Disturbo ossessivo compulsivo - esposizione
Gentili Dottori,
sono in terapia cognitivo comportamentale da un paio d’anni per il doc.
Ho avuto modo di confrontarmi con due terapeuti, che reputo bravi e che mi hanno aiutato a migliorare, ma con entrambi riscontro la stessa difficoltà.
Giunti al momento del percorso di affrontare gli esercizi di esposizione mi blocco.
Non voglio farli, capisco la loro utilità, ma ogni parte di me, anche quella più razionale, rifiuta di farli perché li percepisco come una forma di masochismo.
L’unica forma di esposizione (se può essere considerata tale) che mi riesce è, in determinati momenti, lasciar scorrere i pensieri intrusivi senza dar seguito alle compulsioni.
Tuttavia richiamare appositamente alla mente il pensiero disturbante o sottopormi a stimoli che li attivino non ce la faccio, perché vado a provocarmi sofferenza anche in quei momenti in cui il doc magari mi lascia in pace.
Capisco che l’esposizione è un passaggio fondamentale nella guarigione, ma viverla come una costrizione mi pare controproducente, tanto che mi sta facendo pensare di mollare la terapia, perché sento che non possa darmi altro aiuto.
Potreste darmi qualche consiglio per superare in concreto questo mia situazione di stallo?
Vi ringrazio molto anticipatamente.
sono in terapia cognitivo comportamentale da un paio d’anni per il doc.
Ho avuto modo di confrontarmi con due terapeuti, che reputo bravi e che mi hanno aiutato a migliorare, ma con entrambi riscontro la stessa difficoltà.
Giunti al momento del percorso di affrontare gli esercizi di esposizione mi blocco.
Non voglio farli, capisco la loro utilità, ma ogni parte di me, anche quella più razionale, rifiuta di farli perché li percepisco come una forma di masochismo.
L’unica forma di esposizione (se può essere considerata tale) che mi riesce è, in determinati momenti, lasciar scorrere i pensieri intrusivi senza dar seguito alle compulsioni.
Tuttavia richiamare appositamente alla mente il pensiero disturbante o sottopormi a stimoli che li attivino non ce la faccio, perché vado a provocarmi sofferenza anche in quei momenti in cui il doc magari mi lascia in pace.
Capisco che l’esposizione è un passaggio fondamentale nella guarigione, ma viverla come una costrizione mi pare controproducente, tanto che mi sta facendo pensare di mollare la terapia, perché sento che non possa darmi altro aiuto.
Potreste darmi qualche consiglio per superare in concreto questo mia situazione di stallo?
Vi ringrazio molto anticipatamente.
[#1]
Gentile utente,
come Lei ben dice, "l’esposizione è un passaggio fondamentale nella guarigione" e la difficoltà che Lei ci espone per noi Psy è (semplicemente) una *resistenza* sostenuta da una ideazione che *sembra* corretta:
"viverla come una costrizione mi pare controproducente".
Accade frequentemente che le terapie (mediche, psicologiche, fisioterapiche, ...) siano scarsamente ben accette, ma quando è l'unica strada per guarire .. Se fosse costretta a togliere un dente?
Lo Specialista è in grado di valutare se l'indicazione è controproducente o, all'opposto, produttiva, anche se sembra andare contro il comune buon senso.
Nel Suo precedente consulto la Collega Le consigliava di parlarne con Psicoterapeuta e Psichiatra: condivido tale indicazione, dato che i curanti che La seguono in presenza La conoscono di persona. Senza conoscerLa, certamente non potremmo essere più efficaci di loro. Possiamo però segnalarLe che occorre guardare con occhio critico la convinzione sopra segnalata nel virgolettato, in quanto boicotta la fase attuale della Psicoterapia; se ritenuto opportuno dai Suoi curanti potrà lavorarci come da loro eventuali indicazioni.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
come Lei ben dice, "l’esposizione è un passaggio fondamentale nella guarigione" e la difficoltà che Lei ci espone per noi Psy è (semplicemente) una *resistenza* sostenuta da una ideazione che *sembra* corretta:
"viverla come una costrizione mi pare controproducente".
Accade frequentemente che le terapie (mediche, psicologiche, fisioterapiche, ...) siano scarsamente ben accette, ma quando è l'unica strada per guarire .. Se fosse costretta a togliere un dente?
Lo Specialista è in grado di valutare se l'indicazione è controproducente o, all'opposto, produttiva, anche se sembra andare contro il comune buon senso.
Nel Suo precedente consulto la Collega Le consigliava di parlarne con Psicoterapeuta e Psichiatra: condivido tale indicazione, dato che i curanti che La seguono in presenza La conoscono di persona. Senza conoscerLa, certamente non potremmo essere più efficaci di loro. Possiamo però segnalarLe che occorre guardare con occhio critico la convinzione sopra segnalata nel virgolettato, in quanto boicotta la fase attuale della Psicoterapia; se ritenuto opportuno dai Suoi curanti potrà lavorarci come da loro eventuali indicazioni.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Buongiorno,
Lei scrive: "L’unica forma di esposizione (se può essere considerata tale) che mi riesce è, in determinati momenti, lasciar scorrere i pensieri intrusivi senza dar seguito alle compulsioni."
