Psicologa che mi ha manipolato
Salve ho una domanda molto urgente da farvi mi sono accorta che quando penso alle cose che mi ha detto la psicologa non riesco più ad avvicinarmi emozionalmente alla mia famiglia che è il mio unico punto di riferimento mi ha messo contro tutti i miei affetti.
Non glielo ho detto nelle ultime sedute ma dopo 4 anni di psicoterapia in questi giorni mi sono accorta che lei mi ha fatto il controtransfert che so che non va fatto, a parte che io ho sempre mantenuto la sua figura professionale, lei invece ha iniziato a rispondermi male per far sì che io tirassi fuori il transfer e poi me lha ributtato addosso.
Mi ha quindi replicato dinamiche passate in più mentre mi stavano riaccadendo nella mia vita privata e in più mentre ero lontana dalla mia famiglia mi ha messo in pericolo e quando ho iniziato a prendere io iniziativa di scelta nella mia vita perché ero sfinita, ho notato che era infastidita.
E non si è preoccupata di mantenere passato e presente separati.
Penso di aver subito manipolazione mentale per 4 anni.
Avrei un colloquio da fare in questi giorni vorrei abbandonare per la mia salute mentale.
Vi ringrazio per una risposta.
Posso dare tutti i dettagli dei suoi metodi per accertarmi di quello che ha fatto ed eventualmente segnalarla.
Vi ringrazio.
Non glielo ho detto nelle ultime sedute ma dopo 4 anni di psicoterapia in questi giorni mi sono accorta che lei mi ha fatto il controtransfert che so che non va fatto, a parte che io ho sempre mantenuto la sua figura professionale, lei invece ha iniziato a rispondermi male per far sì che io tirassi fuori il transfer e poi me lha ributtato addosso.
Mi ha quindi replicato dinamiche passate in più mentre mi stavano riaccadendo nella mia vita privata e in più mentre ero lontana dalla mia famiglia mi ha messo in pericolo e quando ho iniziato a prendere io iniziativa di scelta nella mia vita perché ero sfinita, ho notato che era infastidita.
E non si è preoccupata di mantenere passato e presente separati.
Penso di aver subito manipolazione mentale per 4 anni.
Avrei un colloquio da fare in questi giorni vorrei abbandonare per la mia salute mentale.
Vi ringrazio per una risposta.
Posso dare tutti i dettagli dei suoi metodi per accertarmi di quello che ha fatto ed eventualmente segnalarla.
Vi ringrazio.
[#1]
Gentile utente,
colpisce la sua frase "Posso dare tutti i dettagli dei suoi metodi per accertarmi di quello che ha fatto ed eventualmente segnalarla".
In che senso può dare tutti i dettagli dei metodi della sua psicoterapeuta? Può fare un esempio, dicendoci anche di che tipo di terapia si tratta, per quale disturbo l'aveva iniziata, e come mai solo dopo quattro anni ha l'impressione di essere stata manipolata?
Non potreste essere giunte ad un punto cruciale della terapia nel quale lei resiste al cambiamento, specie se si tratta di abbandonare alcune certezze familiari?
Mi dà molto da pensare la strana e poco comprensibile frase "lei mi ha fatto il controtransfert che so che non va fatto". Cosa intende esattamente?
Le suggerirei di discutere queste sue impressioni con la terapeuta. Interrompere senza chiarire, in un momento di dubbio così drammatico, mi sembra inopportuno.
Provi a chiarire intanto da sola, per scritto, i punti che le ho indicato: le sarà utile anche per presentare le sue perplessità alla terapeuta.
Auguri.
colpisce la sua frase "Posso dare tutti i dettagli dei suoi metodi per accertarmi di quello che ha fatto ed eventualmente segnalarla".
In che senso può dare tutti i dettagli dei metodi della sua psicoterapeuta? Può fare un esempio, dicendoci anche di che tipo di terapia si tratta, per quale disturbo l'aveva iniziata, e come mai solo dopo quattro anni ha l'impressione di essere stata manipolata?
Non potreste essere giunte ad un punto cruciale della terapia nel quale lei resiste al cambiamento, specie se si tratta di abbandonare alcune certezze familiari?
Mi dà molto da pensare la strana e poco comprensibile frase "lei mi ha fatto il controtransfert che so che non va fatto". Cosa intende esattamente?
Le suggerirei di discutere queste sue impressioni con la terapeuta. Interrompere senza chiarire, in un momento di dubbio così drammatico, mi sembra inopportuno.
