Problema tra i miei genitori e il mio ragazzo
Buongiorno, vi scrivo perché avrei bisogno di un consiglio.
Mi trovo in una situazione per me molto fastidiosa e complessa.
Stamattina ho discusso per l'ennesima volta con il mio ragazzo con cui convivo da ormai più di 6 mesi e siamo fidanzati da 3 anni.
Il motivo della lite è stata la cena a casa dei miei genitori.
I miei genitori sono per lui una sorta di famiglia acquisita, lo hanno apprezzato e amato dal principio e cercano sempre di fare di tutto per aiutare se abbiamo bisogno e per essere presenti tanto per me quanto per lui, che considerano un vero e proprio figlio.
Lui invece proviene da una famiglia che non c'è mai stata veramente ed è cresciuto praticamente solo, fa quindi molta fatica a capire le dinamiche familiari e soprattutto a farne parte.
I miei sono praticamente la famiglia che non ha mai avuto e capisco benissimo che questo crei in lui una grande difficoltà probabilmente anche ad accettare che l'amore che ha sempre desiderato non arriva da chi vorrebbe.
Finora abbiamo cercato di frequentare poco i miei perché volevo trovare un compromesso: poche cene e qualche saluto ogni tanto (abitiamo a 10 minuti in macchina).
E la verità è che loro se la sono un po' sentita ma senza mai esprimere fastidio nei nostri confronti.
Oggi, dopo 40 giorni che siamo stati fuori per andare a trovare la sua "famiglia" che purtroppo non si è comportata da tale, avremmo una cena con i miei che non vedono l'ora di vederlo e salutarlo per sapere come sta e com'è andata.
Lui peró mi ha già detto che non vuole venire e che non vorrebbe più fare cene, che potrei eventualmente andare io sola e lui al massimo potrebbe passare per un caffè.
Io non dico di vivere a casa con i miei, né di andare a pranzo o cena tutte le settimane ma credo che in un rapporto ci si debba sforzare per trovare dei compromessi.
Mi trovo in una condizione scomoda in cui devo scegliere tra lui e loro e dare spiegazioni sul perché non viene e chiaramente i miei inizieranno a pensare che lui (o io) abbia del risentimento nei loro confronti...loro che davvero per noi ci sono stati sempre.
Ho bisogno di un consiglio, mi sento davvero triste...vorrei che capisse che anche io ho avuto difficoltà con la sua famiglia perché non condivido i loro comportamenti ma so che la ama nonostante tutto e ho sempre cercato di essere lì per lui e non ho mai commentato né giudicato.
Ho anzi cercato di creare e far consolidare i suoi rapporti con loro perché so quanto ci tiene ad avere una famiglia vera o per lo meno qualcuno di sangue che si preoccupi davvero per lui.
Io ho 27 anni lui 30.
Grazie per l'attenzione e l'aiuto, ve ne sono grata.
Mi trovo in una situazione per me molto fastidiosa e complessa.
Stamattina ho discusso per l'ennesima volta con il mio ragazzo con cui convivo da ormai più di 6 mesi e siamo fidanzati da 3 anni.
Il motivo della lite è stata la cena a casa dei miei genitori.
I miei genitori sono per lui una sorta di famiglia acquisita, lo hanno apprezzato e amato dal principio e cercano sempre di fare di tutto per aiutare se abbiamo bisogno e per essere presenti tanto per me quanto per lui, che considerano un vero e proprio figlio.
Lui invece proviene da una famiglia che non c'è mai stata veramente ed è cresciuto praticamente solo, fa quindi molta fatica a capire le dinamiche familiari e soprattutto a farne parte.
I miei sono praticamente la famiglia che non ha mai avuto e capisco benissimo che questo crei in lui una grande difficoltà probabilmente anche ad accettare che l'amore che ha sempre desiderato non arriva da chi vorrebbe.
Finora abbiamo cercato di frequentare poco i miei perché volevo trovare un compromesso: poche cene e qualche saluto ogni tanto (abitiamo a 10 minuti in macchina).
E la verità è che loro se la sono un po' sentita ma senza mai esprimere fastidio nei nostri confronti.
Oggi, dopo 40 giorni che siamo stati fuori per andare a trovare la sua "famiglia" che purtroppo non si è comportata da tale, avremmo una cena con i miei che non vedono l'ora di vederlo e salutarlo per sapere come sta e com'è andata.
Lui peró mi ha già detto che non vuole venire e che non vorrebbe più fare cene, che potrei eventualmente andare io sola e lui al massimo potrebbe passare per un caffè.
Io non dico di vivere a casa con i miei, né di andare a pranzo o cena tutte le settimane ma credo che in un rapporto ci si debba sforzare per trovare dei compromessi.
