Rinunciare a un lavoro perché il compagno è ansioso

Salve,

Sono una ragazza di più di 30 anni, è da quasi un anno che sto con un ragazzo problematico.
Ci siamo conosciuti su internet, siamo di due regioni diverse, per evitare la distanza, dopo i primi incontri di persona, lui mi ha chiesto prestissimo di andare a stare da lui.
Abita coi suoi e la madre non mi ha accolta bene, mi ha umiliata e mortificata più volte, per sua stessa ammissione per il semplice fatto di stare in coppia con suo figlio.
Il mio compagno è arrivato quasi a picchiarla per "difendermi" dagli insulti.
Nel frattempo io ero ancora in contatto con il mio ex per motivi burocratici e il mio compagno ci è stato malissimo.
Anche dopo, quando avevo chiuso col mio ex, ha continuato a rinfacciarmi il mio passato in generale, le mie esperienze, le mie scelte.
Stando così male allora ho provato a dirgli di andare a stare dai miei, ma il mio compagno vive malissimo i cambiamenti e l'esperimento non è andato, uscendo più spesso, in estate, la sua gelosia è stata molto più stimolata, rimproverandomi per i miei vestiti più che normali (niente minigonne e niente scollature) mettendo il muso se venivano i miei parenti o se volevo uscire con lui la sera etc.
All'ennesima frase brutta come:avrei voluto una fidanzata con meno storie passate (lui che ne ha avuta una sola prima di me a 34 anni) io ho deciso che lui tornava a stare dai suoi e io dai miei.
Il mio compagno ha reagito male ma alla fine lo ha accettato.
Ora ho trovato un lavoro in ferrovia, devo partire a fare un colloquio quasi sicuramente con esito positivo, ma lui da una settimana mi stressa dandomi addosso dicendo che me ne frego che lui si preoccupa per me su un treno, gente che ci prova e trasferte notturne etc.
Io sto malissimo, spasmi, diarrea, tensione, sto per iniziare ad assumere lo spasmomen somatico.
Ma non me la sento di rinunciare a questo lavoro.
Anche se lui minaccia di lasciarmi o di rendermi la vita sempre così.
Ma io ho visto lo stesso muso, la stessa negatività per i motivi più disparati.
Ho l'impressione che l'unico modo per tenerlo sereno è non fare e non dire nulla che varchi la porta di casa sua.
Non voleva nemmeno che lavorassi e lo avevo convinto con difficoltà.
Ora che ha detto sì dice che però questo tipo di lavoro non va bene.
Io non vorrei lasciarlo anche perché rischio di non poter dare il massimo al colloquio, per la tristezza, ma andarci con questo stato d'animo mi fa rischiare lo stesso di non passarlo con successo, questo colloquio.
Vi chiedo aiuto anche se mi rendo conto dei limiti.
Il mio compagno a volte parla di volersi prendere psicofarmaci per smettere di stare male (secondo me ha o un disturbo di ansia, o non so, ma lui è quasi sempre negativo) ma poi in serio non vuole aiuti professionali.
Grazie in anticipo per le vostre opinioni
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Buonasera,

perché mai dovrebbe rinunciare alla Sua vita (mi riferisco anche ad uscire con gli amici, a risolvere le questioni burocratiche con il Suo ex, ecc...) ?

Se il Suo fidanzato NON è in grado di stare in una relazione, questo è un problema solo suo (cioè di lui) e che egli deve risolvere, imparando a rispettare le persone e le scelte altrui e il fatto che inevitabilmente Lei è libera di varcare la porta di casa.

Lei scrive: "Ho l'impressione che l'unico modo per tenerlo sereno è non fare e non dire nulla che varchi la porta di casa sua."
La stessa impressione ce l'ho anche io, ma Le chiedo come mai si è infilata in una relazione così malsana e asfissiante?

Scusi la franchezza, ma credo che questo lavoro capiti al momento giusto per aiutarLa a prendere le distanze che adesso non riesce a mantenere.

Ribadisco che le problematiche relazionali che il Suo fidanzato attualmente non sono un Suo problema, a meno che non sia Lei a volersene prendere carico.

In bocca al lupo per tutto!

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica