Non mi trovo bene al lavoro
Lavoro come recruiter in una piccola azienda a gestione familiare.
Inizialmente, il lavoro non mi dispiaceva, successivamente (ormai sono lì da un anno e mezzo), ho notato tante piccole incongruenze che ora mi irritano.
Fondamentalmente, io vorrei lavorare in autonomia ma in questo ambiente di lavoro è impossibile: abbiamo una figura senior che ci segue (saremo in tutto 5) che controlla sempre tutto, anche se dovrebbe staccare alle 18, lavora fino alle 21 nonostante a casa abbia una moglie e bambina piccola che lo aspettano.
C'è poi una collega che invece ha problemi di aggressività. Anche lei parla sempre male di tutti, è estremamente autoreferenziale, se si cerca di farle capire le cose in maniera educata, resta sempre sulle sue posizioni criticando tutti. Io ho una laurea in risorse umane e questa ragazza un diploma alberghiero quindi a volte mi pare assurdo dovermi relazionare con una persona che non è formata per fare questo lavoro e pensa che capisce le cose meglio di noi.
A volte loro due hanno intrattenuto pranzi con una signora che prima lavorava lì ma che poi è stata licenziata che non ha fatto altro che parlare male del capo e loro due sguazzavano felici nel sentire certe cose. A me pare assurdo parlare male di una persona, che con i suoi limiti, mi dà uno stipendio per vivere.
I primi tempi, lavoravo e davo gli ultimi esami all'università, il collega senior mi ha sempre criticata dicendo che l'università non serve a niente e che la mia collega era meglio di me. Io naturalmente ho sempre creduto in me stessa e non gli ho mai dato peso. Ma l'ho raccontato solo per fare capire la mentalità che caratterizza questa azienda.
Aggiungiamoci poi che il lavoro mi viene distante e devo prendere un sacco di mezzi per arrivarci e questo aggiunge dello stress alla situazione generale.
Fondamentalmente, il problema non sono neanche i colleghi ma il fatto che io non volevo fare questo lavoro al 100%, purtroppo quando giunse il momento di scegliere la magistrale, ero profondamente convinta di scegliere un corso sulla comunicazione e la scrittura, ma per un punto non passai il test di ammissione e come seconda scelta optai per risorse umane.
Negli scorsi giorni, mi sono messa a sfogliare le offerte di lavoro, e n'è uscita una a 10 minuti a piedi da casa mia. E' un'azienda piccolissima, praticamente cercano una figura che sostiuisca la ragazza che c'è ora (che è durata 3 mesi in questo posto, non so perché). Praticamente non hanno neanche il reparto risorse umane, quindi cercano una persona che faccia tutto e che al limite con il tempo, prenda in stage qualcuno che dia una mano. A me da un lato la cosa gasa molto, dall'altro però ho dubbi: è una piccola azienda poco affermata, questa ragazza va via dopo solo 3 mesi...
Il risultato è che mi sento in crisi e non so cosa devo fare.
Parlandone con i miei genitori, dicono che non devo lasciare il certo per il nuovo, perché il mio stipendio non è male ed è solo questione di sopportare.
Ma io non voglio andare in un posto con l'ansia e dovendo sopportare delle persone isteriche per 8 ore al giorno che parlano male di tutti.
Cosa devo fare?
Grazie.
Inizialmente, il lavoro non mi dispiaceva, successivamente (ormai sono lì da un anno e mezzo), ho notato tante piccole incongruenze che ora mi irritano.
Fondamentalmente, io vorrei lavorare in autonomia ma in questo ambiente di lavoro è impossibile: abbiamo una figura senior che ci segue (saremo in tutto 5) che controlla sempre tutto, anche se dovrebbe staccare alle 18, lavora fino alle 21 nonostante a casa abbia una moglie e bambina piccola che lo aspettano.
C'è poi una collega che invece ha problemi di aggressività. Anche lei parla sempre male di tutti, è estremamente autoreferenziale, se si cerca di farle capire le cose in maniera educata, resta sempre sulle sue posizioni criticando tutti. Io ho una laurea in risorse umane e questa ragazza un diploma alberghiero quindi a volte mi pare assurdo dovermi relazionare con una persona che non è formata per fare questo lavoro e pensa che capisce le cose meglio di noi.