Provi a chiarire intanto da sola, per scritto, i punti che le ho indicato: le sarà utile anche per presentare le sue perplessità alla terapeuta.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Ex utente
Si dottoressa la ringrazio per la risposta. Quattro anni sono lunghi da raccontare per quello nel consulto ho scritto solo uno sfogo con quello che penso sia successo. Sono una ragazza ventenne mi sono sentita abbandonata, dopo quattro anni di colloqui non sono riuscita ad avere una relazione di fiducia con la mia psicoterapeuta. Da parte mia c'era, mi fidavo della figura professionale che lei ricopriva, avevo tanto da raccontare, nonostante sentivo che per un pizzico ce l'aveva con me per qualcosa. All'inizio del percorso per esempio quando ha raccolto le mie informazioni familiari e i miei valori che sono buoni vedevo che cambiava espressione e non mi sono più sentita libera di dire quello che pensavo per esempio una volta mi ha fatto una domanda, io per i miei valori che sono nella normalità ho risposto negativamente, e lei ha cambiato volto,e mi è sembrato di aver dato fastidio alle sue idee, tra laltro essendo un adulta che potrebbe essere mia madre sono rimasta stranita, la paziente ero io e lei stava giudicando quello che dicevo che già non farebbe aprire un paziente, ma tra laltro per un valore che è normale per tutti,mi sono sentita fuori posto. Io non ce lho con la mia psicoterapeuta è il metodo che ha usato che non mi ha fatto sentire accolta, doveva essere una figura di fiducia visto che le cose che si dicono nel colloquio sono molto personali e toccanti e io ho tirato fuori il mio dolore senza venirne a capo, io non mi riesco più a fidare.
Avevo notato che lei ai miei dolori alle mie sensazioni verso qualcosa mi rispondeva con ripicca ma ho pensato fosse un metodo per vedere come il paziente reagisce ma tutti questi pensieri attorcigliamenti che mi sono fatta in questi anni non mi hanno portato a nulla, la prima sensazione era quella, che mi rispondeva con ripicca, e io ci rimanevo male perché sono una ragazza di fronte a lei non una rivale. Dopo quattro anni per prendere la decisione di cambiare psicoterapeuta perché ero arrabbiata con lei e questo non mi aiutava e non mi serviva a niente nella seduta, ho fatto delle ricerche di ultimatum per prendere in mano la situazione,
ho cercato che metodi potevano usare gli psicologi per aiutare un paziente durante la seduta(con "potevano" intendo, che metodi usa lo psicoterapeuta all'insaputa del paziente per aiutarlo)
Ho pensato che stesse usando metodi che funzionavano, anche se le mie sensazioni erano già quelle, ho trovato transfer controtransfer ho letto il codice degli psicologi, e ho capito che il transfer è successo. In un momento particolare della mia vita mentre ero in cura da lei, ho avuto bisogno di un esterno e l'unico esterno visto ché io non riuscivo a comunicare con la mia famiglia perché avevo paura di farli preoccupare sulla mia situazione era lei, sperando di risolvere grazie un suo consiglio e avere il coraggio di prendere delle decisioni, come al solito lei il consiglio non me lo dava. mi faceva muro specchio e mi copiava anche nei miei movimenti corporei e mi sono sentita presa in giro nel mio dolore, ho letto che questo è il controtransfer, (a parte il gran non rispetto direi che era a parte di quello che poteva essere un metodo) , ho letto che quando lo psicoterapeuta si accorge che il paziente fa un transfer dovrebbe ignorarlo perché si potrebbero ricreare in seduta dinamiche familiari, che specifico erano passate nel mio caso e ha rovinato il mio presente che era a posto, oltretutto queste dimaniche stava accadendo nella nuova situazione creatasi nel mentre che io facevo le sedute e al di fuori della mia famiglia, e specifico che anche se quelle mie personali erano passate la mia famiglia e cambiata come componenti, già era cambiata prima che io iniziassi la terapia(avevo solo bisogno di una spintarella e di una riassestata) mio padre e andato via da casa, quindi per rispondere a lei dottoressa No non c'era motivo di staccarmi da idee familiari Presenti in casa.
