Terapia finita?

Buongiorno,
sono in terapia breve per attacchi di panico da circa tre anni, con alti a bassi.
Ho ottenuto qualche miglioramento, ma nel frattempo la perdita del lavoro, di alcuni amici cari e la pandemia, non mi hanno fatto fare, certamente grossi progressi.
Alla fine dell'estate ho notato un cambiamento nell'atteggiamento del mio terapista, con cui, pensavo di aver instaurato un buon rapporto.
Il mattino dopo la penultima seduta non riuscivo ad alzarmi dal letto e la paura di affrontare anche solo le pulizie domestiche mi distruggeva.
Sono rimasta a letto tutto il giorno.
Ho aspettato qualche giorno ed ho deciso di annullare, con preavviso, l'appuntamento successivo e di rimandarlo a data da destinarsi.
Ero stata troppo male dopo quella seduta.
Mi ha risposto che qualcosa si stava muovendo e di lavorarci sopra.
Ma come, non me lo ha spiegato.
Ho preso poi un appuntamento successivo e l'ho trovato "distante", nel citarmi, non si ricordava nemmeno il mio nome.
Non abbiamo nemmeno accennato all'ultima seduta e al malessere che mi ha portato al rinvio.
La mia richiesta è: è forse un modo per dirmi che la terapia è finita?
Devo affrontarlo a "viso aperto", anche se non è nel mio carattere?
Quello che non capisco è il cambiamento nei miei confronti, ha usato termini forti - non offesivi - diciamo che si è comportato come un vecchio prof del liceo di vecchio stampo, e a me la cosa non è piaciuta e glielo ho già fatto notare nel messaggio in cui chiedevo il rinvio a ddd della seduta successiva.
Ma dimenticarsi il mio nome, durante la terapia, non al momento della ricevuta, che magari potrebbe anche essere comprensibile, per me è intollerabile.
Può essere un modo per farmi capire, tra le righe, che non serve vederci più.
Al momento non abbiamo fissato un appuntamento ma "al bisogno".
Non avrei voglia di ricominciare con un altro terapista, troppo lungo rispiegare e ri-raccontare tutte le mie cose.
Grazie mille!! !
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

Come possiamo noi conoscere le motivazioni di lui? Potrebbero essere cento (mila).
Tutti i dubbi che Lei ha li deve rivolgere a lui, ma di persona, non attraverso e-mail o SMS.
Lei ci chiede se "...Devo affrontarlo a viso aperto, anche se non è nel mio carattere?"
Non c'è niente e nessuno da *affrontare*; si tratta di un confronto, della richiesta di un chiarimento, tutto lì. La seduta rappresenta il luogo/tempo/modo d'eccellenza per chiarirsi.
Qui si tratta di una "seduta al bisogno", considerato che il bisogno c'è...

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Utente
Utente
Gent. dott.ssa Brunialti, La ringrazio molto per la sua cortese e celere risposta;
pensavo potesse essere un modus operandi, per terminare o portare a termine una terapia breve, che breve non è (stata). Purtroppo nella seduta successiva, non è successo molto, e mi sono trovata piuttosto chiusa nei suoi confronti. Non mi andava di dire niente, di affrontare la cosa, speravo ci fosse un spunto da parte sua, ma la sensazione è che la cosa si stia arenando. Non posso dire che non mi abbia messo a mio agio. Forse ha ragione lei, il "bisogno c'è" ma io non lo sento, e questo glielo ho spiegato, ecco perché ho chiesto di non riprendere il ritmo; ed è difficile da spiegare. Prima, c'era un ritmo, e sapevo che ogni 2 o 3 settimane, "dovevo" andare. Adesso, al solo pensiero di prendere l'appuntamento sto male, vado in ansia e rimando la cosa. Per paura di rimandarlo, poiché sarebbe poco serio da parte mia, preferisco rimandare di prendere un appuntamento piuttosto che prenderlo e magari annullarlo all'ultimo (discorso un po' farraginoso, e me ne scuso).
Grazie mille ancora e buona serata
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

quelli da Lei descritti verso il Suo Terapeuta sembrerebbero atteggiamenti e comportamenti di una giovane ragazza,
ma Lei in anagrafica si dichiara sessantenne.
Ciò rende difficile aiutarLa ulteriormente, potrebbe cortesemente confermarci la Sua età reale?