A volte loro due hanno intrattenuto pranzi con una signora che prima lavorava lì ma che poi è stata licenziata che non ha fatto altro che parlare male del capo e loro due sguazzavano felici nel sentire certe cose. A me pare assurdo parlare male di una persona, che con i suoi limiti, mi dà uno stipendio per vivere.
I primi tempi, lavoravo e davo gli ultimi esami all'università, il collega senior mi ha sempre criticata dicendo che l'università non serve a niente e che la mia collega era meglio di me. Io naturalmente ho sempre creduto in me stessa e non gli ho mai dato peso. Ma l'ho raccontato solo per fare capire la mentalità che caratterizza questa azienda.
Aggiungiamoci poi che il lavoro mi viene distante e devo prendere un sacco di mezzi per arrivarci e questo aggiunge dello stress alla situazione generale.
Fondamentalmente, il problema non sono neanche i colleghi ma il fatto che io non volevo fare questo lavoro al 100%, purtroppo quando giunse il momento di scegliere la magistrale, ero profondamente convinta di scegliere un corso sulla comunicazione e la scrittura, ma per un punto non passai il test di ammissione e come seconda scelta optai per risorse umane.
Negli scorsi giorni, mi sono messa a sfogliare le offerte di lavoro, e n'è uscita una a 10 minuti a piedi da casa mia. E' un'azienda piccolissima, praticamente cercano una figura che sostiuisca la ragazza che c'è ora (che è durata 3 mesi in questo posto, non so perché). Praticamente non hanno neanche il reparto risorse umane, quindi cercano una persona che faccia tutto e che al limite con il tempo, prenda in stage qualcuno che dia una mano. A me da un lato la cosa gasa molto, dall'altro però ho dubbi: è una piccola azienda poco affermata, questa ragazza va via dopo solo 3 mesi...
Il risultato è che mi sento in crisi e non so cosa devo fare.
Parlandone con i miei genitori, dicono che non devo lasciare il certo per il nuovo, perché il mio stipendio non è male ed è solo questione di sopportare.
Ma io non voglio andare in un posto con l'ansia e dovendo sopportare delle persone isteriche per 8 ore al giorno che parlano male di tutti.
Cosa devo fare?
Grazie.
[#1]
Gentile utente,
alla sua giovane età "lasciare il certo per il nuovo" a me sembra proprio la cosa giusta da fare, se non si è con l'acqua alla gola e pieni di debiti.
Questo perché il curriculum di una persona, specie se fornita di una laurea magistrale, non può che guadagnare da una pluralità di esperienze.
Ancora di più, cambiando ambiente di lavoro crescono le competenze e la capacità di gestire le relazioni con i colleghi.
Incontrerà molto spesso le tipologie di comportamento che lamenta negli attuali colleghi, ma la pratica le permetterà di non irrigidirsi nelle sue aspettative e di gestirle al meglio.
Per completezza d'informazione, qual è il numero della Laurea Magistrale che ha conseguito?
Buone cose.
alla sua giovane età "lasciare il certo per il nuovo" a me sembra proprio la cosa giusta da fare, se non si è con l'acqua alla gola e pieni di debiti.
Questo perché il curriculum di una persona, specie se fornita di una laurea magistrale, non può che guadagnare da una pluralità di esperienze.
Ancora di più, cambiando ambiente di lavoro crescono le competenze e la capacità di gestire le relazioni con i colleghi.
Incontrerà molto spesso le tipologie di comportamento che lamenta negli attuali colleghi, ma la pratica le permetterà di non irrigidirsi nelle sue aspettative e di gestirle al meglio.
Per completezza d'informazione, qual è il numero della Laurea Magistrale che ha conseguito?
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Ex utente
Grazie Dottoressa della sua risposta.
Io mi sono sempre vista a fare un lavoro da freelance visto che sono una persona molto dinamica, che non sa stare ferma. Mio papà faceva il giornalista e la mia mamma fa la maestra, sono nettamente opposti. Lui viaggiava sempre, lei molto radicata.
