Interruzione psicoterapia e insicurezza

Cari dottori,
scrivo per un dubbio molto forte.

Da quando ho interrotto la psicoterapia è venuta fuori una fortissima insicurezza con forte ansia.


Non riuscivo più a sostenerla perché sentivo una forte rabbia per il terapeuta, col quale abbiamo lavorato tanto sulla regolazione delle emozioni ma secondo me le abbiamo tacitare.
Io, durante la terapia, mi sono concentrata molto sulla cura del mio aspetto fisico, dello sport e pian piano mi sentivo sempre più sicura, ma sono venute meno le mie doti più empatiche, intuitive, dell'anima.


Così, resami conto che usavo la terapia ed il terapeuta come una gabbia sicura che mi desse sicurezza ma al tempo stesso mi precludesse di sentire le emozioni, ho mollato.


Ora sento una profonda insicurezza, sento che senza di lui non potrò essere più sicura come in passato, mi sento goffa nello sport, con le persone, meno rigida ma molto insicura.


È una mia convinzione mentale?
È possile sia successo questo?
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

Già nella risposta precedente, di soli 10 giorni fa, la collega Le ha offerto numerosi spunti di riflessione:
https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/871398-interruzione-psicoterapia-e-blocco.html che potrà rileggere; aggiungo unicamente qualche elemento.

Le interruzioni unilaterali della psicoterapia non portano mai buoni esiti; al contrario frequentemente fanno emergere ulteriori difficoltà dato che il percorso è stato lasciato a metà.
La chiusura di un percorso terapeutico è opportuno venga concordata all'interno di quel luogo/tempo/modo rappresentato dalla seduta.

Considerato che con il Terapeuta stavate lavorando sulla regolazione delle emozioni,
quale migliore occasione si sarebbe presentata allo scopo di esplorare quella rabbia e quell'appiattimento che aveva iniziato a sperimentare?

Ha riflettuto sulla possibilità di riprendere il percorso? Sempre che il terapeuta sia disponibile, le interrogazioni unilaterali talvolta comportano una chiusura definitiva da parte del curante.

Cordiali saluti.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Errata corrige:

nell'ultimo capoverso della risposta precedente, la correzione automatica ha travisato il mio pensiero. E dunque :

- NON
"le *interrogazioni* unilaterali talvolta comportano una chiusura definitiva da parte del curante".

- BENSì
"le *INTERRUZIONI* unilaterali ecc.".

Saluti.
Dott. Brunialti
[#3]
Utente
Utente
Gentile Dottoressa,
ho affrontato il mio terapeuta, con tutta la rabbia del momento e la sofferenza.
Lui non mi è stato d'aiuto, ho provato ancora una volta disagio e sofferenza mentre avrei avuto bisogno di rassicurazione e conforto in un momento difficile.

Lui si è reso disponibile a incontri successivi, mi suggerisce se voglio di trovare anche un altro psicoterapeuta, ma io mi sento inerme, totalmente bloccata.
Ho fatto tante psicoterapie negli anni, mi sono accanita tantissimo sulla terapia, con aspettative altissime e solo ora mi accorgo che forse avrei dovuto più concentrarmi su me stessa e sul lavoro che mi do.

Ora mi sento come schermata, se non c'è l'ansia non sente altre emozioni... Non riesco ad essere quella del passato, ma nemmeno quella che è emersa in terapia. Sono in un momento di stasi.
Ho ripreso il lavoro, ma mi sento persa.
Affrontare ancora i colloqui di psicoterapia così non lo ritengo utile. Per affrontare l'ultimo mi sono dovuta fare violenza.

Il terapeuta è forse più preoccupato dagli aspetti giuridici che dal rapporto empatico con me... Dai danni che la terapia può aver fatto.

Insomma, vorrei prendermi io cura di me stessa, ma non so da dove ripartire e non mi sento pronta per una nuova psicoterapia che userei solo per darmi sicurezza forse.

Cosa sente di consigliarmi?
Grazie
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Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

Ci dice che
"..Ho fatto tante psicoterapie negli anni,
mi sono accanita tantissimo sulla terapia, con aspettative altissime
e solo ora mi accorgo che forse avrei dovuto
più concentrarmi su me stessa."

A dire il vero la psicoterapia porta proprio a concentrarsi su se stessi come fonte del proprio cambiamento,
dove la relazione terapeutica e la persona del/la Terapeuta mettono a disposizione energia, sostegno, e guida nel percorso; sempre che il paziente si ponga in modo adeguato dentro questa esperienza. A questo proposito Le suggerisco la lettura di https://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm .

Quale dunque il consiglio che Lei mi chiede?
A questo punto occorrerebbe fare una diagnosi assieme al Suo attuale Terapeuta sul fatto che Lei abbia "fatte tante terapie":
. come mai?
. Perchè varie interruzioni unilaterali da parte Sua?
Probabilmente qualche ipotesi lui ce l'ha.
E non se la prenda se lui non Le dà quella rassicurazione e conforto che Lei si aspetterebbe; "per questo ci sono le amiche" diciamo noi Psy.
Appare altresì inverosimile che il curante sia "..forse più preoccupato dagli aspetti giuridici. Dai danni che la terapia può aver fatto...".. Preoccupato perchè? La terapia è nelle (2+2=4) mani di entrambi.

Forse nemmeno qui ha trovato "..quella rassicurazione e conforto"; Lei lo avrebbe preferito al tentativo di una analisi lucida pur nella pochezza dei dati a nostra disposizione?

Le porgo veri cordiali saluti.
Dott. Brunialti