Ansia (sociale)
Buonasera,
soffro di ansia (sociale) e attacchi di panico da diversi anni.
Ebbi il primo attacco di panico a 14 anni.
Da allora ne sono seguiti diversi altri.
Il sintomo principale -e che più mi spaventa- è la depersonalizzazione/derealizzazione.
Di solito si risolve in poco tempo ma rimango sempre molto scosso.
Ho fatto parecchie visite presso vari specialisti, i quali concordano tutti sulla diagnosi di ansia sociale generalizzata e somatizzata (si dice così, giusto?).
Altri sintomi sono dolori diffusi, tachicardia e altro.
La tachicardia mi portò addirittura da un cardiologo per accertamenti: tutto nella norma.
Andai anche da un neurologo perché all'inizio non sapevo cosa fosse quella strana sensazione di "sentirmi fuori di me" che mi spaventava tanto, pensavo a una malattia grave del cervello
La diagnosi fu di derealizzazione provocata da ansia.
Mi prescrisse xanax da usare al bisogno.
Sapere di non avere malattie gravi mi sollevò molto ma il malessere permaneva.
Così mi rivolsi a uno psichiatra il quale confermò la diagnosi del neurologo (ansia sociale somatizzata) e le sue prescrizioni.
Mi consigliò inoltre una psicoterapia.
Seguì il suo consiglio e feci alcune sedute (a distanza) con una psicologa ma non rimasi soddisfatto e lasciai.
Tuttavia, ad oggi posso modestamente dire di essere migliorato, gli attacchi di panico sono diventati più rari e in generale sono più socievole.
Ma adesso che mi trovo a dover inserirmi in un nuovo ambiente con molti estranei mi sento molto agitato, tanto che sto procrastinando da mesi.
La sola idea di dover conoscere nuove persone mi provoca molta ansia.
I disturbi somatici sono tornati.
Inoltre mi capita di sorridere istericamente senza motivo in presenza di altri, cosa che mi imbarazza molto, anche se in realtà mi sento molto ansioso.
Avete dei suggerimenti?
Grazie per la disponibilità
Cordiali saluti
soffro di ansia (sociale) e attacchi di panico da diversi anni.
Ebbi il primo attacco di panico a 14 anni.
Da allora ne sono seguiti diversi altri.
Il sintomo principale -e che più mi spaventa- è la depersonalizzazione/derealizzazione.
Di solito si risolve in poco tempo ma rimango sempre molto scosso.
Ho fatto parecchie visite presso vari specialisti, i quali concordano tutti sulla diagnosi di ansia sociale generalizzata e somatizzata (si dice così, giusto?).
Altri sintomi sono dolori diffusi, tachicardia e altro.
La tachicardia mi portò addirittura da un cardiologo per accertamenti: tutto nella norma.
Andai anche da un neurologo perché all'inizio non sapevo cosa fosse quella strana sensazione di "sentirmi fuori di me" che mi spaventava tanto, pensavo a una malattia grave del cervello
La diagnosi fu di derealizzazione provocata da ansia.
Mi prescrisse xanax da usare al bisogno.
Sapere di non avere malattie gravi mi sollevò molto ma il malessere permaneva.
Così mi rivolsi a uno psichiatra il quale confermò la diagnosi del neurologo (ansia sociale somatizzata) e le sue prescrizioni.
Mi consigliò inoltre una psicoterapia.
Seguì il suo consiglio e feci alcune sedute (a distanza) con una psicologa ma non rimasi soddisfatto e lasciai.
Tuttavia, ad oggi posso modestamente dire di essere migliorato, gli attacchi di panico sono diventati più rari e in generale sono più socievole.
Ma adesso che mi trovo a dover inserirmi in un nuovo ambiente con molti estranei mi sento molto agitato, tanto che sto procrastinando da mesi.
La sola idea di dover conoscere nuove persone mi provoca molta ansia.
I disturbi somatici sono tornati.
Inoltre mi capita di sorridere istericamente senza motivo in presenza di altri, cosa che mi imbarazza molto, anche se in realtà mi sento molto ansioso.
Avete dei suggerimenti?
Grazie per la disponibilità
Cordiali saluti
[#1]
Gentile utente grazie per aver scritto.
I consigli più validi li ha già ricevuti dai vari professionisti a cui si è rivolto.
Capisco bene che l'esperienza della psicoterapia (a distanza, proprio ciò che il suo sintomo testimonia, la distanza dall'altro) possa non dare i frutti sperati all'inizio ma sicuramente un lavoro costante è di gran lunga più efficace.
Un caro saluto,
I consigli più validi li ha già ricevuti dai vari professionisti a cui si è rivolto.
Capisco bene che l'esperienza della psicoterapia (a distanza, proprio ciò che il suo sintomo testimonia, la distanza dall'altro) possa non dare i frutti sperati all'inizio ma sicuramente un lavoro costante è di gran lunga più efficace.
Un caro saluto,
Dr Rivera Garcia Andrès,
San Benedetto del Tronto
Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.2k visite dal 01/10/2021.
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