dal Suo Terapeuta, valutando però accuratamente i tempi: anticipo e ritardo possono avere significati ben precisi.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Utente
Utente
Gentile Dott. ssa intanto tengo a ringraziarla per la cortesia e la celerità della risposta. Mi scuso per il mio ritardo (dato che siamo in tema) ma ho avuto il covid e nella quarantena sono sprofondato in una fase di abulia mista a depressione nella quale ho accentuato i comportamenti disfunzionali della vita reale: fuga dalle realtà ed evitamento dei problemi , utilizzo bulimico, compulsivo e inconcludente dei social network.

A proposito della sua risposta vorrei approfondire un concetto dato che lo ha sottolineato più volte:

anticipo e ritardo possono avere significati ben precisi.

arrivare in ritardo alla seconda seduta - qualsiasi ne sia la causa - può portare il Terapeuta a fare delle interpretazioni.

Posso chiederle quale significato e quali interpretazioni può dare il terapeuta al ritardo di un suo paziente alla seconda seduta?

Premetto che sin dalla prima seduta avevo premesso al terapeuta che per via della mia situazione, che si trascina da anni, ho sempre meno voglia di fare le cose e mettermi alla prova, vivo una perenne abulia, tenta ad addormentarmi all’alba, a svegliarmi tardi la mattina ed a procrastinare qualsiasi impegno serio .

Ed è proprio quello che mi succede con gli appuntamenti dal terapeuta, che sento doverosi e necessari ma nei quali devo fare i conti con una realtà (la mia situazione e gli anni persi) ben poco piacevole.

Solo per questo mi è capitato di fare tardi, ma mi creda: a volte, soprattutto quando non lavoro, ho difficoltà anche ad alzarmi la mattina dal letto.

Consideri inoltre che non ho mai fatto outing sui miei problemi con nessuno in famiglia nè fuori (a parte il terapeuta).