Possibile abbia sposato un narcisista egoista?
Scusatemi.
Non so neanche da dove iniziare, ma vorrei avere un vostro parere.
Sono sposata dal 2012.
Fino al 2014 le cose sono filate lisce.
Nel 2014 inizia a chiedermi insistentemente un figlio.
Nel 2015 resto incinta ma l'ovulo è cieco.
Mi devo operare.
Non mi accompagna in ospedale, perché dice che deve lavorare.
Mi operano in day hospital ma comincio a dubitare di mio marito.
Parlo dell'accaduto con una psicologa secondo la quale talvolta gli uomini faticano a comprendere a pieno la gravidanza e mi consiglia di sorvolare.
Nel 2016 resto nuovamente incinta di una bambina, ma causa aborto spontaneo, devo operarmi nuovamente.
Purtroppo non c'è il posto letto e resto per 20 giorni così... quindi immaginate... ero a rischio setticimia quando alla fine mi hanno operato.
Anche stavolta, causa lavoro, non mi accompagna.
L'operazione è stata brutta assai.
Ancora me la ricordo.
Resto due giorni in ospedale.
Si fa vivo solo per venirmi a prendere.
Passo dei mesi con depressione, sensi di colpa e pensieri suicidari.
Lui continua a ignorare la mia situazione completamente fino a quando gli dico che voglio il divorzio.
Allora promette mari e monti, mi scrive una lettera in cui mi dice che mi ama e che si è buttato nel lavoro proprio in nome della famiglia, perché vuole un bambino.
Dice sempre figlio, al maschile.
Onestamente non ci avevo mai ragionato, ma declina sempre al maschile... sta di fatto che richiamo la psicologa, che mi dice di dargli un'altra possibilità.
Resto nuovamente incinta.
Fino ai tre mesi di gravidanza tutto normale.
Appena scopre che è femmina, si defila.
Visite, appuntamenti medici, analisi, morfologica, corso preparto... faccio tutto da sola.
Nasce la bambina, un incubo.
Vero.
Per farvela breve l'ho tirata su io da sola.
In lockdown ho iniziato a ragionare sul fatto che fino a quando c'erano viaggi, cene, uscite, ecc.
era gentile.
Poi dinanzi alle responsabilità si è rivelato: narcisista, egoista, immaturo, irascibile, rabbioso, con mancanza grave di empatia.
Ho anche ragionato su me stessa.
Io, abituata sin da piccola alle briciole.
Ecco... non le voglio più.
Ho capito che tutto si reggeva sull'idea che avevo di lui.
Pensavo fosse il principe azzurro.
Figuriamoci... sono un'idiota lo so, però faccio un'enorme fatica a conciliare presente e passato.
Non riesco a capire chi mi sono sposata.
Possibile sia un narcisista egoista?
Mi sembra abbia una mancanza di empatia grave e patologica.
È sempre perennemente concentrato su se stesso e il lavoro.
Non so neanche da dove iniziare, ma vorrei avere un vostro parere.
Sono sposata dal 2012.
Fino al 2014 le cose sono filate lisce.
Nel 2014 inizia a chiedermi insistentemente un figlio.
Nel 2015 resto incinta ma l'ovulo è cieco.
Mi devo operare.
Non mi accompagna in ospedale, perché dice che deve lavorare.
Mi operano in day hospital ma comincio a dubitare di mio marito.
Parlo dell'accaduto con una psicologa secondo la quale talvolta gli uomini faticano a comprendere a pieno la gravidanza e mi consiglia di sorvolare.
Nel 2016 resto nuovamente incinta di una bambina, ma causa aborto spontaneo, devo operarmi nuovamente.
Purtroppo non c'è il posto letto e resto per 20 giorni così... quindi immaginate... ero a rischio setticimia quando alla fine mi hanno operato.
Anche stavolta, causa lavoro, non mi accompagna.
L'operazione è stata brutta assai.
Ancora me la ricordo.
Resto due giorni in ospedale.
Si fa vivo solo per venirmi a prendere.
Passo dei mesi con depressione, sensi di colpa e pensieri suicidari.
