Depressione reattiva post rottura fidanzamento
Save,
sono un "ragazzo" di 38 anni, purtroppo quest anno ho chiuso un rapporto durato circa 4 anni con quello che consideravo la mia possibile compagna di vita.
Premetto che effettuo sedute regolari di piscoterapia (orientamento cognitivo comportamentale) da circa 10 anni ed il motivo per cui iniziai tale percorso era dovuto al fatto che, a differenza dei miei coetanei, ho avuto sempre difficoltà a rapportarmi con il sesso femminile talmente tanto che la mia unica storia è proprio questa che è attualmente terminata.
Per traguardare tale obiettivo in questi 10 anni ho lottato tanto ed ho avuto tante delusioni in quanto (seppur timidamente e con molti blocchi) cercabo a mio modo di approcciare con l'altro sesso e puntualmente venivo sempre rifiutato per qualche motivo che poteva essere il semplice rifiuto o essere scartato per qualche altro ragazzo più brillante (ora uno di questi è uno dei miei migliori amici).
Quando ho conosciuto la mia ex ragazza in me ho pensato "però è stato un percorso arduo ma alla fine ci sono riuscito" ora invece mi è caduto ill modno addosso e superato il "lutto" mi ritrovo perso con una depressione reattiva (dicono che sono una persona molto razionale ed in quanto tale cerco di analizzare e tutto tale analisi mi ha portato a pensare che purtroppo rimarrò solo a vita e non avrò più una compagna sia a causa dell'età sia a causa delle mie capacità molto limitate con l'altro sesso oltre che attualmente frequento un gruppo di amici non consono alle mie caratteristiche personali cosa che anche il mi migliore amico dice "hai un carattere che va bene in campo economico lavorativo ma non pe runa aventuale partner") talmente forte che il mio psicoterapeuta è molto preoccupato che possa diventare cronica quindi mi ha consigliato di contattare uno psichiatatra/neurologo per avere un supporto farmaceutico.
Ho domandato al mio psicoterapeuta "ma vale la pena curare la depressione?
Tanto il problema della partner inesistente rimarrà comunque" e lui mi ha risposto "Si, ma starai meno peggio"
Ora la domanda la pongo a voi:
Vale la pena stare meno peggio anche se il problema della partner rimane irrisolvibile?
Vale la pena vivere il resti dellavita con tanta insoddisfazione?
Vi ringrazio per aver preso in consideraizone il mio intervento e mi scuso se vi sto rubando del tempo prezioso.
Saluti.
sono un "ragazzo" di 38 anni, purtroppo quest anno ho chiuso un rapporto durato circa 4 anni con quello che consideravo la mia possibile compagna di vita.
Premetto che effettuo sedute regolari di piscoterapia (orientamento cognitivo comportamentale) da circa 10 anni ed il motivo per cui iniziai tale percorso era dovuto al fatto che, a differenza dei miei coetanei, ho avuto sempre difficoltà a rapportarmi con il sesso femminile talmente tanto che la mia unica storia è proprio questa che è attualmente terminata.
Per traguardare tale obiettivo in questi 10 anni ho lottato tanto ed ho avuto tante delusioni in quanto (seppur timidamente e con molti blocchi) cercabo a mio modo di approcciare con l'altro sesso e puntualmente venivo sempre rifiutato per qualche motivo che poteva essere il semplice rifiuto o essere scartato per qualche altro ragazzo più brillante (ora uno di questi è uno dei miei migliori amici).
Quando ho conosciuto la mia ex ragazza in me ho pensato "però è stato un percorso arduo ma alla fine ci sono riuscito" ora invece mi è caduto ill modno addosso e superato il "lutto" mi ritrovo perso con una depressione reattiva (dicono che sono una persona molto razionale ed in quanto tale cerco di analizzare e tutto tale analisi mi ha portato a pensare che purtroppo rimarrò solo a vita e non avrò più una compagna sia a causa dell'età sia a causa delle mie capacità molto limitate con l'altro sesso oltre che attualmente frequento un gruppo di amici non consono alle mie caratteristiche personali cosa che anche il mi migliore amico dice "hai un carattere che va bene in campo economico lavorativo ma non pe runa aventuale partner") talmente forte che il mio psicoterapeuta è molto preoccupato che possa diventare cronica quindi mi ha consigliato di contattare uno psichiatatra/neurologo per avere un supporto farmaceutico.
