Sono maldestro?
Salve a tutti.
Vi scrivo perchè ormai da tempo c'è una cosa che mi fa stare male.
Sono sempre stato un ragazzo abbastanza energico.
Ricordo che da piccolo a scuola venivo ripreso per la mia "iperattività" e disordine con cui affrontavo la scuola.
Nel tempo sono molto migliorato, tanto che ora sto finendo l'università e con brillanti risultati.
Questo essere impulsivo però mi ha sempre caratterizzato tanto che negli anni mi è valso il titolo tra le persone che mi conoscono di "combinaguai".
Faccio cadere le cose, a volte mi dimentico di mettere a posto se prendo qualcosa, leggo frettolosamente, a volte dimentico le cose da portarmi.
Insomma non è che faccia cose particolarmente gravi però ormai negli anni mi è stato affibiato questo titolo e sembra quasi che io stesso ormai me lo affidi da solo.
Quando conosco qualcuno di nuovo o inizio qualcosa ho sempre un po' l'ansia di ottenere questo titolo ancora una volta.
Che poi questo mio essere non mi ha mai impedito comunque di costruire relazioni di amicizia e sentimentali, però sicuramente ogni tanto le ha messe alla prova.
Nello studio invece metto tanta rigorosità e spesso ho idee ed intuizioni molto brillanti; diciamo però che il problema sembra arrivare quando passo alla pratica.
A volte ho quasi paura nel pensare che forse sono bravo solo a stare sui libri e non a fare davvero le cose.
In realtà il problema sembra più che inerente propriamente a quello che faccio/studio, legato alla mia "energia" nel fare le cose.
Probabilmente questa voglia di fare così frenetica finisce per "macchiare" tutto, finendo per farmi combinare qualche goffo errore.
Spesso mi accorgo proprio di passare da un pensiero all'altro, dimenticando quello che sto facendo momento per momento.
Mi chiedo spesso se gli altri abbiano ragione, se sia davvero uno che sa solo combinare guai.
Eppure faccio tante altre cose oltre lo studio: bricolage, cucina, lavori part-time e tutto svolto in maniera molto positiva.
Insomma dò il massimo per costruirmi qualcosa, diimostrarmi che so cavarmela da solo.
Spesso provo molto a concentrarmi e non essere distratto ma a volte capita comunque.
Non bastano mai per farmi sentire meglio.
C'è sempre qualcosa che ogni tanto mi riporta indietro e mi fa sentire non all'altezza.
Vorrei solo essere più attento, anzitutto per me stesso e poi per smettere di essere etichettato così dagli altri e probabilmente da me, che sono il mio peggior giudice.
Vi scrivo perchè ormai da tempo c'è una cosa che mi fa stare male.
Sono sempre stato un ragazzo abbastanza energico.
Ricordo che da piccolo a scuola venivo ripreso per la mia "iperattività" e disordine con cui affrontavo la scuola.
Nel tempo sono molto migliorato, tanto che ora sto finendo l'università e con brillanti risultati.
Questo essere impulsivo però mi ha sempre caratterizzato tanto che negli anni mi è valso il titolo tra le persone che mi conoscono di "combinaguai".
Faccio cadere le cose, a volte mi dimentico di mettere a posto se prendo qualcosa, leggo frettolosamente, a volte dimentico le cose da portarmi.
Insomma non è che faccia cose particolarmente gravi però ormai negli anni mi è stato affibiato questo titolo e sembra quasi che io stesso ormai me lo affidi da solo.
Quando conosco qualcuno di nuovo o inizio qualcosa ho sempre un po' l'ansia di ottenere questo titolo ancora una volta.
Che poi questo mio essere non mi ha mai impedito comunque di costruire relazioni di amicizia e sentimentali, però sicuramente ogni tanto le ha messe alla prova.
Nello studio invece metto tanta rigorosità e spesso ho idee ed intuizioni molto brillanti; diciamo però che il problema sembra arrivare quando passo alla pratica.