Lui continua a ignorare la mia situazione completamente fino a quando gli dico che voglio il divorzio.
Allora promette mari e monti, mi scrive una lettera in cui mi dice che mi ama e che si è buttato nel lavoro proprio in nome della famiglia, perché vuole un bambino.
Dice sempre figlio, al maschile.
Onestamente non ci avevo mai ragionato, ma declina sempre al maschile... sta di fatto che richiamo la psicologa, che mi dice di dargli un'altra possibilità.
Resto nuovamente incinta.
Fino ai tre mesi di gravidanza tutto normale.
Appena scopre che è femmina, si defila.
Visite, appuntamenti medici, analisi, morfologica, corso preparto... faccio tutto da sola.
Nasce la bambina, un incubo.
Vero.
Per farvela breve l'ho tirata su io da sola.
In lockdown ho iniziato a ragionare sul fatto che fino a quando c'erano viaggi, cene, uscite, ecc.
era gentile.
Poi dinanzi alle responsabilità si è rivelato: narcisista, egoista, immaturo, irascibile, rabbioso, con mancanza grave di empatia.
Ho anche ragionato su me stessa.
Io, abituata sin da piccola alle briciole.
Ecco... non le voglio più.
Ho capito che tutto si reggeva sull'idea che avevo di lui.
Pensavo fosse il principe azzurro.
Figuriamoci... sono un'idiota lo so, però faccio un'enorme fatica a conciliare presente e passato.
Non riesco a capire chi mi sono sposata.
Possibile sia un narcisista egoista?
Mi sembra abbia una mancanza di empatia grave e patologica.
È sempre perennemente concentrato su se stesso e il lavoro.
[#1]
Gentile utente,
ci rivolge una domanda tanto più difficile in quanto ha già una psicologa che la conosce certo meglio di noi, quindi il primo interrogativo da porsi è: per quale ragione non si è rivolta a lei? E' troppo addolorata di quello che crede di aver scoperto, ha perso la fiducia, o ritiene che la sua specialista non sia idonea a valutare una situazione di coppia?
Tenterò di riflettere con lei sulla sua situazione, evitando diagnosi e individuazioni di patologie impossibili da qui, e che da parte sua possono essere fuorvianti.
Vediamo dunque come appaiono i fatti. Lei si è sposata ampiamente matura. Non ci dice nulla di precedenti relazioni, dell'età di suo marito, della durata del fidanzamento, soprattutto dei progetti condivisi prima del matrimonio e poi nei due anni seguenti, per i quali non parla di amore, felicità, intensificarsi del legame, ma si limita a dichiarare che "le cose sono filate lisce".
Poi suo marito comincia a chiedere "insistentemente" un figlio.
Questa richiesta può avere una motivazione estranea al vostro progetto iniziale e perfino al farsi più saldo del legame matrimoniale: non pochi uomini e donne cercano un figlio quando la coppia è in crisi, per trovare altrove il calore affettivo che non vivono più con il partner.
Molti poi vivono male l'arrivo di un figlio, voluto o meno, perché scompagina le priorità, impegna tempo, provoca stanchezza e malumori, il sottrarsi dell'uno o dell'altro partner (più spesso la donna) al ruolo di innamorato per divenire solo genitore.
Infine in un matrimonio c'è la fatale illusione del "vissero per sempre felici e contenti", che se tutto fila liscio uccide col grigiore della routine, ma per lo più si scontra con tutti i problemi dell'esistenza, accentuati dal fatto che si sono assunti impegni e responsabilità che nel ruolo di figli non c'erano. A questo punto il fatto di essere in due, più che solidarietà e condivisione, determina malumori e reciproche accuse di sottrarsi ai doveri.
Quando poi i problemi che si presentano non sono solo quelli ordinari, ma lutti, licenziamenti, perdite (per non parlare del micidiale disaccordo con le famiglie d'origine) l'immaturità dei partner, favorita oggi anche dal mito della perfetta felicità sempre e comunque, determina una sorta di risentimento reciproco, un abbandono affettivo e la regressione.
Nel tentativo di avere un figlio la vostra coppia incontra il dolore. Suo marito, che desiderava un evento lieto forse per superare una tendenziale depressione, si tira fuori dalle emozioni indesiderate, con l'effetto forse non previsto di negare a lei ogni solidarietà.
