Separazione amichevole
Buona sera, ho già spiegato due mesi fa la mia situazione.
Nonostante delle sedute da una psicologa ancora sono invasa dal dubbio.
Cerco di riassumere in breve la mia storia.
A quasi 18 anni conosco quello che è divenuto mio marito.
Lui attualmente 32 anni, io 29 quasi.
Insieme per 10 anni di cui 6 di convivenza e 2 di matrimonio mai realmente iniziato.
Subito dopo la luna di miele annuncio la nostra crisi alle famiglie.
Una crisi cominciata nei due anni prima del matrimonio.
Fondamentalmente, mio marito freddo e riservato per carattere, mi dava sempre di meno.
Ero sempre io quella che viaggiava per vederlo, sempre io a fare avanti e indietro per lui nonostante lui avesse molte più comodità di me, sempre io a dedicargli attenzioni, sempre io a prendere iniziativa a letto (cosa che davvero era diventata umiliante e intollerabile e mi ha profondamente traumatizzato), sempre io a organizzare gite improvvisate.
Un bravissimo marito sotto il punto di vista della responsabilità in casa, con le spese, con i regali, con i rapporti familiari, a lavoro.
Ma per il resto, rapporto di coppia zero.
Decido dunque di troncare, trasferirmi.
È passato più di un anno e mezzo, in cui sto frequentando tutt'ora un'altra persona, un rapporto passionale in cui non riesco ad immergermi totalmente perche' sono bloccata dal pensiero di mio marito (con il quale tra una settimana mi separo).
Purtroppo continua a scrivermi e io a rispondere.
Conversazioni senza senso, " tutto bene" "come va" "come stai", cazzate che però mi fanno soffermare più di quanto in realtà vorrei.
Non mi ha mai parlato apertamente, ho dovuto decidere tutto da sola, io ho capito che voleva chiudere anche lui non perché mi avesse parlato chiaramente ma perché quando gli ho comunicato che lasciavo il tetto coniugale mi ha aiutato a cercare casa.
Quindi quei segnali li ho letti come conferme.
Quando lo vedo non mi procura nessuna emozione, solo affetto e stima e al massimo preoccupazione verso lui.
Vorrei stesse bene ma vorrei anche io andare avanti.
Mi ha detto che è dispiaciuto per la separazione ma ha prenotato una data.
Spontaneamente gli ho risposto che sono dispiaciuta anche io.
Vorrei levarmi davvero questa angoscia che mi porto da anni... una parte di me è tentata di digli che anche se ci separiamo non per forza non dobbiamo più sentirci.
La domanda che pongo è: perché ho questa paura di non sentirlo?
(motivo che mi fa qualche volta litigare con l'attuale partner che mi chiede giustamente di troncare ogni comunicazione).
Perché mi angoscia un futuro senza doverlo sentire?
O mi angoscia se vedo che tutto il giorno non mi ha scritto nemmeno una volta nonostante con l'attuale partner vada tutto ok?.
È normale?
È solo abitudine per il fatto che non ha mai smesso di scrivermi?
Che devo fare?
Una volta separati tronco tutto?
Ho fatto davvwro tutto io e lui per orgoglio mi ha lasciato fare?
Ps: premetto che mio marito quando stava con me, si rifiutava di andare da uno psicologo.
Grazie mille a chi mi leggera'
Nonostante delle sedute da una psicologa ancora sono invasa dal dubbio.
Cerco di riassumere in breve la mia storia.
A quasi 18 anni conosco quello che è divenuto mio marito.
Lui attualmente 32 anni, io 29 quasi.
Insieme per 10 anni di cui 6 di convivenza e 2 di matrimonio mai realmente iniziato.
Subito dopo la luna di miele annuncio la nostra crisi alle famiglie.
Una crisi cominciata nei due anni prima del matrimonio.
Fondamentalmente, mio marito freddo e riservato per carattere, mi dava sempre di meno.
Ero sempre io quella che viaggiava per vederlo, sempre io a fare avanti e indietro per lui nonostante lui avesse molte più comodità di me, sempre io a dedicargli attenzioni, sempre io a prendere iniziativa a letto (cosa che davvero era diventata umiliante e intollerabile e mi ha profondamente traumatizzato), sempre io a organizzare gite improvvisate.
Un bravissimo marito sotto il punto di vista della responsabilità in casa, con le spese, con i regali, con i rapporti familiari, a lavoro.
Ma per il resto, rapporto di coppia zero.
Decido dunque di troncare, trasferirmi.
È passato più di un anno e mezzo, in cui sto frequentando tutt'ora un'altra persona, un rapporto passionale in cui non riesco ad immergermi totalmente perche' sono bloccata dal pensiero di mio marito (con il quale tra una settimana mi separo).
Purtroppo continua a scrivermi e io a rispondere.
Conversazioni senza senso, " tutto bene" "come va" "come stai", cazzate che però mi fanno soffermare più di quanto in realtà vorrei.
Non mi ha mai parlato apertamente, ho dovuto decidere tutto da sola, io ho capito che voleva chiudere anche lui non perché mi avesse parlato chiaramente ma perché quando gli ho comunicato che lasciavo il tetto coniugale mi ha aiutato a cercare casa.
