Come uscire dallo stallo di una vita insoddisfacente
Buongiorno,
ho 40 anni e non riesco con le mie forze ad uscire da una situazione di stallo, che mi fa stare tanto male.
Ancora alla mia veneranda età vivo con il mio genitore.
Sono anni che cerco casa, ma senza successo.
Questa situazione mi causa malessere ed imbarazzo quotidiani, sono sicuro di non accettarla e letteralmente non passa un'ora senza che la mia mente non vada a quel pensiero.
Nonostante questa sofferenza non riesco a fare il passo, nemmeno dinanzi alla constatazione del ritardo notevole rispetto agli altri, ma soprattutto rispetto ai miei desideri di indipendenza (nati diversi lustri fa).
Ci sono sempre dei pensieri, che fanno da contrappeso alla mia urgenza, che mi frenano: molti riguardano il lato economico, perché nella città in cui vivo i prezzi delle case sono altissimi e ho paura che se mi indebitassi troppo, diventerei troppo dipendente dal lavoro.
"Se vado fuori di casa è per diventare più indipendente, non per cedere la mia libertà ai miei padroni presenti e futuri", mi dico.
Quindi taglio il mio budget, ma così facendo il risultato del compromesso finisce per starmi troppo stretto: "la casa non ha nemmeno un balcone" "è rumorosa" "non arriva la luce" "il contesto è troppo popolare e mi toccherà pagare le spese di 30 condomini morosi" "il venditore è ignorante ed inesperto, oppure mi vuole fregare" "la casa è troppo distante dal centro (dove lavoro) ", e così discorrendo.
Poi, sfinito da questi pensieri, accantono l'idea di comprare casa e mi "butto" sull'idea di prenderla in affitto.
Ma anche questa opzione si accompagna nella mia testa da altrettanti pensieri negativi, ad esempio: "i soldi dell'affitto sono buttati", "cosa succederebbe se firmassi il contratto di affitto e dopo poco tempo trovassi una casa da comprare?
Devo farlo presente prima di firmare il contratto?
"
Poi ci sono tutti i pensieri più strettamente pratici, che riguardano la mia incapacità e totale inesperienza riguardante il ristrutturare un appartamento, il trasferirmici, ammobiliarlo, prendere i contatti per le utenze, insomma il rendere funzionante una casa.
Preciso che queste sono tutte cose che dovrei fare da solo.
Infine, simili preoccupazioni riguardano la gestione quotidiana della casa e delle mia nuova vita indipendente: benché io cucini e faccia alcune pulizie, sono inesperto circa determinate mansioni domestiche, tra cui soprattutto lavare e stirare i vestiti.
Mi chiedo se sarei in grado di inserire anche solo le mansioni ordinarie nella mia vita, senza andare in affanno, se non in panico (quantomeno all'inizio).
Ovviamente, come per molti, già il lavoro porta cons sé una buona dose di stress.
Ecco qui riassunto il turbinio di pensieri che mi accompagnano ogni santo giorno.
Mi rivolgo a voi per sapere se uno psicologo è la figura adatta a mettere ordine nei miei pensieri e a farmi comprendere quale è la strada migliore per raggiungere il tanto agognato obiettivo, possibilmente il prima possibile.
Ringrazio per la vostra attenzione.
ho 40 anni e non riesco con le mie forze ad uscire da una situazione di stallo, che mi fa stare tanto male.
Ancora alla mia veneranda età vivo con il mio genitore.
Sono anni che cerco casa, ma senza successo.
Questa situazione mi causa malessere ed imbarazzo quotidiani, sono sicuro di non accettarla e letteralmente non passa un'ora senza che la mia mente non vada a quel pensiero.
Nonostante questa sofferenza non riesco a fare il passo, nemmeno dinanzi alla constatazione del ritardo notevole rispetto agli altri, ma soprattutto rispetto ai miei desideri di indipendenza (nati diversi lustri fa).
Ci sono sempre dei pensieri, che fanno da contrappeso alla mia urgenza, che mi frenano: molti riguardano il lato economico, perché nella città in cui vivo i prezzi delle case sono altissimi e ho paura che se mi indebitassi troppo, diventerei troppo dipendente dal lavoro.
"Se vado fuori di casa è per diventare più indipendente, non per cedere la mia libertà ai miei padroni presenti e futuri", mi dico.
Quindi taglio il mio budget, ma così facendo il risultato del compromesso finisce per starmi troppo stretto: "la casa non ha nemmeno un balcone" "è rumorosa" "non arriva la luce" "il contesto è troppo popolare e mi toccherà pagare le spese di 30 condomini morosi" "il venditore è ignorante ed inesperto, oppure mi vuole fregare" "la casa è troppo distante dal centro (dove lavoro) ", e così discorrendo.
Poi, sfinito da questi pensieri, accantono l'idea di comprare casa e mi "butto" sull'idea di prenderla in affitto.