E ancora: "Tuttavia richiamare appositamente alla mente il pensiero disturbante o sottopormi a stimoli che li attivino non ce la faccio, perché vado a provocarmi sofferenza anche in quei momenti in cui il doc magari mi lascia in pace."
In realtà questa può essere considerata una sorta di indicazione da Pronto Soccorso; ha messo in agenda i momenti in cui può dedicarsi a tale esercizio Può dirmi cortesemente quali altri tipi di esposizione non riesce a mettere in atto?
Ne ha già discusso con la psicoterapeuta che li ha prescritti? Se sì, come avete pensato di superare tali difficoltà?
Cordiali saluti,
Lei scrive: "L’unica forma di esposizione (se può essere considerata tale) che mi riesce è, in determinati momenti, lasciar scorrere i pensieri intrusivi senza dar seguito alle compulsioni."
E ancora: "Tuttavia richiamare appositamente alla mente il pensiero disturbante o sottopormi a stimoli che li attivino non ce la faccio, perché vado a provocarmi sofferenza anche in quei momenti in cui il doc magari mi lascia in pace."
In realtà questa può essere considerata una sorta di indicazione da Pronto Soccorso; ha messo in agenda i momenti in cui può dedicarsi a tale esercizio Può dirmi cortesemente quali altri tipi di esposizione non riesce a mettere in atto?
Ne ha già discusso con la psicoterapeuta che li ha prescritti? Se sì, come avete pensato di superare tali difficoltà?
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Utente
Grazie per le cortesi risposte. In risposta alla dott.ssa Pileci:
- ho provato a essere costante nell’esposizione, ma facendo un lavoro che al momento mi impegna molto, l’unico momento che ho per esercitarmi è alla sera, quando sono molto stanca.
- non sono mai riuscita a mettere per iscritto i pensieri intrusivi o a dirli ad alta voce, perchè mi spaventa molto.
- ho parlato con la terapeuta delle mie difficoltà, ma quello che mi dice rimane fermo per un paio di giorni, poi si rifa strada la forte convinzione che ció che mi suggerisce il doc sia reale.
Capisco quando mi viene detto che sto sbagliando, ma non riesco a farlo mio. Come se qualcuno mi spiegasse un’idea politica diversa dalla mia: la capisco, ma non cambio la mia..
- ho provato a essere costante nell’esposizione, ma facendo un lavoro che al momento mi impegna molto, l’unico momento che ho per esercitarmi è alla sera, quando sono molto stanca.
- non sono mai riuscita a mettere per iscritto i pensieri intrusivi o a dirli ad alta voce, perchè mi spaventa molto.
- ho parlato con la terapeuta delle mie difficoltà, ma quello che mi dice rimane fermo per un paio di giorni, poi si rifa strada la forte convinzione che ció che mi suggerisce il doc sia reale.
Capisco quando mi viene detto che sto sbagliando, ma non riesco a farlo mio. Come se qualcuno mi spiegasse un’idea politica diversa dalla mia: la capisco, ma non cambio la mia..
[#4]
Buonasera,
ci sono molte tecniche nella TCC che hanno la finalità di incrementare la consapevolezza del rimuginio, di incrementare anche il controllo del rimuginio, oltre a ridurre la paura di abbandonare il rimuginio che, in fin dei conti, serve per gestire l'ansia, anche se sappiamo bene essere una strategia davvero disfunzionale.
Come da linee guida, da qui non possiamo dare nessun tipo di prescrizione comportamentale, ma vorrei incoraggiarLa a discuterne con il curante, mostrando anche questa richiesta e le Sue perplessità.
Comprendo che a fine giornata può essere stanca, ma la psicoterapia è efficace quando il paziente inizia a FARE tutta una serie di azioni che riescono a spezzare quel meccanismo disfunzionale che ha creato e mantenuto vivo il problema.
Cordiali saluti,
ci sono molte tecniche nella TCC che hanno la finalità di incrementare la consapevolezza del rimuginio, di incrementare anche il controllo del rimuginio, oltre a ridurre la paura di abbandonare il rimuginio che, in fin dei conti, serve per gestire l'ansia, anche se sappiamo bene essere una strategia davvero disfunzionale.
Come da linee guida, da qui non possiamo dare nessun tipo di prescrizione comportamentale, ma vorrei incoraggiarLa a discuterne con il curante, mostrando anche questa richiesta e le Sue perplessità.
Comprendo che a fine giornata può essere stanca, ma la psicoterapia è efficace quando il paziente inizia a FARE tutta una serie di azioni che riescono a spezzare quel meccanismo disfunzionale che ha creato e mantenuto vivo il problema.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.5k visite dal 25/10/2021.
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