Quindi quei segnali li ho letti come conferme.
Quando lo vedo non mi procura nessuna emozione, solo affetto e stima e al massimo preoccupazione verso lui.
Vorrei stesse bene ma vorrei anche io andare avanti.
Mi ha detto che è dispiaciuto per la separazione ma ha prenotato una data.
Spontaneamente gli ho risposto che sono dispiaciuta anche io.
Vorrei levarmi davvero questa angoscia che mi porto da anni... una parte di me è tentata di digli che anche se ci separiamo non per forza non dobbiamo più sentirci.
La domanda che pongo è: perché ho questa paura di non sentirlo?
(motivo che mi fa qualche volta litigare con l'attuale partner che mi chiede giustamente di troncare ogni comunicazione).
Perché mi angoscia un futuro senza doverlo sentire?
O mi angoscia se vedo che tutto il giorno non mi ha scritto nemmeno una volta nonostante con l'attuale partner vada tutto ok?.
È normale?
È solo abitudine per il fatto che non ha mai smesso di scrivermi?
Che devo fare?
Una volta separati tronco tutto?
Ho fatto davvwro tutto io e lui per orgoglio mi ha lasciato fare?
Ps: premetto che mio marito quando stava con me, si rifiutava di andare da uno psicologo.
Grazie mille a chi mi leggera'
[#1]
Gentile utente,
lei scrive: "Nonostante delle sedute da una psicologa ancora sono invasa dal dubbio".
Eppure alcune possibili cause di questo legame "malato" col suo ex marito avrebbero dovuto emergere, specie se si è impegnata nell'idonea terapia, e avrebbe dovuto delinearsi qualche soluzione per il suo malessere.
Tuttavia, da alcuni dati presenti anche nella sua scheda di iscrizione a Medicitalia si rilevano errori che potrebbero denotare un suo disturbo. L'anno di nascita che ci ha comunicato, per esempio, non corrisponde all'età che dichiara nelle sue email. Peso e altezza sono corretti?
Quanto ai contenuti delle email, ci dice che ha convissuto sei anni con quello che poi per altri due anni è stato suo marito, ma aggiunge: "Ero sempre io quella che viaggiava per vederlo, sempre io a fare avanti e indietro per lui nonostante lui avesse molte più comodità di me".
Ma se vivevate nella stessa casa, perché viaggiava per vederlo? E come poteva suo marito avere "più comodità" di lei?
Inoltre lei parla di due anni di "matrimonio mai realmente iniziato". In che senso il matrimonio non è mai iniziato?
Scrive ancora: "Subito dopo la luna di miele annuncio la nostra crisi alle famiglie. Una crisi cominciata nei due anni prima del matrimonio".
E malgrado la crisi, lei ha deciso di sposarsi? Perché?
Se il suo ex marito persiste nella decisione di non aiutarla a capire cosa non ha funzionato e a rifiutare la mediazione di uno psicologo, cerchi lei, ma con sincero impegno, di chiarire col supporto del curante le modalità per uscire da questo legame che continua a confonderla.
Il primo passo è fare chiarezza, anche nelle piccole cose.
Altri suggerimenti glieli ho forniti già in occasione della sua precedente richiesta di consulto; provi a rileggerli.
Auguri.
lei scrive: "Nonostante delle sedute da una psicologa ancora sono invasa dal dubbio".
Eppure alcune possibili cause di questo legame "malato" col suo ex marito avrebbero dovuto emergere, specie se si è impegnata nell'idonea terapia, e avrebbe dovuto delinearsi qualche soluzione per il suo malessere.
Tuttavia, da alcuni dati presenti anche nella sua scheda di iscrizione a Medicitalia si rilevano errori che potrebbero denotare un suo disturbo. L'anno di nascita che ci ha comunicato, per esempio, non corrisponde all'età che dichiara nelle sue email. Peso e altezza sono corretti?
Quanto ai contenuti delle email, ci dice che ha convissuto sei anni con quello che poi per altri due anni è stato suo marito, ma aggiunge: "Ero sempre io quella che viaggiava per vederlo, sempre io a fare avanti e indietro per lui nonostante lui avesse molte più comodità di me".
Ma se vivevate nella stessa casa, perché viaggiava per vederlo? E come poteva suo marito avere "più comodità" di lei?
Inoltre lei parla di due anni di "matrimonio mai realmente iniziato". In che senso il matrimonio non è mai iniziato?
Scrive ancora: "Subito dopo la luna di miele annuncio la nostra crisi alle famiglie. Una crisi cominciata nei due anni prima del matrimonio".
E malgrado la crisi, lei ha deciso di sposarsi? Perché?
Se il suo ex marito persiste nella decisione di non aiutarla a capire cosa non ha funzionato e a rifiutare la mediazione di uno psicologo, cerchi lei, ma con sincero impegno, di chiarire col supporto del curante le modalità per uscire da questo legame che continua a confonderla.
Il primo passo è fare chiarezza, anche nelle piccole cose.
Altri suggerimenti glieli ho forniti già in occasione della sua precedente richiesta di consulto; provi a rileggerli.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 955 visite dal 29/09/2021.
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