Ammetto che per i primi tempi era dura recarmi in un ufficio perché la mia grande passione è scrivere (ho fatto e sto facendo vari corsi, il mio sogno nel cassetto è scrivere un libro :), scrivo da quando ho 15 anni e ricordo ancora quando a quell'età quasi pregai in ginocchio mia mamma di permettermi di fare una scuola di sceneggiatura e lasciare il liceo), però in realtà con il tempo mi ci sono abituata.
La mia grande caratteristica e che difficilmente riesco a cambiare è l'indipendenza: mi piace tanto organizzarmi da sola nel fare le cose e spesso ho discusso con il collega senior che non apprezza questa caratteristica e mi vuole più accondiscendente.
Ci aggiunga poi che non è un lavoro creativo e allora per rendermelo piacevole, cerco di puntare tutto sul comunicare con le persone, ricercare il bello in questo. Naturalmente il collega senior rovina questa cosa dicendo che ciò che conta sono i soldi e quanti soldi chiedono le persone...insomma è dura.
Mi alletta l'idea del nuovo lavoro dove sarei sola e darei uno stampo (come ha detto la ragazza che va via e mi ha fatto il colloquio) alle risorse umane e potrei man mano formare un piccolo team, anzi mi lusinga. Ma mi chiedo: ne sarò capace? Perché questa ragazza va via dopo soli 3 mesi se è così bello?
Insomma, quanti dubbi e paura!
Il corso è composto da 198 posti :)
Io mi sono sempre vista a fare un lavoro da freelance visto che sono una persona molto dinamica, che non sa stare ferma. Mio papà faceva il giornalista e la mia mamma fa la maestra, sono nettamente opposti. Lui viaggiava sempre, lei molto radicata.
Ammetto che per i primi tempi era dura recarmi in un ufficio perché la mia grande passione è scrivere (ho fatto e sto facendo vari corsi, il mio sogno nel cassetto è scrivere un libro :), scrivo da quando ho 15 anni e ricordo ancora quando a quell'età quasi pregai in ginocchio mia mamma di permettermi di fare una scuola di sceneggiatura e lasciare il liceo), però in realtà con il tempo mi ci sono abituata.
La mia grande caratteristica e che difficilmente riesco a cambiare è l'indipendenza: mi piace tanto organizzarmi da sola nel fare le cose e spesso ho discusso con il collega senior che non apprezza questa caratteristica e mi vuole più accondiscendente.
Ci aggiunga poi che non è un lavoro creativo e allora per rendermelo piacevole, cerco di puntare tutto sul comunicare con le persone, ricercare il bello in questo. Naturalmente il collega senior rovina questa cosa dicendo che ciò che conta sono i soldi e quanti soldi chiedono le persone...insomma è dura.
Mi alletta l'idea del nuovo lavoro dove sarei sola e darei uno stampo (come ha detto la ragazza che va via e mi ha fatto il colloquio) alle risorse umane e potrei man mano formare un piccolo team, anzi mi lusinga. Ma mi chiedo: ne sarò capace? Perché questa ragazza va via dopo soli 3 mesi se è così bello?
Insomma, quanti dubbi e paura!
Il corso è composto da 198 posti :)
[#3]
Gentile utente,
ha fatto un quadretto vivace dei suoi desideri, ma per dirla scherzosamente in linguaggio giornalistico, sembra che lei abbia difficoltà a "restare sul pezzo".
Può essere questa tendenza a farla volare da un'esperienza all'altra senza osservare nulla a fondo, e perciò annoiandosi di tutto?
Può essere che lei abbia sviluppato, quando era piccola, uno stile di attaccamento evitante/oppositivo, e continui ad entrare in un rapporto analogo con le persone e con le attività?
Nella sua ultima email colpiscono alcune affermazioni. Vorrebbe scrivere un libro: perché non lo ha ancora fatto? Inoltre i racconti, le novelle con i quali gli scrittori iniziano il loro rodaggio, li ha già pubblicati? Parlo di pubblicazione non perché la qualità di uno scritto sia legata a questo, ma perché pubblicare vuol dire piegarsi alle richieste di un editore, almeno all'inizio; altro che l'indipendenza da lei sognata! Parli con suo padre di quali sono stati i suoi esordi, e forse l'intera carriera.