Le ragioni di questo possono essere tantissime: una cultura d'origine che considera gli aborti "cose da donna", difficoltà annidate nel profondo a riconoscere il proprio dolore, incapacità di vedere in una donna sofferente (lei scrive: "Passo dei mesi con depressione, sensi di colpa e pensieri suicidari") la compagna dei giorni allegri; forse anche una difficoltà di lei stessa nel comunicare il suo stato e nel chiedere aiuto.
Molte altre cause di ciò che è successo verrebbero fuori nei colloqui con un terapeuta di coppia.
Sta di fatto che lei prospetta il divorzio, e lui cambia. Ha riletto la lettera che allora le scrisse? Insiste per un figlio, lei resta incinta, e le reciproche aspettative di nuovo vengono deluse; la comunicazione di nuovo si interrompe.
Attribuire questo ad una questione di genere potrebbe essere una semplificazione fuorviante. Suo marito ha mai ammesso che avrebbe preferito un maschio? E se fosse il concentrarsi di lei sulla bambina, ad aver allontanato un uomo poco sicuro del proprio diritto all'affetto?
Molto più vere appaiono le osservazioni: "In lockdown ho iniziato a ragionare sul fatto che fino a quando c'erano viaggi, cene, uscite, ecc. era gentile".
Vero, lui non ha saputo gestire i momenti bui... o tutti e due non avete saputo? Di fronte a quello che le è apparso il suo "defilarsi", lei si è così profondamente amareggiata da erompere in giudizi e perfino diagnosi forse senza fondamento: "Poi dinanzi alle responsabilità si è rivelato: narcisista, egoista, immaturo, irascibile, rabbioso, con mancanza grave di empatia".
E se fosse la risposta di un depresso al sentirsi non amato, messo in secondo piano?
La parte che più mi colpisce della sua lettera è questa: "Ho anche ragionato su me stessa. Io, abituata sin da piccola alle briciole. Ecco... non le voglio più".
Su questa sua corretta esigenza, ma anche su quello che il suo passato può aver prodotto nelle sue aspettative, su come queste abbiano gravato sulle spalle di un uomo forse fragile, si apre un'intera psicoterapia.
Non si ritenga un'idiota per aver creduto di sposare il Principe Azzurro. Pensi invece che la strada è ancora aperta per ritrovarlo. La sua frase "È sempre perennemente concentrato su se stesso e il lavoro", l'apparente mancanza di empatia (chiusura difensiva verso una partner da cui si sente criticato e non amato?) possono rimandare a disturbi curabili, per esempio la Work-addiction e più in generale la distimia.
Auguri.
ci rivolge una domanda tanto più difficile in quanto ha già una psicologa che la conosce certo meglio di noi, quindi il primo interrogativo da porsi è: per quale ragione non si è rivolta a lei? E' troppo addolorata di quello che crede di aver scoperto, ha perso la fiducia, o ritiene che la sua specialista non sia idonea a valutare una situazione di coppia?
Tenterò di riflettere con lei sulla sua situazione, evitando diagnosi e individuazioni di patologie impossibili da qui, e che da parte sua possono essere fuorvianti.
Vediamo dunque come appaiono i fatti. Lei si è sposata ampiamente matura. Non ci dice nulla di precedenti relazioni, dell'età di suo marito, della durata del fidanzamento, soprattutto dei progetti condivisi prima del matrimonio e poi nei due anni seguenti, per i quali non parla di amore, felicità, intensificarsi del legame, ma si limita a dichiarare che "le cose sono filate lisce".
Poi suo marito comincia a chiedere "insistentemente" un figlio.
Questa richiesta può avere una motivazione estranea al vostro progetto iniziale e perfino al farsi più saldo del legame matrimoniale: non pochi uomini e donne cercano un figlio quando la coppia è in crisi, per trovare altrove il calore affettivo che non vivono più con il partner.
Molti poi vivono male l'arrivo di un figlio, voluto o meno, perché scompagina le priorità, impegna tempo, provoca stanchezza e malumori, il sottrarsi dell'uno o dell'altro partner (più spesso la donna) al ruolo di innamorato per divenire solo genitore.
