Maltrattamenti psicologici in una relazione
Salve dottori, vi riscrivo dopo 3 anni sempre per la stessa relazione che mi sta letteralmente distruggendo.
Sto con questo ragazzo da quasi 4 anni e dopo il primo anno infernale, con la convivenza la relazione era diventata molto bella, complici e innamorati.
Lui sempre con un carattere particolare, egoista ed egocentrico, ma che si incastrava perfettamente con il mio essere una ragazza protettiva e piena di attenzioni.
Mi sono sempre messa da parte per dare spazio ai suoi problemi anche quando i miei erano insormontabili.
Tutto bene finché alle porte della mia laurea per le innumerevoli pressioni della mia vita, non riesco più a sostenere il peso dei suoi problemi e dei miei.
Inizio ad avere bisogno io di comprensione e vicinanza, cosa che immaginavo mi spettassero di diritto.
Ma nulla, ha messo sempre se stesso davanti a tutto, più volte mi ha negato favori e vicinanza emotiva.
Iniziano liti furibonde da parte mia che mi sento sempre più frustrata.
Lui ormai indipendente da me, perché realizzato lavorativamente inizia a trattarmi con sufficienza, spesso alza la voce, si nega al telefono.
Dice che creo solo problemi, liti inutili, sento il suo fastidio nei miei confronti ma non mi lascia.
Fa il servile con i suoi colleghi e le sue colleghe e con me è tenero solo quando vuole supporto. Mi sento usata, come se fossi solo il surrogato di sua madre con cui ha oltretutto un rapporto morboso. Non devo creargli problemi, lamentarmi di nulla altrimenti inizia a sbuffare, a negarsi e a farmi sentire stupida e inutile.
Anche ora che sto passando un momento terribile in famiglia non mi sta vicino, mi scavalca con i suoi problemi (le liti con la sua collega) dove vuole supporto anche ora che ho un malato oncologico in famiglia, senza preoccuparsi minimamente del mio carico emotivo, non si fa scrupoli a trattarmi a pesci in faccia se mi permetto di lamentarmi di qualcosa relativa al suo modo di fare,
E se gli faccio notare i suoi atteggiamenti, mi risponde con aria scocciata e saccente, dicendo che capisce il mio momento ma non sono autorizzata a maltrattarlo e non devo permettermi di dargli del menefreghista e di maltrattarlo.
(Lo maltratto a suo dire perché quando mi risponde con saccenza e sufficienza io mi ribello).
sento che lui non mi ama ma non mi lascia anche se dice il contrario ed io non riesco a lasciarlo perché lo amo troppo, ma soffro terribilmente.
Sto con questo ragazzo da quasi 4 anni e dopo il primo anno infernale, con la convivenza la relazione era diventata molto bella, complici e innamorati.
Lui sempre con un carattere particolare, egoista ed egocentrico, ma che si incastrava perfettamente con il mio essere una ragazza protettiva e piena di attenzioni.
Mi sono sempre messa da parte per dare spazio ai suoi problemi anche quando i miei erano insormontabili.
Tutto bene finché alle porte della mia laurea per le innumerevoli pressioni della mia vita, non riesco più a sostenere il peso dei suoi problemi e dei miei.
Inizio ad avere bisogno io di comprensione e vicinanza, cosa che immaginavo mi spettassero di diritto.
Ma nulla, ha messo sempre se stesso davanti a tutto, più volte mi ha negato favori e vicinanza emotiva.
Iniziano liti furibonde da parte mia che mi sento sempre più frustrata.
Lui ormai indipendente da me, perché realizzato lavorativamente inizia a trattarmi con sufficienza, spesso alza la voce, si nega al telefono.
Dice che creo solo problemi, liti inutili, sento il suo fastidio nei miei confronti ma non mi lascia.
Fa il servile con i suoi colleghi e le sue colleghe e con me è tenero solo quando vuole supporto. Mi sento usata, come se fossi solo il surrogato di sua madre con cui ha oltretutto un rapporto morboso. Non devo creargli problemi, lamentarmi di nulla altrimenti inizia a sbuffare, a negarsi e a farmi sentire stupida e inutile.
Anche ora che sto passando un momento terribile in famiglia non mi sta vicino, mi scavalca con i suoi problemi (le liti con la sua collega) dove vuole supporto anche ora che ho un malato oncologico in famiglia, senza preoccuparsi minimamente del mio carico emotivo, non si fa scrupoli a trattarmi a pesci in faccia se mi permetto di lamentarmi di qualcosa relativa al suo modo di fare,
E se gli faccio notare i suoi atteggiamenti, mi risponde con aria scocciata e saccente, dicendo che capisce il mio momento ma non sono autorizzata a maltrattarlo e non devo permettermi di dargli del menefreghista e di maltrattarlo.
(Lo maltratto a suo dire perché quando mi risponde con saccenza e sufficienza io mi ribello).
sento che lui non mi ama ma non mi lascia anche se dice il contrario ed io non riesco a lasciarlo perché lo amo troppo, ma soffro terribilmente.