A volte ho quasi paura nel pensare che forse sono bravo solo a stare sui libri e non a fare davvero le cose.
In realtà il problema sembra più che inerente propriamente a quello che faccio/studio, legato alla mia "energia" nel fare le cose.
Probabilmente questa voglia di fare così frenetica finisce per "macchiare" tutto, finendo per farmi combinare qualche goffo errore.
Spesso mi accorgo proprio di passare da un pensiero all'altro, dimenticando quello che sto facendo momento per momento.
Mi chiedo spesso se gli altri abbiano ragione, se sia davvero uno che sa solo combinare guai.
Eppure faccio tante altre cose oltre lo studio: bricolage, cucina, lavori part-time e tutto svolto in maniera molto positiva.
Insomma dò il massimo per costruirmi qualcosa, diimostrarmi che so cavarmela da solo.
Spesso provo molto a concentrarmi e non essere distratto ma a volte capita comunque.
Non bastano mai per farmi sentire meglio.
C'è sempre qualcosa che ogni tanto mi riporta indietro e mi fa sentire non all'altezza.
Vorrei solo essere più attento, anzitutto per me stesso e poi per smettere di essere etichettato così dagli altri e probabilmente da me, che sono il mio peggior giudice.
[#1]
Caro utente,
Perdoni la domanda: ma non ha mai pensato che essere descritto come viene descritto lei sia tutto sommato una cosa simpatica? Ci si potrebbe quasi marciare su questo... Usare questa caratteristica per fare lo gnorri, provocare, uscire positivamente dagli schemi... :).
Le piacerebbe essere descritto diversamente? Se si, come esattamente?
Lei pare pensi e faccia tante cose, e penso che questo comporti una certa fisiologica imprecisione.
La accetti per quella che è: un lato di sé che dice che, fortunatamente, nel marasma di cose cui bada... Ogni tanto si perde.
Non c'è nulla di più bello della nostra umanità. La perfezione non esiste e rincorrerla è rincorrere quindi una cosa che non può essere mai raggiunta.
Poi, per carità, fa bene a tentare di migliorare ove possibile. Specie se le sue distrazioni coinvolgono altri, per non fare loro involontariamente del male (anche piccolo).
Però ecco, si voglia bene, si accetti per com'è, si perdoni.
Ai giusti, i perfetti (che tanto non esistono) non piacciono.
Sia indulgente con sé. È un ragazzo giovane che racconta di riuscire nelle cose serie della sua vita e che ha tanti interessi.
Valuti lei se sentire uno psicologo di persona per lavorare su di sé e sulla sua autostima. Forse potrebbe giovarle.
Ma forse non c'è bisogno. Forse si deve solo volere un po' più bene.
Il mondo fuori è imperfetto anche se certi costumi lo vorrebbero perfetto. E il più pulito di noi (metaforicamente) ha la rogna. La sua non dev'essere peggiore di quella altrui, a fronte però di una brillantezza che non credo, per quel che scrive e come lo scrive, ugualmente presente in molti altri.
Coraggio, ci aggiorni se vuole.
Un caro saluto
Perdoni la domanda: ma non ha mai pensato che essere descritto come viene descritto lei sia tutto sommato una cosa simpatica? Ci si potrebbe quasi marciare su questo... Usare questa caratteristica per fare lo gnorri, provocare, uscire positivamente dagli schemi... :).
Le piacerebbe essere descritto diversamente? Se si, come esattamente?
Lei pare pensi e faccia tante cose, e penso che questo comporti una certa fisiologica imprecisione.
La accetti per quella che è: un lato di sé che dice che, fortunatamente, nel marasma di cose cui bada... Ogni tanto si perde.
Non c'è nulla di più bello della nostra umanità. La perfezione non esiste e rincorrerla è rincorrere quindi una cosa che non può essere mai raggiunta.
Poi, per carità, fa bene a tentare di migliorare ove possibile. Specie se le sue distrazioni coinvolgono altri, per non fare loro involontariamente del male (anche piccolo).
Però ecco, si voglia bene, si accetti per com'è, si perdoni.