Secondo elemento che rimanda a un rapporto con la realtà da farfalla pronta a volar via. La alletta il secondo lavoro, ma si chiede: "Perché questa ragazza va via dopo soli 3 mesi se è così bello?". E cosa si legge nel rigo precedente? Che lei ha conosciuto questa ragazza, che ha addirittura fatto il colloquio di lavoro con lei. Non era questa l'occasione giusta per chiederle come mai lasciava il posto, quali sono le sue zone in ombra, e così via?
Infine il suo scritto si conclude con la frase sibillina: "Il corso è composto da 198 posti :)".
Quale corso? Di che cosa stiamo parlando?
Perché invece non ha risposto alla mia semplice domanda su quale laurea magistrale ha conseguito? E' la LM57, o un'altra?
Provi a fare centro su sé stessa e ad osservare da questa posizione la realtà, senza immediatamente contraddirla, ignorarla, fuggire via. Se non riesce da sola, si faccia aiutare da uno psicologo. Vedrà che i dubbi e la paura lasceranno il posto alla soddisfazione di saper scegliere.
Auguri.
ha fatto un quadretto vivace dei suoi desideri, ma per dirla scherzosamente in linguaggio giornalistico, sembra che lei abbia difficoltà a "restare sul pezzo".
Può essere questa tendenza a farla volare da un'esperienza all'altra senza osservare nulla a fondo, e perciò annoiandosi di tutto?
Può essere che lei abbia sviluppato, quando era piccola, uno stile di attaccamento evitante/oppositivo, e continui ad entrare in un rapporto analogo con le persone e con le attività?
Nella sua ultima email colpiscono alcune affermazioni. Vorrebbe scrivere un libro: perché non lo ha ancora fatto? Inoltre i racconti, le novelle con i quali gli scrittori iniziano il loro rodaggio, li ha già pubblicati? Parlo di pubblicazione non perché la qualità di uno scritto sia legata a questo, ma perché pubblicare vuol dire piegarsi alle richieste di un editore, almeno all'inizio; altro che l'indipendenza da lei sognata! Parli con suo padre di quali sono stati i suoi esordi, e forse l'intera carriera.
Secondo elemento che rimanda a un rapporto con la realtà da farfalla pronta a volar via. La alletta il secondo lavoro, ma si chiede: "Perché questa ragazza va via dopo soli 3 mesi se è così bello?". E cosa si legge nel rigo precedente? Che lei ha conosciuto questa ragazza, che ha addirittura fatto il colloquio di lavoro con lei. Non era questa l'occasione giusta per chiederle come mai lasciava il posto, quali sono le sue zone in ombra, e così via?
Infine il suo scritto si conclude con la frase sibillina: "Il corso è composto da 198 posti :)".
Quale corso? Di che cosa stiamo parlando?
Perché invece non ha risposto alla mia semplice domanda su quale laurea magistrale ha conseguito? E' la LM57, o un'altra?
Provi a fare centro su sé stessa e ad osservare da questa posizione la realtà, senza immediatamente contraddirla, ignorarla, fuggire via. Se non riesce da sola, si faccia aiutare da uno psicologo. Vedrà che i dubbi e la paura lasceranno il posto alla soddisfazione di saper scegliere.
Auguri.
[#4]
Ex utente
Grazie della risposta Dottoressa.
Da quando sono piccola ho scritto varie storie, per un motivo o per un altro non mi sono mai sembrate abbastanza interessanti, scritte bene etc. Ho però provato qualche volta a inviare degli scritti e ricordo una piccola casa editrice che mi aveva dato un responso positivo (però essendo molto piccola, avrei dovuto pagare io per la pubblicazione).
In realtà, non ho mai pensato alla scrittura, per quanto mi piaccia, come ad un lavoro. Questo perché i miei genitori mi hanno scoraggiata a seguire questa passione a volte anche giudicandomi (parlo di mia madre) del tipo "non perdere tempo a scrivere, trova un lavoro concreto", ecc.
