Disforia di genere?
Gentili dottori,
Mi trovo a scrivere questo consulto per esternare il mio sentire, che tuttavia non credo di riuscire, ancora, ad esternare parlando, con uno specialista davanti a me.
Ho 29 anni ed il mio problema è che provo repulsione nei confronti di tutte quelle esperienze naturalmente connesse alla natura femminile.
Mi spiego: non mi disturba troppo avere una vagina, in quanto la "uso" per fare sesso e il sesso mi piace ed è soddisfacente.
È un po' un accessorio, che non fa veramente parte di me.
Rifuggo la gravidanza con tutta me stessa, perché è un'esperienza che sento assolutamente estranea alla mia persona.
(Un po' come se un uomo domattina si svegliasse e scoprisse di essere incinta?
Questa è la frase che uso per cercare di spiegare agli amici, e a qualche malaugurato ragazzo interessato alla procreazione, la mia posizione sull'argomento).
Convivo abbastanza serenamente con questo aspetto della mia personalità, finché ad esempio, come in questo periodo, alcuni organi specificamente femminili quali l'utero, non finiscono per darmi qualche problemino di salute.
Allora la prendo molto male, eccessivamente comparato al problema medico, poiché c'è qualcosa nel sottopormi a determinati esami o routine che per qualche ragione trovo -direi- molto umiliante.
Non so se, recandomi da un andrologo invece che da un ginecologo, la situazione sarebbe diversa, ma di sicuro non sentirei la mancanza di alcuna forma femminile.
Mi trovo a scrivere questo consulto per esternare il mio sentire, che tuttavia non credo di riuscire, ancora, ad esternare parlando, con uno specialista davanti a me.
Ho 29 anni ed il mio problema è che provo repulsione nei confronti di tutte quelle esperienze naturalmente connesse alla natura femminile.
Mi spiego: non mi disturba troppo avere una vagina, in quanto la "uso" per fare sesso e il sesso mi piace ed è soddisfacente.
È un po' un accessorio, che non fa veramente parte di me.
Rifuggo la gravidanza con tutta me stessa, perché è un'esperienza che sento assolutamente estranea alla mia persona.
(Un po' come se un uomo domattina si svegliasse e scoprisse di essere incinta?
Questa è la frase che uso per cercare di spiegare agli amici, e a qualche malaugurato ragazzo interessato alla procreazione, la mia posizione sull'argomento).
Convivo abbastanza serenamente con questo aspetto della mia personalità, finché ad esempio, come in questo periodo, alcuni organi specificamente femminili quali l'utero, non finiscono per darmi qualche problemino di salute.
Allora la prendo molto male, eccessivamente comparato al problema medico, poiché c'è qualcosa nel sottopormi a determinati esami o routine che per qualche ragione trovo -direi- molto umiliante.
Non so se, recandomi da un andrologo invece che da un ginecologo, la situazione sarebbe diversa, ma di sicuro non sentirei la mancanza di alcuna forma femminile.
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Gentile Utente,
comprenderà bene che, al di là di quanto dettato dalle Linee Guida di MI, non sarebbe deontologicamente corretto fornire una diagnosi a distanza, tanto più su un tema così delicato come quello dell'identità di genere, che non è solo identità sessuale e che non riguarda esclusivamente i caratteri sessuali primari e secondari.
D'altro canto, sarebbe veramente molto importante per il suo equilibrio e benessere psicologico iniziare a pensare di rivolgersi ad uno specialista psicologo psicoterapeuta debitamente formato su queste tematiche.
Quello che ci ha raccontato può essere un indizio, ma tanto altro c'è da approfondire, non certo per apporre un'etichetta al suo disagio, ma per aiutarla a comprendere come potersene liberare.
La invito ad esplorare il sito dell'ONIG (Osservazione Nazionale sull'Identità di Genere), dove trovrà tanto materiale utile e le indicazioni sui centri sparsi sul territorio nazionale che si occupano di tale tipo di problematiche. Se non ne trova uno a Lei facilmente accessibile, può comunque contattarlo per chiedere se ha professionisti nella sua zona con cui collabora.
Cordialità.
comprenderà bene che, al di là di quanto dettato dalle Linee Guida di MI, non sarebbe deontologicamente corretto fornire una diagnosi a distanza, tanto più su un tema così delicato come quello dell'identità di genere, che non è solo identità sessuale e che non riguarda esclusivamente i caratteri sessuali primari e secondari.
D'altro canto, sarebbe veramente molto importante per il suo equilibrio e benessere psicologico iniziare a pensare di rivolgersi ad uno specialista psicologo psicoterapeuta debitamente formato su queste tematiche.
Quello che ci ha raccontato può essere un indizio, ma tanto altro c'è da approfondire, non certo per apporre un'etichetta al suo disagio, ma per aiutarla a comprendere come potersene liberare.
La invito ad esplorare il sito dell'ONIG (Osservazione Nazionale sull'Identità di Genere), dove trovrà tanto materiale utile e le indicazioni sui centri sparsi sul territorio nazionale che si occupano di tale tipo di problematiche. Se non ne trova uno a Lei facilmente accessibile, può comunque contattarlo per chiedere se ha professionisti nella sua zona con cui collabora.
Cordialità.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.7k visite dal 10/11/2021.
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