Lutto animali domestici
Salve Signori,
sono un ragazzo di 28 anni, vi scrivo perché sto affrontando una serie di avvenimenti veramente duri e non ce la faccio più.
Amo gli animali più di ogni altra cosa, e a casa ho 3 gatti (1 maschio, 2 femmine), che per me sono come dei figli.
A metà marzo scopriamo che una delle due femmine è incinta, ed essendo gatti che rimangono sempre in casa, il padre era ovviamente il nostro maschietto.
La gattina ha partorito due splendidi cuccioli (un maschio e una femmina), ha partorito in casa, abbiamo visto ogni singolo momento della loro vita, tanto che mia sorella ha pure tagliato il cordone ombelicale ad entrambi i cuccioli.
È stato un avvenimento indescrivibile, emozionante, pieno d'amore, mi ha cambiato la vita.
Questi due cuccioli sono nati e cresciuti in casa nostra, abbiamo vissuto il momento di quando hanno aperto gli occhi, abbiamo visto i primi passi, lo svezzamento ecc ecc.
Hanno avuto la fortuna di crescere in casa con la loro mamma, il loro papà e l'altra gattina (la loro "zia").
Il problema arriva nel periodo in cui i due cuccioli hanno compiuto 4 mesi di età (metà agosto).
La femminuccia comincia a non mangiare più, stava sempre ferma e non giocava più.
Siamo andati dal veterinario, diagnosi di "granuloma eosinofilico + bronchite".
Ci ha dato la terapia e ci ha detto di tenerla isolata dagli altri gatti, in quanto poteva essere contagiosa: decido di tenerla nel piano dove vivo io, dove c'era tutto ciò di cui aveva bisogno (acqua, cibo, lettiera, giochi, spazio ecc ecc).
Dopo una decina di giorni la situazione sembrava migliorare, aveva ripreso a mangiare, a correre e giocare.
Una notte mi sveglio e me la trovo accanto, sul mio letto, l'ho accarezzata un po', dopo di che si alza e cammina verso le mie gambe, si sdraia...e rimane lì, se n'è andata così... era il 31 agosto.
Nel frattempo l'altro cucciolo, il fratellino, aveva avuto problemi respiratori, e dopo averlo portato dal veterinario (diagnosi: rinotracheite), iniziamo con la cura (punture, vitamine, pillole).
Il gattino si riprende nel giro di due giorni, ricomincia a correre e ricomincia ad avere la vitalità che aveva sempre avuto fino a prima di ammalarsi.
Appena finiamo con le punture, il gattino ha una ricaduta, il veterinario ci ha detto di fare altri 3 giorni di punture e farlo riprendere, e così è stato.
Ma dopo i giorni di terapia, il gattino ha un'altra ricaduta, comincia a respirare male, ad avere muco in bocca... Fino ad arrivare a ieri, quando respirava malissimo, si lamentava, si vedeva che soffriva ad ogni respiro che faceva... Chiamiamo la clinica per un ricovero urgente, mettiamo il piccolo nel trasportino, e mentre scendevo le scale di casa per prendere la macchina e andare in clinica, il gattino tira un urlo assurdo e muore lì, anche lui nelle nostre mani.
È da metà agosto che vivo in queste condizioni, sento addosso proprio una stanchezza fisica come se avessi corso per una settimana, per non parlare della stanchezza psicologica.
Cosa posso fare?
sono un ragazzo di 28 anni, vi scrivo perché sto affrontando una serie di avvenimenti veramente duri e non ce la faccio più.
Amo gli animali più di ogni altra cosa, e a casa ho 3 gatti (1 maschio, 2 femmine), che per me sono come dei figli.
A metà marzo scopriamo che una delle due femmine è incinta, ed essendo gatti che rimangono sempre in casa, il padre era ovviamente il nostro maschietto.
La gattina ha partorito due splendidi cuccioli (un maschio e una femmina), ha partorito in casa, abbiamo visto ogni singolo momento della loro vita, tanto che mia sorella ha pure tagliato il cordone ombelicale ad entrambi i cuccioli.
È stato un avvenimento indescrivibile, emozionante, pieno d'amore, mi ha cambiato la vita.
Questi due cuccioli sono nati e cresciuti in casa nostra, abbiamo vissuto il momento di quando hanno aperto gli occhi, abbiamo visto i primi passi, lo svezzamento ecc ecc.
Hanno avuto la fortuna di crescere in casa con la loro mamma, il loro papà e l'altra gattina (la loro "zia").
Il problema arriva nel periodo in cui i due cuccioli hanno compiuto 4 mesi di età (metà agosto).
La femminuccia comincia a non mangiare più, stava sempre ferma e non giocava più.
Siamo andati dal veterinario, diagnosi di "granuloma eosinofilico + bronchite".