Ai giusti, i perfetti (che tanto non esistono) non piacciono.
Sia indulgente con sé. È un ragazzo giovane che racconta di riuscire nelle cose serie della sua vita e che ha tanti interessi.
Valuti lei se sentire uno psicologo di persona per lavorare su di sé e sulla sua autostima. Forse potrebbe giovarle.
Ma forse non c'è bisogno. Forse si deve solo volere un po' più bene.
Il mondo fuori è imperfetto anche se certi costumi lo vorrebbero perfetto. E il più pulito di noi (metaforicamente) ha la rogna. La sua non dev'essere peggiore di quella altrui, a fronte però di una brillantezza che non credo, per quel che scrive e come lo scrive, ugualmente presente in molti altri.
Coraggio, ci aggiorni se vuole.
Un caro saluto
Dott. Ferdinando Toscano
Psicologo
[#2]
Utente
Buongiorno.
Il suo consulto mi ha aiutato a vedere la cosa da una prospettiva diversa ed essere un po’ più indulgente con me.
Sono riuscito ad affrontare meglio varie situazioni ed a reggere il peso del mio stesso giudizio.
In particolare mi fa rendere conto che a volte certi comportamenti sono più un sintomo di qualcosa che è più profondo e magari mosso da altre ragioni.
Questo per dire che a volte, forse spesso, mi sento insicuro e questo mi fa comportare diversamente da come vorrei. Magari in maniera meno decisa, o anche meno in linea con quello che voglio davvero. Magari appunto dovrei fregarmene delle etichette datemi dagli altri ma come spiegato dal consulto precedente non riesco facilmente.
Ho fatto terapia per un annetto ma nonostante sia piu consapevole di me stesso e di alcuni meccanismi che mi muovono mi rimane comunque difficile avere quella fiducia in me stesso che tanto sto cercando e volermi piu bene.
Il suo consulto mi ha aiutato a vedere la cosa da una prospettiva diversa ed essere un po’ più indulgente con me.
Sono riuscito ad affrontare meglio varie situazioni ed a reggere il peso del mio stesso giudizio.
In particolare mi fa rendere conto che a volte certi comportamenti sono più un sintomo di qualcosa che è più profondo e magari mosso da altre ragioni.
Questo per dire che a volte, forse spesso, mi sento insicuro e questo mi fa comportare diversamente da come vorrei. Magari in maniera meno decisa, o anche meno in linea con quello che voglio davvero. Magari appunto dovrei fregarmene delle etichette datemi dagli altri ma come spiegato dal consulto precedente non riesco facilmente.
Ho fatto terapia per un annetto ma nonostante sia piu consapevole di me stesso e di alcuni meccanismi che mi muovono mi rimane comunque difficile avere quella fiducia in me stesso che tanto sto cercando e volermi piu bene.
[#3]
Gentile utente,
innanzitutto mi fa piacere che ci abbia aggiornato sulla sua situazione e mi fa piacere constatare che il consulto precedente l'abbia un po' aiutata a viversi in maniera più indulgente.
Mi creda, questa è la chiave. Volersi bene è la prima cosa.
A ciò, però, va unita anche la constatazione per la quale purtroppo, pur in mezzo all'amore che pure pervade il mondo, a volte le persone che ci circondano non aiutano. A volte sono i genitori troppo severi, altre volte gli amici un po' gelosi, altre volte ancora ... il "clima" che ci vive intorno ... Forse non è il suo caso, ma proprio della sua zona, che conosco ormai da anni, mi colpisce molto a volte il "normativismo" che c'è ... un contesto (solitamente piacevole ma) sempre un po' competitivo e sempre un po' prescrittivo ... e chissà che anche questo non ci metta il suo. Specie tra voi coetanei, nel confronto che inevitabilmente si finisce per fare, nelle interazioni.
Ci racconta di una terapia... come si è conclusa? Era questo il motivo che l'ha spinta a rivolgersi a un professionista?