Ho pensato a tutto per pensare che lei volesse aiutarmi,
Perché mi sembrava che le sedute non mi dessero niente, ho pensato magari vuole vedere come io reagisco a certe parole o a certi toni per capire il mio carattere e lavorare meglio, in ogni caso mi sono fidata e sono andata avanti ma non so neanch'io dove per cui sono tornata indietro, pensavo mi stesse portando piano piano in punti che io non consideravo ma in realtà ero in un vicolo del tutto cieco tutto quello che pensavo di cogliere come insegnamento dalla psicoterapia era solo la fiducia che io avevo messo in lei, le sue parole in realtà erano vuote e senza rispetto per il mio dolore, né quello passato da elaborare, né quello presente, né senza rispetto per me per le tutte le cose buone che ho. Per quello arrivavo in seduta contenta di fare progressi e poi ne uscivo letteralmente vuota dentro. Dottoressa mi rendo conto quattro anni spiegarli ora è impossibile però spero che sia sia capito più o meno cosa sia successo. Ho letto che per il codice deontologico degli psicologi la mia psicoterapeuta non sembra essere stata correttissima. Io non ho nessuna intenzione di segnalarla, sono sincera con lei, vorrei solo un consiglio da un altro psicologo come ultimatum giusto dper non dubitare quell'ultimo 1% ma io sono convinta purtroppo che non mi ha dato nulla e ho perso quattro anni della mia vita perché speravo in un supporto psicologico che era solo aria.
Avevo notato che lei ai miei dolori alle mie sensazioni verso qualcosa mi rispondeva con ripicca ma ho pensato fosse un metodo per vedere come il paziente reagisce ma tutti questi pensieri attorcigliamenti che mi sono fatta in questi anni non mi hanno portato a nulla, la prima sensazione era quella, che mi rispondeva con ripicca, e io ci rimanevo male perché sono una ragazza di fronte a lei non una rivale. Dopo quattro anni per prendere la decisione di cambiare psicoterapeuta perché ero arrabbiata con lei e questo non mi aiutava e non mi serviva a niente nella seduta, ho fatto delle ricerche di ultimatum per prendere in mano la situazione,
ho cercato che metodi potevano usare gli psicologi per aiutare un paziente durante la seduta(con "potevano" intendo, che metodi usa lo psicoterapeuta all'insaputa del paziente per aiutarlo)
Ho pensato che stesse usando metodi che funzionavano, anche se le mie sensazioni erano già quelle, ho trovato transfer controtransfer ho letto il codice degli psicologi, e ho capito che il transfer è successo. In un momento particolare della mia vita mentre ero in cura da lei, ho avuto bisogno di un esterno e l'unico esterno visto ché io non riuscivo a comunicare con la mia famiglia perché avevo paura di farli preoccupare sulla mia situazione era lei, sperando di risolvere grazie un suo consiglio e avere il coraggio di prendere delle decisioni, come al solito lei il consiglio non me lo dava. mi faceva muro specchio e mi copiava anche nei miei movimenti corporei e mi sono sentita presa in giro nel mio dolore, ho letto che questo è il controtransfer, (a parte il gran non rispetto direi che era a parte di quello che poteva essere un metodo) , ho letto che quando lo psicoterapeuta si accorge che il paziente fa un transfer dovrebbe ignorarlo perché si potrebbero ricreare in seduta dinamiche familiari, che specifico erano passate nel mio caso e ha rovinato il mio presente che era a posto, oltretutto queste dimaniche stava accadendo nella nuova situazione creatasi nel mentre che io facevo le sedute e al di fuori della mia famiglia, e specifico che anche se quelle mie personali erano passate la mia famiglia e cambiata come componenti, già era cambiata prima che io iniziassi la terapia(avevo solo bisogno di una spintarella e di una riassestata) mio padre e andato via da casa, quindi per rispondere a lei dottoressa No non c'era motivo di staccarmi da idee familiari Presenti in casa.
Ho pensato a tutto per pensare che lei volesse aiutarmi,
Perché mi sembrava che le sedute non mi dessero niente, ho pensato magari vuole vedere come io reagisco a certe parole o a certi toni per capire il mio carattere e lavorare meglio, in ogni caso mi sono fidata e sono andata avanti ma non so neanch'io dove per cui sono tornata indietro, pensavo mi stesse portando piano piano in punti che io non consideravo ma in realtà ero in un vicolo del tutto cieco tutto quello che pensavo di cogliere come insegnamento dalla psicoterapia era solo la fiducia che io avevo messo in lei, le sue parole in realtà erano vuote e senza rispetto per il mio dolore, né quello passato da elaborare, né quello presente, né senza rispetto per me per le tutte le cose buone che ho. Per quello arrivavo in seduta contenta di fare progressi e poi ne uscivo letteralmente vuota dentro. Dottoressa mi rendo conto quattro anni spiegarli ora è impossibile però spero che sia sia capito più o meno cosa sia successo. Ho letto che per il codice deontologico degli psicologi la mia psicoterapeuta non sembra essere stata correttissima. Io non ho nessuna intenzione di segnalarla, sono sincera con lei, vorrei solo un consiglio da un altro psicologo come ultimatum giusto dper non dubitare quell'ultimo 1% ma io sono convinta purtroppo che non mi ha dato nulla e ho perso quattro anni della mia vita perché speravo in un supporto psicologico che era solo aria.