Ho domandato al mio psicoterapeuta "ma vale la pena curare la depressione?
Tanto il problema della partner inesistente rimarrà comunque" e lui mi ha risposto "Si, ma starai meno peggio"
Ora la domanda la pongo a voi:
Vale la pena stare meno peggio anche se il problema della partner rimane irrisolvibile?
Vale la pena vivere il resti dellavita con tanta insoddisfazione?
Vi ringrazio per aver preso in consideraizone il mio intervento e mi scuso se vi sto rubando del tempo prezioso.
Saluti.
[#1]
Gentilissimo non deve scusarsi, è prezioso anche il tempo che sto dando a lei, soprattutto se dopo starà un po’ meglio.
In questo momento sta attraversando una elaborazione di lutto, sopra alla quale ha anche una difficoltà relazionale con l’altro sesso e il pensiero che non potrà mai trovare la donna giusta. Questo pensiero è tossico; un po’ come le profezie auto-avverantesi. Pensi anche a parole diverse come: accoglienza, bellezza, accettazione. Accolga questa sua sensibilità, cerchi la bellezza e accetti il suo modo di essere. Ci sono tanti individui che, come lei, hanno difficoltà a relazionarsi con l’altro sesso ma, poi scatta qualcosa; un momento, uno sguardo e arriva inaspettata la persona giusta
Non ascolti cosa le dice il suo amico. Non lo fa certo per volerle male, ma non permette a lei il percorso che le ho indicato. Prima di prendere farmaci perché non prova a praticare qualche sport, a suonare uno strumento. A fare del volontariato, Lo ha mai fatto?
In questo momento sta attraversando una elaborazione di lutto, sopra alla quale ha anche una difficoltà relazionale con l’altro sesso e il pensiero che non potrà mai trovare la donna giusta. Questo pensiero è tossico; un po’ come le profezie auto-avverantesi. Pensi anche a parole diverse come: accoglienza, bellezza, accettazione. Accolga questa sua sensibilità, cerchi la bellezza e accetti il suo modo di essere. Ci sono tanti individui che, come lei, hanno difficoltà a relazionarsi con l’altro sesso ma, poi scatta qualcosa; un momento, uno sguardo e arriva inaspettata la persona giusta
Non ascolti cosa le dice il suo amico. Non lo fa certo per volerle male, ma non permette a lei il percorso che le ho indicato. Prima di prendere farmaci perché non prova a praticare qualche sport, a suonare uno strumento. A fare del volontariato, Lo ha mai fatto?
Paola Dei: Psicologo Psicoterapeuta
Didatta Associato FISIG Perfezionata in criminologia
Docente in Psicologia dell’Arte (IGKGH-DGKGTH-CH)
[#2]
Utente
Egregia Dottoressa, la ringrazio delle celere risposta e delle parole rivoltomi.
Tornando alla sua domanda : Si, in passato prima delle storia di cui le parlavo ho frequentato palestra e diversi corsi caraibici ( non le dico le difficoltà nel riuscire solo a parlare alla reception la volontà di iscrivermi ad un corso di ballo ).
Ora come ora mi sono di nuovo iscritto ad una palestra per dare sala ed ho ripreso a seguire una dieta datami da un opportuno nutrizionista.
La decisione di tornare a prendermi cura del mio corpo è stata presa oltre che su consiglio dello psicoterapeuta che mi diceva che l'impegno fisico aiuta a combattere la depressione , anche perché mi ricordo che quando stavo più in forma mi sentivo un minimo più sicuro.