Non vorrei alimentare speranze sulla base del nulla. Non ne ha neanche bisogno perché può raggiungere da sé il suo ottimo proposito di superare le sue insicurezze e di certo non c'è bisogno di raccontarle la "favoletta" (cosa che come psicologi nemmeno ci appartiene)... Ma quello che voglio dirle è che, generalmente, crescendo la vita ci fornisce prove che ci allontanano da certe insicurezze... I primi lavori "stabili", le relazioni sentimentali, i riscontri delle persone nell'esercizio di alcune attività... generalmente tendono a far pensare alle persone che "non sono così male". A volte poi dopo l'università, ad esempio, si "cambia aria", si frequentano nuovi contesti e nuove persone ... anche questi passaggi aiutano a smarcarsi da "nominate" vecchie e magari fastidiose ...
.... Ma è chiaro che il primo a dover prendere coraggio sia lei.
La guarda la tv? Le capita mai di vedere Mara Venier? O Gerry Scotti? Che piacciano o meno, propongono per certi versi dei modelli "adulti" di persone cui non frega proprio nulla ... Per quanto possa non far impazzire, la tv è piena di persone che sulle loro gaffes non solo ridono, ma a volte costruiscono parte di carriera ...
Questo non è per dirle di coltivare le gaffes, specie se la sua è una natura più "rigorosa" ... ma per dirle che siamo imperfetti e la nostra imperfezione, ove non dovesse ritenersi un valore, non è di per sé nulla di male, e nulla di strano.
Da giovani è più difficile capirlo ma anche questo passaggio può essere messo a frutto. Anche dall'insicurezza e da un amore incompleto verso sé nasce qualcosa. Sono crescite, quando pur in un combattimento si riconosce loro un'esistenza, pur non facendole vincere e diventare invalidanti per la vita di tutti i giorni. Ultimo ci vinse un Sanremo giovani con le sue incertezze. Sorrentino, col suo dolore (pur motivato da un fatto oggettivamente scalfente) e i suoi dubbi sulla partenza verso un'altra città (questi invece più intimi, personali), ci ha fatto un film nelle sale.
Un caro saluto
innanzitutto mi fa piacere che ci abbia aggiornato sulla sua situazione e mi fa piacere constatare che il consulto precedente l'abbia un po' aiutata a viversi in maniera più indulgente.
Mi creda, questa è la chiave. Volersi bene è la prima cosa.
A ciò, però, va unita anche la constatazione per la quale purtroppo, pur in mezzo all'amore che pure pervade il mondo, a volte le persone che ci circondano non aiutano. A volte sono i genitori troppo severi, altre volte gli amici un po' gelosi, altre volte ancora ... il "clima" che ci vive intorno ... Forse non è il suo caso, ma proprio della sua zona, che conosco ormai da anni, mi colpisce molto a volte il "normativismo" che c'è ... un contesto (solitamente piacevole ma) sempre un po' competitivo e sempre un po' prescrittivo ... e chissà che anche questo non ci metta il suo. Specie tra voi coetanei, nel confronto che inevitabilmente si finisce per fare, nelle interazioni.
Ci racconta di una terapia... come si è conclusa? Era questo il motivo che l'ha spinta a rivolgersi a un professionista?
Non vorrei alimentare speranze sulla base del nulla. Non ne ha neanche bisogno perché può raggiungere da sé il suo ottimo proposito di superare le sue insicurezze e di certo non c'è bisogno di raccontarle la "favoletta" (cosa che come psicologi nemmeno ci appartiene)... Ma quello che voglio dirle è che, generalmente, crescendo la vita ci fornisce prove che ci allontanano da certe insicurezze... I primi lavori "stabili", le relazioni sentimentali, i riscontri delle persone nell'esercizio di alcune attività... generalmente tendono a far pensare alle persone che "non sono così male". A volte poi dopo l'università, ad esempio, si "cambia aria", si frequentano nuovi contesti e nuove persone ... anche questi passaggi aiutano a smarcarsi da "nominate" vecchie e magari fastidiose ...