[#3]
Gentile utente,
mi dispiace per il suo dolore e per la sua attuale confusione, di cui si renderà conto rileggendo in un momento di serenità tutto quello che ha scritto.
Ha fatto bene a leggere il nostro codice deontologico; in genere siamo noi stessi a proporne la lettura ai pazienti, in certi momenti della terapia. Tuttavia cercando di interpretarlo da sola, senza una preparazione specialistica, ovviamente le sono sfuggite molte cose. La sua visione di cosa siano il transfert e il controtransfert, per esempio, non ha nulla a che vedere con le complesse definizioni di questi concetti, tra l'altro appartenenti alla psicoanalisi: ma è psicoanalitica la terapia che lei sta facendo? Alle mie domande iniziali lei non ha risposto.
Dalla sua lettera si evince la sua resistenza nell'affidarsi alla curante.
Lei non si fa spiegare concetti che non comprende, ma soprattutto attribuisce significati arbitrari e negativi alla postura, alla mimica, perfino ai silenzi della psicologa.
Le faccio qualche esempio: "sentivo che per un pizzico ce l'aveva con me per qualcosa".
Non è opportuno fidarsi del proprio "sentire", specie quando si è psichicamente sofferenti; con il proprio curante, poi, chiedere spiegazioni per capirsi è indispensabile.
E ancora: "quando ha raccolto le mie informazioni familiari e i miei valori che sono buoni vedevo che cambiava espressione e non mi sono più sentita libera di dire quello che pensavo".
Questo per la sola espressione della psicologa? Di nuovo, perché non ha chiesto spiegazioni?
Inoltre lei è in terapia per capire e per modificare le idee, i comportamenti, le convinzioni che l'hanno fatta ammalare. Se crede che tutto quello che pensa e che sente sia giusto, in che modo vuole attuare il cambiamento necessario per la guarigione?
Per farle un esempio, lei dichiara di essere "una ragazza ventenne", e forse si percepisce ventenne, mentre è più vicina ai trenta. Non crede che prendere coscienza della realtà le sia utile?
Quale diagnosi è stata fatta del suo disturbo?
Infine, proprio perché non vadano perduti i quattro anni del suo impegno, sia pure imperfetto, e della sua sofferenza, che rischia di prolungarsi e peggiorare, le ripeto che questo è il momento di parlare finalmente con sincerità alla sua psicologa, e la cosa migliore per farlo sarebbe mostrarle le sue email e le mie risposte, se crede.
Non si precluda il benessere per una serie di idee preconcette.
Le faccio tanti auguri.
mi dispiace per il suo dolore e per la sua attuale confusione, di cui si renderà conto rileggendo in un momento di serenità tutto quello che ha scritto.
Ha fatto bene a leggere il nostro codice deontologico; in genere siamo noi stessi a proporne la lettura ai pazienti, in certi momenti della terapia. Tuttavia cercando di interpretarlo da sola, senza una preparazione specialistica, ovviamente le sono sfuggite molte cose. La sua visione di cosa siano il transfert e il controtransfert, per esempio, non ha nulla a che vedere con le complesse definizioni di questi concetti, tra l'altro appartenenti alla psicoanalisi: ma è psicoanalitica la terapia che lei sta facendo? Alle mie domande iniziali lei non ha risposto.
Dalla sua lettera si evince la sua resistenza nell'affidarsi alla curante.
Lei non si fa spiegare concetti che non comprende, ma soprattutto attribuisce significati arbitrari e negativi alla postura, alla mimica, perfino ai silenzi della psicologa.
Le faccio qualche esempio: "sentivo che per un pizzico ce l'aveva con me per qualcosa".
Non è opportuno fidarsi del proprio "sentire", specie quando si è psichicamente sofferenti; con il proprio curante, poi, chiedere spiegazioni per capirsi è indispensabile.
E ancora: "quando ha raccolto le mie informazioni familiari e i miei valori che sono buoni vedevo che cambiava espressione e non mi sono più sentita libera di dire quello che pensavo".
