Ansia ingestibile
Ho 53 anni e due problemi che mi condizionano la vita: uno è l'emicrania e l'altro è l'ANSIA che odio con tutta me stessa. Ogni volta che devo affrontare una novità, un viaggio, una decisione importante, o un esame inizio già qualche notte prima a dormire male, poi mi viene l'insonnia e agitazione, ovviamente si scatena il mal di testa e perfino la diarrea e dulcis in fundo, il fatidico giorno è un autentico dramma. Ho le palpitazioni (che cerco di tenere un pò a freno con le gocce di biancospino, ma l'effetto non dura a lungo e con me funziona poco), mi sudano e tremano le mani, respiro male e a volte batto anche i denti, a volte sento dolori anche al petto (tutto a posto), insomma è un calvario. Ovviamente a causa di quest'ansia ingovernabile mi va tutto male, ultimamente ho dovuto sostenere un colloquio per un concorso, andato male perchè ho dimenticato un sacco di cose, eppure, passata l'ansia ricordavo tutto, che rabbia! Ieri l'ultima gara di ballo, quanto sono stata male! Avevo addirutura lo stomaco chiuso in una morsa e oggi ho i crampi! Non sopporto che ogni cosa mi vada male a causa di quest'ansia che mi prende, non ne posso più, non riesco mai a raggiungere i miei obiettivi perchè mi frena in tutto. Sono davvero alla disperazione. Premetto che anche mia madre è molto ansiosa, così pure mia sorella, ma da quel che ricordo lo era anche mia nonna materna. Da bambina ero molto calma e tranquilla, cantavo sempre. Il bello è iniziato dopo che è nata mia figlia, era una bambina molto irrequieta, piangeva spesso e dormiva pochissimo ed io pian piano accumulavo stanchezza e diventavo nervosa. Quando aveva 7 mesi è rotolata giù dal letto ed io ero convinta che fosse successo qualcosa di irreparabile. La bambina grazie al cielo si era ripresa bene e 15 giorni dopo, mentre tranquillamente le davo da mangiare, accusai un acuto dolore al petto, mi spaventai e mi vennero le palpitazioni, non mi lasciarono più per diversi mesi, avevo sempre la frequenza cardiaca alta, circa 140 battiti al minuto, giorno e notte. Iniziai una terapia con psicofarmaci e andai avanti così per un anno e mezzo, nel frattempo entrai in depressione, ancora farmaci, finchè un giorno non andai dallo psichiatra che mi fece capire che "dovevo" venirne fuori da sola, con la mia sola "forza di volontà", altrimenti sarei stata costretta a prendere farmaci per sempre. Così mi rimboccai le maniche, consapevole che era necessario farlo prima di tutto per me, per la mia bambina e mio marito. Fu veramente dura, avevo paura di star male ma pian piano, con la forza di volontà, aiutata dal lavoro fuori casa, riusciii a venirne fuori da quella specie di limbo in cui mi trovavo. Da quel primo episodio la depressione è riaffiorata dopo 23 anni, in seguito a un ischemia cerebrale che ha avuto mio marito e poi qualche anno dopo, l'ho sempre curata. Ma rimane l'ansia che mi divora a ogni minima occasione, come uscirne fuori? Grazie per i consigli che vorrete darmi, intanto vi auguro buona serata
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Gentile signora, dalla sue parole mi pare che lei non sia solo ansiosa, ma anche molto arrabbiata. Del resto, dato tutto ciò che le è successo, è comprensibile che lo sia.
> finchè un giorno non andai dallo psichiatra che mi fece
> capire che "dovevo" venirne fuori da sola, con la mia
> sola "forza di volontà"
Mi perdoni, ma lo psichiatra le ha raccontato una grossa sciocchezza. L'affermazione "deve venirne fuori da sola" presuppone che dato che non è riuscita a venire a capo del suo problema con i farmaci, allora non c'è nient'altro che si possa fare, e questo non è assolutamente vero.
Non dice se ha già cercato aiuto psicoterapeutico, ma invece è proprio questo che dovrebbe fare. Si rivolga a un professionista privato o presso il servizio pubblico, e richieda un primo colloquio psicologico.
Nel frattempo può leggere questo per informarsi:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm
Cordiali saluti
> finchè un giorno non andai dallo psichiatra che mi fece
> capire che "dovevo" venirne fuori da sola, con la mia
> sola "forza di volontà"
Mi perdoni, ma lo psichiatra le ha raccontato una grossa sciocchezza. L'affermazione "deve venirne fuori da sola" presuppone che dato che non è riuscita a venire a capo del suo problema con i farmaci, allora non c'è nient'altro che si possa fare, e questo non è assolutamente vero.
Non dice se ha già cercato aiuto psicoterapeutico, ma invece è proprio questo che dovrebbe fare. Si rivolga a un professionista privato o presso il servizio pubblico, e richieda un primo colloquio psicologico.
Nel frattempo può leggere questo per informarsi:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Gentile signora, il tentare di uscirne con la forza di volta altro non è che una tentata soluzione in grado di far peggiorare il problema poichè si mettono, quasi sempre, in atto comportamenti inadeguati alla situazione. Sarà già riuscita a farlo una volta "Fu veramente dura" come dice lei, ma perchè questa tortura? Inoltre mi rende davvero perplesso il fatto che sia stato proprio lo psichiatra a darle questo consiglio. Le suggerirei di non riprovarci se non con l'aiuto di un professionista. Uno psicoterapeuta specializzato in trattamenti di tipo breve o comportamentale potrebbe fare al caso suo. Se è intenzionata a tornare dallo psichiatra non vada da quello al quale si rivolse tempo fa.
saluti
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#3]
Utente
Buongiorno gentilissimi dottori e grazie per la tempestiva risposta. In effetti Dr.Santonocito lei ha ha ragione, sono molto arrabbiata. Quello che ho descritto è solo qualche esempio di quel che mi è capitato, c'è molto di più. Io mi recai dallo psichiatra 30 anni fa, con i farmaci stavo benino ma mi sentivo incatenata, nel senso che dipendevo da questi, senza stavo male. Lui mi aveva dato quel consiglio, credo, solo per farmi capire che non c'era motivo per cui io stessi così male dal momento che il caso era risolto, alla bambina non era successo nulla di grave per per cui dovevo convincermi di questo e cercare di stare meglio, ma non è che uno sceglie di stare male, per me era stato un grosso trauma. Forse anche lui allora mi avrebbe dovuto consigliare di andare da uno psicoterapeuta, magari era proprio di questo che avevo bisogno, affiancare una terapia medica a una psicologica. Ma io che ne potevo capire? Era solo l'inizio, credevo di essere riuscita a seppellire tutto o quasi, invece col tempo mi son resa conto che non è così. Avete ragione entrambi, ho proprio bisogno di un aiuto terapeutico, mi rendo conto che da sola non ce la faccio, anche se è quello che speravo di poter fare, con la mia forza di volontà, ma a questo mi devo arrendere. Spero di trovarne uno come dice lei Dr. De Vincentiis, specializzato in trattamento di tipo breve o comportamentale, a parte il fatto che non potrei sostenere tante spese per lunghi periodi ma soprattutto non vorrei doverci andare una vita. Grazie mille per i Vostri preziosi consigli. Vi auguro buon lavoro e buona giornata
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.4k visite dal 02/06/2009.
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