Mio papà ha spesso avuto alti e bassi con il lavoro, periodi in cui lavorava molto e altri di meno (in particolare, lui faceva il foto giornalista). Alla fine ha anche cambiato settore con l'avvento della fotografia digitale a discapito di quella con i rullini.
Questa consapevolezza mi ha sempre fatto guardare un po' con sospetto ai lavori creativi e che ritengo belli, anzi molto meglio del mio, per ascendente personale, ma difficili e instabili.
Durante i corsi di scrittura fatti mi sono sempre sentita dire dagli insegnanti di essere brava, il problema non è il non saper scrivere, anzi, ma di dovermi calare di più nei personaggi e quindi questo in effetti è un lavoro di riscrittura e ripiegatura su di sè, ma per scrivere bene ci vuole tempo e spesso non riesco ad averne.
Non ho chiesto alla ragazza che va via il perché, per pudore, mi ha insegnato, il collega senior, che se un candidato fa domande su cosa il recruiter pensa del suo lavoro o della sua azienda, è già da escludere, quindi mi sembrava inappropriato chiedere a questa ragazza come mai va via pena l'esclusione dalla selezione ma effettivamente non ha alcun senso: resterò con il dubbio e non capirò perché va via.
Per quanto riguarda la risposta datale, avevo capito che mi avesse chiesto da quanti posti fosse composto il corso. Si tratta della facoltà di scienze della formazione.
Da quando sono piccola ho scritto varie storie, per un motivo o per un altro non mi sono mai sembrate abbastanza interessanti, scritte bene etc. Ho però provato qualche volta a inviare degli scritti e ricordo una piccola casa editrice che mi aveva dato un responso positivo (però essendo molto piccola, avrei dovuto pagare io per la pubblicazione).
In realtà, non ho mai pensato alla scrittura, per quanto mi piaccia, come ad un lavoro. Questo perché i miei genitori mi hanno scoraggiata a seguire questa passione a volte anche giudicandomi (parlo di mia madre) del tipo "non perdere tempo a scrivere, trova un lavoro concreto", ecc.
Mio papà ha spesso avuto alti e bassi con il lavoro, periodi in cui lavorava molto e altri di meno (in particolare, lui faceva il foto giornalista). Alla fine ha anche cambiato settore con l'avvento della fotografia digitale a discapito di quella con i rullini.
Questa consapevolezza mi ha sempre fatto guardare un po' con sospetto ai lavori creativi e che ritengo belli, anzi molto meglio del mio, per ascendente personale, ma difficili e instabili.
Durante i corsi di scrittura fatti mi sono sempre sentita dire dagli insegnanti di essere brava, il problema non è il non saper scrivere, anzi, ma di dovermi calare di più nei personaggi e quindi questo in effetti è un lavoro di riscrittura e ripiegatura su di sè, ma per scrivere bene ci vuole tempo e spesso non riesco ad averne.
Non ho chiesto alla ragazza che va via il perché, per pudore, mi ha insegnato, il collega senior, che se un candidato fa domande su cosa il recruiter pensa del suo lavoro o della sua azienda, è già da escludere, quindi mi sembrava inappropriato chiedere a questa ragazza come mai va via pena l'esclusione dalla selezione ma effettivamente non ha alcun senso: resterò con il dubbio e non capirò perché va via.
Per quanto riguarda la risposta datale, avevo capito che mi avesse chiesto da quanti posti fosse composto il corso. Si tratta della facoltà di scienze della formazione.
[#5]
Gentile utente,
spero di averle dato abbastanza spunti di riflessione per quello che può essere un contatto via email.
Adesso sta a lei fare le opportune scelte, compresa quella di consultare direttamente uno psicologo, eventualmente di indirizzo strategico, se si sente ancora in dubbio tra troppe opzioni.
Le faccio tanti auguri.
spero di averle dato abbastanza spunti di riflessione per quello che può essere un contatto via email.
Adesso sta a lei fare le opportune scelte, compresa quella di consultare direttamente uno psicologo, eventualmente di indirizzo strategico, se si sente ancora in dubbio tra troppe opzioni.
Le faccio tanti auguri.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 17.1k visite dal 05/09/2021.
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