Purtroppo non riesco a fare altro attualmente in quanto prima seppur lavoravo avevo più tempo libero invece ora come ora frequentare una palestra mi risulta già molto difficile.
Secondo lei sto ancora elaborando il lutto? Io a questa persona ormai non ci penso quasi più.
Purtroppo ora noto anche una difficoltà ad integrarmi con questo nuovo gruppo di "amici" e la cosa non è affatto incoraggiante.
La saluto.
Buon lavoro.
Tornando alla sua domanda : Si, in passato prima delle storia di cui le parlavo ho frequentato palestra e diversi corsi caraibici ( non le dico le difficoltà nel riuscire solo a parlare alla reception la volontà di iscrivermi ad un corso di ballo ).
Ora come ora mi sono di nuovo iscritto ad una palestra per dare sala ed ho ripreso a seguire una dieta datami da un opportuno nutrizionista.
La decisione di tornare a prendermi cura del mio corpo è stata presa oltre che su consiglio dello psicoterapeuta che mi diceva che l'impegno fisico aiuta a combattere la depressione , anche perché mi ricordo che quando stavo più in forma mi sentivo un minimo più sicuro.
Purtroppo non riesco a fare altro attualmente in quanto prima seppur lavoravo avevo più tempo libero invece ora come ora frequentare una palestra mi risulta già molto difficile.
Secondo lei sto ancora elaborando il lutto? Io a questa persona ormai non ci penso quasi più.
Purtroppo ora noto anche una difficoltà ad integrarmi con questo nuovo gruppo di "amici" e la cosa non è affatto incoraggiante.
La saluto.
Buon lavoro.
[#3]
Gentilissimo
Lei è molto migliore di quello che pensa. Sta facendo il possibile con il movimento, con la dieta, con l’auto analisi. Ha soltanto una diversa sensibilità ed intelligenza, al punto da comprendere ogni suo disagio. Non sempre intelligenza e sensibilità sono sinonimo di vita semplice, quindi non demorda. Anzi, pensi che la persona che saprà comprendere le note delle sue corde sarà quella che davvero merita la sua attenzione. Gli introversi per loro natura hanno un’inclinazione riflessiva superiore alla media, come lei dimostra, sono impacciati, insicuri, riservati, l’esatto contrario degli estroversi,
Provi a cercare il libro: Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare di Susan Cain. Poi, appena può, faccia delle passeggiate da solo. Un vecchio proverbio diceva: meglio soli che male accompagnati. Vedrà che se dedica del tempo a se stesso, come hanno bisogno di fare gli introversi, starà meglio anche in compagnia del gruppo. Passare dal lavoro al gruppo non va bene per lei, occorrono momenti in cui trova se stesso e da libero sfogo al suo bisogno di riflessione non di estroversione.
Lei è molto migliore di quello che pensa. Sta facendo il possibile con il movimento, con la dieta, con l’auto analisi. Ha soltanto una diversa sensibilità ed intelligenza, al punto da comprendere ogni suo disagio. Non sempre intelligenza e sensibilità sono sinonimo di vita semplice, quindi non demorda. Anzi, pensi che la persona che saprà comprendere le note delle sue corde sarà quella che davvero merita la sua attenzione. Gli introversi per loro natura hanno un’inclinazione riflessiva superiore alla media, come lei dimostra, sono impacciati, insicuri, riservati, l’esatto contrario degli estroversi,
Provi a cercare il libro: Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare di Susan Cain. Poi, appena può, faccia delle passeggiate da solo. Un vecchio proverbio diceva: meglio soli che male accompagnati. Vedrà che se dedica del tempo a se stesso, come hanno bisogno di fare gli introversi, starà meglio anche in compagnia del gruppo. Passare dal lavoro al gruppo non va bene per lei, occorrono momenti in cui trova se stesso e da libero sfogo al suo bisogno di riflessione non di estroversione.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 4.2k visite dal 12/09/2021.
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