Ci ha dato la terapia e ci ha detto di tenerla isolata dagli altri gatti, in quanto poteva essere contagiosa: decido di tenerla nel piano dove vivo io, dove c'era tutto ciò di cui aveva bisogno (acqua, cibo, lettiera, giochi, spazio ecc ecc).
Dopo una decina di giorni la situazione sembrava migliorare, aveva ripreso a mangiare, a correre e giocare.
Una notte mi sveglio e me la trovo accanto, sul mio letto, l'ho accarezzata un po', dopo di che si alza e cammina verso le mie gambe, si sdraia...e rimane lì, se n'è andata così... era il 31 agosto.
Nel frattempo l'altro cucciolo, il fratellino, aveva avuto problemi respiratori, e dopo averlo portato dal veterinario (diagnosi: rinotracheite), iniziamo con la cura (punture, vitamine, pillole).
Il gattino si riprende nel giro di due giorni, ricomincia a correre e ricomincia ad avere la vitalità che aveva sempre avuto fino a prima di ammalarsi.
Appena finiamo con le punture, il gattino ha una ricaduta, il veterinario ci ha detto di fare altri 3 giorni di punture e farlo riprendere, e così è stato.
Ma dopo i giorni di terapia, il gattino ha un'altra ricaduta, comincia a respirare male, ad avere muco in bocca... Fino ad arrivare a ieri, quando respirava malissimo, si lamentava, si vedeva che soffriva ad ogni respiro che faceva... Chiamiamo la clinica per un ricovero urgente, mettiamo il piccolo nel trasportino, e mentre scendevo le scale di casa per prendere la macchina e andare in clinica, il gattino tira un urlo assurdo e muore lì, anche lui nelle nostre mani.
È da metà agosto che vivo in queste condizioni, sento addosso proprio una stanchezza fisica come se avessi corso per una settimana, per non parlare della stanchezza psicologica.
Cosa posso fare?
[#1]
Gentile utente,
perdere un animale domestico è la paura più grande di ciascun proprietario, che si tratti di cane, gatto, roditore... Ogni storia è a sé ...
I nostri piccoli amici sono veri e propri compagni di vita che possono simboleggiare un figlio come per Lei, oppure un amico o un fratello. Sin dal loro ingresso diventano membri della famiglia, tant'è che spesso "parliamo" con loro usando vocine buffe e un po' infantili come se stessimo parlando a dei bebé; attribuiamo loro pensieri ed emozioni.
In psicologia sono state distinte delle fasi che la persona attraversa con modi e tempi soggettivi e se tutto procede senza blocchi, siamo in presenza di un lutto normale (ovvero non patologico). Tuttavia può accadere, che la persona si blocchi , impedendo di fatto, la completa elaborazione della perdita.
Una sana elaborazione del lutto prevede cambiamenti ed evoluzioni, che per quanto siano dolorosi, spingono al cammino senza paralizzarsi e congelare la propria vita. Del resto il dolore del lutto, non guarisce mai del tutto, ma deve decantare poco a poco.
Non è raro trovare persone che rimangono bloccate da una disperazione estrema, o da rabbia e aggressività nei confronti di chi è mancato.
Anche il fuggire a tutti i costi dalla sensazione di dolore, cercando di lasciare che sia il tempo a guarire la ferita, risulta illusorio. Come disse Proust: si guarisce da una sofferenza solo a condizione di sperimentarla pienamente . Il dolore evitato non solo si mantiene ma si incrementa nel tempo.
Il dolore va attraversato, cercare di non soffrire , ti porterà solamente ad essere sommerso da continue onde dolorose, quindi si conceda il dolore, almeno mezz'ora al giorno in cui immergersi nel dolore.
Se a distanza di tempo non riuscisse ad elaborare la perdita, allora in quel caso può chiede un supporto psicologico.
A disposizione,
dr. Germi
perdere un animale domestico è la paura più grande di ciascun proprietario, che si tratti di cane, gatto, roditore... Ogni storia è a sé ...
I nostri piccoli amici sono veri e propri compagni di vita che possono simboleggiare un figlio come per Lei, oppure un amico o un fratello. Sin dal loro ingresso diventano membri della famiglia, tant'è che spesso "parliamo" con loro usando vocine buffe e un po' infantili come se stessimo parlando a dei bebé; attribuiamo loro pensieri ed emozioni.
In psicologia sono state distinte delle fasi che la persona attraversa con modi e tempi soggettivi e se tutto procede senza blocchi, siamo in presenza di un lutto normale (ovvero non patologico). Tuttavia può accadere, che la persona si blocchi , impedendo di fatto, la completa elaborazione della perdita.
Una sana elaborazione del lutto prevede cambiamenti ed evoluzioni, che per quanto siano dolorosi, spingono al cammino senza paralizzarsi e congelare la propria vita. Del resto il dolore del lutto, non guarisce mai del tutto, ma deve decantare poco a poco.