Ma anche questa opzione si accompagna nella mia testa da altrettanti pensieri negativi, ad esempio: "i soldi dell'affitto sono buttati", "cosa succederebbe se firmassi il contratto di affitto e dopo poco tempo trovassi una casa da comprare?
Devo farlo presente prima di firmare il contratto?
"
Poi ci sono tutti i pensieri più strettamente pratici, che riguardano la mia incapacità e totale inesperienza riguardante il ristrutturare un appartamento, il trasferirmici, ammobiliarlo, prendere i contatti per le utenze, insomma il rendere funzionante una casa.
Preciso che queste sono tutte cose che dovrei fare da solo.
Infine, simili preoccupazioni riguardano la gestione quotidiana della casa e delle mia nuova vita indipendente: benché io cucini e faccia alcune pulizie, sono inesperto circa determinate mansioni domestiche, tra cui soprattutto lavare e stirare i vestiti.
Mi chiedo se sarei in grado di inserire anche solo le mansioni ordinarie nella mia vita, senza andare in affanno, se non in panico (quantomeno all'inizio).
Ovviamente, come per molti, già il lavoro porta cons sé una buona dose di stress.
Ecco qui riassunto il turbinio di pensieri che mi accompagnano ogni santo giorno.
Mi rivolgo a voi per sapere se uno psicologo è la figura adatta a mettere ordine nei miei pensieri e a farmi comprendere quale è la strada migliore per raggiungere il tanto agognato obiettivo, possibilmente il prima possibile.
Ringrazio per la vostra attenzione.
[#1]
Buongiorno,
ho letto con estrema attenzione il suo messaggio e vorrei poterla aiutare.
Ha mai pensato di intraprendere un percorso (non necessariamente di psicoterapia) di terapia breve? Le dico questo in quanto sono una psicologa specializzata in Terapia a Seduta Singola (TSS), un metodo che vede come punto fondamentale quello di individuare e utilizzare risorse e punti di forza già in possesso della persona, piuttosto che voler trovare nuovi modi di vivere.
Questo non significa che verrà svolta una solo seduta, ma che in ogni seduta la persona torna a casa con qualcosa di utile, con un obiettivo raggiunto. Motivo per cui, probabilmente, la prima seduta potrebbe essere anche l'ultima.
Resto a disposizione,
Buona giornata.
ho letto con estrema attenzione il suo messaggio e vorrei poterla aiutare.
Ha mai pensato di intraprendere un percorso (non necessariamente di psicoterapia) di terapia breve? Le dico questo in quanto sono una psicologa specializzata in Terapia a Seduta Singola (TSS), un metodo che vede come punto fondamentale quello di individuare e utilizzare risorse e punti di forza già in possesso della persona, piuttosto che voler trovare nuovi modi di vivere.
Questo non significa che verrà svolta una solo seduta, ma che in ogni seduta la persona torna a casa con qualcosa di utile, con un obiettivo raggiunto. Motivo per cui, probabilmente, la prima seduta potrebbe essere anche l'ultima.
Resto a disposizione,
Buona giornata.
Dr.ssa Ilaria Munerati
[#2]
Ex utente
Buonasera,
grazie molte della risposta. Conoscevo per sentito nominare la terapia breve strategica, ma non la terapia a Seduta Singola (TSS).
Se non le dispiace le vorrei chiedere cosa dovrebbe portare una persona a scegliere una terapia tradizionale di medio (o anche lungo periodo), quando a fronte della stessa problematica è possibile arrivare allo stesso risultato con una manciata di sedute, ciascuna delle quali promette singolarmente di raggiungere un obiettivo. Non è una critica; vorrei solo capire, perché così superficialmente sembra "troppo bello", mi passi il termine. Oppure è solo l'approccio a cambiare, per cui di fatto a parità di problematica la TSS durerebbe quanto una terapia cognitivi comportamentale, ad esempio.
Posso anche chiederle se oltre ad individuare e utilizzare risorse e punti di forza già in possesso della persona, la TSS è calata nel contesto della problematica e può provvedere dei suggerimenti operativi (sempre legati al problema, nel mio caso la ricerca dell'indipendenza). Glielo chiedo perché, e forse è per questo che potrei sbagliarmi a rivolgermi ad uno psicologo, io sento di avere bisogno di un mentore che mi guidi in maniere molto pratica.
Le sarei grato se mi rispondesse. La ringrazio.
grazie molte della risposta. Conoscevo per sentito nominare la terapia breve strategica, ma non la terapia a Seduta Singola (TSS).
