E' possibile concordare un numero di sedute con il terapeuta?
Buongiorno,
come da titolo, vi scrivo per chiedervi un parere di specialisti.
Attualmente mi reco una volta a settimana da una psicologa, psicoterapeuta e psicoanalista, da un anno ormai.
I progressi sono molto lenti, non delego la responsabilità di questo alla specialista ma a come sono fatta.
Già prima della terapia, infatti, avevo "avvertito" la psicologa che sono un tipo di persona che ha bisogno di tempo per riflettere per due motivi: per plasmare un pensiero o una conclusione ottenuta in terapia; per avere qualcosa da dire che sia pregnante e utile a entrambe per conoscere meglio il quadro della situazione.
Andando là una volta a settimana, mi ritrovo spesso a parlare semplicemente del più e del meno e questo parlare a vanvera, francamente, non mi sembra mi porti grandi benefici psicologici.
La mia obiezione è che con i 150 euro al mese che risparmierei di terapia, mi farei un viaggio all'anno che potrebbe beneficiare grandemente la mia psiche.
Basterebbe mettersi d'accordo: scendiamo a un compromesso e ci vediamo una volta ogni due settimane, così che le conclusioni si sedimentino, così che io possa avere qualcosa di più costruttivo da dire che non il parlare a vanvera perché non so cosa dire, e soprattutto, così che io abbia più tempo e più soldi per migliorare ulteriormente il mio benessere psicofisico.
Ho provato più volte a dire questa cosa alla terapeuta, ma è sempre restia.
Ho già provato una terapeuta dell'ASL, dalla quale addirittura mi recavo soltanto ogni 20 giorni, e ho avuto benefici.
Non posso più andarci perché il numero di sedute dell'ASL è limitato e ormai mi era "scaduto" il pacchetto.
Se vado da un privato è anche per ovviare a problemi di questo tipo, ma che senso ha spendere 2500-3000 euro all'anno per avere progressi in ogni caso lenti?
Lenti sì, come secondo il mio punto di vista, è giusto che siano, infatti non critico la terapia in sè ma solo la richiesta di farmi andare là così tante volte, facendomi perdere tempo e soldi.
Ho fatto le sedute a distanza anche durante le mie vacanze pur di garantire l'introito settimanale alla psicologa, ma mi chiedo: è giusto?
Fortunatamente non mi fa pagare le sedute che non faccio, come fanno tanti altri terapeuti, ma mi chiedo in ogni caso se, discutendo ragionevolmente tra adulti con uguali diritti, sia possibile trovare un compromesso che possa far contenti entrambi anziché una specie di "tirannia economica" data dall'autorevolezza imputata alla figura professionale dello specialista, che non fa mettere in discussione nulla, nonostante le ingenti spese sopportate da chi si reca lì per stare meglio.
Dopo quanto tempo è mio "diritto" chiedere di diminuire le sedute?
Dopo un anno, due anni?
Anche per capire come organizzare la mia vita e il mio denaro per il futuro prossimo.
Grazie per l'attenzione
come da titolo, vi scrivo per chiedervi un parere di specialisti.
Attualmente mi reco una volta a settimana da una psicologa, psicoterapeuta e psicoanalista, da un anno ormai.
I progressi sono molto lenti, non delego la responsabilità di questo alla specialista ma a come sono fatta.
Già prima della terapia, infatti, avevo "avvertito" la psicologa che sono un tipo di persona che ha bisogno di tempo per riflettere per due motivi: per plasmare un pensiero o una conclusione ottenuta in terapia; per avere qualcosa da dire che sia pregnante e utile a entrambe per conoscere meglio il quadro della situazione.
Andando là una volta a settimana, mi ritrovo spesso a parlare semplicemente del più e del meno e questo parlare a vanvera, francamente, non mi sembra mi porti grandi benefici psicologici.
La mia obiezione è che con i 150 euro al mese che risparmierei di terapia, mi farei un viaggio all'anno che potrebbe beneficiare grandemente la mia psiche.