Non è raro trovare persone che rimangono bloccate da una disperazione estrema, o da rabbia e aggressività nei confronti di chi è mancato.
Anche il fuggire a tutti i costi dalla sensazione di dolore, cercando di lasciare che sia il tempo a guarire la ferita, risulta illusorio. Come disse Proust: si guarisce da una sofferenza solo a condizione di sperimentarla pienamente . Il dolore evitato non solo si mantiene ma si incrementa nel tempo.
Il dolore va attraversato, cercare di non soffrire , ti porterà solamente ad essere sommerso da continue onde dolorose, quindi si conceda il dolore, almeno mezz'ora al giorno in cui immergersi nel dolore.
Se a distanza di tempo non riuscisse ad elaborare la perdita, allora in quel caso può chiede un supporto psicologico.
A disposizione,
dr. Germi
Dr.ssa Sabrina Germi
Psicologo Clinico e Forense
Psicoterapeuta Breve Strategico
Pedagogista dello sviluppo e Mediatore Familiare
[#2]
Gentile utente,
perdere un animale domestico è la paura più grande di ciascun proprietario, che si tratti di cane, gatto, roditore... Ogni storia è a sé ...
I nostri piccoli amici sono veri e propri compagni di vita che possono simboleggiare un figlio come per Lei, oppure un amico o un fratello. Sin dal loro ingresso diventano membri della famiglia, tant'è che spesso "parliamo" con loro usando vocine buffe e un po' infantili come se stessimo parlando a dei bebé; attribuiamo loro pensieri ed emozioni.
In psicologia sono state distinte delle fasi del lutto che la persona attraversa con modi e tempi soggettivi e se tutto procede senza blocchi, siamo in presenza di un lutto normale (ovvero non patologico). Tuttavia può accadere, che la persona si blocchi , impedendo di fatto, la completa elaborazione della perdita.
Una sana elaborazione del lutto prevede cambiamenti ed evoluzioni, che per quanto siano dolorosi, spingono al cammino senza paralizzarsi e congelare la propria vita. Del resto il dolore del lutto, non guarisce mai del tutto, ma deve decantare poco a poco.
Non è raro trovare persone che rimangono bloccate da una disperazione estrema, o da rabbia e aggressività nei confronti di chi è mancato.
Anche il fuggire a tutti i costi dalla sensazione di dolore, cercando di lasciare che sia il tempo a guarire la ferita, risulta illusorio. Come disse Proust: si guarisce da una sofferenza solo a condizione di sperimentarla pienamente . Il dolore evitato non solo si mantiene ma si incrementa nel tempo.
Il dolore va attraversato, cercare di non soffrire , La porterà solamente ad essere sommerso da continue onde dolorose, quindi si conceda il dolore, almeno mezz'ora al giorno.
Se a distanza di tempo non riuscisse ad elaborare la perdita, allora in quel caso può chiede un supporto psicologico.
A disposizione,
dr. Germi
perdere un animale domestico è la paura più grande di ciascun proprietario, che si tratti di cane, gatto, roditore... Ogni storia è a sé ...
I nostri piccoli amici sono veri e propri compagni di vita che possono simboleggiare un figlio come per Lei, oppure un amico o un fratello. Sin dal loro ingresso diventano membri della famiglia, tant'è che spesso "parliamo" con loro usando vocine buffe e un po' infantili come se stessimo parlando a dei bebé; attribuiamo loro pensieri ed emozioni.
In psicologia sono state distinte delle fasi del lutto che la persona attraversa con modi e tempi soggettivi e se tutto procede senza blocchi, siamo in presenza di un lutto normale (ovvero non patologico). Tuttavia può accadere, che la persona si blocchi , impedendo di fatto, la completa elaborazione della perdita.
Una sana elaborazione del lutto prevede cambiamenti ed evoluzioni, che per quanto siano dolorosi, spingono al cammino senza paralizzarsi e congelare la propria vita. Del resto il dolore del lutto, non guarisce mai del tutto, ma deve decantare poco a poco.
Non è raro trovare persone che rimangono bloccate da una disperazione estrema, o da rabbia e aggressività nei confronti di chi è mancato.
Anche il fuggire a tutti i costi dalla sensazione di dolore, cercando di lasciare che sia il tempo a guarire la ferita, risulta illusorio. Come disse Proust: si guarisce da una sofferenza solo a condizione di sperimentarla pienamente . Il dolore evitato non solo si mantiene ma si incrementa nel tempo.
Il dolore va attraversato, cercare di non soffrire , La porterà solamente ad essere sommerso da continue onde dolorose, quindi si conceda il dolore, almeno mezz'ora al giorno.
Se a distanza di tempo non riuscisse ad elaborare la perdita, allora in quel caso può chiede un supporto psicologico.
A disposizione,
dr. Germi
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.7k visite dal 04/10/2021.
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