Infine in un matrimonio c'è la fatale illusione del "vissero per sempre felici e contenti", che se tutto fila liscio uccide col grigiore della routine, ma per lo più si scontra con tutti i problemi dell'esistenza, accentuati dal fatto che si sono assunti impegni e responsabilità che nel ruolo di figli non c'erano. A questo punto il fatto di essere in due, più che solidarietà e condivisione, determina malumori e reciproche accuse di sottrarsi ai doveri.
Quando poi i problemi che si presentano non sono solo quelli ordinari, ma lutti, licenziamenti, perdite (per non parlare del micidiale disaccordo con le famiglie d'origine) l'immaturità dei partner, favorita oggi anche dal mito della perfetta felicità sempre e comunque, determina una sorta di risentimento reciproco, un abbandono affettivo e la regressione.
Nel tentativo di avere un figlio la vostra coppia incontra il dolore. Suo marito, che desiderava un evento lieto forse per superare una tendenziale depressione, si tira fuori dalle emozioni indesiderate, con l'effetto forse non previsto di negare a lei ogni solidarietà.
Le ragioni di questo possono essere tantissime: una cultura d'origine che considera gli aborti "cose da donna", difficoltà annidate nel profondo a riconoscere il proprio dolore, incapacità di vedere in una donna sofferente (lei scrive: "Passo dei mesi con depressione, sensi di colpa e pensieri suicidari") la compagna dei giorni allegri; forse anche una difficoltà di lei stessa nel comunicare il suo stato e nel chiedere aiuto.
Molte altre cause di ciò che è successo verrebbero fuori nei colloqui con un terapeuta di coppia.
Sta di fatto che lei prospetta il divorzio, e lui cambia. Ha riletto la lettera che allora le scrisse? Insiste per un figlio, lei resta incinta, e le reciproche aspettative di nuovo vengono deluse; la comunicazione di nuovo si interrompe.
Attribuire questo ad una questione di genere potrebbe essere una semplificazione fuorviante. Suo marito ha mai ammesso che avrebbe preferito un maschio? E se fosse il concentrarsi di lei sulla bambina, ad aver allontanato un uomo poco sicuro del proprio diritto all'affetto?
Molto più vere appaiono le osservazioni: "In lockdown ho iniziato a ragionare sul fatto che fino a quando c'erano viaggi, cene, uscite, ecc. era gentile".
Vero, lui non ha saputo gestire i momenti bui... o tutti e due non avete saputo? Di fronte a quello che le è apparso il suo "defilarsi", lei si è così profondamente amareggiata da erompere in giudizi e perfino diagnosi forse senza fondamento: "Poi dinanzi alle responsabilità si è rivelato: narcisista, egoista, immaturo, irascibile, rabbioso, con mancanza grave di empatia".
E se fosse la risposta di un depresso al sentirsi non amato, messo in secondo piano?
La parte che più mi colpisce della sua lettera è questa: "Ho anche ragionato su me stessa. Io, abituata sin da piccola alle briciole. Ecco... non le voglio più".
Su questa sua corretta esigenza, ma anche su quello che il suo passato può aver prodotto nelle sue aspettative, su come queste abbiano gravato sulle spalle di un uomo forse fragile, si apre un'intera psicoterapia.
Non si ritenga un'idiota per aver creduto di sposare il Principe Azzurro. Pensi invece che la strada è ancora aperta per ritrovarlo. La sua frase "È sempre perennemente concentrato su se stesso e il lavoro", l'apparente mancanza di empatia (chiusura difensiva verso una partner da cui si sente criticato e non amato?) possono rimandare a disturbi curabili, per esempio la Work-addiction e più in generale la distimia.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Ex utente
Gentile Dott.ssa,
grazie per la risposta. Non mi sono dilungata su alcuni dettagli per non scrivere un papiro. La psicologa consultata non mi stava seguendo. Era un'amica di una mia amica con cui ho avuto due colloqui telefonici, perché certi comportamenti di mio marito non mi tornavano affatto, come ad esempio portarsi i documenti di lavoro in sala parto e consultarli mentre ero in travaglio, non presentarsi mai alle messe indette per la bimba scomparsa prematuramente, non prendersi mai cura della figlia appena nata, ecc. La questione è lunga. So solo di aver fatto tanta fatica in questi anni e di ritrovarmi svuotata emotivamente, tant'è che sono propensa a chiudere la "strada".