Basterebbe mettersi d'accordo: scendiamo a un compromesso e ci vediamo una volta ogni due settimane, così che le conclusioni si sedimentino, così che io possa avere qualcosa di più costruttivo da dire che non il parlare a vanvera perché non so cosa dire, e soprattutto, così che io abbia più tempo e più soldi per migliorare ulteriormente il mio benessere psicofisico.
Ho provato più volte a dire questa cosa alla terapeuta, ma è sempre restia.
Ho già provato una terapeuta dell'ASL, dalla quale addirittura mi recavo soltanto ogni 20 giorni, e ho avuto benefici.
Non posso più andarci perché il numero di sedute dell'ASL è limitato e ormai mi era "scaduto" il pacchetto.
Se vado da un privato è anche per ovviare a problemi di questo tipo, ma che senso ha spendere 2500-3000 euro all'anno per avere progressi in ogni caso lenti?
Lenti sì, come secondo il mio punto di vista, è giusto che siano, infatti non critico la terapia in sè ma solo la richiesta di farmi andare là così tante volte, facendomi perdere tempo e soldi.
Ho fatto le sedute a distanza anche durante le mie vacanze pur di garantire l'introito settimanale alla psicologa, ma mi chiedo: è giusto?
Fortunatamente non mi fa pagare le sedute che non faccio, come fanno tanti altri terapeuti, ma mi chiedo in ogni caso se, discutendo ragionevolmente tra adulti con uguali diritti, sia possibile trovare un compromesso che possa far contenti entrambi anziché una specie di "tirannia economica" data dall'autorevolezza imputata alla figura professionale dello specialista, che non fa mettere in discussione nulla, nonostante le ingenti spese sopportate da chi si reca lì per stare meglio.
Dopo quanto tempo è mio "diritto" chiedere di diminuire le sedute?
Dopo un anno, due anni?
Anche per capire come organizzare la mia vita e il mio denaro per il futuro prossimo.
Grazie per l'attenzione
[#1]
Grazie per aver scritto.
Le evidenzio due punti che, secondo me (in quanto psicoanalista in formazione) sono fondamentali nel suo discorso: ''il parlare a vanvera'' e ''pur di garantire l'introito alla terapeuta''.
Dunque, per cosa va in analisi lei? Ci va per la sua analista? Per contribuire alla sua crescita economica? Badi bene, queste domande sono esplorative non provocatorie.
Altra questione: se pensa che un viaggio possa far meglio della psicoterapia, ben venga! Sono dannatamente serio, mi intenda. Nessuno ha mai detto che la psicoterapia sia l'unica soluzione al mondo. C'è chi ''guarisce'' viaggiando per l'appunto, lavorando molto, studiando, praticando un'arte e via discorrendo.
Numero delle sedute: concordo con la sua analista. Affinché ci possa essere una produzione terapeutica occorre ALMENO andare in analisi una volta a settimana.
Ad ogni modo non sembra essere chiara la sua questione: è una questione economica? Di lentezza dei progressi? Perché, piuttosto che diminuire le sedute non porta alla sua analista la difficoltà economica che sta attraversando ed insieme pattuite una nuova cifra?
Non so ma lei ''non me la racconta giusta'', detta in buona fede. Mi sembra come se lei stesse cercando di dire tutt'altro girando intorno alla questione, e questo a mio parere è molto importante da esplorare per il suo percorso.
In bocca al lupo ed un caro saluto
Le evidenzio due punti che, secondo me (in quanto psicoanalista in formazione) sono fondamentali nel suo discorso: ''il parlare a vanvera'' e ''pur di garantire l'introito alla terapeuta''.
Dunque, per cosa va in analisi lei? Ci va per la sua analista? Per contribuire alla sua crescita economica? Badi bene, queste domande sono esplorative non provocatorie.
Altra questione: se pensa che un viaggio possa far meglio della psicoterapia, ben venga! Sono dannatamente serio, mi intenda. Nessuno ha mai detto che la psicoterapia sia l'unica soluzione al mondo. C'è chi ''guarisce'' viaggiando per l'appunto, lavorando molto, studiando, praticando un'arte e via discorrendo.
