Elaborazione traumi e difese

Salve, vi scrivo questo consulto in un periodo di momentanea pausa dal percorso di psicoterapia, iniziato a giugno.

Dopo aver perso la testa, nel periodo di lockdown, per una ragazza che mi aveva illuso, ma in realtà voleva soltanto un'amicizia con qualche appuntamento a letto, e dopo una balanite, che mi ha mandato in confusione in quanto pensavo che non avessi mai potuto più avere rapporti sessuali, ho cominciato ad avvertire un calo di umore con somatizzazioni al collo, alle gambe e alla testa.

Ho iniziato la psicoterapia da cui sono emersi traumi infantili: alle scuole superiori sono stato vittima di bullismo verbale e umiliazioni, ero sovrappreso e timido, perciò facile bersaglio dei bulli, non mi accettavo se non nelle mie prime esperienze di giornalismo sportivo.

Non rispondevo alle violenze, rimanevo inerme perchè pensavo, in tal modo, di stare al loro gioco e tenermeli buoni.
In cuor mio soffrivo, ho fatto numerose assenze da scuola durante l'ultimo anno.
Avevo altri amici fuori dalla classe con cui mi trovavo bene.

Dopo il liceo, ho trovato il lavoro che amavo e, forte di questo, ho deciso di iniziare seriamente un'attività sportiva e una dieta: ho perso quasi 15 chili, ho cominciato a vedermi finalmente bene e così anche le ragazze.
Da quel momento la mia vita è totalmente cambiata, è divenuta appagante dal punto di vista sociale, relazionale e lavorativo.
Ho fatto esperienze all'estero e ho deciso di andare a studiare fuori.
Anni meravigliosi fino allo scorso maggio quando sono crollato in questa depressione.

In questo periodo, ho ripreso peso, mangio per nervoso e, per carenza di motivazioni ed energia, non faccio più sport.
Mi sembra di essere tornato al periodo scolastico, sono tormentato dal domande sul perchè non avessi reagito al bullismo, cosa che oggi farei, e sul perchè non avessi deciso già in quel periodo di perdere peso e di aprirmi maggiormente alla socialità e ai flirt adolescenziali.
La psicologa dice che devo considerare l'adolescenza come un periodo strano per tutti.

Con la psicoterapeuta siamo arrivati a capire che la carenza di autostima, ora e in quel periodo, è legata a una sorta di abbandono da parte di mio padre che, da quando avevo 12 anni, ha cominciato a occuparsi meno di me e a creare situazioni sgradevoli in casa, per via di un suo disturbo d'adattamento (ho anche assistito in quell'età al suo ricovero per tentato suicidio).
La psicologa mi dice di dover accettare che mio padre ha e ha avuto dei problemi e devo perdonarlo.
Ma ora è come se lo odiassi perchè è la causa di questa depressione che non passa.
In più sono ossessionato dal voler guarire, chiamo ogni giorno lo psichiatra, cerco varie soluzioni online per tornare energico, sportivo e vitale.
Forse non riesco ad accettare questa condizione.

Come avviene l'elaborazione di un trauma?
Dicono ci voglia tempo ma nel frattempo io posso continuare a vivere depresso?

Dopo 30 sedute, è il caso di cambiare terapeuta?
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Dr. Andres Rivera Garcia Psicologo, Psicoterapeuta 173 5
Gentile utente, grazie per aver scritto.
Il trauma non si elabora ma si attraversa. Il trauma per definizione è una frattura che irrompe nella vita di ognuno di noi come un fulmine a ciel sereno e come il fulmine prima si vede e poi si lascia spazio al boato. Similmente la parola è ciò che segue all'evento traumatico e ciò che in qualche modo può pacificare il tutto.
Il tempo è vero che sia necessario ma è altrettanto vero che non è colui che guarisce. Ci vuole tempo nella misura in cui lei lo investe nella propria guarigione.
La domanda sul cambio di terapeuta difficilmente trova una risposta al di fuori di lei.
Se sente che il terapeuta che la segue sia ''buono'' per lei allora non vedo perché cambiare.
In alternativa nessuno le vieta di cercare altrove.

Un caro saluto,

Dr Rivera Garcia Andrès,
San Benedetto del Tronto
Psicologo clinico, Psicoterapeuta

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