Crisi per prossimo pensionamento

Buongiorno e grazie dell'attenzione.

A dicembre vado in pensione e la cosa mi strazia.
Ho sempre considerato i colleghi la mia seconda famiglia, forse non la seconda ma la prima... Lavoro in un grande ufficio, siamo una ventina per turno (mattina, pomeriggio e notte), ci confidiamo, ridiamo, scherziamo, ci aiutiamo.
Si, lo so che potrei vederli fuori, ma abitiamo tutti distanti e non sarà possibile, se non qualche rara volta.
Ho un senso di perdita immenso, invidio chi resta, senza contare anche il senso di appartenenza a un gruppo, un progetto comune.
E non accetto il tempo che passa, il fatto di avere l età della pensione. Ho un figlio solo che abita per conto suo.
In ufficio guardo i computer, le scrivanie, mi guardo attorno e mi viene da piangere.
Avrei tanti progetti, corsi, volontariato, amiche ma, vede, ho un marito sempre tra i piedi, non ha amici o interessi tranne pulire casa, fare spese, qualche viaggio, che brontola ogni volta che faccio qualcosa da sola, tende a tarparmi tutte le ali e, ogni volta che mi impunto e penso a me, comunque mi rovina tutto con litigi, musi lunghi ecc.
Io ho bisogno di interagire col prossimo, è la mia natura, e con lui mi annoio, anche se facciamo gite ecc. E poi non è mai stato un matrimonio bello, sereno...
Io vorrei fare cose da sola, andare a trovare una amica per un weekend, andare al mio paese e stare sola con le amiche.
Niente, è sempre alle calcagna, mi segue dappertutto, ma non per gelosia, perché non sa che fare, ha l'idea che marito e moglie debbano muoversi in coppia come i carabinieri, io sono più indipendente, non sopporterei nemmeno mio figlio per 24h.
Per questi motivi per me il lavoro rappresenta una vita parallela, che mi rende felice... sono molto triste, anche perché mi è stato da poco diagnosticato il Parkinson, anche se l unico disturbo che ho è un lieve tremore alla mano sinistra, e anche questo ha fatto aumentare di più le mie paure... È un tradimento del mio corpo, non sopporto l idea!
Mi dà un consiglio?
Dimenticavo: mi sono anche rivolta a una psicologa per accettare il tutto, ma con me non funziona niente (avevo già fatto psicoterapia per un po' di ipocondria, qualche anno fa, ma niente da fare).

Grazie e buon lavoro
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

dalla Sua narrazione
il pensionamento emerge come un lutto importante nella Sua vita: si chiude, cioè muore, una delle parti più importanti che fornisce senso ai Suoi giorni.
Se dunque proprio di un lutto si tratta, la tristezza, rabbia e nervosismo vanno trattati come si trattano le fasi della *elaborazione del lutto*; molti bravi/e Psicologi/e sono preparati/e a ciò. Non capiamo però se Lei è pronta ad accettare un percorso psicologico, considerato che le varie esperienze al proposito non sembrano essere state soddisfacenti.

Il secondo nucleo del consulto riguarda sicuramente la relazione con Suo marito, a cui finora la Sua occupazione lavorativa metteva un rattoppo.
È ormai noto (almeno a noi addetti ai lavori) che il pensionamento modifica profondamente le relazioni familiari e di coppia rendendo non più dilazionabile una profonda ristrutturazione delle stesse; anche in considerazione dell’allungamento del corso della vita che porta a prevedere una possibile durata di trent’anni ancora; la *psicologia del ciclo di vita* ha detto molto al proposito.
Dispiace che Lei sembri non prendere in considerazione l’ipotesi di un percorso psicologico, che pensiamo la possa aiutare. Forse scrivere qui, a noi che siamo proprio psicologi psicoterapeuti, è stato il primo passo per riavvicinarsi a questa possibile esperienza.

Cordiali saluti.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Utente
Utente
Grazie mille,Dottoressa. Ha ragione,per me è un lutto,come credo sia giusto anche il suggerimento di rivolgermi a uno psicologo. Vede,io sto ancora frequentando una psicologa strategica breve,che breve non è,perché da tre anni e mezzo mi dice sempre di tornare,nonostante mi avesse detto che sarebbero bastate 7/10 sedute per il mio problema ( sono ipocondriaca in seguito a forti dolori al petto durati anni,poi spariti quando ho iniziato a curare lo stomaco). Credo siamo a 35/40 sedute,e sono io a frenare andando ogni due mesi e non spesso perché da quel punto di vista va leggermente meglio,anche se temo molto le malattie e la morte...Il suo suggerimento per questo problema è stato solo quello di scrivere di getto le mie angosce relative alla pensione e non rileggerle,ma portarle a lei. Ad ogni modo,io comincerei volentieri un percorso con un'altro psicologo che mi aiuti a elaborare il lutto,ma è quasi impossibile,perché l'attuale percorso( e anche altri due fatti precedentemente) l'ho fatto di nascosto da mio marito,che reputa inutile e dispendioso il tutto, nonché per psicopatici. Non lavorando più,non posso nemmeno svicolare ,dire balle,e andare a fare le sedute,almeno non farle regolarmente. Mi sono iscritta a un corso di lingue, andrò in palestra,sperando mi aiutino. Comunque lei mi ha fatto molto riflettere con la storia del lutto e col fatto che il lavoro sia per me una sorta di rattoppo al rapporto matrimoniale e la ringrazio molto di cuore
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile signora,

sono contenta di averLe offerto spunti di riflessione.

Aggiungo una considerazione.
La Sua frase:
"..l'ho fatto di nascosto da mio marito... Non lavorando più, non posso nemmeno svicolare, dire balle..",
mi ha fatto nuovamente pensare alla necessità che moltissime persone incontrano di rinegoziare il rapporto con il/la partner a seguito del pensionamento; non ci sono più "vie di fuga", il re è nudo.
Veda come meglio poter salvaguardare un minimo (o massimo?) possibile di autonomia mentale e operativa.

Un caro saluto.
Dott. Brunialti
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