Numero delle sedute: concordo con la sua analista. Affinché ci possa essere una produzione terapeutica occorre ALMENO andare in analisi una volta a settimana.
Ad ogni modo non sembra essere chiara la sua questione: è una questione economica? Di lentezza dei progressi? Perché, piuttosto che diminuire le sedute non porta alla sua analista la difficoltà economica che sta attraversando ed insieme pattuite una nuova cifra?
Non so ma lei ''non me la racconta giusta'', detta in buona fede. Mi sembra come se lei stesse cercando di dire tutt'altro girando intorno alla questione, e questo a mio parere è molto importante da esplorare per il suo percorso.
In bocca al lupo ed un caro saluto
Dr Rivera Garcia Andrès,
San Benedetto del Tronto
Psicologo clinico, Psicoterapeuta
[#2]
Utente
Buonasera,
a dire il vero mi sembra che lei abbia utilizzato toni un po' aggressivi e sì, provocatori (anche se mette le mani avanti per cercare di evitare questo effetto). Toni che mi rendono francamente perplessa visto il percorso che ha deciso di intraprendere e che richiederebbero una certa professionalità e sufficiente distacco emotivo rispetto ad eventuali dubbi di un paziente.
Ovviamente faccio l'analisi per me ma è anche vero che si crea un patto (non scritto) e il venir meno rispetto a questo patto crea delle difficoltà allo psicologo. Anche difficoltà economiche, sì, perché è innegabile che uno psicologo sopravviva grazie al contributo dei suoi pazienti. Vorrei parlare apertamente di questo punto specifico alla psicologa, ma ho timore di offenderla, tutto qua.
Ho già parlato delle mie difficoltà economiche alla psicoanalista, ma, come già scritto, è restia a venirmi incontro in questo senso.
Relativamente a tutte le sue strane accuse, non so che dirle; cosa me ne verrebbe in tasca dallo spendere soldi? Fa illazioni quanto meno bizzarre.
La sua risposta poteva condensarsi semplicemente in questa frase: <<Numero delle sedute: concordo con la sua analista. Affinché ci possa essere una produzione terapeutica occorre ALMENO andare in analisi una volta a settimana.>>.
Le auguro di trovare un terapeuta prima di diventarlo, perché è evidente che ne ha molto bisogno.
Cordiali saluti
a dire il vero mi sembra che lei abbia utilizzato toni un po' aggressivi e sì, provocatori (anche se mette le mani avanti per cercare di evitare questo effetto). Toni che mi rendono francamente perplessa visto il percorso che ha deciso di intraprendere e che richiederebbero una certa professionalità e sufficiente distacco emotivo rispetto ad eventuali dubbi di un paziente.
Ovviamente faccio l'analisi per me ma è anche vero che si crea un patto (non scritto) e il venir meno rispetto a questo patto crea delle difficoltà allo psicologo. Anche difficoltà economiche, sì, perché è innegabile che uno psicologo sopravviva grazie al contributo dei suoi pazienti. Vorrei parlare apertamente di questo punto specifico alla psicologa, ma ho timore di offenderla, tutto qua.
Ho già parlato delle mie difficoltà economiche alla psicoanalista, ma, come già scritto, è restia a venirmi incontro in questo senso.
Relativamente a tutte le sue strane accuse, non so che dirle; cosa me ne verrebbe in tasca dallo spendere soldi? Fa illazioni quanto meno bizzarre.
La sua risposta poteva condensarsi semplicemente in questa frase: <<Numero delle sedute: concordo con la sua analista. Affinché ci possa essere una produzione terapeutica occorre ALMENO andare in analisi una volta a settimana.>>.
Le auguro di trovare un terapeuta prima di diventarlo, perché è evidente che ne ha molto bisogno.
Cordiali saluti
[#3]
Utente
Dr. Andres Rivera Garcia
Post scriptum: il mio BMI è di 20, ho visto che durante la compilazione dei miei dati avevo sbagliato e avevo inserito la fascia d'età al posto della fascia del peso corporeo.