grazie per la risposta. Non mi sono dilungata su alcuni dettagli per non scrivere un papiro. La psicologa consultata non mi stava seguendo. Era un'amica di una mia amica con cui ho avuto due colloqui telefonici, perché certi comportamenti di mio marito non mi tornavano affatto, come ad esempio portarsi i documenti di lavoro in sala parto e consultarli mentre ero in travaglio, non presentarsi mai alle messe indette per la bimba scomparsa prematuramente, non prendersi mai cura della figlia appena nata, ecc. La questione è lunga. So solo di aver fatto tanta fatica in questi anni e di ritrovarmi svuotata emotivamente, tant'è che sono propensa a chiudere la "strada".
[#3]
Gentile utente,
lei ci ha posto una domanda su suo marito: "Non riesco a capire chi mi sono sposata. Possibile sia un narcisista egoista?" e tutta l'esposizione dei fatti risulta piena di dolore e di risentimento.
Poiché una lunga esperienza professionale m'insegna che i fatti devono essere interpretati per capirne le motivazioni, e che spesso tra coniugi ci si delude a vicenda per una totale incapacità di comunicare, ho cercato di farle notare che ci sono possibili alternative alla sua visione, inquinata dall'amarezza e dalla sofferenza.
Perdere un marito che si era scelto per amore e stima, senza nemmeno tentare di capire se abbia più bisogno di aiuto che di biasimo, non mi sembra una valida strategia per migliorare il suo benessere, signora, e meno che mai per far crescere serena sua figlia.
Concordo, e l'ho già scritto, con la sua esigenza di avere il meglio che la vita può offrirle, non le briciole, ma ravviso in certe sue scelte una specie di rinuncia a priori, dall'interpretazione che dà sui documenti di lavoro in sala parto alla mancata presenza alle messe in memoria, fino alla sorprendente decisione di consultare per telefono una psicologa "amica di un'amica".
La sua relazione affettiva con il padre di sua figlia non meritava nemmeno un colloquio con un suo psicologo? Si chieda se anche in questo campo lei, sua figlia e suo marito non meritiate qualcosa di meglio.
Auguri.
lei ci ha posto una domanda su suo marito: "Non riesco a capire chi mi sono sposata. Possibile sia un narcisista egoista?" e tutta l'esposizione dei fatti risulta piena di dolore e di risentimento.
Poiché una lunga esperienza professionale m'insegna che i fatti devono essere interpretati per capirne le motivazioni, e che spesso tra coniugi ci si delude a vicenda per una totale incapacità di comunicare, ho cercato di farle notare che ci sono possibili alternative alla sua visione, inquinata dall'amarezza e dalla sofferenza.
Perdere un marito che si era scelto per amore e stima, senza nemmeno tentare di capire se abbia più bisogno di aiuto che di biasimo, non mi sembra una valida strategia per migliorare il suo benessere, signora, e meno che mai per far crescere serena sua figlia.
Concordo, e l'ho già scritto, con la sua esigenza di avere il meglio che la vita può offrirle, non le briciole, ma ravviso in certe sue scelte una specie di rinuncia a priori, dall'interpretazione che dà sui documenti di lavoro in sala parto alla mancata presenza alle messe in memoria, fino alla sorprendente decisione di consultare per telefono una psicologa "amica di un'amica".
La sua relazione affettiva con il padre di sua figlia non meritava nemmeno un colloquio con un suo psicologo? Si chieda se anche in questo campo lei, sua figlia e suo marito non meritiate qualcosa di meglio.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 7.5k visite dal 27/11/2021.
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Approfondimento su Narcisismo
Come si comporta il narcisista? Quali sono i segnali del narcisismo? Come superare una relazione con un soggetto con personalità narcisistica e il love bombing?