.... Ma è chiaro che il primo a dover prendere coraggio sia lei.
La guarda la tv? Le capita mai di vedere Mara Venier? O Gerry Scotti? Che piacciano o meno, propongono per certi versi dei modelli "adulti" di persone cui non frega proprio nulla ... Per quanto possa non far impazzire, la tv è piena di persone che sulle loro gaffes non solo ridono, ma a volte costruiscono parte di carriera ...
Questo non è per dirle di coltivare le gaffes, specie se la sua è una natura più "rigorosa" ... ma per dirle che siamo imperfetti e la nostra imperfezione, ove non dovesse ritenersi un valore, non è di per sé nulla di male, e nulla di strano.
Da giovani è più difficile capirlo ma anche questo passaggio può essere messo a frutto. Anche dall'insicurezza e da un amore incompleto verso sé nasce qualcosa. Sono crescite, quando pur in un combattimento si riconosce loro un'esistenza, pur non facendole vincere e diventare invalidanti per la vita di tutti i giorni. Ultimo ci vinse un Sanremo giovani con le sue incertezze. Sorrentino, col suo dolore (pur motivato da un fatto oggettivamente scalfente) e i suoi dubbi sulla partenza verso un'altra città (questi invece più intimi, personali), ci ha fatto un film nelle sale.
Un caro saluto
[#4]
Utente
Buongiorno.
La terapia non l’ho interrotta, ma da qualche mese sono molto impegnato con un lavoro part time e non sono riuscito ad andare. Sicuramente torneró appena si alleggerirá tutto poichè mi sono trovato bene e sono convinto mi abbia aiutato.
Sono d’accordo in proposito del contesto. Forse la mia famiglia ha sempre avuto un po’ il concetto di competitivitá e rigorositá che a volte non mi sento di riuscire a raggiungere totalmente. Poi certo, comunque come detto nel consulto precedente, anche sentire gli amici criticare spesso da quel punto di vista puó essere un contributo.
Comunque piu vado avanti e piu in effetti trovo dei traguardi nella mia vita, a partire proprio dallo studio accademico. La cosa che devo fare peró è iniziare ad accorgermene proprio io.
Grazie
La terapia non l’ho interrotta, ma da qualche mese sono molto impegnato con un lavoro part time e non sono riuscito ad andare. Sicuramente torneró appena si alleggerirá tutto poichè mi sono trovato bene e sono convinto mi abbia aiutato.
Sono d’accordo in proposito del contesto. Forse la mia famiglia ha sempre avuto un po’ il concetto di competitivitá e rigorositá che a volte non mi sento di riuscire a raggiungere totalmente. Poi certo, comunque come detto nel consulto precedente, anche sentire gli amici criticare spesso da quel punto di vista puó essere un contributo.
Comunque piu vado avanti e piu in effetti trovo dei traguardi nella mia vita, a partire proprio dallo studio accademico. La cosa che devo fare peró è iniziare ad accorgermene proprio io.
Grazie
[#5]
Molto bene.
Oltre che ad "accorgersene", la invito a considerare la ripresa della terapia tanto più se ne riconosce i benefici.
Non conosco poi la sua situazione, ma la invito inoltre a riflettere sulla incompatibilità tra il suo lavoro part-time, gli altri suoi impegni e la terapia, considerando che essa non richiede più che, generalmente, 1-2 ore a settimana, e che di solito ci si può mettere d'accordo sugli orari.
Un caro saluto e i miei migliori auguri
Oltre che ad "accorgersene", la invito a considerare la ripresa della terapia tanto più se ne riconosce i benefici.
Non conosco poi la sua situazione, ma la invito inoltre a riflettere sulla incompatibilità tra il suo lavoro part-time, gli altri suoi impegni e la terapia, considerando che essa non richiede più che, generalmente, 1-2 ore a settimana, e che di solito ci si può mettere d'accordo sugli orari.
Un caro saluto e i miei migliori auguri
Dott. Ferdinando Toscano
Psicologo
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 5.8k visite dal 11/11/2021.
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