Questo per la sola espressione della psicologa? Di nuovo, perché non ha chiesto spiegazioni?
Inoltre lei è in terapia per capire e per modificare le idee, i comportamenti, le convinzioni che l'hanno fatta ammalare. Se crede che tutto quello che pensa e che sente sia giusto, in che modo vuole attuare il cambiamento necessario per la guarigione?
Per farle un esempio, lei dichiara di essere "una ragazza ventenne", e forse si percepisce ventenne, mentre è più vicina ai trenta. Non crede che prendere coscienza della realtà le sia utile?
Quale diagnosi è stata fatta del suo disturbo?
Infine, proprio perché non vadano perduti i quattro anni del suo impegno, sia pure imperfetto, e della sua sofferenza, che rischia di prolungarsi e peggiorare, le ripeto che questo è il momento di parlare finalmente con sincerità alla sua psicologa, e la cosa migliore per farlo sarebbe mostrarle le sue email e le mie risposte, se crede.
Non si precluda il benessere per una serie di idee preconcette.
Le faccio tanti auguri.
[#4]
Ex utente
Sono andata li al CSM su consiglio del medico curante la mia dottoressa. La diagnosi maggio di quattro anni fa era disturbo ossessivo compulsivo e depressione maggiore con esenzione il numero non me lo ricordo e non c'è lo qui da vedetlo. Con terapia farmacologica di fluvoxamina 3 compresse da 100 e olanzapina mi sembra da 5,quando mi sono ripresa siamo scesi a 1 compressa di fluvoxamina e aripiprazolo non ricordo da quanto, poi laripiprazolo ha iniziato a darmi nausea e l'abbiamo tolto, poi durante la Quarantena di aprile ho voluto rialzare a 3 pastiglie fluvoxamina fino a quando durante un periodo stressante non mi bastavano e ho voluto diminuire e le ho tolte, la psicoterapia è cognitivo comportamentale. Avevo ripreso a fare le mie cose e ora sono di nuovo persa. Ok ho capito cosa voleva fare la psicologa lho capito ora però è stato un po' un giro di parole che io non ho afferrato perché ho mantenuto distacco psicologa paziente ma io non volevo e non voglio legarmi affettivamente lei è solo un medico per quello ho parlato di transfer. Non ho chiesto spiegazioni perché mi sembrava chiaro il suo sguardo e il suo volto non avevo bisogno di chiedere.
[#6]
Ex utente
Ero molto in ansia prima, posso rispondere alle sue domande per dettagli intendo solamente dettagli in piu perché apiegare tutte le sedute nela mia prima domanda era impossibile, per il cambiamento si è vero(e che per arrivare a dire che ero arrivata punto e a capo avrei voluto mi fermasse prima) ma magari io non ero pronta, non lo so a me sembrava di si, per la questione di abbandonare certezze familiari dipende di che familiare si tratta se sono quelle al di fuori della casa dove abito con i miei si ma forse non ero pronta, per controtransfer intendo che ha provato a simulare i miei comportamenti difensivi che io non avevo in seduta per lei verso di lei ma verso altro, la mia problematica, sto iniziando a capire cosa vuole dirmi dottoressa
[#7]
Gentile utente,
sono contenta che abbia deciso di parlare con la dottoressa e che stia cominciando a prendere in considerazione l'idea di affidarsi a lei.
Lei comprende che le parole: "Non ho chiesto spiegazioni perché mi sembrava chiaro il suo sguardo e il suo volto non avevo bisogno di chiedere" non sono da adulta consapevole, ma da ragazzina.
La terapia che fate, cognitivo/comportamentale, è adatta al suo disturbo.
Mi tenga al corrente e si prenda cura di sé stessa e della sua salute.
Auguri.
sono contenta che abbia deciso di parlare con la dottoressa e che stia cominciando a prendere in considerazione l'idea di affidarsi a lei.
Lei comprende che le parole: "Non ho chiesto spiegazioni perché mi sembrava chiaro il suo sguardo e il suo volto non avevo bisogno di chiedere" non sono da adulta consapevole, ma da ragazzina.
La terapia che fate, cognitivo/comportamentale, è adatta al suo disturbo.
Mi tenga al corrente e si prenda cura di sé stessa e della sua salute.
Auguri.