Se non le dispiace le vorrei chiedere cosa dovrebbe portare una persona a scegliere una terapia tradizionale di medio (o anche lungo periodo), quando a fronte della stessa problematica è possibile arrivare allo stesso risultato con una manciata di sedute, ciascuna delle quali promette singolarmente di raggiungere un obiettivo. Non è una critica; vorrei solo capire, perché così superficialmente sembra "troppo bello", mi passi il termine. Oppure è solo l'approccio a cambiare, per cui di fatto a parità di problematica la TSS durerebbe quanto una terapia cognitivi comportamentale, ad esempio.
Posso anche chiederle se oltre ad individuare e utilizzare risorse e punti di forza già in possesso della persona, la TSS è calata nel contesto della problematica e può provvedere dei suggerimenti operativi (sempre legati al problema, nel mio caso la ricerca dell'indipendenza). Glielo chiedo perché, e forse è per questo che potrei sbagliarmi a rivolgermi ad uno psicologo, io sento di avere bisogno di un mentore che mi guidi in maniere molto pratica.
Le sarei grato se mi rispondesse. La ringrazio.
[#3]
Gentile utente,
Lei acutamente osserva che non si comprende perchè scegliere una terapia tradizionale,
oppure anche una terapia breve - aggiungo io -
"..quando a fronte della stessa problematica è possibile arrivare allo stesso risultato con una manciata di sedute, ciascuna delle quali promette singolarmente di raggiungere un obiettivo.
Non è una critica; vorrei solo capire, perché così superficialmente sembra "troppo bello", mi passi il termine..."
Ed effettivamente
se esistessero i miracoli,
perchè affidarsi ai percorsi consueti?
come mai tanti sofferenti non si buttano a pesce sui miracoli?
Come mai non sono tutti già guariti?
1.
Tenga conto che, da Linee Guida di questa piattaforma, ogni Specialista che qui risponde DEVE specificare che l'orientamento che fornisce rappresenta il suo punto di vista. E non una verità assoluta.
2.
Questo lo dico da Psicoterapeuta che applica la *anche* Terapia a seduta singola (come può leggere nei commenti presso altri siti). Ma non occorre mitizzarla quando l'Esperto ha nel proprio arco professionale molteplici frecce, da utilizzare personalizzandole, a seconda del bisogno specifico di "quella" persona, di "quel" problema. Sapendo che tale modalità terapeutica serve in alcuni casi ben specifici, come potrà leggere qui:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
3.
Come detto nel linkato, si tenga conto inoltre (IMPORTANTE) che, per poter curare, occorre che lo/la Psicologo/a deva essere anche *Psicoterapeuta*, e questo lo si evince dall'Albo Nazionale Psicologi. Non basta essere Psicologi.
Questa precisazione gliela dovevo in quanto Referente scientifica dell'area di Psicologia,
sulla base delle Linee guida che guidano il nostro servizio: gratuitamente volontario e rigorosamente senza auto-invii.
Se desiderasse qualche altra precisazione, La invitiamo a postare un ulteriore consulto a cui risponderemo puntualmente e nel dettaglio.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Lei acutamente osserva che non si comprende perchè scegliere una terapia tradizionale,
oppure anche una terapia breve - aggiungo io -
"..quando a fronte della stessa problematica è possibile arrivare allo stesso risultato con una manciata di sedute, ciascuna delle quali promette singolarmente di raggiungere un obiettivo.
Non è una critica; vorrei solo capire, perché così superficialmente sembra "troppo bello", mi passi il termine..."
Ed effettivamente
se esistessero i miracoli,
perchè affidarsi ai percorsi consueti?
come mai tanti sofferenti non si buttano a pesce sui miracoli?
Come mai non sono tutti già guariti?
1.
Tenga conto che, da Linee Guida di questa piattaforma, ogni Specialista che qui risponde DEVE specificare che l'orientamento che fornisce rappresenta il suo punto di vista. E non una verità assoluta.
2.
Questo lo dico da Psicoterapeuta che applica la *anche* Terapia a seduta singola (come può leggere nei commenti presso altri siti). Ma non occorre mitizzarla quando l'Esperto ha nel proprio arco professionale molteplici frecce, da utilizzare personalizzandole, a seconda del bisogno specifico di "quella" persona, di "quel" problema. Sapendo che tale modalità terapeutica serve in alcuni casi ben specifici, come potrà leggere qui:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
3.
Come detto nel linkato, si tenga conto inoltre (IMPORTANTE) che, per poter curare, occorre che lo/la Psicologo/a deva essere anche *Psicoterapeuta*, e questo lo si evince dall'Albo Nazionale Psicologi. Non basta essere Psicologi.
Questa precisazione gliela dovevo in quanto Referente scientifica dell'area di Psicologia,
sulla base delle Linee guida che guidano il nostro servizio: gratuitamente volontario e rigorosamente senza auto-invii.
Se desiderasse qualche altra precisazione, La invitiamo a postare un ulteriore consulto a cui risponderemo puntualmente e nel dettaglio.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.9k visite dal 26/09/2021.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.