L'unico dubbio che mi sorge è che la sua aggressività le derivi dall'aver visto i dati del profilo sbagliati. Sono un'utente nuova e me ne sono accorta soltanto dopo un'oretta dalla mia registrazione.
Se le sue illazioni non derivassero da questo, sono ancora più basita francamente.
Sarà un po' l'essere ancora alle prime armi, o il non aver concluso fruttuosamente il suo percorso terapeutico.
Saluti
Post scriptum: il mio BMI è di 20, ho visto che durante la compilazione dei miei dati avevo sbagliato e avevo inserito la fascia d'età al posto della fascia del peso corporeo.
L'unico dubbio che mi sorge è che la sua aggressività le derivi dall'aver visto i dati del profilo sbagliati. Sono un'utente nuova e me ne sono accorta soltanto dopo un'oretta dalla mia registrazione.
Se le sue illazioni non derivassero da questo, sono ancora più basita francamente.
Sarà un po' l'essere ancora alle prime armi, o il non aver concluso fruttuosamente il suo percorso terapeutico.
Saluti
[#4]
Gentile utente,
L'aggressività che percepisce è una questione sua così come vive la sua analisi. È sicuramente vero (per lei) ma non è detto che corrisponda alla verità assoluta.
Questo è il suo transfert nei confronti dell'altro e, in un certo qual modo, sta facendo esattamente ciò che fa con la sua analista, solo in maniera più aperta adesso, rilasciando la sua di rabbia. Può arrabbiarsi anche con il suo terapeuta, è suo DIRITTO.
Farò, ad ogni modo, tesoro dei suoi consigli.
Le auguro davvero un buon percorso, ed un caro saluto.
L'aggressività che percepisce è una questione sua così come vive la sua analisi. È sicuramente vero (per lei) ma non è detto che corrisponda alla verità assoluta.
Questo è il suo transfert nei confronti dell'altro e, in un certo qual modo, sta facendo esattamente ciò che fa con la sua analista, solo in maniera più aperta adesso, rilasciando la sua di rabbia. Può arrabbiarsi anche con il suo terapeuta, è suo DIRITTO.
Farò, ad ogni modo, tesoro dei suoi consigli.
Le auguro davvero un buon percorso, ed un caro saluto.
[#5]
Utente
Mi sembra molto grossolano il suo modo di fare analisi e di parlare di transfert.
Con la mia analista dico semplicemente che vorrei spendere meno soldi, non vedo cosa centri il transfert.
Lei ha OGGETTIVAMENTE utilizzato un linguaggio passivo-aggressivo, al di là di transfert.
Il transfert è una cosa molto specifica e probabilmente ha studiato male la questione, quello che lei fa si chiama "specchio riflesso". Usa toni passivo-aggressivi e pensa che una persona non debba rispondere a tono.
Le scongiuro di abbandonare la professione prima di danneggiare dei pazienti.
Cordiali saluti
Con la mia analista dico semplicemente che vorrei spendere meno soldi, non vedo cosa centri il transfert.
Lei ha OGGETTIVAMENTE utilizzato un linguaggio passivo-aggressivo, al di là di transfert.
Il transfert è una cosa molto specifica e probabilmente ha studiato male la questione, quello che lei fa si chiama "specchio riflesso". Usa toni passivo-aggressivi e pensa che una persona non debba rispondere a tono.
Le scongiuro di abbandonare la professione prima di danneggiare dei pazienti.
Cordiali saluti
[#6]
Le faccio notare che quello che lei chiama ''oggettivo'' in realtà è una sua interpretazione delle mie parole nei suoi confronti che, sebbene fossero mosse esclusivamente da un interesse esplorativo della sua questione, lei interiorizza come aggressive, grossolane.
Questo potrebbe essere un altro punto di lavoro per lei.
Un caro saluto,
Questo potrebbe essere un altro punto di lavoro per lei.
Un caro saluto,
[#7]
Utente
ESEMPI DEL SUO LINGUAGGIO NON ASSERTIVO (provocatorio/sarcastico/accusatorio):
Dunque, per cosa va in analisi lei? Ci va per la sua analista? Per contribuire alla sua crescita economica?