Dott. Brunialti
[#4]
Utente
Utente
Sembra quasi in complimento, ma immagino non lo sia, ed è questo il problema?
E comunque 61 da fare a dicembre..... purtroppo. Ecco perchè tutti gli attacchi di panico e paure, mancanza di lavoro, un divorzio (anche sereno alle spalle), senza figli, padre anziano che in futuro avrà sicuramente molto più bisogno di me.....
Il mio terapeuta ha circa la mia età, forse qualche anno di meno, ma l'ho considerato sempre come mio dentista, o - scusi il paragone - il mio meccanico. Nessun coinvolgimento, vado, parlo, pago, ringrazio, saluto.
Mi sono spesso posta il problema, peraltro emerso, già in terapia, se ci metti più di 50 anni ad assumere alcuni "atteggiamenti", ce ne vorrebbero altri 50 per dissiparli.... farebbero oltre 110.... e non li ho.
Grazie e buona giornata
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Cara signora,

non immagina quanto sia complesso per noi specialisti che rispondiamo qui
capire *bene* certe situazioni attraverso le poche parole di un consulto ricevuto;
per questo si fa qualche domanda di approfondimento, come qella che Le ho fatto sulla reale età.

Accolgo il paragone con il dentista.
Se il dente facesse male, nonostante tutto l'appuntamento si chiederebbe.
Il Suo bisogno qui lo ravvisavo nella necessità di non tenere in sospeso la situazione (terapeutica), bensì - anche se a fatica - provare insieme al Terapeuta a chiuderla.
E' anche l'unica maniera per lasciarsi aperta la possibilità di bussare nuovamente alla sua porta nel caso un domani ne riscontrasse nuovamente la necessità.

Saluti cordiali.
dott. Brunialti
[#6]
Utente
Utente
Mille grazie,
adesso devo decidere se chiudere e basta, cioè non prendere più alcun appuntamento, e "far finta" (dentro di me, ovviamente) di non averne più bisogno oppure se, prendendo coraggio, andare ancora un'ultima volta. Che mi spaventa ancora di più, perché ho paura di quello che potrebbe dirmi, visto il suo atteggiamento rigido, di fine estate.
Certo che, in caso di bisogno tra qualche mese o anno, io mi vergognerei da morire a richiamare, e sarebbe un'ulteriore sconfitta nella mia vita.
Grazie grazie mille ancora, non la disturberò più
M.
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Nessun disturbo, siamo qui proprio per questo, per rispondere ai dubbi auspicando di poter essere *veramente* di aiuto a chi ci scrive.

Utilizzo la Sua metafora del "meccanico".
Perchè vergognarsi quando se ne avesse nuovamente bisogno? Se si è concluso in buoni rapporti, se ci si è salutati civilmente, perchè avere vergogna? Una volta conclusa la terapia (o una fase di essa), noi Psy possiamo continuare ad essere per i nostri ex-pazienti dei Consulenti, ai quali fare ricorso in caso di bisogno, per un consiglio, un confronto, un chiarimento. Questo è quanto dico ai miei pazienzi di Studio concludendo un percorso, e così avviene. Con il piacere di reincontrarsi, unito talvolta al rammarico di averne nuovamente (brevemente) bisogno.

Ora credo di aver chiarito meglio il mio pensiero, o almeno lo spero.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
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Utente
Utente
Grazie tante, molto gentile, mi ha chiarito molto cose.
Buona giornata
M.
[#9]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
: )