[#8]
Ex utente
Salve, sto attendendo la presa di appuntamento dalla psicologa, e già preso dalla psichiatra. Dopo che ho parlato con lei mi sono accorta di non aver più parlato con la psicologa da un certo punto in poi non le ho detto più niente e ho iniziato a sciogliermi e a togliere la copertura perché mi ero autocoperta dal dolore e mi commuove questa cosa è come "se non ci fossi stata"per tre anni. Esattamente come faccio a casa. Sento che posso parlare con lei ora anche sarà una pulizia dolorosa. Il dolore però è tanto e lungo ed è normale che uscirà piano piano. Ho paura però che la psichiatra mi consigli le pastiglie perché per me è normale far fuoriuscire ed è giusto che sia così e che io abbia il mio tempo e mi sembra inutile tappare tutto ovviamente non lo escludo se ci saranno momenti più duri di cui dover parlare in seduta più avanti che sono i punti crucialissimi e i veri motivi del perché di alcune cose. Secondo lei con la psichiatra in specifico di cosa dovrei parlare solo dei sintomi fisici quindi tipo oppressione tachicardia, oppure? E alla psicologa solo le emozioni e le sensazioni rispetto ai fatti che succedono? Premetto che sto iniziando ad aver voglia di fare, tipo iscrivermi a un corso ma non adesso subito tra un pochino nonostante la commozione delle lacrime che scendono ma da cui mi sento "ripulire" e non vorrei prendere le pastiglie. Perché io forse ho mischiato un po' i loro ruoli e loro non me li hanno mai definiti. Vorrei arrivare agli incontri in un altro modo. Il foglio sulla privacy invece cosa comporta? Per me in casa e la stanza della psicologa sono una cosa sola (alcune cose però per sicurezza non so se dirle a casa) però voglio che loro se vogliono possano chiedere come va.
Non capisco perché la dottoressa non mi ha bloccata prima in questa discesa. Anche questo mi blocca a firmarlo. In realtà non mi hanno mai informata.
Non capisco perché la dottoressa non mi ha bloccata prima in questa discesa. Anche questo mi blocca a firmarlo. In realtà non mi hanno mai informata.
[#9]
Gentile utente,
sono molto contenta, in un certo senso anch'io commossa, di questa sua riapertura alle sue curanti (psichiatra e psicologa) e di conseguenza alla sua vita (famiglia, corsi, etc.).
Le norme sulla privacy sono fatte per tutelare lei, per darle la certezza che tutto quello che dice in seduta non sarà comunicato a nessuno dalla sua curante. Lei comunque ha tutto il diritto di parlarne fuori, se crede; ma vedo che già si accorge che un certo riserbo è necessario, non solo per rispettare i sentimenti dei suoi familiari, ma per dare a sé stessa il tempo di elaborare ciò che porta alla luce attraverso la terapia.
Non c'è un limite su quello che può dire all'una e all'altra curante: saranno loro stesse a ricondurre il colloquio terapeutico sui binari idonei. Lei può e deve esporre tutto, in particolare il suo desiderio di aprirsi lentamente, con cautela, e le sue perplessità sui farmaci.
Sarà la psichiatra a valutare assieme a lei la necessità di farmaci, che comunque non bloccano il fluire della sua comunicazione terapeutica, anzi, attenuando le punte più aspre del malessere, possono aiutarla ad aprirsi.
Le faccio un mondo di auguri e spero che ci terrà al corrente dei suoi progressi.
sono molto contenta, in un certo senso anch'io commossa, di questa sua riapertura alle sue curanti (psichiatra e psicologa) e di conseguenza alla sua vita (famiglia, corsi, etc.).
Le norme sulla privacy sono fatte per tutelare lei, per darle la certezza che tutto quello che dice in seduta non sarà comunicato a nessuno dalla sua curante. Lei comunque ha tutto il diritto di parlarne fuori, se crede; ma vedo che già si accorge che un certo riserbo è necessario, non solo per rispettare i sentimenti dei suoi familiari, ma per dare a sé stessa il tempo di elaborare ciò che porta alla luce attraverso la terapia.
Non c'è un limite su quello che può dire all'una e all'altra curante: saranno loro stesse a ricondurre il colloquio terapeutico sui binari idonei. Lei può e deve esporre tutto, in particolare il suo desiderio di aprirsi lentamente, con cautela, e le sue perplessità sui farmaci.
Sarà la psichiatra a valutare assieme a lei la necessità di farmaci, che comunque non bloccano il fluire della sua comunicazione terapeutica, anzi, attenuando le punte più aspre del malessere, possono aiutarla ad aprirsi.
Le faccio un mondo di auguri e spero che ci terrà al corrente dei suoi progressi.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 21.6k visite dal 04/10/2021.
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