Non so ma lei ''non me la racconta giusta''
Se non vuole utilizzare il termine "oggettivo", si può usare "intersoggettivo".
Se io e lei fossimo colleghi di lavoro e usasse delle espressioni simili, i colleghi attorno avrebbero tutto il diritto di percepire una tensione da parte sua.
Io probabilmente la ignorerei ma la sua tensione è palpabile.
Cordiali saluti
Dunque, per cosa va in analisi lei? Ci va per la sua analista? Per contribuire alla sua crescita economica?
Non so ma lei ''non me la racconta giusta''
Se non vuole utilizzare il termine "oggettivo", si può usare "intersoggettivo".
Se io e lei fossimo colleghi di lavoro e usasse delle espressioni simili, i colleghi attorno avrebbero tutto il diritto di percepire una tensione da parte sua.
Io probabilmente la ignorerei ma la sua tensione è palpabile.
Cordiali saluti
[#8]
Purtroppo l'interazione virtuale limita e chiama in causa la dimensione dell'equivoco molto spesso, come in questo caso.
Ad ogni modo credo che la questione non si debba spostare oltre rispetto alla domanda che lei ha sollevato, sulla possibilità/senso di organizzare le sedute in maniera diversa da quelle attuali:
E' possibile, se il terapeuta accetta (magari qualcuno si qualcuno no). I risultati sono gli stessi? Decisamente no perché se esiste lo standard di almeno una seduta a settimana è perché la letteratura scientifica a riguardo ci da dei preziosi indici di efficacia in questi tempi.
Tutto è possibile ma non tutto quello che è possibile è davvero efficace.
Nuovamente,
Ad ogni modo credo che la questione non si debba spostare oltre rispetto alla domanda che lei ha sollevato, sulla possibilità/senso di organizzare le sedute in maniera diversa da quelle attuali:
E' possibile, se il terapeuta accetta (magari qualcuno si qualcuno no). I risultati sono gli stessi? Decisamente no perché se esiste lo standard di almeno una seduta a settimana è perché la letteratura scientifica a riguardo ci da dei preziosi indici di efficacia in questi tempi.
Tutto è possibile ma non tutto quello che è possibile è davvero efficace.
Nuovamente,
[#10]
Utente
Per evitare di incorrere in ulteriori fraintendimenti, modificherei il post scrivendo semplicemente "Dopo quanto si può insistere di diminuire il numero di sedute mensili?".
Ho scritto allo staff di medicitalia ma non ho al momento ricevuto risposta.
La mia domanda, al di là di tutto quello che ho scritto sopra e che dà adito solo a fraintendimenti, è semplicemente: posso insistere con la mia terapeuta per la diminuzione delle sedute, compatibilmente con le mie difficoltà economiche? Se la risposta è no, è evidente che la psicoanalisi è destinata solo a persone molto benestanti, forse ho sbagliato io a scegliere questo percorso. Io traggo beneficio dal vedere la mia terapeuta, mi basterebbe diminuire il numero di sedute.
Lei mi ha risposto che ciò non è possibile perché bisogna fare almeno una seduta a settimana.
Vediamo se risponde anche qualcun altro.
Ho scritto allo staff di medicitalia ma non ho al momento ricevuto risposta.
La mia domanda, al di là di tutto quello che ho scritto sopra e che dà adito solo a fraintendimenti, è semplicemente: posso insistere con la mia terapeuta per la diminuzione delle sedute, compatibilmente con le mie difficoltà economiche? Se la risposta è no, è evidente che la psicoanalisi è destinata solo a persone molto benestanti, forse ho sbagliato io a scegliere questo percorso. Io traggo beneficio dal vedere la mia terapeuta, mi basterebbe diminuire il numero di sedute.
Lei mi ha risposto che ciò non è possibile perché bisogna fare almeno una seduta a settimana.
Vediamo se risponde anche qualcun altro.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 2.6k visite dal 09/10/2021.
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