Mi trovo in una condizione scomoda in cui devo scegliere tra lui e loro e dare spiegazioni sul perché non viene e chiaramente i miei inizieranno a pensare che lui (o io) abbia del risentimento nei loro confronti...loro che davvero per noi ci sono stati sempre.
Ho bisogno di un consiglio, mi sento davvero triste...vorrei che capisse che anche io ho avuto difficoltà con la sua famiglia perché non condivido i loro comportamenti ma so che la ama nonostante tutto e ho sempre cercato di essere lì per lui e non ho mai commentato né giudicato.
Ho anzi cercato di creare e far consolidare i suoi rapporti con loro perché so quanto ci tiene ad avere una famiglia vera o per lo meno qualcuno di sangue che si preoccupi davvero per lui.
Io ho 27 anni lui 30.
Grazie per l'attenzione e l'aiuto, ve ne sono grata.
[#1]
Gentile utente,
temo che in lei e nei suoi genitori ci sia un equivoco sulla relazione che ci deve essere tra due partner, e quella che può crearsi o meno con le famiglie d'origine, anche quando diventano suoceri.
I suoi genitori, lei scrive, considerano quello che non è ancora nemmeno suo marito "un vero e proprio figlio"; vorrebbero essere "praticamente la famiglia che non ha mai avuto"; "se la sono sentita" perché gli incontri con lui sono pochi; addirittura, dopo che lui è tornato nella sua famiglia, "non vedono l'ora di vederlo e salutarlo per sapere come sta e com'è andata"!
Gentile ragazza, provi a vedere le cose con gli occhi di qualcuno che sa benissimo di non essere il figlio, e che se domani vi lasciaste non avrebbe più alcun contatto con loro; qualcuno che ha vissuto le sue relazioni familiari in maniera molto più distaccata, e non vuole certo raccontarlo a due estranei.
Non vede che si tratta di un'intrusione indiscreta nella vita di un uomo che per i suoi non è nemmeno un amico?
La confidenza, come l'affetto e l'amore, non si erogano a senso unico, come il getto furioso di un idrante; si aspetta che nascano da tutte e due le parti.
Certe pretese sono evidenti nelle sue frasi: "Anche io ho avuto difficoltà con la sua famiglia perché non condivido i loro comportamenti ma so che la ama nonostante tutto e ho sempre cercato di essere lì per lui e non ho mai commentato né giudicato. Ho anzi cercato di creare e far consolidare i suoi rapporti con loro perché so quanto ci tiene ad avere una famiglia vera o per lo meno qualcuno di sangue che si preoccupi davvero per lui".
Perché non se ne sta tranquilla, non frequenta i suoi da sola, visto che di certo avete confidenze solo vostre, non tiene per sé le confidenze del suo partner e non evita di essere intrusiva, a sua volta, tra lui e la famiglia di lui?
Provate a parlarne con un terapeuta familiare. Ne trova anche al Consultorio.
Auguri.
temo che in lei e nei suoi genitori ci sia un equivoco sulla relazione che ci deve essere tra due partner, e quella che può crearsi o meno con le famiglie d'origine, anche quando diventano suoceri.
I suoi genitori, lei scrive, considerano quello che non è ancora nemmeno suo marito "un vero e proprio figlio"; vorrebbero essere "praticamente la famiglia che non ha mai avuto"; "se la sono sentita" perché gli incontri con lui sono pochi; addirittura, dopo che lui è tornato nella sua famiglia, "non vedono l'ora di vederlo e salutarlo per sapere come sta e com'è andata"!
Gentile ragazza, provi a vedere le cose con gli occhi di qualcuno che sa benissimo di non essere il figlio, e che se domani vi lasciaste non avrebbe più alcun contatto con loro; qualcuno che ha vissuto le sue relazioni familiari in maniera molto più distaccata, e non vuole certo raccontarlo a due estranei.
Non vede che si tratta di un'intrusione indiscreta nella vita di un uomo che per i suoi non è nemmeno un amico?
La confidenza, come l'affetto e l'amore, non si erogano a senso unico, come il getto furioso di un idrante; si aspetta che nascano da tutte e due le parti.
Certe pretese sono evidenti nelle sue frasi: "Anche io ho avuto difficoltà con la sua famiglia perché non condivido i loro comportamenti ma so che la ama nonostante tutto e ho sempre cercato di essere lì per lui e non ho mai commentato né giudicato. Ho anzi cercato di creare e far consolidare i suoi rapporti con loro perché so quanto ci tiene ad avere una famiglia vera o per lo meno qualcuno di sangue che si preoccupi davvero per lui".
Perché non se ne sta tranquilla, non frequenta i suoi da sola, visto che di certo avete confidenze solo vostre, non tiene per sé le confidenze del suo partner e non evita di essere intrusiva, a sua volta, tra lui e la famiglia di lui?