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Buon giorno, sento profonda dolore nelle sue parole e leggendole mi chiedo:"cosa è x lei l'amore che prova x quest'uomo? Cosa è x lei questa relazione?" Come può dire di "amare troppo" un uomo che poi racconta le suscita tanto dolore? C'è un groviglio, un incastro profondo che non riesce a dipanare. Richiede un lavoro interiore e un supporto concreto.....Io credo sia importante riflettere sulla sua relazione con quest'uomo, su se stessa e sulle sue passate relazioni. La invito a chiedere aiuto x dare un nuovo slancio alla sua vita. Arricchisca la sua esistenza con relazioni sane e nutrienti.
Dott.ssa Daponte Antonella
[#2]
Utente
Salve dottoressa, la ringrazio per la risposta. Guardi, non so rispondere alle sue domande. So solo che fin da subito ho provato un legame profondo verso quest’uomo, forse perché è stato l’unico che inizialmente mi ha compresa ed accettata per quello che sono. Siamo entrambi figli unici, condizione che ha recato molta sofferenza ad entrambi, abbiamo fatto lo stesso percorso universitario con più o meno gli stessi problemi e ostacoli, siamo molto simili in certe dinamiche, soprattutto quelle legate all’essere figli unici. Ma concretamente non saprei dirle che cosa significa questa relazione per me, so solo che senza di lui mi sento completamente persa, che penso di amarlo tremendamente. Con lui per la prima volta sento il forte desiderio di avere dei figli e creare una famiglia. Provo per lui un sentimento molto forte e questo a sua volta mi crea ansia, paura che mi faccia soffrire di nuovo, gelosia profonda. E in cuor mio penso che lui non mi ami e stia con me, forse per abitudine. C’è da dire che questo pensiero l’ho avuto anche nelle mie relazioni passate ma non amplificato in questa maniera.
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Buon giorno, le relazione si consolidano su un "incastro" personale, di coppia, di sistema. Questo non significa sempre che l'incasto è garanzia di un rapporto positivo e fonte di benessere. Tanto meno il suo incastro, così come lo descrive, sembra fonte di benessere e può diventare una base sicura in cui può nascere una famiglia felice in un ambiente sereno. Non c'è mai una garanzia di felicità ma io credo che almeno in partenza delle storie familiari le colonne devono essere solide...... perché poi con una famiglia, dei figli, tutto diventa più complesso e alle problematiche della coppia si aggiungeranno le condizioni che cambiano: non sarete più solo un uomo e una donna ma anche, soprattutto e sempre mamma e papà. Le problematiche non cambiano, non si risolvono x magia come nelle favole. Le consiglio di fare un lavoro psicoterapeutico di coppia o individuale x riflettere sugli obiettivi e sui progetti della vostra relazione e su come li state portando avanti. Solo così potrà ricevere aiuto e comprendere cosa è implicato nel vostro incastro. Ne va del vostro futuro benessere come individui, coppia e del futuro dei vostri figli.
[#4]
Utente
Grazie dottoressa, avevo iniziato un percorso di psicoanalisi anni fa, ma l’ho interrotto perché mi sentivo fortemente a disagio con la terapista, da allora non ho più riprovato nonostante ne sentissi il bisogno. Ne ho parlato con lui qualche tempo fa e mi ha detto che non vorrebbe fare una terapia di coppia in quanto non vuole che io venga a conoscenza delle due dinamiche mentali . Ecco, questo suo perenne nascondersi, dire le cose a metà da quando ci siamo conosciuti mi lascia sempre questa sensazione di camminare su di un campo minato e non conoscere realmente la persona che ho vicino. Un momento presente e premuroso, il momento dopo scostante e infastidito. Per queste ragioni ho sempre pensato che non mi amasse, che fossi un ripiego. Ma dato che questa sensazione l’ho vissuta anche in una relazione precedente non riesco a capire se è frutto di un mio problema o è un disagio reale e dovuto a lui. Mi ha sempre lasciato questo senso di incertezza, questa sensazione continua che mi dicesse bugie o mezze verità, forse perché è iniziata la nostra frequentazione nella menzogna (da parte sua), non lo so. Fatto sta che non riesco a fidarmi di lui e questo in aggiunta a dei suoi modi discutibilmente egoistici e a volte arroganti, mi fa stare molto male, ma ho sempre il dubbio di essere io il problema e non lui, considerato anche che spesso nelle discussioni nonostante le sue ammissioni di colpa fa ricadere le responsabilità dei problemi su di me, additandomi spesso come quella che ha problemi e dovrebbe curarsi . Vuole farla anche lui psicoterapia ma per se stesso, per il suo disturbo d’ansia ma non per la nostra relazione, in questa pensa di non essere responsabile di dinamiche contorte, insomma in maniera diretta o indiretta mi fa capire che io sono quella che sta rovinando il rapporto.
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Buon giorno. Rischio di ripetermi......se il suo compagno non è interessato a un lavoro di coppia, visto il suo malessere, le consiglio un lavoro psicoterapico individuale x riflettere sui Suoi obiettivi e progetti dentro e fuori la coppia. È un lavoro più complesso ma si fa. Ci pensi, Non dia tutta la responsabilità del suo malessere all'altro, conduca lei la sua vita, lei è sempre libera di dissentire e cercare una sua strada.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2.6k visite dal 23/09/2021.
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