Provate a parlarne con un terapeuta familiare. Ne trova anche al Consultorio.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Buongiorno dottoressa,
Sicuramente la sua risposta è stata per me illuminante. Non avevo mai pensato a questa prospettiva della cosa...e in effetti ha pienamente ragione, il mio comportamento in entrambe le situazioni è al di sopra di quello che è davvero il mio ruolo. Purtroppo però non so come dire ai miei, o meglio come giustificare ai miei genitori che lui non vuole venire a cena o a trovarli... Non so se sia una paranoia comprensibile, ma ci tengo a non ferire nessuno né lui né tantomeno loro. Quale spiegazione potrei dare per una sua continua assenza?
Mi sento in difficoltà e la ringrazio molto per avermi aperto gli occhi sulla cosa,sto cercando di capire il suo punto di vista e di riadattare la cosa alla realtà oggettiva dei fatti...
Sicuramente la sua risposta è stata per me illuminante. Non avevo mai pensato a questa prospettiva della cosa...e in effetti ha pienamente ragione, il mio comportamento in entrambe le situazioni è al di sopra di quello che è davvero il mio ruolo. Purtroppo però non so come dire ai miei, o meglio come giustificare ai miei genitori che lui non vuole venire a cena o a trovarli... Non so se sia una paranoia comprensibile, ma ci tengo a non ferire nessuno né lui né tantomeno loro. Quale spiegazione potrei dare per una sua continua assenza?
Mi sento in difficoltà e la ringrazio molto per avermi aperto gli occhi sulla cosa,sto cercando di capire il suo punto di vista e di riadattare la cosa alla realtà oggettiva dei fatti...
[#3]
Gentile utente,
ho tardato a risponderle e spero che in questo tempo lei abbia avuto modo di riflettere sul suo sentirsi responsabile di ciò che non è per nulla responsabilità sua.
Lei scrive: "Non so se sia una paranoia comprensibile, ma ci tengo a non ferire nessuno né lui né tantomeno loro. Quale spiegazione potrei dare per una sua continua assenza?"
Giustamente le sorge il dubbio "Non so se sia una paranoia comprensibile".
In effetti, non lo è. Lei non può ferire nessuno facendo semplicemente da portavoce quando annuncia ai suoi che il suo partner non verrà a trovarli; comunica una decisione di lui, e non ha certo l'obbligo di spiegarne il motivo.
Potrebbe non esserci alcuna ragione; se invece una ragione c'è (un'incomprensione, un'offesa, una pura e semplice antipatia) i protagonisti hanno il diritto di gestirsi la faccenda tra loro, senza fare di lei un'interprete, e meno che mai un parafulmine.
Mi stupisce anche che lei non trovi naturale vedere i suoi da sola, e non sempre in compagnia del suo partner. Lei, figlia, non ha coi suoi genitori una confidenza, un'intimità, un affetto diversi da quelli che può avere il suo fidanzato, a loro estraneo?
Come le avevo detto, un consulente potrebbe aiutarvi a capire quali vostri tratti siano ancora immaturi e quali legami con la famiglia siano ancora imperfetti e invischianti.
Buone cose.
ho tardato a risponderle e spero che in questo tempo lei abbia avuto modo di riflettere sul suo sentirsi responsabile di ciò che non è per nulla responsabilità sua.
Lei scrive: "Non so se sia una paranoia comprensibile, ma ci tengo a non ferire nessuno né lui né tantomeno loro. Quale spiegazione potrei dare per una sua continua assenza?"
Giustamente le sorge il dubbio "Non so se sia una paranoia comprensibile".
In effetti, non lo è. Lei non può ferire nessuno facendo semplicemente da portavoce quando annuncia ai suoi che il suo partner non verrà a trovarli; comunica una decisione di lui, e non ha certo l'obbligo di spiegarne il motivo.
Potrebbe non esserci alcuna ragione; se invece una ragione c'è (un'incomprensione, un'offesa, una pura e semplice antipatia) i protagonisti hanno il diritto di gestirsi la faccenda tra loro, senza fare di lei un'interprete, e meno che mai un parafulmine.
Mi stupisce anche che lei non trovi naturale vedere i suoi da sola, e non sempre in compagnia del suo partner. Lei, figlia, non ha coi suoi genitori una confidenza, un'intimità, un affetto diversi da quelli che può avere il suo fidanzato, a loro estraneo?
Come le avevo detto, un consulente potrebbe aiutarvi a capire quali vostri tratti siano ancora immaturi e quali legami con la famiglia siano ancora imperfetti e invischianti.
Buone cose.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 6.7k visite dal 17/09/2021.
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